Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 16 marzo 2025.
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Le misteriose ragioni del cuore
Perdere la testa per qualcuno nel linguaggio popolare รจ sinonimo di innamorarsi. Lo slancio dโamore non rinnega il razionale, ma lo oltrepassa, spazia in nuovi orizzonti, spicca il volo verso un mondo dโinsospettate emozioni.
La fede รจ una scelta ponderata. Gesรน lo ricorda a coloro che intendono divenire suoi discepoli: โChi di voi volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolare la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento?โ (Lc 14,28). Ma รจ anche un affidarsi completo e incondizionato a Dio, un librarsi verso di lui e quindi richiede un distacco da questo mondo e dalla sua logica, รจ un perdere la testa.
Francesco dโAssisi che, durante la crociata, si presenta inerme al sultano viene deriso e preso per folle dai crociati. Non era pazzo, seguiva una logica diversa, era innamorato di Cristo e credeva davvero nel Vangelo.
Nel linguaggio dellโAT questo perdere la testa รจ reso con lโimmagine del dormiveglia o del sogno. Durante il sonno di Adamo viene creata la donna (Gen 2,21); quando il torpore cade su Abramo, il Signore viene a stringere un patto con lui (prima lettura di oggi); sul monte della trasfigurazione i tre discepoli contemplano la gloria del Signore quando sono colti dal sonno (Vangelo di oggi). Sembra quasi che lโaffievolimento o un certo ottundimento delle facoltร dellโuomo sia la premessa necessaria alle rivelazioni e agli interventi di Dio.
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ร vero: solo chi perde la testa per Cristo puรฒ credere che morendo per amore si giunge alla vita.
Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โAl Signore ho affidato la mia vita, di chi avrรฒ timore?โ.
Prima Lettura (Gn 15,5-12.17-18)
In quei giorni, 5 Dio condusse fuori Abram e gli disse: โGuarda in cielo e conta le stelle, se riesci a contarleโ e soggiunse: โTale sarร la tua discendenzaโ. 6 Egli credette al Signore, che glielo accreditรฒ come giustizia. 7 E gli disse: โIo sono il Signore che ti ho fatto uscire da Ur dei Caldei per darti in possesso questo paeseโ. 8 Rispose: โSignore mio Dio, come potrรฒ sapere che ne avrรฒ il possesso?โ. 9 Gli disse: โPrendimi una giovenca di tre anni, una capra di tre anni, un ariete di tre anni, una tortora e un piccioneโ. 10 Andรฒ a prendere tutti questi animali, li divise in due e collocรฒ ogni metร di fronte allโaltra; non divise perรฒ gli uccelli. 11 Gli uccelli rapaci calavano su quei cadaveri, ma Abram li scacciava. 12 Mentre il sole stava per tramontare, un torpore cadde su Abram, ed ecco un oscuro terrore lo assalรฌ.
17 Quando, tramontato il sole, si era fatto buio fitto, ecco un forno fumante e una fiaccola ardente passarono in mezzo agli animali divisi. 18 In quel giorno il Signore concluse questa alleanza con Abram: โAlla tua discendenza io do questo paese dal fiume dโEgitto al grande fiume, il fiume Eufrateโ.
Il sogno di tutti i nomadi del deserto รจ quello di possedere una terra dove lโacqua non venga estratta dai pozzi, ma cada dal cielo; una terra dove le piogge regolari e abbondanti permettano di coltivare campi di grano, vigne e alberi da frutta; una terra dove insediarsi stabilmente, assieme alla propria famiglia e vivere in pace, โseduti tranquilli sotto la vite e sotto il ficoโ (Mic 4,4).
Abramo รจ uno di questi nomadi: รจ partito da un paese lontano, per anni si รจ spostato da un luogo allโaltro come un viandante senza destino. Eโ vecchio e senza figli. La sua vita sembra avviata ad una conclusione fallimentare. Un giorno perรฒ riceve la rivelazione del Signore che gli promette ciรฒ che egli ha sempre desiderato, ma che non รจ mai stato in grado di ottenere: una terra (v.7.19) e una discendenza numerosa come le stelle del cielo (v.5).
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Come mai Dio ha preso lโiniziativa di fare queste promesse ad Abramo? Perchรฉ a lui e non ad altri? Era forse il migliore degli uomini della terra ?
I rabbini del tempo di Gesรน โ convinti comโerano che il Signore concede favori solo a chi li merita โ sostenevano che Abramo aveva attirato le benedizioni di Dio perchรฉ aveva praticato la misericordia e la giustizia.
