Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 13 agosto 2023.
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Nella crisi la fede matura
Tensioni, conflitti, incomprensioni hanno sempre accompagnato i rapporti chiesa-mondo, ma ancor piรน si sono evidenziati con lโavvento dellโempirismo e del razionalismo che hanno caratterizzato il pensiero dei secoli XVII e XVIII. La visione puramente naturalistica del mondo e la fiducia incondizionata nella ragione parvero minare le fondamenta stesse della fede e del soprannaturale. Le ricerche storiche e archeologiche del secolo XIX dimostrarono le evidenti incongruenze legate allโinterpretazione tradizionale della Bibbia.
Dettata dai sospetti e dalle paure, la risposta dei credenti non fu subito serena e il movimento di purificazione delle idee, del linguaggio e delle pratiche religiose subรฌ ritardi, battute dโarresto, ripensamenti e involuzioni. Oggi รจ giร possibile evidenziare i grandi cambiamenti che, stimolati dalle provocazioni secolari, sono stati realizzati specialmente dopo il Concilio Vaticano II. Dallo studio e dalla meditazione della parola di Dio, finalmente in mano ai cristiani, sta emergendo e viene consegnata al mondo, pur in mezzo a contraddizioni, unโimmagine di Dio non piรน imprigionata in categorie arcaiche, un nuovo volto di uomo, una chiesa piรน evangelica e la proposta di una societร basata su valori autentici.
Era giร accaduto qualcosa di simile ai tempi del profeta Elia, come ci racconterร la prima lettura. Un cambiamento di mentalitร ancora maggiore fu richiesto da Gesรน ai suoi discepoli, come risulterร dal brano evangelico. Il cammino della conversione non รจ ancora concluso. Non solo nei segni dei tempi, ma anche attraverso le critiche severe dei non credenti, lo Spirito invita i cristiani a proiettare gli sguardi, le menti e i cuori oltre gli orizzonti angusti in cui il timore di crescere rischia di mantenerli prigionieri.
Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โAnche se devo attraversare una valle oscura, non temo, perchรฉ tu, Signore, sei con meโ.
Prima Lettura (1 Re 19,9-13)
In quei giorni essendo giunto Elia al monte di Dio, lโOreb, 9 entrรฒ in una caverna per passarvi la notte, quandโecco il Signore gli disse: 11 โEsci e fermati sul monte alla presenza del Signoreโ. Ecco, il Signore passรฒ. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento ci fu un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. 12 Dopo il terremoto ci fu un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco ci fu il mormorio di un vento leggero. 13 Come lโudรฌ, Elia si coprรฌ il volto con il mantello, uscรฌ e si fermรฒ allโingresso della caverna.
Siamo nella prima metร del IX secolo a.C. quando Omri, un generale abile e risoluto, con una rivolta prende il potere. Il Libro dei re lo ricorda in modo sbrigativo โ gli dedica sei versetti soltanto (1 Re 16,23-28) โ ma i rivolgimenti politici, sociali e soprattutto religiosi avvenuti durante gli undici anni del suo regno hanno segnato profondamente la storia dโIsraele. Costruรฌ una nuova capitale sul monte di Samaria, introdusse nuove tecniche agricole, incentivรฒ il commercio, favorรฌ la cultura, rafforzรฒ lโesercito. In breve tempo riuscรฌ a fare di Israele una nazione ricca e potente.
Per consolidare le alleanze con i regni vicini ricorse soprattutto ai matrimoni. Di questi, uno ebbe conseguenze drammatiche: quello fra suo figlio Acab e lโintrigante, ambiziosa e tanto affascinante quanto perfida Gezabele, la figlia di Et-baal, il re di Tiro.
Fu lโinizio dellโapostasia dal Signore perchรฉ lโammaliante principessa straniera pretese subito che in Israele venissero adorati Baal e Ashera, le divinitร della sua terra. Per loro fece costruire uno splendido tempio in Samaria e impose il loro culto come religione ufficiale del regno.
