Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 12 febbraio 2023.
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Non entrano nel regno dei cieli
Gli ebrei chiamano Legge i primi cinque libri della Bibbia. Un modo sorprendente di denominare una collezione che contiene, sรฌ, norme, precetti e comandi, ma non costituisce un codice di diritto come lo intendiamo noi oggi. ร un appassionante racconto, una storia dโamore dโIsraele con il suo Dio: inizia dalla creazione del mondo e continua con la chiamata di Abramo, le vicende dei patriarchi, la schiavitรน in Egitto e lโesodo. Una Legge davvero originale.
Per la veritร , il termine Legge non traduce esattamente lโebraico Torร h che deriva dalla radice iarร h e indica lโatto di scagliare una freccia, di mostrare la direzione. Anche noi sulle strade ci orientiamo seguendo โle frecceโ della segnaletica.
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La Torร h traccia il cammino che conduce alla vita, non dettando una normativa fredda, rigida, impersonale, ma raccontando ciรฒ che รจ accaduto a un popolo, a Israele, la sposa a volte fedele, il piรน delle volte infedele al suo Signore. Nelle sue gioie e disavventure, nei suoi successi e fallimenti, nelle sue feste e nei suoi lutti, ogni uomo vede riflessa la sua storia: i pericoli da evitare e le scelte sagge da compiere.
La Torร h rivelata a Mosรจ sul Sinai non era perรฒ la parola definitiva di Dio. Sul monte delle beatitudini, Gesรน ne ha riconosciuto la validitร , ma, considerandola solo una tappa, ha indicato una nuova meta, un orizzonte piรน lontano e sconfinato: la perfezione del Padre che sta nei cieli.
Chi non pratica la nuova giustizia, immensamente superiore a quella degli scribi e dei farisei, si ferma a metร strada e non entra nel regno di Dio.
Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โIndicami Signore la via della vita, la seguirรฒ sino alla fineโ.
Prima Lettura (Sir 15,15-20)
15 Se vuoi, osserverai i comandamenti;
lโessere fedele dipenderร dal tuo buonvolere.
16 Egli ti ha posto davanti il fuoco e lโacqua;
lร dove vuoi stenderai la tua mano.
17 Davanti agli uomini stanno la vita e la morte;
a ognuno sarร dato ciรฒ che a lui piacerร .
18 Grande infatti รจ la sapienza del Signore,
egli รจ onnipotente e vede tutto.
19 I suoi occhi su coloro che lo temono,
egli conosce ogni azione degli uomini.
20 Egli non ha comandato a nessuno di essere empio
e non ha dato a nessuno il permesso di peccare.
โSe vedi una persona saggia, va presto da lei; il tuo piede consumi i gradini della sua portaโ (Sir 6,36). Questa frase avrebbe potuto essere scritta allโentrata della scuola che, fra la fine del III e lโinizio del II secolo a.C., Ben Sira (il Siracide) aveva aperto a Gerusalemme. Ai giovani discepoli che seguivano le sue lezioni e che, dโaltra parte, si sentivano anche attratti dalle proposte seducenti del mondo ellenistico ed erano affascinati dalle lusinghe della vita pagana, egli indicava il cammino della vita, insegnava la Torร h, la sapienza di Dio.
Era anche un poeta, Ben Sira. La Torร h era per lui โcome un cedro del Libano, come un cipresso sui monti dellโErmon, come una palma in Engaddi, deliziosa come le rose di Gericoโ; ne assaporava il profumo, โcome di cinnamomo e balsamo, come mirra sceltaโ; vedeva la sapienza uscire dai suoi rotoli e traboccare โcome il Giordano nei giorni della mietituraโ (Sir 24,13-24).
Incantato dalla bellezza della legge di Dio, trasmetteva la sua passione agli alunni. Insegnava loro: โDavanti ad ogni uomo stanno la vita e la morte, il fuoco e lโacquaโ; ognuno deve scegliere, รจ libero e responsabile delle proprie azioni, puรฒ costruire o rovinare la propria esistenza. Se prende decisioni insensate la colpa non รจ di Dio che ha fatto bene ogni cosa, ma soltanto sua.
Non vโรจ alcuna costrizione interiore a peccare. Lโuomo puรฒ dominare i propri istinti (Sir 21,11), puรฒ controllare i propri desideri e le proprie passioni (Sir 20,30). Se compie il male, se devia dai sentieri tracciati dalla Torร h attira su di sรฉ sventure e disgrazie (Sir 40,10), se invece segue i cammini indicati dal Signore avrร vita e benedizione.
Cosรฌ si esprimeva Ben Sira, il vecchio saggio, desideroso di orientare i suoi figli e i suoi discepoli sulla via tracciata dalla Legge di Dio.
