p. Fernando Armellini โ€“ Commento al Vangelo del 16 Marzo 2025

Domenica 16 Marzo 2025 - II DOMENICA DI QUARESIMA - ANNO C
Commento al brano del Vangelo di: Lc 9,28b-36

Data:

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Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 16 marzo 2025.
Se sei interessato a tutti i sui commenti al Vangelo, puoi leggerli qui.

Le misteriose ragioni del cuore

2a Domenica di Quaresima - anno C - Commento al Vangelo del 16/03/25
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Perdere la testa per qualcuno nel linguaggio popolare รจ sinonimo di innamorarsi. Lo slancio dโ€™amore non rinnega il razionale, ma lo oltrepassa, spazia in nuovi orizzonti, spicca il volo verso un mondo dโ€™insospettate emozioni.

La fede รจ una scelta ponderata. Gesรน lo ricorda a coloro che intendono divenire suoi discepoli: โ€œChi di voi volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolare la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento?โ€ (Lc 14,28). Ma รจ anche un affidarsi completo e incondizionato a Dio, un librarsi verso di lui e quindi richiede un distacco da questo mondo e dalla sua logica, รจ un perdere la testa.

Francesco dโ€™Assisi che, durante la crociata, si presenta inerme al sultano viene deriso e preso per folle dai crociati. Non era pazzo, seguiva una logica diversa, era innamorato di Cristo e credeva davvero nel Vangelo.

Nel linguaggio dellโ€™AT questo perdere la testa รจ reso con lโ€™immagine del dormiveglia o del sogno. Durante il sonno di Adamo viene creata la donna (Gen 2,21); quando il torpore cade su Abramo, il Signore viene a stringere un patto con lui (prima lettura di oggi); sul monte della trasfigurazione i tre discepoli contemplano la gloria del Signore quando sono colti dal sonno (Vangelo di oggi). Sembra quasi che lโ€™affievolimento o un certo ottundimento delle facoltร  dellโ€™uomo sia la premessa necessaria alle rivelazioni e agli interventi di Dio.

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รˆ vero: solo chi perde la testa per Cristo puรฒ credere che morendo per amore si giunge alla vita.

Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โ€œAl Signore ho affidato la mia vita, di chi avrรฒ timore?โ€.

Prima Lettura (Gn 15,5-12.17-18)

In quei giorni, 5 Dio condusse fuori Abram e gli disse: โ€œGuarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarleโ€ e soggiunse: โ€œTale sarร  la tua discendenzaโ€. 6 Egli credette al Signore, che glielo accreditรฒ come giustizia. 7 E gli disse: โ€œIo sono il Signore che ti ho fatto uscire da Ur dei Caldei per darti in possesso questo paeseโ€. 8 Rispose: โ€œSignore mio Dio, come potrรฒ sapere che ne avrรฒ il possesso?โ€. 9 Gli disse: โ€œPrendimi una giovenca di tre anni, una capra di tre anni, un ariete di tre anni, una tortora e un piccioneโ€. 10 Andรฒ a prendere tutti questi animali, li divise in due e collocรฒ ogni metร  di fronte allโ€™altra; non divise perรฒ gli uccelli. 11 Gli uccelli rapaci calavano su quei cadaveri, ma Abram li scacciava. 12 Mentre il sole stava per tramontare, un torpore cadde su Abram, ed ecco un oscuro terrore lo assalรฌ.
17 Quando, tramontato il sole, si era fatto buio fitto, ecco un forno fumante e una fiaccola ardente passarono in mezzo agli animali divisi. 18 In quel giorno il Signore concluse questa alleanza con Abram: โ€œAlla tua discendenza io do questo paese dal fiume dโ€™Egitto al grande fiume, il fiume Eufrateโ€.

Il sogno di tutti i nomadi del deserto รจ quello di possedere una terra dove lโ€™acqua non venga estratta dai pozzi, ma cada dal cielo; una terra dove le piogge regolari e abbondanti permettano di coltivare campi di grano, vigne e alberi da frutta; una terra dove insediarsi stabilmente, assieme alla propria famiglia e vivere in pace, โ€œseduti tranquilli sotto la vite e sotto il ficoโ€ (Mic 4,4).