In questo periodo di tensioni โsorse Elia profeta, simile al fuoco; la sua parola bruciava come fiaccolaโ (Sir 48,1). Veniva dal Galaad, la terra al di lร del Giordano, ai confini del deserto, โera un uomo peloso; una cintura di cuoio gli cingeva i fianchiโ (2 Re 1,8) e conduceva una vita austera. Si rese subito conto della โcolonizzazioneโ delle menti e delle coscienze portata avanti dalla regina e intervenne per denunciare il pericolo della corruzione religiosa e morale. Nonostante i suoi sforzi e il suo coraggio perรฒ non riuscรฌ a convincere il popolo a rimanere fedele al Signore. Al colmo della disperazione, un giorno si sfogรฒ con il suo Dio: โGli israeliti hanno abbandonato la tua alleanza, sono rimasto solo ed essi tentano di togliermi la vitaโ (1 Re 19,14).
ร a questo punto che inizia la nostra lettura.
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Per sfuggire a Gezabele che lo vuole uccidere, Elia fugge, prende la via del deserto e va verso il monte di Dio, lโOreb, il Sinai dove, quattrocento anni prima, Mosรจ ha parlato con il Signore. Giuntovi, entra in una caverna per passarvi la notte, quandโecco il Signore lo invita a uscire e ad attendere una sua manifestazione.
Ecco scatenarsi un vento impetuoso e gagliardo tanto da spaccare le rocce, dopo il vento ci sono un terremoto e un fuoco (vv. 11-12). Erano questi โ secondo il profeta โ i segni inequivocabili del passaggio del Signore. In mezzo a questi fenomeni impressionanti, infatti, Dio si era sempre presentato in passato ai suoi servi fedeli. A Mosรจ si era manifestato nel fuoco, fra lampi, tuoni e mentre il monte tremava dalle fondamenta (Es 19,16-19) e anche Baal, il dio di Gezabele, appariva nella tempesta e nellโuragano, cavalcava le nubi, scagliava le folgori e volteggiava nel turbine.
Elia rimase sorpreso che il Signore non fosse nel vento impetuoso, nel terremoto e nel fuoco.
โDopo il fuoco ci fu un mormorio di un vento leggeroโ (v. 12). Elia, come lโudรฌ, si coprรฌ il volto con il mantello: aveva compreso che era quello il momento in cui passava il Signore. Dio si era rivelato in un modo completamente nuovo.
La traduzione del v. 12 va corretta. Il testo originale ebraico non parla di โvento leggeroโ, ma di una voce di silenzio leggero udita dal profeta. Fu nel silenzio che Elia colse la rivelazione del Signore e diede un balzo in avanti nel suo cammino di fede. Il Dio in cui fino allora aveva fermamente creduto conservava i tratti arcaici delle divinitร pagane: era forte, tremendo, sempre pronto a mostrare la sua forza contro i nemici, era colui che sul monte Carmelo si era confrontato con Baal e aveva vinto (1 Re 18,20-40). Ora Elia capiva: non era il Signore che lo aveva spinto a sgozzare nel torrente Kison i profeti di Baal, ma la falsa immagine che di lui si era fatta.
Nella โvoce di silenzio leggeroโ era giunto a scoprire il vero volto del suo Dio, aveva capito che il suo โzelo per il Signoreโ altro non era che fanatismo; si era reso conto che la convinzione di โessere rimasto soloโ ad adorare il Signore derivava dal dogmatismo e dallโintolleranza. Erano settemila gli uomini che in Israele non avevano piegato le ginocchia a Baal, ma Elia non se nโera accorto (1 Re 19,18). โSu! โ gli dice il Signore โ Ritorna sui tuoi passiโ (1 Re 19,15), trasformato interiormente dalla โvoce di silenzio leggeroโ che hai ascoltato.
Lโesperienza spirituale di Elia puรฒ essere ripetuta da chiunque sappia fare il silenzio dentro di sรฉ, da chiunque ponga a tacere le voci fuorvianti che gli hanno inculcato una falsa immagine di Dio e, nella riflessione pacata e calma della Bibbia e del vangelo, si lasci inondare dalla vera luce, quella che brilla sul volto di Cristo.
Seconda Lettura (Rm 9,1-5)
1 Dico la veritร in Cristo, non mentisco, e la mia coscienza me ne dรก testimonianza nello Spirito Santo: 2 ho nel cuore un grande dolore e una sofferenza continua. 3 Vorrei infatti essere io stesso anร tema, separato da Cristo a vantaggio dei miei fratelli, miei consanguinei secondo la carne. 4 Essi sono israeliti e possiedono lโadozione a figli, la gloria, le alleanze, la legislazione, il culto, le promesse, 5 i patriarchi; da essi proviene Cristo secondo la carne, egli che รจ sopra ogni cosa, Dio benedetto nei secoli. Amen.