Seconda Lettura (1 Cor 2,6-10)
6 Tra i perfetti parliamo, sรฌ, di sapienza, ma di una sapienza che non รจ di questo mondo, nรฉ dei dominatori di questo mondo che vengono ridotti al nulla; 7 parliamo di una sapienza divina, misteriosa, che รจ rimasta nascosta, e che Dio ha preordinato prima dei secoli per la nostra gloria. 8 Nessuno dei dominatori di questo mondo ha potuto conoscerla; se lโavessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria. 9 Sta scritto infatti: โQuelle cose che occhio non vide, nรฉ orecchio udรฌ, nรฉ mai entrarono in cuore di uomo, queste ha preparato Dio per coloro che lo amano.
10 Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti scruta ogni cosa, anche le profonditร di Dio.
A Corinto cโera chi si inorgogliva, chi, per mettersi in mostra, faceva sfoggio di sapienza e predicava il vangelo ricorrendo a sottili ragionamenti, come facevano i filosofi.
Paolo dร un giudizio severo di queste persone: chi si comporta in questo modo โ afferma โ non si รจ ancora reso conto che, dal punto di vista umano, la proposta della fede รจ una follia: รจ lโinvito a divenire discepoli di un uomo giustiziato. Solo dei โpazziโ possono rischiare la vita accettando la sua proposta e solo chi รจ ancora piรน โpazzoโ puรฒ decidere di divenirne messaggero e paladino. Nulla di irrazionale nella fede cristiana โ sia chiaro! โ nulla che ripugni alla ragione, ma indubbiamente la proposta di donare la vita cozza con il buon senso umano.
Esiste perรฒ โ continua Paolo โ una โsapienzaโ cristiana, non โdi questo mondoโ, naturalmente, ma del mondo di Dio, una sapienza che puรฒ essere capita solo dai โperfettiโ, cioรจ, dai โcristiani adultiโ (v. 6).
LโApostolo che ha appena affermato di essersi presentato ai corinzi โin debolezza e con molto timore e trepidazioneโ, privo della sapienza che sovrabbonda nei discorsi persuasivi dei filosofi (1 Cor 2,3-4), ora colloca anche se stesso fra questi sapienti che hanno ricevuto, per mezzo dello Spirito, una speciale rivelazione dei misteri di Dio (v. 10).
Di che si tratta?
Di quella che รจ chiamata โsapienza divina, misteriosa, che รจ rimasta nascosta, che nessuno dei dominatori di questo mondo ha potuto conoscereโ (v. 7-8), di quella che, in altre lettere, รจ detta semplicemente โmisteroโ, โmistero taciuto per secoli eterni, ma rivelato oraโ (Rm 16,25-26), โmistero nascosto da secoliโ (Col 1,26). ร il disegno divino della salvezza universale. Questo progetto era noto da tutta lโeternitร soltanto a Dio e nessuno poteva immaginare quale meraviglia egli stesse preparando.
Ora che si sta realizzando, il โmisteroโ puรฒ essere contemplato nel suo progressivo svelarsi e Pietro afferma che, in cielo, gli stessi angeli mantengono gli occhi fissi sul mondo, ansiosi di scorgere e di godere di quanto Dio sta compiendo (1 Pt 1,12). Lโautore della Lettera agli efesini ripropone, in altre parole, la stessa, commovente idea. Gli angeli โ dice โ scoprono il mistero di Dio osservando ciรฒ che avviene nella chiesa: โOra si sta manifestando nel cielo, per mezzo della chiesa, ai Principati e alle Potestร la multiforme sapienza di Dioโ (Ef 3,10).
Ciรฒ che Dio sta attuando oltrepassa i desideri e le speranze degli uomini. Adattando un versetto del libro di Isaia (Is 64,3), Paolo descrive cosรฌ la sorpresa che attende coloro che hanno la fortuna di poter scrutare questo mistero: โOcchio non vide, orecchio non udรฌ, nรฉ mai passรฒ per la mente di alcun uomo, ciรฒ che Dio ha preparato per coloro che lo amanoโ (v. 9).
Vangelo (Mt 5, 17-37)
17 Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. 18 In veritร vi dico: finchรฉ non siano passati il cielo e la terra, non passerร neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto. 19 Chi dunque trasgredirร uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerร agli uomini a fare altrettanto, sarร considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverร e li insegnerร agli uomini, sarร considerato grande nel regno dei cieli.
20 Poichรฉ io vi dico: se la vostra giustizia non supererร quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
21 Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrร ucciso sarร sottoposto a giudizio. 22 Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarร sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarร sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarร sottoposto al fuoco della Geenna.
