p. Fernando Armellini – Commento al Vangelo del 16 Aprile 2023

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Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 16 aprile 2023.
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Gioirono al vedere il Signore

Lโ€™abito migliore, quello che viene indossato quando ci si reca in chiesa รจ detto, nella lingua popolare portoghese: โ€œVestito per vedere Dioโ€. Questโ€™espressione nasce dalla convinzione che, di domenica, la comunitร  in festa si raduna per โ€œvedere il Signoreโ€.

รˆ un giorno di gioia perchรฉ, come a Pasqua e โ€œotto giorni dopoโ€ (Gv 20,19.26), il Risorto si rende di nuovo presente in mezzo ai discepoli riuniti, riscalda i loro cuori, aprendoli alla comprensione delle Scritture e, โ€œallo spezzar del paneโ€, apre i loro occhi e si fa riconoscere (Lc 24,31-32).

Gli evangelisti mostrano scarso interesse per la precisione cronologica, eppure su una data concordano perfettamente: fu nel โ€œprimo giorno dopo il sabatoโ€ che i discepoli videro il Signore, per questo le comunitร  cristiane scelsero questo giorno per dedicarlo allโ€™ascolto della parola (At 20,7-12), alla celebrazione della santa cena (1 Cor 11,20.26), alla preghiera e alla condivisione dei beni.

Ogni primo giorno della settimana, ciascuno metteva da parte ciรฒ che era riuscito a risparmiare (1 Cor 16,2) e presentava il suo dono alla comunitร , che distribuiva le offerte ai membri piรน bisognosi o le inviava alle comunitร  piรน povere.

Una delle piรน antiche testimonianze รจ offerta da uno scrittore pagano, Plinio il Giovane che, verso il 112, scrive allโ€™imperatore Traiano: i cristiani โ€œsono soliti riunirsi, in un giorno stabilito, prima dellโ€™alba e cantare inni a Cristo come a un Dioโ€.

Era il giorno del Signore โ€“ la domenica (Ap 1,10) โ€“ quello in cui ogni comunitร  celebrava, nel rito, la sua fede e la sua vita.

Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โ€œCome bambini appena nati, la madre Chiesa alimenta i suoi figli, non con visioni, ma con il latte della Parolaโ€.

Prima Lettura ย (At 2,42-47)

42ย Erano assidui nellโ€™ascoltare lโ€™insegnamento degli apostoli e nellโ€™unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere.ย 43ย Un senso di timore era in tutti e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli.ย 44ย Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune;ย 45ย chi aveva proprietร  e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno.ย 46ย Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicitร  di cuore,ย 47ย lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo.

La prima lettura di tutte le domeniche di Pasqua รจ presa dagli Atti degli apostoli, il libro che narra la diffusione del vangelo nel mondo e la nascita delle prime comunitร  cristiane.

Il brano di oggi presenta un quadretto incantevole della vita della comunitร  di Gerusalemme, sorta attorno a Maria e agli apostoli, dopo la Pentecoste. Essa costituisce il punto di riferimento per tutte le comunitร  cristiane. I pilastri su cui si regge sono elencati nei primi due versetti della lettura (vv. 42-43): fedeltร  alla catechesi, comunione dei beni, celebrazione settimanale dellโ€™eucaristia (chiamata โ€œlo spezzar del paneโ€), preghiera in comune. Vediamo in dettaglio ciascuna di queste caratteristiche.

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La catechesi (quotidiana) anzitutto.

I Dodici non si comportano come i rabbini: non si limitano a ripetere le interpretazioni degli antichi. Proclamano che sono giunti i tempi ultimi, mostrano come le Scritture e le profezie si siano adempiute in Gesรน di Nazaret (At 4,33), comunicano la luce che hanno ricevuto nella Pasqua affinchรฉ tutti possano comprendere il significato della morte inspiegabile e scandalosa del loro Maestro.

Anche oggi lโ€™ascolto della Parola รจ lโ€™unico, solido fondamento su cui deve poggiare la fede delle comunitร  (Rm 10,14-17). Le emozioni religiose, le sensazioni, le โ€œrivelazioniโ€ personali non sono altro che fragili palliativi, ripieghi deludenti.

