Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 16 febbraio 2025.
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Le beatitudini, una lieta notizia
Chi ha del denaro da investire, non lo affida al primo imbonitore che trova per strada. Si informa, chiede consiglio a qualche esperto in economia, verifica quali sono le azioni in calo e quali in rialzo, quali danno maggior affidamento, quali sono in svendita. Solo alla fine, dopo aver ben ponderato i rischi, sceglie quali comperare.
La nostra vita รจ un capitale prezioso che Dio ha messo nelle nostre mani e che va fatto rendere. Su quali valori giocarla? Quali sono le azioni che faranno lievitare il capitale? Alcune sono richiestissime e la maggioranza degli uomini punta tutto su di esse: il successo ad ogni costo, la carriera, il denaro, la salute, la gloria, il look, la ricerca del piacere. Sarร una scelta indovinata?
Altre azioni sono invece svalutate: il servizio agli ultimi svolto senza tornaconto, la pazienza, la sopportazione, la rinuncia al superfluo, la generositร verso chi รจ nel bisogno, la rettitudine moraleโฆ Come viene considerato nella nostra cultura chi punta su questi valori: un saggio, un ingenuo, un sognatore, un idealista?
Avessimo molte vite, potremmo tentare di giocarne una su ogni ruota, ma ne abbiamo una sola, irrepetibile: non รจ permesso sbagliare.
Eโ indispensabile e urgente il parere di un intenditore affidabile, ma incombe il pericolo di scegliere il consigliere sbagliato.
Mai come in questo caso si rivela saggio il detto: โNon ti fidare di nessuno, nemmeno degli amiciโ. Punta sui valori che Dio ti garantisce.
Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โBeato chi pone la sua speranza nel Signoreโ.
Prima Letturaย (Ger 17,5-8)
Cosรฌ dice il Signore:
5ย โMaledetto lโuomo che confida nellโuomo,
che pone nella carne il suo sostegno
e il cui cuore si allontana dal Signore.
6ย Egli sarร come un tamerisco nella steppa,
quando viene il bene non lo vede;
dimorerร in luoghi aridi nel deserto,
in una terra di salsedine, dove nessuno puรฒ vivere.
7ย Benedetto lโuomo che confida nel Signore
e il Signore รจ sua fiducia.
8ย Egli รจ come un albero piantato lungo lโacqua,
verso la corrente stende le radici;
non teme quando viene il caldo,
le sue foglie rimangono verdi;
nellโanno della siccitร non intristisce,
non smette di produrre i suoi fruttiโ.
La lettura inizia con unโaffermazione nitida, ma anche sconcertante: Maledetto lโuomo che confida nellโuomo.
Cโรจ giร tanta sfiducia nel mondo, siamo giร tanto diffidenti e circospetti! Le dolorose esperienze di tradimenti, infedeltร e intrighi messi in atto a volte da persone insospettabili e da amici ci hanno portato a coniare il detto fidarsi รจ bene, non fidarsi รจ meglio. Siamo indotti ad immaginare secondi fini, a supporre inconfessati progetti egoistici anche dietro le proposte piรน sincere e disinteressate. Geremia cโinvita forse ad essere ancora piรน prudenti, a stare ancor piรน in guardia?
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Non รจ questo il significato della raccomandazione del profeta. Egli vuole darci un criterio di vita e di sapienza.
Non riponete โ dice โ la vostra fiducia nei valori che vengono proposti dagli uomini. Chi lo fa รจ come un tamerisco piantato in luoghi aridi, in una terra di salsedine dove nessun arbusto puรฒ svilupparsi e crescere. Il mondo basato su questi pseudo-valori รจ come un deserto inabitabile, รจ un luogo dove non si puรฒ sviluppare una vita sociale, dove รจ impossibile vivere.
La seconda parte della lettura (vv.7-8) descrive lโuomo benedetto, quello che punta sulle azioni giuste, quelle garantite da Dio. Costui รจ come un albero piantato presso le sorgenti dโacqua. Anche nel periodo della siccitร mantiene le foglie verdi, produce frutti gustosi.
Chi gioca la sua vita sui valori proposti dagli uomini รจ maledetto. Non vuol dire che Dio lo castigherร , ma che si รจ rovinato puntando sui valori sbagliati. Il profeta constata che la vita costruita sulle proposte degli uomini si conclude con un disastro: di tutti i beni ai quali sono stati dedicati tempo, energie, sacrifici non rimarrร nulla. Tutto verrร consumato quando โil fuoco metterร alla prova la qualitร dellโopera di ciascunoโ (1 Cor 3,13).