ร una supposizione gratuita. La Bibbia non accenna ad alcuna opera buona di Abramo e presenta la chiamata e le promesse come un dono gratuito di Dio. Abramo ebbe un unico merito, posteriore, non antecedente: โcredette al Signore che glielo accreditรฒ come giustiziaโ (v.6).
ร la prima volta che nella Bibbia si dice che un uomo ha avuto fede in Dio.
Il verbo che noi traduciamo con credere, in ebraico significa appoggiarsi su un fondamento solido, stabile, sicuro. Non indica unโadesione intellettuale ad alcuni dogmi, ma una fiducia incondizionata concessa a una persona. Unโimmagine espressiva puรฒ essere quella della sposa: quando ella afferma che โcrede in suo maritoโ intende dire che si fida ciecamente di lui, che ripone in lui tutte le sue speranze, che gli affida il suo futuro e la sua stessa vita.
Abramo ha udito la voce di Dio e si รจ abbandonato fra le sue braccia, gli ha dato credito, sicuro che non sarebbe stato tradito. Questa fede โgli fu accreditata come giustiziaโ (v.6). Eโ unโaffermazione importante, ripresa anche da Paolo (Rm 4,3; Gal 3,6). Significa che Dio ha considerato giusto Abramo, non perchรฉ lo ha visto compiere azioni virtuose e meritorie, ma perchรฉ egli ha stabilito un rapporto giusto con il Signore: si รจ fidato delle sue parole, della sua promessa, รจ rimasto saldo anche quando le apparenze potevano indurlo a pensare il contrario.
La lettura descrive la risposta del Signore a questa fede: dopo aver fatto la sua promessa, Dio compie un rito per sanzionarla.
Presso i popoli antichi della Mesopotamia i patti solenni venivano stipulati con una cerimonia: si prendeva un animale (un bue, un capretto, o una pecora) e si squartava; poi, coloro che si impegnavano nel giuramento di fedeltร passavano in mezzo ai pezzi delle carni pronunciando questa formula: โSe tradirรฒ il patto, che io venga fatto a pezzi come questo animale!โ.
Nella seconda parte della lettura (vv.9-17) Dio avvalora le sue parole compiendo questo rito di alleanza. Tutto accade in una misteriosa visione. Dopo aver fatto la promessa, il Signore ingiunge ad Abramo di uccidere degli animali e di disporne le carni sui due lati di un sentiero; poi, come una fiamma di fuoco, egli passa in mezzo alle vittime.
Si noti bene: solo Dio compie il gesto dellโalleanza, Abramo non passa fra le carni degli animali. La promessa di Dio รจ assolutamente incondizionata, egli non pretende nulla in cambio. Sa di non poter chiedere nulla perchรฉ i figli del patriarca saranno spesso increduli e infedeli. Durante lโesodo arriveranno addirittura a pensare che il Signore li abbia condotti nel deserto per farli perire (Nm 14,1-9).
Le promesse di Dio allโuomo sono sempre gratuite. I profeti presentano Dio come lo sposo fedele sempre e in ogni caso, anche quando la sposa lo tradisce (Is 54,5-10). Il suo amore non si arrende di fronte a nessun tradimento.
Seconda Lettura (Fil 3,17-4,1)
Fratelli, 17 fatevi miei imitatori, fratelli, e guardate a quelli che si comportano secondo lโesempio che avete in noi. 18 Perchรฉ molti, ve lโho giร detto piรน volte e ora con le lacrime agli occhi ve lo ripeto, si comportano da nemici della croce di Cristo: 19 la perdizione perรฒ sarร la loro fine, perchรฉ essi, che hanno come dio il loro ventre, si vantano di ciรฒ di cui dovrebbero vergognarsi, tutti intenti alle cose della terra.
20 La nostra patria invece รจ nei cieli e di lร aspettiamo come salvatore il Signore Gesรน Cristo, 21 il quale trasfigurerร il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtรน del potere che ha di sottomettere a sรฉ tutte le cose.
4,1 Perciรฒ, fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete saldi nel Signore cosรฌ come avete imparato, carissimi!
Quando sentiamo parlare dei โnemici di Cristoโ, forse pensiamo agli atei, ai membri delle sette fanatiche, a chi si comporta in modo dissoluto. Nel brano della lettera di Paolo che oggi leggiamo, i nemici di Cristo sono identificati con un gruppo di cristiani della comunitร di Filippi. Essi โ dice lโapostolo โ โhanno come dio il loro ventre, si vantano delle cose di cui dovrebbero vergognarsi, sono tutti intenti alle cose della terraโ (v.19).
