Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 16 aprile 2023.
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Gioirono al vedere il Signore
Lโabito migliore, quello che viene indossato quando ci si reca in chiesa รจ detto, nella lingua popolare portoghese: โVestito per vedere Dioโ. Questโespressione nasce dalla convinzione che, di domenica, la comunitร in festa si raduna per โvedere il Signoreโ.
ร un giorno di gioia perchรฉ, come a Pasqua e โotto giorni dopoโ (Gv 20,19.26), il Risorto si rende di nuovo presente in mezzo ai discepoli riuniti, riscalda i loro cuori, aprendoli alla comprensione delle Scritture e, โallo spezzar del paneโ, apre i loro occhi e si fa riconoscere (Lc 24,31-32).
Gli evangelisti mostrano scarso interesse per la precisione cronologica, eppure su una data concordano perfettamente: fu nel โprimo giorno dopo il sabatoโ che i discepoli videro il Signore, per questo le comunitร cristiane scelsero questo giorno per dedicarlo allโascolto della parola (At 20,7-12), alla celebrazione della santa cena (1 Cor 11,20.26), alla preghiera e alla condivisione dei beni.
Ogni primo giorno della settimana, ciascuno metteva da parte ciรฒ che era riuscito a risparmiare (1 Cor 16,2) e presentava il suo dono alla comunitร , che distribuiva le offerte ai membri piรน bisognosi o le inviava alle comunitร piรน povere.
Una delle piรน antiche testimonianze รจ offerta da uno scrittore pagano, Plinio il Giovane che, verso il 112, scrive allโimperatore Traiano: i cristiani โsono soliti riunirsi, in un giorno stabilito, prima dellโalba e cantare inni a Cristo come a un Dioโ.
Era il giorno del Signore โ la domenica (Ap 1,10) โ quello in cui ogni comunitร celebrava, nel rito, la sua fede e la sua vita.
Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โCome bambini appena nati, la madre Chiesa alimenta i suoi figli, non con visioni, ma con il latte della Parolaโ.
Prima Lettura ย (At 2,42-47)
42ย Erano assidui nellโascoltare lโinsegnamento degli apostoli e nellโunione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere.ย 43ย Un senso di timore era in tutti e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli.ย 44ย Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune;ย 45ย chi aveva proprietร e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno.ย 46ย Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicitร di cuore,ย 47ย lodando Dio e godendo la simpatia di tutto il popolo.
La prima lettura di tutte le domeniche di Pasqua รจ presa dagli Atti degli apostoli, il libro che narra la diffusione del vangelo nel mondo e la nascita delle prime comunitร cristiane.
Il brano di oggi presenta un quadretto incantevole della vita della comunitร di Gerusalemme, sorta attorno a Maria e agli apostoli, dopo la Pentecoste. Essa costituisce il punto di riferimento per tutte le comunitร cristiane. I pilastri su cui si regge sono elencati nei primi due versetti della lettura (vv. 42-43): fedeltร alla catechesi, comunione dei beni, celebrazione settimanale dellโeucaristia (chiamata โlo spezzar del paneโ), preghiera in comune. Vediamo in dettaglio ciascuna di queste caratteristiche.
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La catechesi (quotidiana) anzitutto.
I Dodici non si comportano come i rabbini: non si limitano a ripetere le interpretazioni degli antichi. Proclamano che sono giunti i tempi ultimi, mostrano come le Scritture e le profezie si siano adempiute in Gesรน di Nazaret (At 4,33), comunicano la luce che hanno ricevuto nella Pasqua affinchรฉ tutti possano comprendere il significato della morte inspiegabile e scandalosa del loro Maestro.
Anche oggi lโascolto della Parola รจ lโunico, solido fondamento su cui deve poggiare la fede delle comunitร (Rm 10,14-17). Le emozioni religiose, le sensazioni, le โrivelazioniโ personali non sono altro che fragili palliativi, ripieghi deludenti.