Il saggio Qoelet affermava: โChi accresce il sapere, aumenta il doloreโ (Qo 1,18). Potremmo chiosare: anche chi accresce lโamore aumenta il dolore. Il pensiero di un figlio, di un fratello, di una sorella che fanno scelte insensate e che si rovinano la vita ci rattrista profondamente, ci accompagna in ogni momento come unโossessione, vela di amarezza e malinconia anche i momenti di gioia. Non ci rassegnamo al fatto che queste persone care si lascino sfuggire la felicitร che potrebbero facilmente cogliere. Amiamo la chiesa e la vorremmo come lโha sognata il suo Sposo: pura come โil narciso di Saron, come un giglio delle valliโ (Ct 2,1). Invece la vediamo, a volte, collusa o inconsapevole connivente con i poteri di questo mondo, esitante, poco evangelica.
Che deve fare chi soffre per amore? Nulla se non continuare ad amare e ad attendere, con la pazienza di Dio, che il seme del vangelo compia il prodigio della conversione dei cuori.
Lโesempio di Paolo รจ illuminante. Egli ha sentito profondamente il dramma del rifiuto di Cristo da parte del suo popolo. Gli stava tanto a cuore la salvezza dโIsraele che โ dice ricorrendo a un paradosso โ sarebbe stato disposto addirittura a essere scomunicato e separato da Cristo, se questo fosse servito a ricuperare il suo popolo (v. 3). Le sue parole accorate ricordano quelle di Mosรจ che intercedeva: โOra tu perdona il loro peccato, se no, cancellami dal tuo libro che hai scrittoโ (Es 32,32).
Paolo non riusciva a capacitarsi che il popolo eletto, i figli di Abramo, gli eredi delle promesse fatte ai patriarchi avessero rifiutato il messia di Dio (vv. l-2).
Quando scrive ai Romani sono passati quasi trentโanni dalla morte e risurrezione di Gesรน. Durante questo tempo ha cercato in ogni modo di annunciare Cristo ai suoi fratelli israeliti senza ottenere alcun risultato, anzi, accentuandone lโopposizione.
Negli ultimi due versetti (vv. 5-6) sono elencati i privilegi che Israele ha ricevuto da Dio; lโultimo, il piรน importante di tutti, รจ il fatto che Cristo รจ figlio di questo popolo.
Pur nella tristezza presente, cโรจ un pensiero che consola lโApostolo: le promesse di Dio sono irrevocabili e se egli ha permesso lโindurimento di Israele, se ha โrinchiuso tutti nella disobbedienza, รจ per usare a tutti misericordiaโ (Rm 11,29.32).
ร il pensiero che deve consolare chiunque soffre per amore: la storia di ogni uomo si concluderร comunque con la salvezza.
Vangelo โ Mt 14,22-33
22 Subito dopo ordinรฒ ai discepoli di salire sulla barca e di precederlo sullโaltra sponda, mentre egli avrebbe congedato la folla. 23 Congedata la folla, salรฌ sul monte, solo, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava ancora solo lassรน.
24 La barca intanto distava giร qualche miglio da terra ed era agitata dalle onde, a causa del vento contrario. 25 Verso la fine della notte egli venne verso di loro camminando sul mare. 26 I discepoli, a vederlo camminare sul mare, furono turbati e dissero: โ ร un fantasmaโ e si misero a gridare dalla paura. 27 Ma subito Gesรน parlรฒ loro: โCoraggio, sono io, non abbiate pauraโ.
28 Pietro gli disse: โSignore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acqueโ. 29 Ed egli disse: โVieni!โ.
Pietro, scendendo dalla barca, si mise a camminare sulle acque e andรฒ verso Gesรน. 30 Ma per la violenza del vento, sโimpaurรฌ e, cominciando ad affondare, gridรฒ: โSignore, salvami!โ. 31 E subito Gesรน stese la mano, lo afferrรฒ e gli disse: โUomo di poca fede, perchรฉ hai dubitato?โ.
32 Appena saliti sulla barca, il vento cessรฒ. 33 Quelli che erano sulla barca gli si prostrarono davanti, esclamando: โTu sei veramente il Figlio di Dio!โ.