La comunione dei beni.

In molti campi della morale i cristiani seguono principi e fanno opzioni diverse dai non credenti, ma quando si tratta di amministrare i beni si comportano in genere come gli altri uomini: trafficano, commerciano, accumulano, come se la risurrezione di Cristo non avesse nulla a che vedere con la gestione dellโ€™economia.

Chi pensa e agisce in questo modo rimane di certo sconcertato dal radicale cambiamento che si registra nella comunitร  di Gerusalemme a partire dalla Pasqua: i credenti hanno ogni cosa in comune (At 2,44), nessuno afferma che ciรฒ che possiede รจ sua proprietร  (At 4,32), tutto viene distribuito secondo il bisogno di ciascuno (At 2,45; 4,35). Non si dice che sono piรน generosi degli altri, che fanno piรน elemosine, ma che hanno rinunciato a tutti i loro beni.

Non vengono disprezzate le realtร  di questo mondo, ma viene proposta la rinuncia volontaria ad ogni impiego egoistico di ciรฒ che si possiede.

Lโ€™ideale del cristiano non รจ lโ€™indigenza, ma un mondo in cui โ€œnessuno piรน sia poveroโ€ (At 4,34). Chi crede che Gesรน รจ risorto non si sottomette alla schiavitรน dellโ€™avere. Con la condivisione manifesta la completa disponibilitร  a porre se stesso a servizio dei fratelli.

La ricchezza non รจ un male, lo รจ invece lโ€™arricchimento che lascia gli altri nel bisogno. La povertร  รจ un male, per questo scompare nel regno di Dio. Nella comunitร  in cui si pratica la condivisione non puรฒ esistere la povertร . Come spiegava Basilio, il padre della Chiesa del IV secolo: โ€œSe ciascuno si prendesse quanto basta al suo bisogno, lasciando il superfluo allโ€™indigente, nessuno sarebbe ricco e nessuno sarebbe poveroโ€.

I cristiani di Gerusalemme conducevano una vita radicalmente diversa da quella dellโ€™ambiente circostante. Lโ€™allegria, la semplicitร  di cuore, la caritร  che avevano gli uni verso gli altri attiravano la simpatia di tutto il popolo. La gente si chiedeva: da dove deriva lโ€™impulso ad una forma di vita tanto straordinaria? La risposta era: dalla risurrezione di Cristo. La vita nuova della comunitร  era la prova che Cristo รจ vivo.

Cโ€™รจ unโ€™esperienza che gli uomini di ogni tempo sono in diritto di fare: incontrare una comunitร  di persone completamente diverse, una comunitร  che propone e vive valori alternativi a quelli offerti dallโ€™ambiente circostante. Lโ€™esperienza della comunitร  di Gerusalemme non va applicata alla lettera alle nostre comunitร , altrimenti non solo non verrebbero risolti i problemi, ma se ne creerebbero di maggiori. Tuttavia il distacco dai beni di questo mondo rimane una condizione indispensabile per chiunque creda nel Risorto.

Lo spezzare del pane.

Lโ€™espressione si riferiva, originariamente, al gesto del capofamiglia che, allโ€™inizio della cena, prendeva in mano il pane, pronunciava la benedizione, lo spezzava e lo distribuiva ai commensali (At 2,46). Ben presto passรฒ a indicare la celebrazione dellโ€™eucaristia (At 20,7.11; 1 Cor 10,16) perchรฉ il Signore aveva compiuto questo gesto durante lโ€™ultima cena. Nelle comunitร  primitive era preceduta da un pasto in comune (1 Cor 11,17-34).

Eucaristia significa rendimento di grazie. Costituisce lโ€™apice della vita della comunitร . รˆ il momento in cui, davanti al pane spezzato โ€“ che ripropone il gesto dellโ€™amore sommo di Dio per lโ€™uomo โ€“ la comunitร  prende coscienza di tutti i doni ricevuti dal Signore. รˆ colta da stupore e ammirazione e con gioia sente il bisogno di lodarlo. Potrebbe usare le parole del salmista: โ€œBenedetto il Signore che ha fatto per me meraviglieโ€ (Sal 31,22), oppure esclamare con Gesรน: โ€œTi rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoliโ€ (Lc 10,21-22).