La comunione dei beni.
In molti campi della morale i cristiani seguono principi e fanno opzioni diverse dai non credenti, ma quando si tratta di amministrare i beni si comportano in genere come gli altri uomini: trafficano, commerciano, accumulano, come se la risurrezione di Cristo non avesse nulla a che vedere con la gestione dellโeconomia.
Chi pensa e agisce in questo modo rimane di certo sconcertato dal radicale cambiamento che si registra nella comunitร di Gerusalemme a partire dalla Pasqua: i credenti hanno ogni cosa in comune (At 2,44), nessuno afferma che ciรฒ che possiede รจ sua proprietร (At 4,32), tutto viene distribuito secondo il bisogno di ciascuno (At 2,45; 4,35). Non si dice che sono piรน generosi degli altri, che fanno piรน elemosine, ma che hanno rinunciato a tutti i loro beni.
Non vengono disprezzate le realtร di questo mondo, ma viene proposta la rinuncia volontaria ad ogni impiego egoistico di ciรฒ che si possiede.
Lโideale del cristiano non รจ lโindigenza, ma un mondo in cui โnessuno piรน sia poveroโ (At 4,34). Chi crede che Gesรน รจ risorto non si sottomette alla schiavitรน dellโavere. Con la condivisione manifesta la completa disponibilitร a porre se stesso a servizio dei fratelli.
La ricchezza non รจ un male, lo รจ invece lโarricchimento che lascia gli altri nel bisogno. La povertร รจ un male, per questo scompare nel regno di Dio. Nella comunitร in cui si pratica la condivisione non puรฒ esistere la povertร . Come spiegava Basilio, il padre della Chiesa del IV secolo: โSe ciascuno si prendesse quanto basta al suo bisogno, lasciando il superfluo allโindigente, nessuno sarebbe ricco e nessuno sarebbe poveroโ.
I cristiani di Gerusalemme conducevano una vita radicalmente diversa da quella dellโambiente circostante. Lโallegria, la semplicitร di cuore, la caritร che avevano gli uni verso gli altri attiravano la simpatia di tutto il popolo. La gente si chiedeva: da dove deriva lโimpulso ad una forma di vita tanto straordinaria? La risposta era: dalla risurrezione di Cristo. La vita nuova della comunitร era la prova che Cristo รจ vivo.
Cโรจ unโesperienza che gli uomini di ogni tempo sono in diritto di fare: incontrare una comunitร di persone completamente diverse, una comunitร che propone e vive valori alternativi a quelli offerti dallโambiente circostante. Lโesperienza della comunitร di Gerusalemme non va applicata alla lettera alle nostre comunitร , altrimenti non solo non verrebbero risolti i problemi, ma se ne creerebbero di maggiori. Tuttavia il distacco dai beni di questo mondo rimane una condizione indispensabile per chiunque creda nel Risorto.
Lo spezzare del pane.
Lโespressione si riferiva, originariamente, al gesto del capofamiglia che, allโinizio della cena, prendeva in mano il pane, pronunciava la benedizione, lo spezzava e lo distribuiva ai commensali (At 2,46). Ben presto passรฒ a indicare la celebrazione dellโeucaristia (At 20,7.11; 1 Cor 10,16) perchรฉ il Signore aveva compiuto questo gesto durante lโultima cena. Nelle comunitร primitive era preceduta da un pasto in comune (1 Cor 11,17-34).
Eucaristia significa rendimento di grazie. Costituisce lโapice della vita della comunitร . ร il momento in cui, davanti al pane spezzato โ che ripropone il gesto dellโamore sommo di Dio per lโuomo โ la comunitร prende coscienza di tutti i doni ricevuti dal Signore. ร colta da stupore e ammirazione e con gioia sente il bisogno di lodarlo. Potrebbe usare le parole del salmista: โBenedetto il Signore che ha fatto per me meraviglieโ (Sal 31,22), oppure esclamare con Gesรน: โTi rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoliโ (Lc 10,21-22).