โSu, mangia, perchรฉ รจ troppo lungo per te il camminoโ โ disse lโangelo del Signore ad Elia in fuga verso il deserto. Il profeta si alzรฒ, mangiรฒ, bevve e โcon la forza datagli da quel cibo, camminรฒ quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio, lโOrebโ (1 Re 19,7-8).
A questo famoso racconto del dono del pane e dellโacqua da parte dellโangelo ad Elia, fa seguito la rivelazione del Signore narrata nella prima lettura.
Nel brano evangelico la scena si ripete: i discepoli, alimentati con il pane offerto da Gesรน (Mt 14,13-20), ora ricevono lโordine di mettersi in movimento, di entrare nella barca e dirigersi verso lโaltra riva. Come Elia, sono attesi da una rivelazione del Signore.
Ci sono diversi particolari strani in questo episodio. Non รจ facile trovare una ragione dellโordine dato da Gesรน: perchรฉ li fa partire da soli? Dove devono andare a quellโora? Perchรฉ non va con loro? Come mai impiegano tante ore ad attraversare il lago? Non pare che sia a causa del maltempo perchรฉ egli sale tranquillo sul monte a pregare e vi rimane fin verso il mattino (v. 25). Sorprendenti sono soprattutto la pretesa di Pietro di voler camminare sulle acque e โ trattandosi di un provetto nuotatore (Gv 21,7) โ la sua paura di affondare.
Questi dettagli singolari insospettiscono lโesegeta. Sono un invito ad accostarsi al brano con circospezione perchรฉ non si tratta del racconto di un prodigio, ma di una pagina di teologia redatta con immagini bibliche.
Alcune di queste immagini sono ben note. Lโoscuritร della notte, anzitutto, รจ presente, con la sua carica di significati negativi, in numerosi testi dellโAT. Ricordiamo, ad esempio, il salmista che, nella notte del suo dolore, grida al Signore senza trovare riposo (Sal 22,3). ร con questa tenebra che i discepoli si devono confrontare. Venuta la sera, Gesรน โli costringeโ (รจ questo il verbo impiegato nel testo originale) ad entrare nella barca e a dirigersi verso โlโaltra rivaโ. Si ha lโimpressione che essi siano restii, che vogliano rimanere accanto al Maestro, ma questi, dopo averli nutriti con il suo pane, vuole che partano, che intraprendano da soli il rischioso viaggio. Il cibo che ha dato loro rappresenta la sua parola e la sua stessa persona presente nel sacramento dellโeucaristia. Nutriti da questo duplice pane, essi hanno la forza necessaria per portare a termine la difficile traversata.
Se Gesรน fosse visibilmente presente sulla barca, le tenebre si dissolverebbero; invece il buio รจ fitto.
Venuta la sera (v. 13) โ diciamolo subito โ indica, nel linguaggio simbolico dellโevangelista, la conclusione della giornata di Gesรน, รจ la fine della sua vita, รจ il momento in cui egli โsale sul monteโ da solo, si allontana dalle folle ed entra definitivamente nel mondo di Dio. Ecco perchรฉ i discepoli si ritrovano nellโoscuritร . Il buio รจ lโimmagine del disorientamento, del dubbio che coglie anche il credente piรน convinto. In certi momenti, persino chi รจ animato da una solida fede si sente solo, fa lโesperienza angosciante del silenzio di Dio e si chiede se le sue scelte, i suoi sacrifici, il suo impegno per il bene abbiano un senso.
Poi cโรจ il vento contrario. Gli israeliti hanno fatto lโesperienza del โvento impetuoso scatenato da oltre il desertoโ che investe e abbatte le case (Gb 1,19), conoscono il โvento orientale che squarcia le naviโ (Sal 48,8) e il โvento burrascosoโ che solleva i flutti, squassa le imbarcazioni trascinandole negli abissi e che fa barcollare come ubriachi i marinai (Sal 107,26-27).
Lโautore della Lettera agli efesini impiega questa immagine per descrivere i ragionamenti insensati degli uomini, la mentalitร di questo mondo opposta a quella di Cristo. Ai cristiani delle sue comunitร Paolo ricorda: โNoi non siamo piรน come fanciulli sballottati dalle onde e portati qua e lร da qualsiasi vento di dottrina, secondo lโinganno degli uominiโ (Ef 4,14).