Una comunitร  che non celebra lโ€™eucaristia, che non puรฒ esprimere, di fronte al sacramento, il suo rendimento di grazie, รจ priva di un elemento essenziale della sua vita. Purtroppo questo avviene in molte comunitร  cristiane dove, per mancanza di preti, viene distribuito solo il pane della Parola. รˆ un alimento sostanzioso, certo, ma, se non รจ seguito dallo โ€œspezzar del pane eucaristicoโ€, la celebrazione non tocca il suo vertice.

La preghiera comunitaria.

I primi cristiani hanno continuato a comportarsi da pii giudei: frequentavano il tempio (At 2,46) e recitavano salmi. Poi hanno sentito il bisogno di tradurre in preghiera la fede nel Risorto ed il nuovo rapporto con Dio. Cosรฌ, servendosi di espressioni colte sulla bocca di Gesรน, hanno composto il Padre nostro, modello di ogni preghiera cristiana e i primi canti per celebrare lโ€™evento pasquale.

 La preghiera fatta in solitudine รจ bella e necessaria; Gesรน la raccomanda: โ€œQuando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segretoโ€ (Mt 6,4). Ma la comunitร  รจ โ€œla sposaโ€ che, come la fanciulla Israele, รจ amata โ€œdi un amore eternoโ€ (Ger 31,3) dal suo Signore. Per questo sente il bisogno di riunire tutte le sue membra per elevare โ€œa una sola voceโ€ il suo canto dโ€™amore. Nel contesto di questa preghiera comunitaria viene ricordata Maria per lโ€™ultima volta nel NT: โ€œTutti erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesรน e con i fratelli di luiโ€ (At 1,14).

Una comunitร  fondata su questi quattro pilastri compirร  prodigi, porrร  le basi di unโ€™umanitร  nuova, sarร  il segno che nel mondo รจ presente e opera lo Spirito del Risorto.

Seconda Lettura (1 Pt 1,3-9)

3ย Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesรน Cristo; nella sua grande misericordia egli ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesรน Cristo dai morti, per una speranza viva,ย 4ย per una ereditร  che non si corrompe, non si macchia e non marcisce. Essa รจ conservata nei cieli per voi,ย 5ย che dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, per la vostra salvezza, prossima a rivelarsi negli ultimi tempi.
6ย Perciรฒ siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere un poโ€™ afflitti da varie prove,ย 7ย perchรฉ il valore della vostra fede, molto piรน preziosa dellโ€™oro, che, pur destinato a perire, tuttavia si prova col fuoco, torni a vostra lode, gloria e onore nella manifestazione di Gesรน Cristo:ย 8ย voi lo amate, pur senza averlo visto; e ora senza vederlo credete in lui. Perciรฒ esultate di gioia indicibile e gloriosa,ย 9ย mentre conseguite la mรจta della vostra fede, cioรจ la salvezza delle anime.

Siamo a Roma negli anni 80 d.C. e i cristiani hanno appena introdotto lโ€™uso di amministrare i battesimi durante la notte di Pasqua. In questo contesto liturgico nasce lโ€™omelia ai neobattezzati contenuta nella prima lettera di Pietro che ci accompagnerร  nelle prossime domeniche. Lโ€™espressione โ€œcarissimi!โ€ con cui il predicatore intercala il suo discorso (1 Pt 2,11; 4,12) lascia trasparire la sua commozione di fronte ai nuovi figli di Dio. Nel suo commovente discorso non introduce disquisizioni teologiche, ma si congratula con i neofiti (1 Pt 2,7), ricorda loro che sono stati โ€œrigenerati non da un seme corruttibile, ma da un seme immortale, cioรจ dalla parola di Dio viva ed eternaโ€ (1 Pt 1,23) ed espone le conseguenze morali che questa nuova nascita comporta. La sua omelia โ€“ lo vedremo nelle prossime domeniche โ€“ รจ un susseguirsi ininterrotto di esortazioni e di imperativi.