Qual รจ il loro peccato? Lโespressione a noi richiama la sensualitร , la ricerca sfrenata dei piaceri del cibo e del sesso. In realtร Paolo si riferisce probabilmente allโerrore di chi riduce la fede allโosservanza di pratiche tradizionali come la circoncisione, lโastensione da alcuni cibi, i digiuni e le privazioni estenuanti. Si tratta โ come Paolo rileva con sarcasmo โ di comportamenti che hanno tutti qualche richiamoโฆ alla pancia.
A questo punto ci chiediamo se per essere โamici della croce di Cristoโ รจ necessario soffrire, mortificarsi, fare sacrifici, rinunciare a tutto ciรฒ che รจ piacevole.
Mortificarsi significa farsi morire e noi vogliamo vivere, non morire.
La morte, qualunque aspetto assuma, ci appare sempre come un male.
Ma non tutto quello che a noi sembra vita lo รจ realmente.
Gli amici della croce di Cristo sono chiamati a rinunciare solo a ciรฒ che non รจ vita.
Paolo dichiara che questa รจ lโunica scelta saggia: โLa nostra patria รจ nei cieliโ (v.20) e ci attende la trasfigurazione del nostro misero corpo. Fedele al pensiero biblico, lโApostolo non parla di annientamento del corpo โ come invece sosteneva la filosofia greca โ ma di una metamorfosi di tutta la persona che diviene conforme al corpo glorioso di Cristo.
Sbagliano dunque coloro che volgono gli occhi a questa terra come se essa fosse la dimora definitiva e fanno del โventreโ il loro Dio.
In questo mondo lโuomo รจ uno straniero, รจ un nomade, come Abramo.
Vangelo (Lc 9,28b-36)
28 Circa otto giorni dopo questi discorsi, Gesรน prese con sรฉ Pietro, Giovanni e Giacomo e salรฌ sul monte a pregare. 29 E, mentre pregava, il suo volto cambiรฒ dโaspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. 30 Ed ecco due uomini parlavano con lui: erano Mosรจ ed Elia, 31 apparsi nella loro gloria, e parlavano della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme.
32 Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; tuttavia restarono svegli e videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui.
33 Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesรน: โMaestro, รจ bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosรจ e una per Eliaโ. Egli non sapeva quel che diceva. 34 Mentre parlava cosรฌ, venne una nube e li avvolse; allโentrare in quella nube, ebbero paura. 35 E dalla nube uscรฌ una voce, che diceva: โQuesti รจ il Figlio mio, lโeletto; ascoltateloโ.
36 Appena la voce cessรฒ, Gesรน restรฒ solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciรฒ che avevano visto.
Questo brano รจ interpretato da alcuni come una breve anticipazione dellโesperienza del paradiso, concessa da Gesรน ad un gruppo ristretto di amici per prepararli a sopportare la dura prova della sua passione e morte.
Bisogna sempre essere molto circospetti quando ci si accosta a un testo evangelico perchรฉ quello che, a prima vista, puรฒ sembrare la cronaca di un fatto, ad un esame piรน attento, puรฒ rivelarsi un testo denso di teologia, redatto secondo i canoni del linguaggio biblico. Il racconto della trasfigurazione di Gesรน, che viene riferito in modo quasi identico da Marco, Matteo e Luca, ne รจ un esempio.
Oggi ci soffermeremo soprattutto su alcuni particolari significativi che si ritrovano soltanto nella versione di Luca.
Solo questo evangelista specifica la ragione per cui Gesรน sale sul monte: va lร per pregare (v.28). Gesรน รจ solito dedicare molto tempo alla preghiera. Non sapeva fin dallโinizio come si sarebbe svolta la sua vita, non conosceva il destino che lo attendeva, lo venne scoprendo gradualmente, attraverso le illuminazioni che riceveva durante la preghiera.
ร in uno di questi momenti spiritualmente intensi che Gesรน si rende conto che รจ chiamato a salvare gli uomini non mediante il trionfo, ma attraverso la sconfitta.
A metร del suo Vangelo, Luca comincia a rilevare i primi segnali dellโinsuccesso: le folle, prima entusiaste, abbandonano Gesรน, qualcuno lo prende per un esaltato e un sovversivo, i suoi nemici tramano per ucciderlo. Eโ comprensibile che egli allora si interroghi sul cammino che il Padre vuole che percorra. Per questo โva sul monte a pregareโ.
