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p. Fernando Armellini – Commento al Vangelo del 13 Ottobre 2024

Domenica 13 Ottobre 2024
Commento al brano del Vangelo di: Mc 10, 17-30

Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 13 ottobre 2024.
Se sei interessato a tutti i sui commenti al Vangelo, puoi leggerli qui.

Lascia i beni e avrai il Bene

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Scelto come arbitro della gara musicale fra il flauto di Pan e la lira di Apollo, il re Mida aveva attribuito la vittoria al primo. Solo uno sprovveduto, uno con la sensibilitร  musicale di un asino poteva sbilanciarsi in un simile giudizio. Gli crebbero orecchie asinine e divenne il simbolo dellโ€™uomo scriteriato. Un giorno Dioniso, riconoscente per un favore ricevuto, gli permise di manifestare un desiderio, promettendo di esaudirlo. Mida, senza riflettere e guidato dalla sua proverbiale stoltezza, chiese che ogni cosa da lui toccata si mutasse in oro e cosรฌ avvenne, ma da quel momento non fu piรน in grado nรฉ di mangiare nรฉ di bere.

Di questi miti sorride solo chi non si rende conto che rispecchiano la nostra realtร  e denunciano scelte insensate che sono le nostre.

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Siamo noi che, fra il suono della lira apollinea, simbolo dellโ€™armonia, dellโ€™equilibrio delle passioni, della moderazione, e la melodia del flauto, strumento di seduzione e stimolo agli eccessi, preferiamo il secondo.

La bramosia insaziabile dellโ€™oro, la cupidigia dei beni, lโ€™idolatria del denaro sono causa di preoccupazione, inquietudine e affanno, tolgono il respiro e rendono impossibile la vita, ma continuano a essere ritenuti obiettivi per i quali vale la pena vivere. Tutto ciรฒ che si tocca โ€“ la professione, la ricerca scientifica, le amicizie, la famiglia e, a volte, la stessa religione โ€“ รจ apprezzatoโ€ฆ se produce oro. Questa รจ la follia.

โ€œUomo dalle orecchie dโ€™asinoโ€ era considerato dai saggi dellโ€™antichitร , โ€œpazzoโ€ รจ stato definito da Gesรน chi fa dellโ€™accumulo dei beni lo scopo della propria esistenza (Lc 12,20).

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Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โ€œNon voglio puntare la vita sui beni, ma sul Beneโ€

Prima Letturaย (Sap 7,7-11)

7ย Pregai e mi fu elargita la prudenza;implorai e venne in me lo spirito della sapienza.8ย La preferii a scettri e a troni,stimai un nulla la ricchezza al suo confronto;9ย non la paragonai neppure a una gemma inestimabile,perchรฉ tutto lโ€™oro al suo confronto รจ un poโ€™ di sabbiae come fango sarร  valutato di fronte ad essa lโ€™argento.10ย Lโ€™amai piรน della salute e della bellezza,preferii il suo possesso alla stessa luce,perchรฉ non tramonta lo splendore che ne promana.11ย Insieme con essa mi sono venuti tutti i beni;nelle sue mani รจ una ricchezza incalcolabile.

Lโ€™intelligenza, la capacitร  di scoprire i misteri della scienza e della tecnica, la ricchezza, la salute, la bellezza, il potere, possono essere ereditati dai propri genitori. La sapienza no. La saggezza che induce a fare scelte sensate e permette di ottenere la pienezza di vita, non viene dagli uomini, ma dal cielo, รจ dono di Dio.

Salomone racconta cosรฌ la sua origine: โ€œSono un uomo mortale, come tutti, formato di carne nel seno di una madre, frutto del seme di un uomo e del piacere coniugale. Appena nato ho respirato lโ€™aria comune, levando nel pianto, uguale a tutti, il mio primo gridoโ€ (Sap 7,1-3).

Era un bambino straordinario, fin da piccolo rivelรฒ doti eccezionali, ma gli mancava la qualitร  piรน importante, quella che nessun uomo si puรฒ dare, la sapienza. La lettura di oggi spiega come la ottenne: โ€œPregai e mi fu elargitaโ€ (v. 7).