Abramo รจ uno di questi nomadi: รจ partito da un paese lontano, per anni si รจ spostato da un luogo allโ€™altro come un viandante senza destino. Eโ€™ vecchio e senza figli. La sua vita sembra avviata ad una conclusione fallimentare. Un giorno perรฒ riceve la rivelazione del Signore che gli promette ciรฒ che egli ha sempre desiderato, ma che non รจ mai stato in grado di ottenere: una terra (v.7.19) e una discendenza numerosa come le stelle del cielo (v.5).

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Come mai Dio ha preso lโ€™iniziativa di fare queste promesse ad Abramo? Perchรฉ a lui e non ad altri? Era forse il migliore degli uomini della terra ?

I rabbini del tempo di Gesรน โ€“ convinti comโ€™erano che il Signore concede favori solo a chi li merita โ€“ sostenevano che Abramo aveva attirato le benedizioni di Dio perchรฉ aveva praticato la misericordia e la giustizia.

รˆ una supposizione gratuita. La Bibbia non accenna ad alcuna opera buona di Abramo e presenta la chiamata e le promesse come un dono gratuito di Dio. Abramo ebbe un unico merito, posteriore, non antecedente: โ€œcredette al Signore che glielo accreditรฒ come giustiziaโ€ (v.6).

รˆ la prima volta che nella Bibbia si dice che un uomo ha avuto fede in Dio.

Il verbo che noi traduciamo con credere, in ebraico significa appoggiarsi su un fondamento solido, stabile, sicuro. Non indica unโ€™adesione intellettuale ad alcuni dogmi, ma una fiducia incondizionata concessa a una persona. Unโ€™immagine espressiva puรฒ essere quella della sposa: quando ella afferma che โ€œcrede in suo maritoโ€ intende dire che si fida ciecamente di lui, che ripone in lui tutte le sue speranze, che gli affida il suo futuro e la sua stessa vita.

Abramo ha udito la voce di Dio e si รจ abbandonato fra le sue braccia, gli ha dato credito, sicuro che non sarebbe stato tradito. Questa fede โ€œgli fu accreditata come giustiziaโ€ (v.6). Eโ€™ unโ€™affermazione importante, ripresa anche da Paolo (Rm 4,3; Gal 3,6). Significa che Dio ha considerato giusto Abramo, non perchรฉ lo ha visto compiere azioni virtuose e meritorie, ma perchรฉ egli ha stabilito un rapporto giusto con il Signore: si รจ fidato delle sue parole, della sua promessa, รจ rimasto saldo anche quando le apparenze potevano indurlo a pensare il contrario.

La lettura descrive la risposta del Signore a questa fede: dopo aver fatto la sua promessa, Dio compie un rito per sanzionarla.

Presso i popoli antichi della Mesopotamia i patti solenni venivano stipulati con una cerimonia: si prendeva un animale (un bue, un capretto, o una pecora) e si squartava; poi, coloro che si impegnavano nel giuramento di fedeltร  passavano in mezzo ai pezzi delle carni pronunciando questa formula: โ€œSe tradirรฒ il patto, che io venga fatto a pezzi come questo animale!โ€.

Nella seconda parte della lettura (vv.9-17) Dio avvalora le sue parole compiendo questo rito di alleanza. Tutto accade in una misteriosa visione. Dopo aver fatto la promessa, il Signore ingiunge ad Abramo di uccidere degli animali e di disporne le carni sui due lati di un sentiero; poi, come una fiamma di fuoco, egli passa in mezzo alle vittime.

Si noti bene: solo Dio compie il gesto dellโ€™alleanza, Abramo non passa fra le carni degli animali. La promessa di Dio รจ assolutamente incondizionata, egli non pretende nulla in cambio. Sa di non poter chiedere nulla perchรฉ i figli del patriarca saranno spesso increduli e infedeli. Durante lโ€™esodo arriveranno addirittura a pensare che il Signore li abbia condotti nel deserto per farli perire (Nm 14,1-9).