23 Se dunque presenti la tua offerta sullโaltare e lรฌ ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, 24 lascia lรฌ il tuo dono davanti allโaltare e vร prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono.
25 Mettiti presto dโaccordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perchรฉ lโavversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. 26 In veritร ti dico: non uscirai di lร finchรฉ tu non abbia pagato fino allโultimo spicciolo!
27 Avete inteso che fu detto: Non commettere adulterio; 28 ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha giร commesso adulterio con lei nel suo cuore.
29 Se il tuo occhio destro ti รจ occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna. 30 E se la tua mano destra ti รจ occasione di scandalo, tagliala e gettala via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geenna.
31 Fu pure detto: Chi ripudia la propria moglie, le dia lโatto di ripudio; 32 ma io vi dico: chiunque ripudia sua moglie, eccetto il caso di concubinato, la espone allโadulterio e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.
33 Avete anche inteso che fu detto agli antichi: Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti; 34 ma io vi dico: non giurate affatto: nรฉ per il cielo, perchรฉ รจ il trono di Dio; 35 nรฉ per la terra, perchรฉ รจ lo sgabello per i suoi piedi; nรฉ per Gerusalemme, perchรฉ รจ la cittร del gran re. 36 Non giurare neppure per la tua testa, perchรฉ non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. 37 Sia invece il vostro parlare sรฌ, sรฌ; no, no; il di piรน viene dal maligno.
โBeati noi, o Israele, perchรฉ ciรฒ che piace a Dio ci รจ stato rivelatoโ (Bar 4,4). Cosรฌ Baruc esprimeva lโorgoglio del suo popolo e la sua riconoscenza al Signore che aveva indicato a Israele โla via della sapienzaโ (Bar 3,27), nella Torร h, nel โlibro dei decreti di Dioโ (Bar 4,1).
Essendo opera di Dio, la Torร h non puรฒ essere nรฉ smentita nรฉ contraddetta. โLa Scrittura non puรฒ essere annullataโ โ ha dichiarato Gesรน (Gv 10,35) โ perchรฉ Dio non puรฒ avere ripensamenti o rinnegare quanto ha detto in passato o apportarvi correzioni. Il cammino da lui tracciato dallโAT ha validitร perenne.
Nella prima frase del vangelo di oggi Gesรน ribadisce questa veritร : โNon pensate che io sia venuto per demolire la Legge o i Profeti; non sono venuto per demolire, ma per portare a compimentoโ (v. 17).
Se sente il bisogno di chiarire la sua posizione, significa che qualcuno ha avuto lโimpressione che egli, con il suo comportamento e con le sue parole, stesse demolendo le convinzioni, le attese e le speranze di Israele, basate sui testi sacri.
Gesรน era rispettoso delle leggi e delle istituzioni del suo popolo, ma le interpretava in modo originale; il suo punto di riferimento non era la lettera del precetto, ma il bene dellโuomo. Per amore allโuomo non esitava a violare anche il sabato e questa sua libertร suscitava stupore, perplessitร e anche irritazione nelle autoritร religiose. Tuttavia, piรน che la sua mancata osservanza delle prescrizioni dei rabbini, ciรฒ che creava sconcerto era il suo messaggio, la nuova Torร h che aveva proclamato sul monte, una Torร h che sconvolgeva i principi e i valori su cui era fondata lโistituzione religiosa e civile dโIsraele.
Mosรจ aveva promesso: โTutti i popoli della terra ti temeranno; il Signore ti concederร abbondanza di beni; ti metterร in testa e non in coda e sarai sempre in alto e mai in bassoโ (Dt 28,10-13). Come poteva Gesรน dichiarare di essere in sintonia con lโAT se proclamava beati i poveri, i perseguitati, gli oppressi e se annunciava, per i suoi seguaci, difficoltร , sofferenze e persecuzioni? Il suo messaggio era in aperto contrasto con le Scritture.
Leggendo i profeti, Israele si era convinto che il messia avrebbe instaurato un regno eterno, glorioso; avrebbe dato โagli afflitti di Sion una corona di gloria invece della cenereโ, mentre per i nemici avrebbe promulgato โun giorno di vendetta per il nostro Dioโ (Is 61,2-3). Nei momenti piรน drammatici della sua storia, Israele ritrovava in queste promesse la ragione per continuare a credere e a sperare in un futuro migliore. Come mai Gesรน deludeva queste attese?
Ecco come chiarisce la sua posizione e le sue scelte: le promesse fatte da Dio โ spiega โ si compiranno tutte, non ne cadrร nemmeno una. Prima che il mondo sia finito, quanto รจ stato scritto si realizzerร , ma in modo inatteso e la sorpresa sarร tanto grande che persino le persone pie, devote, sincere, come il Battista, correranno il rischio di veder vacillare la loro fede e di rimanere scandalizzate (Mt 11,6).