Chi fonda la sua vita su Dio invece, chi crede nei valori da lui proposti, anche se agli occhi degli uomini appare come un fallitoโฆ รจ beato! Non si dice che riceverร un premio, ma che ha indovinato la vita.
Il bene fatto, lโamore seminato, la pace che ha costruito rimarranno per sempre. โIl crogiuolo รจ per lโargento e il forno รจ per lโoro, ma chi prova i cuori รจ il Signoreโ (Prv 17,3) e, alla fine, quello che conta รจ il suo giudizio.
Seconda Lettura (1 Cor 15,12.15-20)
Fratelli,ย 12ย se si predica che Cristo รจ risuscitato dai morti, come possono dire alcuni tra voi che non esiste risurrezione dei morti?ย 15ย Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio, perchรฉ contro Dio abbiamo testimoniato che egli ha risuscitato Cristo, mentre non lo ha risuscitato, se รจ vero che i morti non risorgono.
16ย Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo รจ risorto;ย 17ย ma se Cristo non รจ risorto, รจ vana la vostra fede e voi siete ancora nei vostri peccati.ย 18ย E anche quelli che sono morti in Cristo sono perduti.ย 19ย Se poi noi abbiamo avuto speranza in Cristo soltanto in questa vita, siamo da compiangere piรน di tutti gli uomini.
20ย Ora, invece, Cristo รจ risuscitato dai morti, primizia di coloro che sono morti.
Per i corinti non costituiva un problema la risurrezione di Cristo della quale erano fermamente convinti, ma la risurrezione degli uomini. Su questo punto Paolo vuole che i cristiani abbiano le idee chiare: โSe i morti non risorgono โ dice โ neanche Cristo รจ risortoโ (v.16). E se Cristo non รจ risorto le conseguenze sono drammatiche: la fede rimane senza alcun fondamento, coloro che sono morti credendo in Cristo sono persi per sempre, sono scomparsi, รจ come se non fossero mai esistiti. E i cristiani che ancora sono vivi? Questi meritano solo di essere commiserati perchรฉ non si godono nemmeno i piaceri della vita, come fanno invece i pagani. Paolo calca evidentemente un poโ le tinte perchรฉ, in realtร , ci sono molti che conducono una vita austera pur non credendo nella risurrezione. Resta il dato di fatto: se Cristo non รจ risorto, i cristiani sono degli illusi.
Per spiegare meglio il proprio pensiero, lโapostolo ricorre allโimmagine delle primizie. I primi frutti non sono qualcosa di diverso dal resto del raccolto, sono soltanto lโinizio. Cristo รจ come la primizia dei risorti, tutti gli altri uomini che muoiono dopo di lui lo seguono e ne condividono la sorte.
A tutti noi รจ capitato di trovare persone molto buone, generose, che si comportano in modo esemplare, benchรฉ non credano in unโaltra vita. Non vโรจ dubbio che queste saranno accolte nella casa del Padre, anzi, passeranno avanti a tanti che di cristiano hanno solo il nome. Ora, se queste persone stanno giร comportandosi tanto bene, perchรฉ disturbarle, perchรฉ annunciare loro la risurrezione, perchรฉ parlare loro di una vita eterna?
Il Vangelo non รจ un codice di leggi da osservare, come purtroppo qualcuno continua a pensare, ma รจ un annuncio di gioia per ciรฒ che Dio ha fatto per noi. Non รจ giusto che qualcuno viva nellโignoranza della grande notizia che lo riguarda. Gli si deve dire subito: โDio ha un progetto dโamore su di te, tu godrai della sua salvezza, tu vieni dal nulla, ma non precipiterai di nuovo nel nulla, sei nato da un gesto dโamore e sei destinato allโincontro con lโAmoreโ. Tutti devono sapere che la vita in questo mondo รจ una gestazione che ci prepara alla nascita ad una nuova forma di vita. Questa speranza fa valutare tutto ciรฒ che accade in questa vita โ le gioie e i dolori, le fortune e le disgrazie โ in una prospettiva completamente nuova.
Vangeloย (Lc 6,17.20-26)
17 Disceso con i Dodici, Gesรน si fermรฒ in un luogo pianeggiante.
Cโera gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di gente da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dal litorale di Tiro e di Sidone.