Le acque erano nellโAT immagine delle forze che portano verso la morte. Il salmista, afflitto da una grave malattia che lo sta conducendo alla tomba, grida al Signore: โStendi le mani dallโalto, scampami e salvami dalle acque profondeโ (Sal 144,7); un altro, ottenuta la guarigione, racconta: โMi circondavano flutti di morte, mi travolgevano torrenti impetuosiโฆ ma Dio stese la mano, mi prese e mi trasse fuori dalle acque profondeโ (Sal 18,5.17). Al suo popolo il Signore promette: โSe dovrai attraversare le acque, sarรฒ con te, i fiumi non ti sommergerannoโ (Is 43,2).
Le acque hanno sempre messo paura agli israeliti. Solo il Signore โ dicevano โ non teme i turbini e le burrasche. Egli che, con la sua parola, ha separato โle acque che sono sotto il firmamento dalle acque che sono sopra il firmamentoโ (Gn 1,7) รจ il solo capace di placare la violenza dei flutti (Sal 107,25-30), egli รจ lโunico che โcammina sulle onde del mareโ (Gb 9,8).
Se si tiene presente questo simbolismo, si comprende lo spavento dei discepoli: temono di venire travolti dalle forze del male e della morte, sono al buio e non scorgono il Maestro accanto a loro. Una situazione drammatica, ma inevitabile e la devono affrontare.
La barca era agitata dalle onde. Il testo originale impiega qui il verbo greco basanรญzo che propriamente significa sottoporre alla prova. Il bรกsanos era la pietra durissima usata in Lidia per verificare, mediante un violento sfregamento, se un metallo era pregiato o vile.
Le onde tormentano, quasi torturano i discepoli, ma sono la prova necessaria cui devono essere sottoposti se vogliono uscirne maturati.
Verso la fine della notte ecco apparire Gesรน, camminando sulle onde del mare, come solo Dio era capace di fare (Gb 9,8). I discepoli non lo riconoscono, credono di avere a che fare con un fantasma. Davvero singolare questa loro reazione! Che รจ successo? Come mai non lo riconoscono?
Non siamo di fronte a un brano di cronaca, ma a una pagina di teologia. Matteo sta descrivendo, con il linguaggio biblico, la situazione delle comunitร cristiane del suo tempo โtormentateโ da tante prove, angosciate da dubbi e soprattutto disorientate per il fatto di non avere piรน visibilmente con loro il Maestro che avrebbe infuso in loro sicurezza e coraggio.
Lโevangelista le vuole illuminare: Gesรน รจ sempre accanto ai discepoli, tutti i giorni, fino alla fine del mondo, come ha promesso (Mt 28,20), ma non fisicamente, come quando percorreva le strade della Palestina; รจ presente in modo diverso, come un fantasma. ร questa la pallida immagine impiegata nei vangeli per descrivere il Risorto e la sua nuova condizione di vita. Quando, nel giorno di Pasqua, egli appare in mezzo ai discepoli riuniti, essi โspaventati e stupiti, credono di vedere un fantasmaโ (Lc 24,37).
Non รจ facile rendersi conto della sua presenza. Solo agli occhi della fede egli diviene riconoscibile.
La seconda parte del brano (vv. 28-33) contiene il dialogo fra Gesรน e Pietro. Inizia con la richiesta dellโapostolo: โSignore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acqueโ (v. 28). La sua domanda รจ strana, ma solo per chi la prende in senso letterale. Se la si intende nel contesto simbolico di tutto il racconto, allora il significato risulta subito chiaro. Pietro, il primo dei discepoli, contempla il Maestro โ il Risorto โ che ha attraversato le acque della morte, ora cammina sul mare, รจ nel mondo di Dio. Sa di esser chiamato a seguirlo nel dono della vita, ma la morte lo spaventa, teme di non farcela e chiede al Signore che sia lui a comunicargli la forza.
Finchรฉ tiene gli occhi fissi sul Maestro, riesce ad andare verso di lui, ma quando la sua fede viene meno, quando comincia a dubitare della scelta che ha fatto, affonda e ha paura di venire sommerso, di perdere la vita.
ร la descrizione della nostra condizione. โVieni verso di meโ โ ripete oggi il Risorto ad ogni discepolo โ non temere di perdere la vita; se esiti, la morte ti farร paura, se invece ti fiderai della mia parola, le acque della morte non ti spaventeranno, le attraverserai e mi raggiungerai nella risurrezione.
Per gentile concessione di Settimana News.