Una comunitร che non celebra lโeucaristia, che non puรฒ esprimere, di fronte al sacramento, il suo rendimento di grazie, รจ priva di un elemento essenziale della sua vita. Purtroppo questo avviene in molte comunitร cristiane dove, per mancanza di preti, viene distribuito solo il pane della Parola. ร un alimento sostanzioso, certo, ma, se non รจ seguito dallo โspezzar del pane eucaristicoโ, la celebrazione non tocca il suo vertice.
La preghiera comunitaria.
I primi cristiani hanno continuato a comportarsi da pii giudei: frequentavano il tempio (At 2,46) e recitavano salmi. Poi hanno sentito il bisogno di tradurre in preghiera la fede nel Risorto ed il nuovo rapporto con Dio. Cosรฌ, servendosi di espressioni colte sulla bocca di Gesรน, hanno composto il Padre nostro, modello di ogni preghiera cristiana e i primi canti per celebrare lโevento pasquale.
La preghiera fatta in solitudine รจ bella e necessaria; Gesรน la raccomanda: โQuando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segretoโ (Mt 6,4). Ma la comunitร รจ โla sposaโ che, come la fanciulla Israele, รจ amata โdi un amore eternoโ (Ger 31,3) dal suo Signore. Per questo sente il bisogno di riunire tutte le sue membra per elevare โa una sola voceโ il suo canto dโamore. Nel contesto di questa preghiera comunitaria viene ricordata Maria per lโultima volta nel NT: โTutti erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesรน e con i fratelli di luiโ (At 1,14).
Una comunitร fondata su questi quattro pilastri compirร prodigi, porrร le basi di unโumanitร nuova, sarร il segno che nel mondo รจ presente e opera lo Spirito del Risorto.
Seconda Lettura (1 Pt 1,3-9)
3ย Sia benedetto Dio e Padre del Signore nostro Gesรน Cristo; nella sua grande misericordia egli ci ha rigenerati, mediante la risurrezione di Gesรน Cristo dai morti, per una speranza viva,ย 4ย per una ereditร che non si corrompe, non si macchia e non marcisce. Essa รจ conservata nei cieli per voi,ย 5ย che dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, per la vostra salvezza, prossima a rivelarsi negli ultimi tempi.
6ย Perciรฒ siete ricolmi di gioia, anche se ora dovete essere un poโ afflitti da varie prove,ย 7ย perchรฉ il valore della vostra fede, molto piรน preziosa dellโoro, che, pur destinato a perire, tuttavia si prova col fuoco, torni a vostra lode, gloria e onore nella manifestazione di Gesรน Cristo:ย 8ย voi lo amate, pur senza averlo visto; e ora senza vederlo credete in lui. Perciรฒ esultate di gioia indicibile e gloriosa,ย 9ย mentre conseguite la mรจta della vostra fede, cioรจ la salvezza delle anime.
Siamo a Roma negli anni 80 d.C. e i cristiani hanno appena introdotto lโuso di amministrare i battesimi durante la notte di Pasqua. In questo contesto liturgico nasce lโomelia ai neobattezzati contenuta nella prima lettera di Pietro che ci accompagnerร nelle prossime domeniche. Lโespressione โcarissimi!โ con cui il predicatore intercala il suo discorso (1 Pt 2,11; 4,12) lascia trasparire la sua commozione di fronte ai nuovi figli di Dio. Nel suo commovente discorso non introduce disquisizioni teologiche, ma si congratula con i neofiti (1 Pt 2,7), ricorda loro che sono stati โrigenerati non da un seme corruttibile, ma da un seme immortale, cioรจ dalla parola di Dio viva ed eternaโ (1 Pt 1,23) ed espone le conseguenze morali che questa nuova nascita comporta. La sua omelia โ lo vedremo nelle prossime domeniche โ รจ un susseguirsi ininterrotto di esortazioni e di imperativi.