Il riferimento รจ al celebre sogno sul monte di Gร baon dove il Signore apparve a Salomone in sogno, durante la notte, e gli disse: โ€œChiedimi ciรฒ che io devo concedertiโ€. Salomone rispose: โ€œIo sono un ragazzo; non so come regolarmi. Concedi al tuo servo un cuore docile perchรฉ sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal maleโ€ (1 Re 3,4-15).

Lโ€™istruzione, la cultura, lโ€™erudizione sono fornite dagli insegnanti e dai precettori, la capacitร  di discernere ciรฒ che รจ bene e ciรฒ che รจ male puรฒ essere ottenuta solo mediante la preghiera, attraverso lโ€™incontro con Dio sul monte dove egli si rivela. Se si rimane in basso, se non si eleva il cuore a Dio nellโ€™ascolto della sua parola, si รจ condizionati dai pensieri degli uomini, privi della prudenza (v. 7).

Nella seconda parte del brano (vv. 8-10) Salomone tesse lโ€™elogio della sapienza divina concessagli dal cielo e, paragonandola alle creature piรน affascinanti, conclude: tutto ciรฒ che gli uomini apprezzano, gemme, oro, argento, al confronto sono un nulla (v. 8), sono un pugno di sabbia, fango (v. 9); la salute, la bellezza fisica (cantata da un intero libro della Bibbia, il Cantico dei Cantici) il possesso di regni, scettri e troni non meritano di esserle paragonati (vv. 9-10). Neppure la luce, la piรน splendida delle creature, regge il confronto, perchรฉ la sapienza โ€œรจ piรน bella del sole, supera ogni costellazione di astri, vince la luce del giornoโ€ (Sap 7,29).

Ma davvero per scegliere la saggezza bisogna rinunciare a tutto ciรฒ che รจ bello nel creato?

Lโ€™autore del libro della Sapienza non mostra alcun disprezzo per i beni temporali, egli รจ convinto che siano molto buoni e proprio per questo li paragona alla sapienza. Tutto ciรฒ che Dio ha fatto รจ bello e buono, ma รจ per ottenere questi beni che รจ necessaria la sapienza.

Nellโ€™ultima parte del brano (v. 11) Salomone riconosce che, proprio per aver scelto la sapienza, il Signore gli ha concesso tutti gli altri doni.

La sapienza รจ una sposa deliziosa. Chi si lega a lei per amore, chi non volge gli occhi ad altre sapienze, anche se seducenti, chi la introduce nella propria casa, farร  una scoperta sorprendente: in dote lei porterร  con sรฉ ogni bene.

Chi diviene saggio, chi impara a dare alle creature il loro giusto valore e fa scelte conformi al progetto di Dio non perde nulla, guadagna tutto: ottiene la vera gioia.

Seconda Lettura (Eb 4,12-13)

12ย La parola di Dio รจ viva, efficace e piรน tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dellโ€™anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore.13ย Non vโ€™รจ creatura che possa nascondersi davanti a lui, ma tutto รจ nudo e scoperto agli occhi suoi e a lui noi dobbiamo rendere conto.

Le chiacchiere vuote non producono nulla, non trasformano il cuore dellโ€™uomo. La parola di Dio รจ completamente diversa e lโ€™autore del brano di oggi ne elenca le caratteristiche.

Essa รจ viva ed efficace. Una volta uscita dalla bocca del Signore produce sempre qualche effetto perchรฉ possiede in sรฉ la vita e la forza di Dio. Il profeta Isaia la paragona alla pioggia che non cade mai inutilmente, non torna in cielo senza aver fecondato la terra (Is 55,10-11).

Se le nostre comunitร  rimangono sempre le stesse, se la vita delle nostre famiglie non migliora, questo dipende dal fatto che la parola che predicatori, catechisti e genitori annunciano non รจ nรฉ viva nรฉ efficace, non รจ parola di Dio, ma solo sapienza di uomini.