20 Alzati gli occhi verso i suoi discepoli, Gesรน diceva:
โBeati voi poveri, perchรฉ vostro รจ il regno di Dio.
21 Beati voi che ora avete fame, perchรฉ sarete saziati.
Beati voi che ora piangete, perchรฉ riderete.
22 Beati voi quando gli uomini vi odieranno e quando vi metteranno al bando e vโinsulteranno e respingeranno il vostro nome come scellerato, a causa del Figlio dellโuomo. 23 Rallegratevi in quel giorno ed esultate, perchรฉ, ecco, la vostra ricompensa รจ grande nei cieli. Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i profeti.
24 Ma guai a voi, ricchi, perchรฉ avete giร la vostra consolazione.
25 Guai a voi che ora siete sazi, perchรฉ avrete fame.
Guai a voi che ora ridete, perchรฉ sarete afflitti e piangerete.
26 Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi.
Allo stesso modo infatti facevano i loro padri con i falsi profetiโ.
A tutti fanno piacere i complimenti. Sono particolarmente graditi quelli delle persone prestigiose, potenti, illustri.
Anche Gesรน rivolge i suoi complimenti (โbeatoโ significa: mi congratulo con te per la scelta che hai fatto).
Li rivolge a quattro categorie di persone e mette in guardia da altrettante scelte opposte, pericolose perchรฉ allettanti e apparentemente assai gratificanti.
I rabbini del tempo di Gesรน si servivano spesso della forma letteraria delle beatitudini e delle maledizioni.
Per inculcare i valori sui quali vale la pena costruire la vita dicevano: โBeato colui cheโฆโ; per mettere in guardia da proposte ingannevoli e illusorie usavano invece lโespressione: โGuai a chi si comporta in questo o in questโaltro modoโ. Anche Geremia โ lo abbiamo sentito nella prima lettura โ usa lo stesso linguaggio sapienziale, parla di beato e di maledetto. Essendo questo il modo di comunicare impiegato dai saggi in Israele, non desta meraviglia che nei Vangeli si trovino alcune decine di beatitudini e anche ripetute minacce. Ricordiamo alcune di queste beatitudini: โBeata colei che ha credutoโ (Lc 1,45); โBeato il ventre che ti ha portatoโ (Mt 12,49); โBeati quei servi che il padrone al suo ritorno troverร ancora svegliโ (Lc 12,37); โBeati quelli che pur non avendo visto crederannoโ (Gv 20,29); โQuando dai un banchetto invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beatoโ (Lc 14,13-14); โBeato chi non si scandalizza di meโ (Mt 11,6); โBeati i vostri occhi che vedonoโ (Mt 13,16)โฆ
Bastano queste poche citazioni per evidenziare come, al tempo di Gesรน, fosse usuale il ricorso alla beatitudine per veicolare un insegnamento.
Le piรน note delle beatitudini sono quelle di Matteo (Mt 5,1-12) e quelle di Luca (Lc 6,20-26) che sono proposte nel Vangelo di oggi. Vale la pena rilevare le principali differenze fra questi due elenchi.
In Matteo Gesรน proclama le beatitudini seduto in cima ad un monte (Mt 5,1), mentre in Luca le annuncia in una pianura (Lc 6,17) e questo รจ un dettaglio marginale. Piรน significativo รจ il fatto che in Matteo le beatitudini sono otto, mentre in Luca sono solo quattro e sono accompagnate da altrettanti โguai a voi!โ.
Matteo โspiritualizzaโ le beatitudini, parla di โpoveriโฆ in spiritoโ, di gente che โha fame e seteโฆ di giustiziaโ. In Luca invece le beatitudini sono fortemente โterrestriโ, dice: โBeati voi poveri, voi che ora avete fame, voi che ora piangeteโ e denuncia come pericolose le situazioni opposte: โGuai a voi ricchi, a voi che ora siete sazi, a voi che ora rideteโ. Nulla di โspiritualeโ. In Luca tutto รจ molto concreto.
Veniamo ora al brano di oggi. Per comprenderlo รจ necessario stabilire a chi sono rivolte le beatitudini. โCโera gran folla di suoi discepoli e gran moltitudine di genteโฆ Alzati gli occhi verso i suoi discepoli diceva: Beati voi poveriโฆโ (vv. 17-20). Eโ evidente che i destinatari delle โbeatitudiniโ e dei successivi โguai a voiโ non sono le folle, ma soltanto i discepoli e, in prospettiva, la comunitร cristiana.