Questo testo รจ stato composto in un momento difficile per le comunitร  cristiane, specialmente per quelle dellโ€™Asia Minore. Contro di loro non si era scatenata una vera persecuzione, ma i battezzati venivano facilmente offesi, discriminati, condannati ingiustamente nei tribunali (vv. 6-7).

Lโ€™autore li invita a riflettere sulla vita nuova che Dio ha loro donato nel battesimo, vita reale, anche se non puรฒ essere sperimentata con i sensi (vv. 3-5).

Dalla consapevolezza di aver ricevuto un dono unico, fioriscono la gioia, la serenitร  e la pace. Queste disposizioni interiori animano il cristiano anche nei momenti in cui deve affrontare tribolazioni, avversitร , persecuzioni (vv. 6.8).

Come interpretare, alla luce del progetto di Dio, le difficoltร  che molti cristiani della fine del I secolo stanno incontrando?

Il predicatore ricorre a una immagine biblica: il Signore sta mettendo alla prova i suoi eletti, li sta saggiando come oro nel crogiuolo (Sap 3,5-6), li sta facendo passare attraverso il fuoco per purificarli, come si fa con lโ€™argento (Zc 13,8-9). Anche i metalli preziosi, infatti, hanno bisogno di essere liberati dalle scorie per raggiungere il massimo splendore.

Lโ€™ultima parte della lettura introduce il messaggio che sarร  sviluppato nel vangelo: โ€œVoi amate Cristo benchรฉ non lo abbiate mai visto; e ora, senza vederlo, continuate a credere in luiโ€ (v. 8). I neofiti di Roma appartengono alla terza generazione di cristiani. Pur essendo ancora relativamente vicini agli avvenimenti della Pasqua, essi non hanno personalmente conosciuto Gesรน di Nazareth, vivono unโ€™esperienza di fede simile alla nostra: credono ai testimoni del Risorto e incontrano il Signore, come noi, nella celebrazione della Parola e allo โ€œspezzar del Paneโ€. Sono beati perchรฉ, pur non avendo visto nรฉ Lui nรฉ chi lo ha visto, continuano a credere.

Vangelo (Gv 20,19-31)

19ย La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei giudei, venne Gesรน, si fermรฒ in mezzo a loro e disse: โ€œPace a voi!โ€.ย 20ย Detto questo, mostrรฒ loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
21ย Gesรน disse loro di nuovo: โ€œPace a voi! Come il Padre ha mandato me, anchโ€™io mando voiโ€.ย 22ย Dopo aver detto questo, alitรฒ su di loro e disse: โ€œRicevete lo Spirito Santo;ย 23ย a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessiโ€.
24ย Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dรฌdimo, non era con loro quando venne Gesรน.ย 25ย Gli dissero allora gli altri discepoli: โ€œAbbiamo visto il Signore!โ€. Ma egli disse loro: โ€œSe non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederรฒโ€.
26ย Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e cโ€™era con loro anche Tommaso. Venne Gesรน, a porte chiuse, si fermรฒ in mezzo a loro e disse: โ€œPace a voi!โ€.ย 27ย Poi disse a Tommaso: โ€œMetti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere piรน incredulo ma credente!โ€.ย 28ย Rispose Tommaso: โ€œMio Signore e mio Dio!โ€.ย 29ย Gesรน gli disse: โ€œPerchรฉ mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!โ€.
30ย Molti altri segni fece Gesรน in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro.ย 31ย Questi sono stati scritti, perchรฉ crediate che Gesรน รจ il Cristo, il Figlio di Dio e perchรฉ, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Il brano di oggi รจ diviso in due parti che corrispondono alle apparizioni del Risorto. Nella prima (vv. l9-23) Gesรน comunica ai discepoli il suo Spirito e con esso dร  loro il potere di vincere le forze del male. รˆ lo stesso brano che ritroveremo e commenteremo a Pentecoste. Nella seconda (vv. 24-31) รจ raccontato il famoso episodio di Tommaso.