Questo testo รจ stato composto in un momento difficile per le comunitร cristiane, specialmente per quelle dellโAsia Minore. Contro di loro non si era scatenata una vera persecuzione, ma i battezzati venivano facilmente offesi, discriminati, condannati ingiustamente nei tribunali (vv. 6-7).
Lโautore li invita a riflettere sulla vita nuova che Dio ha loro donato nel battesimo, vita reale, anche se non puรฒ essere sperimentata con i sensi (vv. 3-5).
Dalla consapevolezza di aver ricevuto un dono unico, fioriscono la gioia, la serenitร e la pace. Queste disposizioni interiori animano il cristiano anche nei momenti in cui deve affrontare tribolazioni, avversitร , persecuzioni (vv. 6.8).
Come interpretare, alla luce del progetto di Dio, le difficoltร che molti cristiani della fine del I secolo stanno incontrando?
Il predicatore ricorre a una immagine biblica: il Signore sta mettendo alla prova i suoi eletti, li sta saggiando come oro nel crogiuolo (Sap 3,5-6), li sta facendo passare attraverso il fuoco per purificarli, come si fa con lโargento (Zc 13,8-9). Anche i metalli preziosi, infatti, hanno bisogno di essere liberati dalle scorie per raggiungere il massimo splendore.
Lโultima parte della lettura introduce il messaggio che sarร sviluppato nel vangelo: โVoi amate Cristo benchรฉ non lo abbiate mai visto; e ora, senza vederlo, continuate a credere in luiโ (v. 8). I neofiti di Roma appartengono alla terza generazione di cristiani. Pur essendo ancora relativamente vicini agli avvenimenti della Pasqua, essi non hanno personalmente conosciuto Gesรน di Nazareth, vivono unโesperienza di fede simile alla nostra: credono ai testimoni del Risorto e incontrano il Signore, come noi, nella celebrazione della Parola e allo โspezzar del Paneโ. Sono beati perchรฉ, pur non avendo visto nรฉ Lui nรฉ chi lo ha visto, continuano a credere.
Vangelo (Gv 20,19-31)
19ย La sera di quello stesso giorno, il primo dopo il sabato, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei giudei, venne Gesรน, si fermรฒ in mezzo a loro e disse: โPace a voi!โ.ย 20ย Detto questo, mostrรฒ loro le mani e il costato. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.
21ย Gesรน disse loro di nuovo: โPace a voi! Come il Padre ha mandato me, anchโio mando voiโ.ย 22ย Dopo aver detto questo, alitรฒ su di loro e disse: โRicevete lo Spirito Santo;ย 23ย a chi rimetterete i peccati saranno rimessi e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessiโ.
24ย Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dรฌdimo, non era con loro quando venne Gesรน.ย 25ย Gli dissero allora gli altri discepoli: โAbbiamo visto il Signore!โ. Ma egli disse loro: โSe non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano nel suo costato, non crederรฒโ.
26ย Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e cโera con loro anche Tommaso. Venne Gesรน, a porte chiuse, si fermรฒ in mezzo a loro e disse: โPace a voi!โ.ย 27ย Poi disse a Tommaso: โMetti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua mano, e mettila nel mio costato; e non essere piรน incredulo ma credente!โ.ย 28ย Rispose Tommaso: โMio Signore e mio Dio!โ.ย 29ย Gesรน gli disse: โPerchรฉ mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non avendo visto crederanno!โ.
30ย Molti altri segni fece Gesรน in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro.ย 31ย Questi sono stati scritti, perchรฉ crediate che Gesรน รจ il Cristo, il Figlio di Dio e perchรฉ, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
Il brano di oggi รจ diviso in due parti che corrispondono alle apparizioni del Risorto. Nella prima (vv. l9-23) Gesรน comunica ai discepoli il suo Spirito e con esso dร loro il potere di vincere le forze del male. ร lo stesso brano che ritroveremo e commenteremo a Pentecoste. Nella seconda (vv. 24-31) รจ raccontato il famoso episodio di Tommaso.