Cominciamo dalla prima beatitudine: Beati voi poveri!.
In che senso Pietro, Andrea, Giovanni e gli altri apostoli vengono considerati poveri? Certo non sono ricchi, ma neppure miserabili, possiedono una casa ed una barca; molta gente sta peggio di loro. Come mai solo loro sono proclamati beati? Cosโhanno fatto di straordinario?
Per capire il significato di questa beatitudine possiamo partire dallโultimo versetto del Vangelo della scorsa domenica. Al termine della pesca miracolosa, Gesรน affida a Simone il compito di sottrarre gli uomini alla morte e portarli alla vita e Luca conclude: โEssi, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguironoโ (Lc 5,11). Un poโ piรน avanti, nello stesso capitolo, viene narrata unโaltra chiamata, quella di Levi e la conclusione รจ la stessa: โEgli, lasciando tutto, si alzรฒ e lo seguรฌโ (Lc 5,28).
Nel Vangelo di Luca, lasciare tutto viene ripreso, come una specie di ritornello, al termine di ogni chiamata: โVendi tutto quello che hai, distribuiscilo ai poveriโ โ chiede Gesรน al notabile ricco (Lc 18,22).
Questa povertร volontaria non รจ qualcosa di facoltativo, non รจ un consiglio riservato ad alcuni che vogliano comportarsi da eroi o essere piรน bravi degli altri, รจ ciรฒ che caratterizza il cristiano: โChiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non puรฒ essere mio discepoloโ (Lc 14,33).
Come privarsi di tutti i beni? Bisogna forse gettare fuori della finestra ciรฒ che si ha โ col rischio che vada in mano a dei fannulloni โ e ridursi in miseria, diventare accattoni? Sarebbe una stoltezza, unโinterpretazione dissennata delle parole di Gesรน. Egli non ha mai disprezzato la ricchezza, non ha mai invitato a distruggerla. Ne ha denunciato, sรฌ, i rischi e i pericoli: ad essa si puรฒ attaccare il cuore e puรฒ divenire un ostacolo insuperabile per chi vuole entrare nel regno di Dio (Lc 18,24-25). I beni di questo mondo sono preziosi, indispensabili alla vita, ma vanno mantenuti al loro posto, guai sopravvalutarli o peggio trasformarli in idoli.
Povero in senso evangelico รจ colui che, illuminato dalla parola di Cristo, dร ai beni il loro giusto valore. Li apprezza, li stima, sa che sono un dono di Dio, ma proprio perchรฉ sono un dono non se ne appropria, capisce che non gli appartengono, si rende conto di essere solo un amministratore e li investe in conformitร ai progetti del padrone. Tutto ha ricevuto in dono, tutto trasforma in dono.
Povero in senso evangelico รจ colui che non possiede nulla per sรฉ, che rinuncia a adorare il denaro, rifiuta lโuso egoistico del proprio tempo, delle proprie capacitร intellettuali, dellโerudizione, dei diplomi, della posizione socialeโฆ Eโ colui che si fa simile al Padre che sta nei cieli il quale, pur possedendo tutto, รจ infinitamente povero perchรฉ non trattiene nulla per sรฉ, รจ dono totale.
Lโideale del cristiano non รจ lโindigenza, ma un mondo di poveri evangelici, un mondo in cui nessuno accumula per sรฉ, nessuno sperpera, ognuno mette a disposizione dei fratelli tutto ciรฒ che ha ricevuto da Dio. โBeati voi poveri!โ non รจ un messaggio di rassegnazione, ma di speranza, speranza in un mondo nuovo dove nessuno piรน sia bisognoso (At 4,34).
La promessa che accompagna questa beatitudine non rimanda ad un futuro lontano, non assicura lโentrata in paradiso dopo la morte, ma annuncia una gioia immediata: โVostro รจ il regno di Dioโ. Dal momento in cui si sceglie di essere e di rimanere poveri, si entra nel โregno di Dioโ, nella condizione nuova.
Coloro che non compiono questo passo decisivo continuano a ragionare secondo la logica terrena, hanno il cuore legato alle ricchezze che possiedono e ripongono in esse le loro speranze di felicitร . Non sono liberiโฆ Non sono ancora beati.
Solo i veri discepoli sono beati perchรฉ hanno capito che la vita dellโuomo non dipende dai beni che possiede e, non avendo il cuore legato al โdenaroโ, lo possono aprire anche a quella salvezza che va al di lร di questo mondo.