Durante la preghiera, il volto di Gesรน cambia dโaspetto (v.29); a differenza degli altri evangelisti, Luca non parla di trasfigurazione, ma di โcambiamento dโaspettoโ. Questo splendore รจ il segno della gloria che avvolge chi รจ unito a Dio. Anche il volto di Mosรจ diveniva brillante quando egli entrava in dialogo con il Signore (Es 34,29-35).
Ogni autentico incontro con Dio lascia qualche traccia visibile sul volto dellโuomo.
Dopo una celebrazione della Parola vissuta intensamente, tutti torniamo alle nostre case piรน felici, piรน sereni, piรน buoni, piรน sorridenti, piรน disposti ad essere tolleranti, comprensivi, generosi e anche i nostri volti sono piรน distesi e sembrano rifulgere di luce.
La luce sul volto di Gesรน indica che, durante la preghiera, egli ha compreso e fatto suo il progetto del Padre; ha capito che il suo sacrificio non si sarebbe concluso con la sconfitta, ma nella gloria della risurrezione.
Durante questa esperienza spirituale di Gesรน compaiono due personaggi: Mosรจ ed Elia (vv.30-31). Essi sono il simbolo della Legge e dei Profeti, rappresentano tutto lโAT. Tutti i libri sacri dโIsraele hanno lo scopo di condurre a dialogare con Gesรน, sono orientati a lui. Senza Gesรน lโAT รจ incomprensibile, ma anche Gesรน, senza lโAT, rimane un mistero. Nel giorno di Pasqua, per far capire ai discepoli il significato della sua morte e risurrezione, egli ricorrerร allโAT: โCominciando da Mosรจ e da tutti i profeti โ nota lโevangelista โ spiegรฒ loro in tutte le Scritture ciรฒ che si riferiva a luiโ (Lc 24,27).
Anche Marco e Matteo introducono Mosรจ ed Elia, ma solo Luca ricorda il tema del loro dialogo con Gesรน: parlavano del suo esodo, cioรจ del suo passaggio da questo mondo al Padre. Ecco da dove รจ venuta a Gesรน la luce che gli ha svelato la sua missione: dalla parola di Dio contenuta nellโAT. Eโ lรฌ che egli ha scoperto che il Messia non era destinato al trionfo, ma alla sconfitta, che doveva soffrire molto, essere umiliato e rigettato dagli uomini, come รจ detto del servo del Signore (Is 53).
I tre discepoli, Pietro, Giacomo e Giovanni non comprendono nulla di quanto sta accadendo (vv.32-33). Sono colti dal sonno. Difficile pensare โ anche se qualcuno lo ha fatto โ ad un bisogno di appisolarsi perchรฉ la salita sul monte รจ stata faticosa e perchรฉ pare che la scena si svolga di notte (v.37).
Notiamo un particolare: nei momenti in cui abbiamo qualche richiamo alla passione e morte di Gesรน, questi tre discepoli vengono sempre colti dal sonno. Anche nellโorto degli Ulivi si mettono a dormire (Mc 14,32-42; Lc 22,45). Eโ strano che proprio nei momenti cruciali essi abbiano sempre gli occhi appesantiti.
Il sonno รจ usato spesso dagli autori biblici in senso simbolico. Paolo, ad esempio, scrive ai Romani: โEโ ormai tempo di svegliarvi dal sonnoโฆ la notte รจ avanzata, il giorno รจ vicinoโ (Rm 13,11-12). Con questo richiamo pressante egli vuole scuotere i cristiani dal torpore spirituale, li invita ad aprire la mente per comprendere e assimilare la proposta morale del Vangelo.
Nel nostro racconto il sonno indica lโincapacitร dei discepoli di capire e di accettare che il Messia di Dio debba passare attraverso la morte per entrare nella sua gloria.
Quando Gesรน compie prodigi, quando le folle lo acclamano, i tre apostoli sono ben svegli; ma quando inizia a parlare del dono della vita, della necessitร di occupare lโultimo posto, di diventare servi, essi non vogliono capire, lentamente chiudono gli occhi ed iniziano a dormireโฆ per continuare a sognare applausi e trionfi.
Le tre tende sono il dettaglio piรน difficile da spiegare (del resto lโevangelista nota che nemmeno Pietro che ne ha parlato sapeva esattamente cosa stesse dicendo).
Chi costruisce una capanna vuole fissare la sua dimora in un posto e non muoversi piรน, almeno per un certo tempo. Gesรน invece รจ sempre in cammino: deve compiere un โesodoโ โ dice il Vangelo di oggi โ ed i discepoli sono invitati a seguirlo. Le tre tende forse indicano il desiderio di Pietro di fermarsi per perpetuare la gioia sperimentata in un momento di intensa preghiera con il Maestro.