Il dubbio di questo apostolo รจ diventato proverbiale. A chi manifesta qualche diffidenza si รจ soliti dire: โ€œSei incredulo come Tommaso!โ€. Eppure, a ben vedere, non pare abbia fatto nulla di male: chiedeva solo di vedere ciรฒ che gli altri avevano visto. Perchรฉ pretendere solo da lui una fede basata sulla parola?

Ma davvero Tommaso รจ stato lโ€™unico ad avere dubbi, mentre gli altri discepoli sarebbero arrivati in modo facile e immediato a credere nel Risorto? Non pare proprio che le cose siano andate cosรฌ.

Nel vangelo di Marco si dice che Gesรน apparve agli undici โ€œe li rimproverรฒ per la loro incredulitร  e durezza di cuore, perchรฉ non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitatoโ€ (Mc 16,14). Nel vangelo di Luca il Risorto si rivolge agli apostoli stupiti e spaventati e chiede: โ€œPerchรฉ siete turbati e perchรฉ sorgono dubbi nel vostro cuore?โ€ (Lc 24,38). Nellโ€™ultima pagina del vangelo di Matteo si dice addirittura che, quando Gesรน apparve ai discepoli su un monte della Galilea (quindi molto tempo dopo le apparizioni a Gerusalemme), alcuni ancora dubitavano (Mt 28,17).

Tutti dunque hanno dubitato, non soltanto il povero Tommaso! Come mai allora lโ€™evangelista Giovanni sembra voler concentrare su di lui i dubbi che hanno attanagliato anche gli altri? Cerchiamo di capire.

Quando Giovanni scrive (verso lโ€™anno 95 d.C.), Tommaso รจ morto da qualche tempo, dunque, lโ€™episodio non รจ certo riferito per mettere in cattiva luce questo apostolo. Se vengono posti in risalto i problemi di fede che ha avuto, la ragione รจ unโ€™altra: lโ€™evangelista vuole rispondere agli interrogativi ed alle obiezioni che i cristiani delle sue comunitร  sollevano con crescente insistenza. Si tratta di cristiani della terza generazione, di persone che non hanno visto il Signore Gesรน. Molti di loro non hanno nemmeno conosciuto qualcuno degli apostoli. Fanno fatica a credere, si dibattono in mezzo a tanti dubbi, vorrebbero vedere, toccare, verificare se il Signore รจ veramente risorto. Si chiedono: quali sono le ragioni che ci possono indurre a credere? รˆ ancora possibile per noi fare lโ€™esperienza del Risorto? Ci sono delle prove che egli รจ vivo? Come mai non appare piรน? Sono le domande che anche noi oggi ci poniamo.

Ad esse, Marco, Luca e Matteo rispondono dicendo che tutti gli apostoli hanno avuto esitazioni. Non sono arrivati nรฉ subito nรฉ con facilitร  a credere nel Risorto, anche per loro il cammino della fede รจ stato lungo e faticoso, malgrado Gesรน avesse dato tanti segni che era vivo, che era entrato nella gloria del Padre.

La risposta di Giovanni รจ diversa: egli prende Tommaso come simbolo della difficoltร  che ogni discepolo incontra per arrivare a credere. Difficile sapere la ragione per cui ha scelto proprio questo apostolo, forse perchรฉ ha avuto piรน difficoltร  o ha impiegato piรน tempo degli altri ad avere fede.

Ciรฒ che Giovanni vuole insegnare ai cristiani delle sue comunitร  (e a noi) รจ che il Risorto possiede una vita che sfugge ai nostri sensi, una vita che non puรฒ essere toccata con le mani nรฉ vista con gli occhi, puรฒ solo essere raggiunta mediante la fede. Questo vale anche per gli apostoli che pure hanno fatto unโ€™esperienza unica del Risorto.

Non si puรฒ aver fede in ciรฒ che si รจ visto. Non si possono avere dimostrazioni, prove scientifiche della risurrezione. Se qualcuno pretende di vedere, constatare, toccare, deve rinunciare alla fede.