Le promesse di Dio allโ€™uomo sono sempre gratuite. I profeti presentano Dio come lo sposo fedele sempre e in ogni caso, anche quando la sposa lo tradisce (Is 54,5-10). Il suo amore non si arrende di fronte a nessun tradimento.

Seconda Lettura (Fil 3,17-4,1)

Fratelli, 17 fatevi miei imitatori, fratelli, e guardate a quelli che si comportano secondo lโ€™esempio che avete in noi. 18 Perchรฉ molti, ve lโ€™ho giร  detto piรน volte e ora con le lacrime agli occhi ve lo ripeto, si comportano da nemici della croce di Cristo: 19 la perdizione perรฒ sarร  la loro fine, perchรฉ essi, che hanno come dio il loro ventre, si vantano di ciรฒ di cui dovrebbero vergognarsi, tutti intenti alle cose della terra.
20 La nostra patria invece รจ nei cieli e di lร  aspettiamo come salvatore il Signore Gesรน Cristo, 21 il quale trasfigurerร  il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtรน del potere che ha di sottomettere a sรฉ tutte le cose.
4,1 Perciรฒ, fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete saldi nel Signore cosรฌ come avete imparato, carissimi!

Quando sentiamo parlare dei โ€œnemici di Cristoโ€, forse pensiamo agli atei, ai membri delle sette fanatiche, a chi si comporta in modo dissoluto. Nel brano della lettera di Paolo che oggi leggiamo, i nemici di Cristo sono identificati con un gruppo di cristiani della comunitร  di Filippi. Essi โ€“ dice lโ€™apostolo โ€“ โ€œhanno come dio il loro ventre, si vantano delle cose di cui dovrebbero vergognarsi, sono tutti intenti alle cose della terraโ€ (v.19).

Qual รจ il loro peccato? Lโ€™espressione a noi richiama la sensualitร , la ricerca sfrenata dei piaceri del cibo e del sesso. In realtร  Paolo si riferisce probabilmente allโ€™errore di chi riduce la fede allโ€™osservanza di pratiche tradizionali come la circoncisione, lโ€™astensione da alcuni cibi, i digiuni e le privazioni estenuanti. Si tratta โ€“ come Paolo rileva con sarcasmo โ€“ di comportamenti che hanno tutti qualche richiamoโ€ฆ alla pancia.

A questo punto ci chiediamo se per essere โ€œamici della croce di Cristoโ€ รจ necessario soffrire, mortificarsi, fare sacrifici, rinunciare a tutto ciรฒ che รจ piacevole.

Mortificarsi significa farsi morire e noi vogliamo vivere, non morire.

La morte, qualunque aspetto assuma, ci appare sempre come un male.

Ma non tutto quello che a noi sembra vita lo รจ realmente.

Gli amici della croce di Cristo sono chiamati a rinunciare solo a ciรฒ che non รจ vita.

Paolo dichiara che questa รจ lโ€™unica scelta saggia: โ€œLa nostra patria รจ nei cieliโ€ (v.20) e ci attende la trasfigurazione del nostro misero corpo. Fedele al pensiero biblico, lโ€™Apostolo non parla di annientamento del corpo โ€“ come invece sosteneva la filosofia greca โ€“ ma di una metamorfosi di tutta la persona che diviene conforme al corpo glorioso di Cristo.

Sbagliano dunque coloro che volgono gli occhi a questa terra come se essa fosse la dimora definitiva e fanno del โ€œventreโ€ il loro Dio.

In questo mondo lโ€™uomo รจ uno straniero, รจ un nomade, come Abramo.