Poi รจย tagliente e penetranteย piรน di una spada affilata; รจ dura e inflessibile, non si lascia piegare dai venti delle nuove dottrine e penetra inesorabile fin nellโ€™intimo di chi lโ€™ascolta. Non รจ una piuma che accarezza nรฉ una stampella cui ci si puรฒ appoggiare per tirare avanti anche in condizioni di paralisi spirituale.

Infine รจ giudice di ogni azione. La parola che lascia quieti e tranquilli, che non disturba, che permette di convivere con cattive abitudini, capricci, animositร , risentimenti, non รจ parola di Dio.

Vangeloย (Mc 10,17-30)

17 Mentre Gesรน usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandรฒ: โ€œMaestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?โ€. 18 Gesรน gli disse: โ€œPerchรฉ mi chiami buono? Nessuno รจ buono, se non Dio solo. 19 Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madreโ€.
20 Egli allora gli disse: โ€œMaestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezzaโ€. 21 Allora Gesรน, fissatolo, lo amรฒ e gli disse: โ€œUna cosa sola ti manca: vaโ€™, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimiโ€. 22 Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andรฒ afflitto, poichรฉ aveva molti beni.
23 Gesรน, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: โ€œQuanto difficilmente coloro che hanno ricchezze entreranno nel regno di Dio!โ€. 24 I discepoli rimasero stupefatti a queste sue parole; ma Gesรน riprese: โ€œFiglioli, comโ€™รจ difficile entrare nel regno di Dio! 25 รˆ piรน facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dioโ€. 26 Essi, ancora piรน sbigottiti, dicevano tra loro: โ€œE chi mai si puรฒ salvare?โ€. 27 Ma Gesรน, guardandoli, disse: โ€œImpossibile presso gli uomini, ma non presso Dio! Perchรฉ tutto รจ possibile presso Dioโ€.
28 Pietro allora gli disse: โ€œEcco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguitoโ€. 29 Gesรน gli rispose: โ€œIn veritร  vi dico: non cโ€™รจ nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi a causa mia e a causa del vangelo, 30 che non riceva giร  al presente cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e nel futuro la vita eterna.

Marco ha inserito le richieste piรน impegnative della morale cristiana nella sezione centrale del suo vangelo, non prima, perchรฉ possono essere capite solo da chi ha fatto la scelta di seguire Cristo nel dono della vita. Domenica scorsa Gesรน ha parlato dellโ€™indissolubilitร  del matrimonio, oggi pone i discepoli di fronte alla necessitร  di rinunciare a tutti i beni per seguire lui.

Nella prima parte del brano (vv. 17-22) entra in scena, correndo, un giovane ricco che si getta in ginocchio di fronte a Gesรน e gli chiede: โ€œMaestro buono, che cosa devo fare per ereditare la vita eterna?โ€ (v. 17).

Il comportamento di questโ€™uomo รจ davvero singolare, pare un malato che si avvicina a Gesรน per implorare la grazia della guarigione.

Dal seguito del racconto apprendiamo che รจ una persona retta e che รจ cosciente di aver condotto una vita irreprensibile. Eppure si percepisce che in lui รจ presente una profonda inquietudine, una pena intima e indefinita che lo fa soffrire quasi fosse unโ€™infermitร  spirituale. Cerca Gesรน perchรฉ ha intuito che solo da un maestro insigne come lui puรฒ venire la parola che comunica serenitร  e speranza.

รˆ preparato anche dal punto di vista teologico: non parla di โ€œconquistare, meritare, avere dirittoโ€, ma di ereditare la vita eterna. Lโ€™ereditร  non รจ guadagnata, non la si riceve come premio, come salario di un lavoro, ma รจ data gratuitamente. Come ogni pio israelita, รจ cosciente che da Dio tutto si riceve in โ€œereditร โ€: la terra (Sl 135,12), la legge (Sl 119,111), la benedizione, le promesse (Ebr 6,12), il regno di Dio (Mt 25,34), il Signore stesso, ereditร  dโ€™Israele (Sl 16,5). Nulla รจ concesso come ricompensa per le buone azioni. Tutto รจ dono.

Malgrado abbia capito che la vita eterna รจ unโ€™ereditร , chiede a Gesรน cosa deve ancora fare. Si rende conto che non deve solo attendere, ma che รจ necessario disporsi perchรฉ il Signore non forza nessuno ad accogliere il suo dono.