Noi diciamo: โ€œBeati coloro che hanno vistoโ€. Per Gesรน, invece, beati sono coloro che non hanno visto, non perchรฉ a loro costa di piรน credere e quindi hanno maggiori meriti, sono beati perchรฉ la loro fede รจ piรน genuina, piรน pura, anzi, รจ lโ€™unica fede pura. Chi vede ha la certezza dellโ€™evidenza, possiede la prova inconfutabile di un fatto.

Tommaso compare altre due volte nel vangelo di Giovanni e non fa mai โ€“ diremmo noi โ€“ una bella figura, ha sempre difficoltร  a capire, equivoca, fraintende le parole e le scelte del Maestro.

Interviene una prima volta quando, ricevuta la notizia della morte di Lazzaro, Gesรน decide di andare in Giudea. Tommaso pensa che seguire il Maestro significhi perdere la vita. Non comprende che Gesรน รจ il Signore della vita e, sconsolato e deluso, esclama: โ€œAndiamo anche noi a morire con luiโ€ (Gv 11,16).

Durante lโ€™ultima cena Gesรน parla della via che egli sta percorrendo, una via che passa attraverso la morte per introdurre nella vita. Tommaso interviene di nuovo: โ€œSignore non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?โ€ (Gv 14,5). รˆ pieno di perplessitร , di esitazioni e di dubbi, non riesce ad accettare ciรฒ che non capisce. Lo dimostra una terza volta nellโ€™episodio narrato nel brano di oggi.

Sembra quasi che Giovanni si diverta a tratteggiare in questo modo la figura di Tommaso; ma alla fine gli rende giustizia: mette sulla sua bocca la piรน alta, la piรน sublime delle professioni di fede. Nelle sue parole รจ riflessa la conclusione dellโ€™itinerario di fede dei discepoli.

Allโ€™inizio del vangelo, i primi due apostoli si rivolgono a Gesรน chiamandolo Rabbรฌ (Gv 1,38). รˆ il primo passo verso la comprensione dellโ€™identitร  del Maestro. Non passa molto tempo e Andrea, che ha giร  capito molto di piรน, dice a suo fratello Simone: โ€œAbbiamo trovato il messiaโ€ (Gv 1,41). Natanaele intuisce subito con chi ha a che fare e dichiara a Gesรน: โ€œTu sei il Figlio di Dioโ€ (Gv 1,49). I samaritani lo riconoscono come il salvatore del mondo (Gv 4,43), la gente come il profeta (Gv 6,14), il cieco nato lo proclama Signore (Gv 9,38), per Pilato รจ re dei giudei (Gv 19,19). Ma รจ Tommaso a dire lโ€™ultima parola sullโ€™identitร  di Gesรน, lo chiama: Mio Signore e mio Dio. Unโ€™espressione che la Bibbia riferisce a JHWH (Sal 35,23). Tommaso รจ dunque il primo a riconoscere la divinitร  di Cristo, il primo che arriva a capire cosa intendeva dire Gesรน quando affermava: โ€œIo e il Padre siamo unoโ€ (Gv 10,30).

La conclusione del brano (vv. 30-31) presenta la ragione per cui Giovanni ha scritto il suo libro: ha raccontato dei โ€œsegniโ€ โ€“ non tutti, ma quelli sufficienti โ€“ per due ragioni: per suscitare o confermare la fede in Cristo e perchรฉ, attraverso questa fede, si giunga alla vita.

Il quarto evangelista chiama i miracoli segni. Gesรน non li ha compiuti per impressionare coloro che vi assistevano, anzi ha avuto parole di condanna nei confronti di chi non credeva se non vedeva prodigi (Gv 4,48) e Giovanni non li racconta per stupire i suoi lettori, per โ€œdimostrareโ€ il potere divino di Gesรน.

segni non sono prove, ma rivelazioni sulla persona di Gesรน, sulla sua natura e sulla sua missione. Arriva a credere in modo solido e duraturo chi, dal fatto materiale, si eleva alla realtร  che esso indica. Non comprende il segno chi, nella distribuzione dei pani, non coglie che Gesรน รจ il pane della vita, o, nella guarigione del cieco nato, non riconosce che Gesรน รจ la luce del mondo, o nella rianimazione di Lazzaro non vede in Gesรน il Signore della vita.