Il dubbio di questo apostolo รจ diventato proverbiale. A chi manifesta qualche diffidenza si รจ soliti dire: โSei incredulo come Tommaso!โ. Eppure, a ben vedere, non pare abbia fatto nulla di male: chiedeva solo di vedere ciรฒ che gli altri avevano visto. Perchรฉ pretendere solo da lui una fede basata sulla parola?
Ma davvero Tommaso รจ stato lโunico ad avere dubbi, mentre gli altri discepoli sarebbero arrivati in modo facile e immediato a credere nel Risorto? Non pare proprio che le cose siano andate cosรฌ.
Nel vangelo di Marco si dice che Gesรน apparve agli undici โe li rimproverรฒ per la loro incredulitร e durezza di cuore, perchรฉ non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitatoโ (Mc 16,14). Nel vangelo di Luca il Risorto si rivolge agli apostoli stupiti e spaventati e chiede: โPerchรฉ siete turbati e perchรฉ sorgono dubbi nel vostro cuore?โ (Lc 24,38). Nellโultima pagina del vangelo di Matteo si dice addirittura che, quando Gesรน apparve ai discepoli su un monte della Galilea (quindi molto tempo dopo le apparizioni a Gerusalemme), alcuni ancora dubitavano (Mt 28,17).
Tutti dunque hanno dubitato, non soltanto il povero Tommaso! Come mai allora lโevangelista Giovanni sembra voler concentrare su di lui i dubbi che hanno attanagliato anche gli altri? Cerchiamo di capire.
Quando Giovanni scrive (verso lโanno 95 d.C.), Tommaso รจ morto da qualche tempo, dunque, lโepisodio non รจ certo riferito per mettere in cattiva luce questo apostolo. Se vengono posti in risalto i problemi di fede che ha avuto, la ragione รจ unโaltra: lโevangelista vuole rispondere agli interrogativi ed alle obiezioni che i cristiani delle sue comunitร sollevano con crescente insistenza. Si tratta di cristiani della terza generazione, di persone che non hanno visto il Signore Gesรน. Molti di loro non hanno nemmeno conosciuto qualcuno degli apostoli. Fanno fatica a credere, si dibattono in mezzo a tanti dubbi, vorrebbero vedere, toccare, verificare se il Signore รจ veramente risorto. Si chiedono: quali sono le ragioni che ci possono indurre a credere? ร ancora possibile per noi fare lโesperienza del Risorto? Ci sono delle prove che egli รจ vivo? Come mai non appare piรน? Sono le domande che anche noi oggi ci poniamo.
Ad esse, Marco, Luca e Matteo rispondono dicendo che tutti gli apostoli hanno avuto esitazioni. Non sono arrivati nรฉ subito nรฉ con facilitร a credere nel Risorto, anche per loro il cammino della fede รจ stato lungo e faticoso, malgrado Gesรน avesse dato tanti segni che era vivo, che era entrato nella gloria del Padre.
La risposta di Giovanni รจ diversa: egli prende Tommaso come simbolo della difficoltร che ogni discepolo incontra per arrivare a credere. Difficile sapere la ragione per cui ha scelto proprio questo apostolo, forse perchรฉ ha avuto piรน difficoltร o ha impiegato piรน tempo degli altri ad avere fede.
Ciรฒ che Giovanni vuole insegnare ai cristiani delle sue comunitร (e a noi) รจ che il Risorto possiede una vita che sfugge ai nostri sensi, una vita che non puรฒ essere toccata con le mani nรฉ vista con gli occhi, puรฒ solo essere raggiunta mediante la fede. Questo vale anche per gli apostoli che pure hanno fatto unโesperienza unica del Risorto.
Non si puรฒ aver fede in ciรฒ che si รจ visto. Non si possono avere dimostrazioni, prove scientifiche della risurrezione. Se qualcuno pretende di vedere, constatare, toccare, deve rinunciare alla fede.