Vangelo (Lc 9,28b-36)

28 Circa otto giorni dopo questi discorsi, Gesรน prese con sรฉ Pietro, Giovanni e Giacomo e salรฌ sul monte a pregare. 29 E, mentre pregava, il suo volto cambiรฒ dโ€™aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. 30 Ed ecco due uomini parlavano con lui: erano Mosรจ ed Elia, 31 apparsi nella loro gloria, e parlavano della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme.
32 Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; tuttavia restarono svegli e videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.
33 Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesรน: โ€œMaestro, รจ bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosรจ e una per Eliaโ€. Egli non sapeva quel che diceva. 34 Mentre parlava cosรฌ, venne una nube e li avvolse; allโ€™entrare in quella nube, ebbero paura. 35 E dalla nube uscรฌ una voce, che diceva: โ€œQuesti รจ il Figlio mio, lโ€™eletto; ascoltateloโ€.
36 Appena la voce cessรฒ, Gesรน restรฒ solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciรฒ che avevano visto.

Questo brano รจ interpretato da alcuni come una breve anticipazione dellโ€™esperienza del paradiso, concessa da Gesรน ad un gruppo ristretto di amici per prepararli a sopportare la dura prova della sua passione e morte.

Bisogna sempre essere molto circospetti quando ci si accosta a un testo evangelico perchรฉ quello che, a prima vista, puรฒ sembrare la cronaca di un fatto, ad un esame piรน attento, puรฒ rivelarsi un testo denso di teologia, redatto secondo i canoni del linguaggio biblico. Il racconto della trasfigurazione di Gesรน, che viene riferito in modo quasi identico da Marco, Matteo e Luca, ne รจ un esempio.

Oggi ci soffermeremo soprattutto su alcuni particolari significativi che si ritrovano soltanto nella versione di Luca.

Solo questo evangelista specifica la ragione per cui Gesรน sale sul monte: va lร  per pregare (v.28). Gesรน รจ solito dedicare molto tempo alla preghiera. Non sapeva fin dallโ€™inizio come si sarebbe svolta la sua vita, non conosceva il destino che lo attendeva, lo venne scoprendo gradualmente, attraverso le illuminazioni che riceveva durante la preghiera.

รˆ in uno di questi momenti spiritualmente intensi che Gesรน si rende conto che รจ chiamato a salvare gli uomini non mediante il trionfo, ma attraverso la sconfitta.

A metร  del suo Vangelo, Luca comincia a rilevare i primi segnali dellโ€™insuccesso: le folle, prima entusiaste, abbandonano Gesรน, qualcuno lo prende per un esaltato e un sovversivo, i suoi nemici tramano per ucciderlo. Eโ€™ comprensibile che egli allora si interroghi sul cammino che il Padre vuole che percorra. Per questo โ€œva sul monte a pregareโ€.

Durante la preghiera, il volto di Gesรน cambia dโ€™aspetto (v.29); a differenza degli altri evangelisti, Luca non parla di trasfigurazione, ma di โ€œcambiamento dโ€™aspettoโ€. Questo splendore รจ il segno della gloria che avvolge chi รจ unito a Dio. Anche il volto di Mosรจ diveniva brillante quando egli entrava in dialogo con il Signore (Es 34,29-35).

Ogni autentico incontro con Dio lascia qualche traccia visibile sul volto dellโ€™uomo.

Dopo una celebrazione della Parola vissuta intensamente, tutti torniamo alle nostre case piรน felici, piรน sereni, piรน buoni, piรน sorridenti, piรน disposti ad essere tolleranti, comprensivi, generosi e anche i nostri volti sono piรน distesi e sembrano rifulgere di luce.

La luce sul volto di Gesรน indica che, durante la preghiera, egli ha compreso e fatto suo il progetto del Padre; ha capito che il suo sacrificio non si sarebbe concluso con la sconfitta, ma nella gloria della risurrezione.

Durante questa esperienza spirituale di Gesรน compaiono due personaggi: Mosรจ ed Elia (vv.30-31). Essi sono il simbolo della Legge e dei Profeti, rappresentano tutto lโ€™AT. Tutti i libri sacri dโ€™Israele hanno lo scopo di condurre a dialogare con Gesรน, sono orientati a lui. Senza Gesรน lโ€™AT รจ incomprensibile, ma anche Gesรน, senza lโ€™AT, rimane un mistero. Nel giorno di Pasqua, per far capire ai discepoli il significato della sua morte e risurrezione, egli ricorrerร  allโ€™AT: โ€œCominciando da Mosรจ e da tutti i profeti โ€“ nota lโ€™evangelista โ€“ spiegรฒ loro in tutte le Scritture ciรฒ che si riferiva a luiโ€ (Lc 24,27).