Comโ€™erano soliti fare i rabbini, Gesรน gli risponde con una controdomanda che puรฒ essere parafrasata cosรฌ: Tu hai giร  un maestro insigne, Dio che ti istruisce attraverso le Scritture. Cosa pretendi di piรน? Non รจ forse scritto: โ€œTutti saranno ammaestrati da Dioโ€ (Gv 6,45)? Poi, per aiutarlo nella sua ricerca, gli richiama i precetti che il Signore ha rivelato al suo popolo e che costituiscono la condizione minima per accedere alla vita. Cita il decalogo, ma in modo incompleto, tralascia i primi tre comandamenti, quelli che riguardano Dio. Per lui รจ sufficiente lโ€™osservanza dei doveri nei confronti dellโ€™uomo, infatti, lโ€™unico modo per manifestare amore a Dio รจ condividere il suo progetto in favore dellโ€™uomo, come ha ben compreso lโ€™apostolo Giovanni: โ€œCarissimi, se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altriโ€ (1 Gv 4,11).

Lโ€™osservanza dei comandamenti non costituisce perรฒ un merito, รจ motivo di riconoscenza al Signore, lโ€™unico maestro buono che ha consegnato al suo popolo la legge della vita. Rifletteva il salmista : โ€œBeato lโ€™uomo che teme il Signore e trova grande gioia nei suoi comandamentiโ€ (Sl 112,1) e, con acutezza, i rabbini chiosavano: la gioia si trova โ€œnei suoi comandamentiโ€, non nella ricompensa che riceverร  chi li osserva. Il bene compiuto รจ premio a se stesso, come il male castiga chi lo commette.

La risposta del ricco รจ sorprendente. Dichiara, convinto, di aver osservato tutti i comandamenti fin dallโ€™uso della ragione (v. 20).

Giovanni assicura che โ€œchi sostiene di essere senza peccato รจ bugiardoโ€ (1 Gv 1,8). Qualche dubbio sullโ€™affermazione del giovane ricco pare dunque ragionevole.

Probabilmente non era proprio senza macchia, anchโ€™egli doveva aver ceduto a qualche debolezza, eppure il suo giudizio sereno e pacato contiene un prezioso messaggio: รจ un invito a valutare con un certo ottimismo la propria vita. Davanti a Dio โ€“ esorta Giovanni โ€“ dobbiamo rassicurare il nostro cuore โ€œqualunque cosa esso ci rimproveri. Dio รจ piรน grande del nostro cuore e conosce ogni cosaโ€ (1 Gv 3,19-20). La presenza di qualche manchevolezza non impedisce di considerare buona, nel suo complesso, una vita spesa per amore. Angosciarsi, sentirsi rifiutati da Dio, autopunirsi perchรฉ non si รจ perfetti non รจ segno di santitร , ma di orgoglio. Non รจ lecito chiamare bene ciรฒ che รจ male, ma non si puรฒ nemmeno essere crudeli con se stessi, altrimenti si finisce per diventarlo anche con gli altri.

I rabbini insegnavano che, per essere giusti, era sufficiente osservare i comandamenti. Gesรน, udita lโ€™affermazione del ricco, โ€œlo fissรฒ e lo amรฒโ€ (v. 21).

Marco si compiace di ricordare gli sguardi di Gesรน: quello indignato contro i farisei (Mc 3,5), quelli rivolti ai suoi ascoltatori (Mc 3,34), alla folla che lo circonda (Mc 5,32), ai discepoli (Mc 10,23), al disordine che regna nel tempio (Mc 11,11). Egli guarda lโ€™uomo ricco con affetto, con compiacimento, perchรฉ lo vede preparato per fare il salto di qualitร  e allora butta lรฌ la richiesta decisiva: โ€œVaโ€™, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo, poi vieni e seguimiโ€ (v. 21).