Noi diciamo: โBeati coloro che hanno vistoโ. Per Gesรน, invece, beati sono coloro che non hanno visto, non perchรฉ a loro costa di piรน credere e quindi hanno maggiori meriti, sono beati perchรฉ la loro fede รจ piรน genuina, piรน pura, anzi, รจ lโunica fede pura. Chi vede ha la certezza dellโevidenza, possiede la prova inconfutabile di un fatto.
Tommaso compare altre due volte nel vangelo di Giovanni e non fa mai โ diremmo noi โ una bella figura, ha sempre difficoltร a capire, equivoca, fraintende le parole e le scelte del Maestro.
Interviene una prima volta quando, ricevuta la notizia della morte di Lazzaro, Gesรน decide di andare in Giudea. Tommaso pensa che seguire il Maestro significhi perdere la vita. Non comprende che Gesรน รจ il Signore della vita e, sconsolato e deluso, esclama: โAndiamo anche noi a morire con luiโ (Gv 11,16).
Durante lโultima cena Gesรน parla della via che egli sta percorrendo, una via che passa attraverso la morte per introdurre nella vita. Tommaso interviene di nuovo: โSignore non sappiamo dove vai e come possiamo conoscere la via?โ (Gv 14,5). ร pieno di perplessitร , di esitazioni e di dubbi, non riesce ad accettare ciรฒ che non capisce. Lo dimostra una terza volta nellโepisodio narrato nel brano di oggi.
Sembra quasi che Giovanni si diverta a tratteggiare in questo modo la figura di Tommaso; ma alla fine gli rende giustizia: mette sulla sua bocca la piรน alta, la piรน sublime delle professioni di fede. Nelle sue parole รจ riflessa la conclusione dellโitinerario di fede dei discepoli.
Allโinizio del vangelo, i primi due apostoli si rivolgono a Gesรน chiamandolo Rabbรฌ (Gv 1,38). ร il primo passo verso la comprensione dellโidentitร del Maestro. Non passa molto tempo e Andrea, che ha giร capito molto di piรน, dice a suo fratello Simone: โAbbiamo trovato il messiaโ (Gv 1,41). Natanaele intuisce subito con chi ha a che fare e dichiara a Gesรน: โTu sei il Figlio di Dioโ (Gv 1,49). I samaritani lo riconoscono come il salvatore del mondo (Gv 4,43), la gente come il profeta (Gv 6,14), il cieco nato lo proclama Signore (Gv 9,38), per Pilato รจ re dei giudei (Gv 19,19). Ma รจ Tommaso a dire lโultima parola sullโidentitร di Gesรน, lo chiama: Mio Signore e mio Dio. Unโespressione che la Bibbia riferisce a JHWH (Sal 35,23). Tommaso รจ dunque il primo a riconoscere la divinitร di Cristo, il primo che arriva a capire cosa intendeva dire Gesรน quando affermava: โIo e il Padre siamo unoโ (Gv 10,30).
La conclusione del brano (vv. 30-31) presenta la ragione per cui Giovanni ha scritto il suo libro: ha raccontato dei โsegniโ โ non tutti, ma quelli sufficienti โ per due ragioni: per suscitare o confermare la fede in Cristo e perchรฉ, attraverso questa fede, si giunga alla vita.
Il quarto evangelista chiama i miracoli segni. Gesรน non li ha compiuti per impressionare coloro che vi assistevano, anzi ha avuto parole di condanna nei confronti di chi non credeva se non vedeva prodigi (Gv 4,48) e Giovanni non li racconta per stupire i suoi lettori, per โdimostrareโ il potere divino di Gesรน.