Nellโ€™epilogo del vangelo, Giovanni usa la parola segni in senso ampio: intende tutta la rivelazione della persona di Gesรน, i suoi gesti di misericordia (le guarigioni, la moltiplicazione dei pani) e le sue parole (Gv 12,37). Chi legge il suo libro e comprende questi segni si trova davanti, nitida, la persona di Gesรน ed รจ invitato a fare una scelta. Opterร  per la vita chi riconoscerร  in lui il Signore e gli darร  la sua adesione.

Ecco lโ€™unica prova che รจ offerta a chi cerca ragioni per credere: lo stesso vangelo. Lรฌ risuona la parola di Cristo, lรฌ rifulge la sua persona. Non ci sono altre prove allโ€™infuori di questa stessa Parola.

Per capire, vale la pena rifarsi a quanto Gesรน ha detto nella parabola del buon Pastore: โ€œLe mie pecore riconoscono la mia voceโ€ (Gv 10,4-5.27). Non sono necessarie apparizioni, nel vangelo risuona la voce del Pastore e, per le pecore che gli appartengono, il suono inconfondibile della sua voce basta per farlo riconoscere e per attirare a lui.

Ma dove si puรฒ ascoltare questa voce? Dove risuona questa parola? รˆ possibile ripetere oggi lโ€™esperienza che gli apostoli hanno fatto nel giorno di Pasqua e โ€œotto giorni dopoโ€? Come?

Avremo sicuramente notato che ambedue le apparizioni avvengono di domenica. Avremo notato anche che coloro che fanno lโ€™esperienza del Risorto sono gli stessi (โ€ฆuno piรน, uno meno), che il Signore si presenta con le stesse parole: โ€œLa pace sia con voiโ€ e che, in ambedue gli incontri, Gesรน mostra i segni della sua passione. Ci sarebbero altri particolari, ma bastano questi quattro per aiutarci a rispondere alle domande che ci siamo posti.

I discepoli si trovano riuniti in casa. Lโ€™incontro al quale Giovanni allude รจ chiaramente quello che avviene nel giorno del Signore, quello in cui, ogni otto giorni, tutta la comunitร  รจ convocata per la celebrazione dellโ€™eucaristia. Quando tutti i credenti sono riuniti, ecco comparire il Risorto. Egli, per bocca del celebrante, saluta i discepoli e augura, come nella sera di Pasqua e otto giorni dopo: โ€œLa pace sia con voiโ€.

รˆ quello il momento in cui Gesรน si manifesta vivo ai discepoli. Chi, come Tommaso, diserta gli incontri della comunitร , non puรฒ fare lโ€™esperienza del Risorto (vv. 24-25), non puรฒ udire il suo saluto e la sua Parola, non puรฒ accogliere la sua pace e il suo perdono (vv. 19.26.23), sperimentare la sua gioia (v. 20), ricevere il suo Spirito (v. 22). Chi nel giorno del Signore rimane in casa, magari per pregare da solo, puรฒ sรฌ fare lโ€™esperienza di Dio, ma non quella del Risorto, perchรฉ questi si rende presente lร  dove la comunitร  รจ radunata.

E chi non incontra il Risorto che fa? Come Tommaso avrร  bisogno di prove per credere, ma di prove non ne otterrร  mai.

Contrariamente a quanto si vede raffigurato nei quadri degli artisti, nemmeno Tommaso ha messo le mani nelle ferite del Signore. Dal testo non risulta che egli abbia toccato il Risorto. Anchโ€™egli รจ giunto a pronunciare la sua professione di fede dopo aver ascoltato la voce del Risorto, assieme ai fratelli della comunitร . E la possibilitร  di fare questa esperienza รจ offerta ai cristiani di tutti i tempiโ€ฆ ogni otto giorni.

Per gentile concessione di Settimana News.