I rabbini parlavano spesso dei forzieri del cielo in cui sono conservati i tesori accumulati dai giusti sulla terra. Insegnavano: โ€œI giusti attendono con piacere la fine e lasciano questa vita senza paura. Infatti hanno presso Dio un tesoro di opereโ€. Gesรน riprende questa immagine per mettere in risalto lโ€™inconsistenza dei beni di questo mondo e per indicare il modo di impiegarli secondo Dio. Potremmo parafrasare cosรฌ la sua proposta: โ€œSpogliati di tutti i beni che hai, non buttarli via, ma regalali a chi รจ nel bisogno; rimarrai povero e Dio sarร  il tuo tesoroโ€.

Non si tratta di un nuovo precetto, aggiunto a quelli del decalogo, ma dellโ€™invito ad aderire a una logica completamente nuova. Chiede la rinuncia a qualunque impiego egoistico non solo del denaro, ma di tutti i beni, dellโ€™intelligenza, della salute, della bellezza, del proprio tempo, di tutte la capacitร  ricevute da Dio. Non si puรฒ essere suoi discepoli se non si stacca il cuore da ciรฒ che si possiede. Insensato รจ chi trattiene gelosamente per sรฉ i beni fino a quando giungerร , ineluttabile, il momento dellโ€™esproprio.

Anche i filosofi cinici avevano predicato il radicale distacco dalla proprietร . Cratete, discepolo di Diogene, si era sbarazzato delle sue considerevoli sostanze gettandole in mare. Di fronte ai beni di questo mondo, Gesรน assume un atteggiamento completamente diverso. Non li disprezza, non invita a distruggerli, ma indica come valorizzarli: vanno donati ai poveri. Non chiede di dare qualcosa in elemosina, ma di rinunciare a tutto.

Come rendere praticabile questa esigenza?

รˆ stata escogitata una soluzione ingegnosa. Si รจ spiegato che questa non รจ una condizione indispensabile per essere discepoli, si tratta di un consiglio riservato ad alcuni eroi. I cristiani sono stati cosรฌ divisi in due classi: da una parte i โ€œperfettiโ€, coloro che, facendo voto di povertร , si impegnano a praticare integralmente ciรฒ che Gesรน ha ordinato; dallโ€™altra i โ€œcristiani sempliciโ€, che possono continuare a possedere i loro beni, rassegnandosi perรฒ a rimanere โ€œimperfettiโ€.

Questa soluzione รจ un trucco maldestro per sfuggire alla richiesta che Gesรน rivolge, non ad un gruppo ristretto di โ€œperfettiโ€, ma a chiunque voglia essere suo discepolo.

Lโ€™ideale del cristiano non รจ la miseria, la fame, la nuditร , ma la condivisione fraterna dei beni che Dio ha messo a disposizione di tutti. Peccato non รจ diventare ricchi, ma arricchire da soli. Nel Vangelo dei Nazareni, un libro apocrifo del II secolo d.C., lโ€™episodio รจ riferito con lโ€™aggiunta di alcuni particolari curiosi. Dopo la richiesta del Maestro, โ€œil ricco incominciรฒ a grattarsi il capo; non era contento. Allora il Signore gli fece osservare: molti dei tuoi fratelli, figli di Abramo, affondano nella sporcizia e muoiono di fame, mentre la tua casa รจ ricolma di ogni bene e nulla ne esce per loroโ€.

In Marco la vicenda si conclude in modo amaro: il ricco sceglie di rimanere con i suoi beni; non ha il coraggio di fidarsi della proposta di Gesรน, non se la sente di rischiare, ha paura di perdere tutto e, triste, si allontana. รˆ afflitto perchรฉ non รจ riuscito a staccarsi dai beni. Non si รจ reso conto che il cuore dellโ€™uomo รจ fatto per lโ€™amore infinito e fintanto che รจ schiavo delle cose non puรฒ che rimanere deluso e infelice.

Il chicco di grano, una volta seminato, germoglia, cresce e produce lo stelo e la spiga; questo processo non puรฒ essere diverso, perchรฉ asseconda la natura del seme. Lโ€™uomo รจ fatto ad immagine di Dio e nel suo cuore sente, incontenibile, il bisogno di infinito. Anche se represso, tacitato, dimenticato, questo desiderio riemerge e nessuna creatura รจ mai in grado di saziarlo.