Per comprendere meglio possiamo rifarci alla nostra esperienza: dopo aver dialogato a lungo con Dio non torniamo volentieri alla vita di ogni giorno. I problemi e i drammi concreti che dobbiamo affrontare ci fanno paura. Sappiamo perรฒ che lโascolto della parola di Dio non รจ tutto. Non si puรฒ passare tutta la vita in chiesa o nella casa dei ritiri spirituali, รจ necessario uscire per incontrare e servire i fratelli, per aiutare chi soffre, per essere vicini a chiunque ha bisogno di amore. Dopo aver scoperto nella preghiera il cammino da percorrere, bisogna mettersi in cammino con Gesรน che sale a Gerusalemme per donare la vita.
La nube (v.34), specialmente quando scende sulla cima di un monte, indica โ secondo il linguaggio biblico โ la presenza invisibile di Dio. Soprattutto nellโEsodo รจ frequente il richiamo alla nube: Mosรจ entra nella nube che copre il monte (Es 24,15-18), la nube scende sulla tenda del convegno e Mosรจ non puรฒ entrare perchรฉ in essa รจ presente il Signore (Es 40,34s.).
Pietro, Giacomo e Giovanni sono dunque introdotti nel mondo di Dio e lรฌ hanno lโilluminazione che fa loro comprendere il cammino del Maestro: il conflitto con il potere religioso, la persecuzione, la passione e la morte. Si rendono conto che anche il loro destino sarร lo stesso e hanno paura.
Da questa nube esce una voce (v.35): รจ lโinterpretazione di Dio su tutto quanto accadrร a Gesรน. Per gli uomini sarร lo sconfitto, per il Padre โlโelettoโ, il servo fedele del quale si compiace.
Gradito a Dio รจ chi ne segue le orme. Ascoltate lui โ dice la voce del cielo โ anche quando egli sembra proporre cammini troppo difficili, strade troppo anguste, scelte paradossali e umanamente assurde.
Alla fine dellโepisodio (v.36) Gesรน rimane solo. Mosรจ ed Elia scompaiono. Questo particolare indica la funzione dellโAT: portare a Gesรน, far comprendere Gesรน. Alla fine gli occhi devono rimanere puntati su di lui.
Non รจ facile credere alla rivelazione di Gesรน e accettare la sua proposta di vita. Non รจ facile seguirlo nel suo โesodoโ. Fidarsi di lui รจ molto rischioso: รจ vero che egli promette una gloria futura, ma ciรฒ che lโuomo sperimenta qui ed ora รจ la rinuncia, il dono gratuito di sรฉ. Il seme gettato nella terra รจ destinato a produrre molto frutto, ma oggi, ciรฒ che lo attende รจ la morte. Quando e come potrร essere assimilata questa โsapienza di Dioโ cosรฌ contraria alla logica dellโuomo?
La risposta viene data dallโannotazione, apparentemente superflua, con cui inizia il Vangelo di oggi. Lโepisodio della โtrasfigurazioneโ รจ collocato da Luca otto giorni dopo che Gesรน ha fatto lโannuncio drammatico della sua passione, morte e risurrezione, otto giorni dopo che ha enunciato le condizioni per chi lo vuole seguire: โrinneghi se stesso e prenda la sua croce, ogni giornoโ (Lc 9,22-27).
Lโottavo giorno per i cristiani ha un significato ben preciso: รจ il giorno dopo il sabato, il giorno del Signore, quello in cui la comunitร si raduna per ascoltare la Parola e per lo spezzar del pane (Lc 24,13).
Ecco allora cosa intende dire Luca con il richiamo allโottavo giorno: ogni domenica i discepoli che si ritrovano per celebrare lโEucaristia salgono โsul monteโ, vedono il volto del Signore trasfigurato, cioรจ risorto, verificano nella fede che il suo โesodoโ non si รจ concluso con la morte e odono nuovamente la voce del cielo che rivolge lโinvito: Ascoltate lui!
Pietro, Giacomo e Giovanni, scesi dal monte, โin quei giorni non dissero nulla a nessuno di quello che avevano vistoโ (v.36). Non potevano parlare di ciรฒ che non avevano capito: lโesodo di Gesรน non si era ancora compiuto. Noi oggi, uscendo dalle nostre chiese, possiamo invece annunciare a tutti ciรฒ che la fede ci ha fatto scoprire: chi dona la vita per amore entra nella gloria di Dio.