Anche Marco e Matteo introducono Mosรจ ed Elia, ma solo Luca ricorda il tema del loro dialogo con Gesรน: parlavano del suo esodo, cioรจ del suo passaggio da questo mondo al Padre. Ecco da dove รจ venuta a Gesรน la luce che gli ha svelato la sua missione: dalla parola di Dio contenuta nellโ€™AT. Eโ€™ lรฌ che egli ha scoperto che il Messia non era destinato al trionfo, ma alla sconfitta, che doveva soffrire molto, essere umiliato e rigettato dagli uomini, come รจ detto del servo del Signore (Is 53).

I tre discepoli, Pietro, Giacomo e Giovanni non comprendono nulla di quanto sta accadendo (vv.32-33). Sono colti dal sonno. Difficile pensare โ€“ anche se qualcuno lo ha fatto โ€“ ad un bisogno di appisolarsi perchรฉ la salita sul monte รจ stata faticosa e perchรฉ pare che la scena si svolga di notte (v.37).

Notiamo un particolare: nei momenti in cui abbiamo qualche richiamo alla passione e morte di Gesรน, questi tre discepoli vengono sempre colti dal sonno. Anche nellโ€™orto degli Ulivi si mettono a dormire (Mc 14,32-42; Lc 22,45). Eโ€™ strano che proprio nei momenti cruciali essi abbiano sempre gli occhi appesantiti.

Il sonno รจ usato spesso dagli autori biblici in senso simbolico. Paolo, ad esempio, scrive ai Romani: โ€œEโ€™ ormai tempo di svegliarvi dal sonnoโ€ฆ la notte รจ avanzata, il giorno รจ vicinoโ€ (Rm 13,11-12). Con questo richiamo pressante egli vuole scuotere i cristiani dal torpore spirituale, li invita ad aprire la mente per comprendere e assimilare la proposta morale del Vangelo.

Nel nostro racconto il sonno indica lโ€™incapacitร  dei discepoli di capire e di accettare che il Messia di Dio debba passare attraverso la morte per entrare nella sua gloria.

Quando Gesรน compie prodigi, quando le folle lo acclamano, i tre apostoli sono ben svegli; ma quando inizia a parlare del dono della vita, della necessitร  di occupare lโ€™ultimo posto, di diventare servi, essi non vogliono capire, lentamente chiudono gli occhi ed iniziano a dormireโ€ฆ per continuare a sognare applausi e trionfi.

Le tre tende sono il dettaglio piรน difficile da spiegare (del resto lโ€™evangelista nota che nemmeno Pietro che ne ha parlato sapeva esattamente cosa stesse dicendo).

Chi costruisce una capanna vuole fissare la sua dimora in un posto e non muoversi piรน, almeno per un certo tempo. Gesรน invece รจ sempre in cammino: deve compiere un โ€œesodoโ€ โ€“ dice il Vangelo di oggi โ€“ ed i discepoli sono invitati a seguirlo. Le tre tende forse indicano il desiderio di Pietro di fermarsi per perpetuare la gioia sperimentata in un momento di intensa preghiera con il Maestro.

Per comprendere meglio possiamo rifarci alla nostra esperienza: dopo aver dialogato a lungo con Dio non torniamo volentieri alla vita di ogni giorno. I problemi e i drammi concreti che dobbiamo affrontare ci fanno paura. Sappiamo perรฒ che lโ€™ascolto della parola di Dio non รจ tutto. Non si puรฒ passare tutta la vita in chiesa o nella casa dei ritiri spirituali, รจ necessario uscire per incontrare e servire i fratelli, per aiutare chi soffre, per essere vicini a chiunque ha bisogno di amore. Dopo aver scoperto nella preghiera il cammino da percorrere, bisogna mettersi in cammino con Gesรน che sale a Gerusalemme per donare la vita.