Il racconto non รจ concluso, ma non รจ difficile ricostruire il seguito.

Il giovane ricco non era un inesperto, mosso dallโ€™entusiasmo di un momento; era cresciuto alimentando profonde convinzioni religiose, perciรฒ non รจ pensabile che, dopo lโ€™incontro con Gesรน, si sia abbandonato alle dissolutezze, abbia cominciato a trasgredire i comandamenti. Ha certamente continuato a essere giusto, pio e a condurre una vita impeccabileโ€ฆ ma non รจ diventato cristiano, non รจ riuscito a fare il salto di qualitร .

La seconda parte del brano (vv. 23-27) riferisce la considerazione di Gesรน sul pericolo della ricchezza. รˆ lei lโ€™impedimento piรน grave per chi vuole diventare discepolo. Possiede la forza seduttrice di un dio perchรฉ, ogni volta che si ricorre a lei, risponde concedendo ciรฒ che le si chiede. Costituisce un ostacolo quasi insormontabile per chi vuole entrare nel regno dei cieli. โ€œรˆ piรน facile โ€“ assicura Gesรน โ€“ che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dioโ€.

Qualcuno ha cercato di interpretare questa strana immagine spiegando che non si tratta di un cammello, ma di una gomena (le due parole in greco sono molto simili), oppure che la cruna dโ€™ago fosse una piccola porta della cittร  di Gerusalemme. Meglio mantenere lโ€™immagine paradossale impiegata da Gesรน che parla di una decisione impossibile (v. 27). Il distacco da tutto ciรฒ che si possiede esige un atto di generositร  tale che solo un miracolo di Dio puรฒ aiutare a compierlo.

I discepoli ai quali il Maestro si rivolge non sono ricchi, eppure rimangono sbigottiti di fronte alle sue parole. Hanno capito che anche chi รจ povero deve spogliarsi di tutto. Non si tratta di dare molto o poco, ma di offrire tutto ciรฒ che si รจ e ciรฒ che si ha, molto o poco che sia.

Nellโ€™ultima parte (vv. 28-31) sono elencate le persone e le cose da cui il discepolo รจ chiamato a staccarsi. Riguardo a questa duplice lista, posta prima sulla bocca di Pietro poi su quella di Gesรน, notiamo anzitutto lโ€™inattesa presenza dei familiari fra i beni ai quali bisogna rinunciare.

รˆ facile confondere lโ€™amore con lโ€™attaccamento morboso. Cโ€™รจ un egoismo personale, ma cโ€™รจ anche un egoismo piรน subdolo, che puรฒ ammantarsi di virtรน, ed รจ lโ€™egoismo familiare. Chi pensa solo a sรฉ, alla propria moglie e ai propri figli rimane un egoista, รจ incapace di guardare oltre la soglia della propria casa. Non puรฒ essere felice perchรฉ ha atrofizzato il proprio cuore, reprimendo lโ€™amore universale per il quale รจ fatto.

Fra le persone cui si deve rinunciare non รจ compresa la moglie. La ragione รจ che Pietro e gli altri apostoli non hanno rinunciato alla propria sposa. Essi non hanno disgregato le loro famiglie; questo non sarebbe stato nรฉ giusto nรฉ umano. Quando, per ragioni apostoliche, hanno dovuto spostarsi e cambiare residenza, hanno sempre agito di comune accordo con le loro mogli che, generalmente, hanno accettato di accompagnarli (cf. 1 Cor 9,5). Lโ€™impegno per il vangelo non puรฒ essere posto in contrapposizione con i doveri nei confronti dei familiari.

รˆ significativo infine che, fra le cose di cui il discepolo riceve il centuplo, non compaia il padre. Giร  in questo mondo lโ€™amore generoso viene compensato con il centuplo in case, fratelli, sorelle, madri, figli e campi, ma non in โ€œpadriโ€. Nella comunitร  cristiana infatti non devono piรน esistere โ€œpadriโ€ perchรฉ tutti sono fratelli; lโ€™unico Padre รจ quello che sta nei cieli (Mt 23,9).

Fonte

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