I segni non sono prove, ma rivelazioni sulla persona di Gesรน, sulla sua natura e sulla sua missione. Arriva a credere in modo solido e duraturo chi, dal fatto materiale, si eleva alla realtร che esso indica. Non comprende il segno chi, nella distribuzione dei pani, non coglie che Gesรน รจ il pane della vita, o, nella guarigione del cieco nato, non riconosce che Gesรน รจ la luce del mondo, o nella rianimazione di Lazzaro non vede in Gesรน il Signore della vita.
Nellโepilogo del vangelo, Giovanni usa la parola segni in senso ampio: intende tutta la rivelazione della persona di Gesรน, i suoi gesti di misericordia (le guarigioni, la moltiplicazione dei pani) e le sue parole (Gv 12,37). Chi legge il suo libro e comprende questi segni si trova davanti, nitida, la persona di Gesรน ed รจ invitato a fare una scelta. Opterร per la vita chi riconoscerร in lui il Signore e gli darร la sua adesione.
Ecco lโunica prova che รจ offerta a chi cerca ragioni per credere: lo stesso vangelo. Lรฌ risuona la parola di Cristo, lรฌ rifulge la sua persona. Non ci sono altre prove allโinfuori di questa stessa Parola.
Per capire, vale la pena rifarsi a quanto Gesรน ha detto nella parabola del buon Pastore: โLe mie pecore riconoscono la mia voceโ (Gv 10,4-5.27). Non sono necessarie apparizioni, nel vangelo risuona la voce del Pastore e, per le pecore che gli appartengono, il suono inconfondibile della sua voce basta per farlo riconoscere e per attirare a lui.
Ma dove si puรฒ ascoltare questa voce? Dove risuona questa parola? ร possibile ripetere oggi lโesperienza che gli apostoli hanno fatto nel giorno di Pasqua e โotto giorni dopoโ? Come?
Avremo sicuramente notato che ambedue le apparizioni avvengono di domenica. Avremo notato anche che coloro che fanno lโesperienza del Risorto sono gli stessi (โฆuno piรน, uno meno), che il Signore si presenta con le stesse parole: โLa pace sia con voiโ e che, in ambedue gli incontri, Gesรน mostra i segni della sua passione. Ci sarebbero altri particolari, ma bastano questi quattro per aiutarci a rispondere alle domande che ci siamo posti.
I discepoli si trovano riuniti in casa. Lโincontro al quale Giovanni allude รจ chiaramente quello che avviene nel giorno del Signore, quello in cui, ogni otto giorni, tutta la comunitร รจ convocata per la celebrazione dellโeucaristia. Quando tutti i credenti sono riuniti, ecco comparire il Risorto. Egli, per bocca del celebrante, saluta i discepoli e augura, come nella sera di Pasqua e otto giorni dopo: โLa pace sia con voiโ.
ร quello il momento in cui Gesรน si manifesta vivo ai discepoli. Chi, come Tommaso, diserta gli incontri della comunitร , non puรฒ fare lโesperienza del Risorto (vv. 24-25), non puรฒ udire il suo saluto e la sua Parola, non puรฒ accogliere la sua pace e il suo perdono (vv. 19.26.23), sperimentare la sua gioia (v. 20), ricevere il suo Spirito (v. 22). Chi nel giorno del Signore rimane in casa, magari per pregare da solo, puรฒ sรฌ fare lโesperienza di Dio, ma non quella del Risorto, perchรฉ questi si rende presente lร dove la comunitร รจ radunata.
E chi non incontra il Risorto che fa? Come Tommaso avrร bisogno di prove per credere, ma di prove non ne otterrร mai.
Contrariamente a quanto si vede raffigurato nei quadri degli artisti, nemmeno Tommaso ha messo le mani nelle ferite del Signore. Dal testo non risulta che egli abbia toccato il Risorto. Anchโegli รจ giunto a pronunciare la sua professione di fede dopo aver ascoltato la voce del Risorto, assieme ai fratelli della comunitร . E la possibilitร di fare questa esperienza รจ offerta ai cristiani di tutti i tempiโฆ ogni otto giorni.
Per gentile concessione di Settimana News.