Quali saranno le conseguenze della scelta della povertร evangelica? Che cosa devono aspettarsi i discepoli che rinunciano allโuso egoistico delle ricchezze?
A queste domande Gesรน risponde con la seconda beatitudine: Beati voi che ora avete fame (v.21).
Nessuna illusione, nessun raggiro, nessuna promessa di una vita facile, agiata e comoda. La fame reale, non quella spirituale, sarร la conseguenza inevitabile cui andranno incontro coloro che mettono tutto ciรฒ che possiedono a servizio dei fratelli. Proveranno lโindigenza, i disagi, le privazioni; a volte mancheranno anche del necessario, ma saranno beati.
A loro Gesรน rivolge i suoi complimenti e assicura: โIl Signore vi sazierร โ. Attraverso di voi Dio costruirร il mondo nuovo in cui ogni fame, ogni bisogno verrร soddisfatto; attraverso di voi, Dio preparerร un banchetto per tutti coloro che non dispongono del minimo indispensabile per la sussistenza (Is 25,6-8), attraverso di voi egli โsazierร di pane i suoi poveriโ (Sal 132,15), โdarร il pane agli affamatiโ (Sal 146,7).
Anche la terza beatitudine โ Beati voi che ora piangete โ prende in considerazione uno stato di disagio concreto e penoso (v.21). Chi si รจ fatto povero prova tristezza e sconforto perchรฉ, malgrado tutti i suoi sacrifici e il suo impegno, non vede immediatamente e miracolosamente risolti i problemi dei poveri. Sperimenta la delusione e giunge anche a piangere.
Dio lo consolerร tramutando il suo pianto in gioia. I semi di bene da lui gettati nel dolore cresceranno e daranno frutti copiosi (Sal 126,6). La sua condizione รจ simile a quella della donna che sta per partorire: โรจ afflitta, ma quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda piรน dellโafflizione per la gioia che รจ venuto al mondo un uomoโ (Gv 16,21).
Lโultima beatitudine โ Beati voi quando sarete perseguitati, insultati, odiatiโฆ โ รจ diversa dalle precedenti. Eโ piรน lunga, non descrive la condizione attuale dei discepoli, ma annuncia qualcosa di doloroso che accadrร in futuro, non contiene la promessa di un capovolgimento della situazione, ma invita a rallegrarsi e gioire proprio quando si diverrร oggetto di vessazioni per causa del Figlio dellโuomo (vv.22-23).
Chi rifiuta di adeguarsi ai principi che dominano in questo mondo โ quelli dellโegoismo, della competizione, della sopraffazione, della ricerca del proprio interesse โ viene combattuto e messo al bando come pericoloso per lโordine stabilito. Il mondo antico non si rassegna a scomparire, non acconsente di cedere in modo pacifico il passo ad una societร fondata sui principi del dono gratuito, della disponibilitร al servizio disinteressato, della ricerca dellโultimo posto. Chi opta per questo mondo nuovo si pone in contrasto con la mentalitร condivisa dai piรน e subito viene isolato e perseguitato. Lโapprovazione e il consenso degli uomini รจ un segno negativo. La persecuzione รจ il destino che da sempre accomuna tutti i giusti: cosรฌ sono stati trattati i profeti dellโAT.
Il discepolo non รจ felice โmalgradoโ la persecuzione, non esulta perchรฉ un giorno le sofferenze finiranno e in futuro godrร di un premio in cielo. Eโ beato nel momento stesso in cui รจ perseguitato. La persecuzione infatti รจ la prova inconfutabile che sta seguendo il Maestro.
I quattro guai non aggiungono nulla a questo messaggio, riaffermano semplicemente, in forma negativa, le beatitudini.
Sono diretti ai discepoli per metterli in guardia dal pericolo sempre incombente anche su di loro di lasciarsi di nuovo adescare dalla โlogica di satanaโ, dai principi di questo mondo.
Chi ricomincia a rendere culto al conto in banca e alla carriera, chi pensa al proprio interesse, si perde dietro le lusinghe e le seduzioni dalle ricchezze, accumula per sรฉ e sperpera, mentre altri piangono e muoiono di fame, costui รจ โmaledettoโ. Non che Dio lo odi o lo punisca, รจ โmaledettoโ perchรฉ ha fatto la scelta sbagliata, si รจ collocato fuori del โregno di Dioโ. Riceve le lodi e i complimenti degli uomini, ma non quelli di Dio.