La nube (v.34), specialmente quando scende sulla cima di un monte, indica โ€“ secondo il linguaggio biblico โ€“ la presenza invisibile di Dio. Soprattutto nellโ€™Esodo รจ frequente il richiamo alla nube: Mosรจ entra nella nube che copre il monte (Es 24,15-18), la nube scende sulla tenda del convegno e Mosรจ non puรฒ entrare perchรฉ in essa รจ presente il Signore (Es 40,34s.).

Pietro, Giacomo e Giovanni sono dunque introdotti nel mondo di Dio e lรฌ hanno lโ€™illuminazione che fa loro comprendere il cammino del Maestro: il conflitto con il potere religioso, la persecuzione, la passione e la morte. Si rendono conto che anche il loro destino sarร  lo stesso e hanno paura.

Da questa nube esce una voce (v.35): รจ lโ€™interpretazione di Dio su tutto quanto accadrร  a Gesรน. Per gli uomini sarร  lo sconfitto, per il Padre โ€œlโ€™elettoโ€, il servo fedele del quale si compiace.

Gradito a Dio รจ chi ne segue le orme. Ascoltate lui โ€“ dice la voce del cielo โ€“ anche quando egli sembra proporre cammini troppo difficili, strade troppo anguste, scelte paradossali e umanamente assurde.

Alla fine dellโ€™episodio (v.36) Gesรน rimane solo. Mosรจ ed Elia scompaiono. Questo particolare indica la funzione dellโ€™AT: portare a Gesรน, far comprendere Gesรน. Alla fine gli occhi devono rimanere puntati su di lui.

Non รจ facile credere alla rivelazione di Gesรน e accettare la sua proposta di vita. Non รจ facile seguirlo nel suo โ€œesodoโ€. Fidarsi di lui รจ molto rischioso: รจ vero che egli promette una gloria futura, ma ciรฒ che lโ€™uomo sperimenta qui ed ora รจ la rinuncia, il dono gratuito di sรฉ. Il seme gettato nella terra รจ destinato a produrre molto frutto, ma oggi, ciรฒ che lo attende รจ la morte. Quando e come potrร  essere assimilata questa โ€œsapienza di Dioโ€ cosรฌ contraria alla logica dellโ€™uomo?

La risposta viene data dallโ€™annotazione, apparentemente superflua, con cui inizia il Vangelo di oggi. Lโ€™episodio della โ€œtrasfigurazioneโ€ รจ collocato da Luca otto giorni dopo che Gesรน ha fatto lโ€™annuncio drammatico della sua passione, morte e risurrezione, otto giorni dopo che ha enunciato le condizioni per chi lo vuole seguire: โ€œrinneghi se stesso e prenda la sua croce, ogni giornoโ€ (Lc 9,22-27).

Lโ€™ottavo giorno per i cristiani ha un significato ben preciso: รจ il giorno dopo il sabato, il giorno del Signore, quello in cui la comunitร  si raduna per ascoltare la Parola e per lo spezzar del pane (Lc 24,13).

Ecco allora cosa intende dire Luca con il richiamo allโ€™ottavo giorno: ogni domenica i discepoli che si ritrovano per celebrare lโ€™Eucaristia salgono โ€œsul monteโ€, vedono il volto del Signore trasfigurato, cioรจ risorto, verificano nella fede che il suo โ€œesodoโ€ non si รจ concluso con la morte e odono nuovamente la voce del cielo che rivolge lโ€™invito: Ascoltate lui!

Pietro, Giacomo e Giovanni, scesi dal monte, โ€œin quei giorni non dissero nulla a nessuno di quello che avevano vistoโ€ (v.36). Non potevano parlare di ciรฒ che non avevano capito: lโ€™esodo di Gesรน non si era ancora compiuto. Noi oggi, uscendo dalle nostre chiese, possiamo invece annunciare a tutti ciรฒ che la fede ci ha fatto scoprire: chi dona la vita per amore entra nella gloria di Dio.

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