In questa luce vanno intesi i detti di Gesรน che concludono la prima parte del vangelo di oggi, riguardanti lโosservanza dei precetti anche minimi e la giustizia superiore a quella degli scribi e dei farisei (vv. 19-20). I precetti cui fa riferimento non sono quelli dellโantica legge, ma le beatitudini. Sono queste beatitudini la nuova proposta, la nuova giustizia che porta a compimento, conduce alla perfezione quella antica, quella che gli scribi e i farisei โ bisogna riconoscerlo โ praticavano in modo esemplare.
Come nella pratica dellโantica legge cโera chi si accontentava della fedeltร ai precetti piรน importanti e trascurava gli altri, cosรฌ nellโadesione alla proposta delle beatitudini cโรจ chi si attiene al minimo (ammirarle, approvarle, appoggiare chi ha il coraggio di praticarle) e cโรจ chi รจ coerente fino in fondo e fa scelte coraggiose e decise. Agli occhi di Dio โ dichiara Gesรน, con un certo umorismo โ i primi appariranno come โi minimiโ, gli altri invece saranno giudicati grandi, saranno considerati โrabbiniโ nel regno dei Cieli, saranno cioรจ persone da additare come modelli agli altri discepoli.
Nella seconda parte del vangelo (vv. 20-37) vengono presentati quattro esempi del balzo in avanti, richiesto a tutti coloro che vogliono entrare nel regno dei Cieli. Si tratta di quattro disposizioni che si ritrovano nellโAT e che non vengono smentite, ma spiegate in modo originale. Gesรน ne evidenzia tutte le implicazioni: parte dalla Torร h di Mosรจ โ che era il punto di arrivo, il vertice raggiunto dalla โgiustiziaโ degli scribi e dei farisei โ e va oltre, propone la meta ultima di questa Legge.
Gli esempi che porta sono sei, ma il vangelo di oggi ne riprende soltanto quattro, gli altri due ci verranno proposti domenica prossima. Sono introdotti tutti con la stessa formula stereotipa: โAvete udito che Dio ha detto agli antichiโฆ Ora io vi dicoโฆโ.
Non uccidere! (vv. 21-26).
ร il primo caso che viene preso in considerazione. ร una disposizione chiara, che non ammette eccezioni e che condanna qualunque forma di omicidio (Gn 9,5-6). Lโuomo non ha potere sulla vita di un suo simile, quandโanche fosse un criminale (Gn 4,15). La vita umana รจ sacra e intangibile dal momento in cui sboccia fino a quando, naturalmente, si conclude. Questo era giร chiaro nella Torร h antica, ma, per entrare nel regno dei Cieli, รจ necessario capire che il non uccidere comporta molto di piรน. Ci sono altri modi โ subdoli, sofisticati, occulti, camuffati โ di uccidere.
Se ci fossero raggi X capaci di rilevare il cimitero celato nel nostro cuore ci spaventeremmo. Tra i morti troveremmo coloro ai quali abbiamo giurato di non rivolgere piรน la parola, coloro ai quali abbiamo negato il perdono, coloro ai quali continuiamo a rinfacciare lโerrore commesso, coloro cui abbiamo tolto il buon nome con maldicenze o calunnie, coloro che abbiamo privato dellโamore e della gioia di vivereโฆ
Gesรน insegna che il comandamento che ordina di non uccidere ha tante implicazioni che vanno ben oltre lโaggressione fisica. Chi usa parole offensive, chi si adira, chi alimenta sentimenti di odio ha giร ucciso suo fratello (v. 22).
Lโomicidio parte sempre dal cuore. Non si puรฒ odiare un uomo e continuare a sentirsi in pace con se stessi. Non si riesce ad uccidere se prima non ci si รจ convinti di avere a che fare con chi non รจ uomo, non merita di vivere e quindi รจ bene che venga eliminato. Questโopera denigratoria รจ portata avanti mediante le parole, ripetendo a se stessi, come uno spietato ritornello: โร uno stupidoโ, โรจ un pazzoโ, โรจ un senza Dioโ. Cosรฌ si giunge, senza rimorsi, a pronunciare la sentenza: merita โil rogoโ.
ร questo cuore crudele e ingiusto โ insegna Gesรน โ che va disarmato. Allโopera di demonizzazione dellโuomo, egli contrappone il suo giudizio:ย รจ un fratello. Per tre volte ripete questa parola (vv. 22-24), come un antidoto per guarire il cuore dal veleno dellโodio, mantenuto vivo e incrementato dalle parole cattive. Poi affronta alla radice i conflitti: introduce il tema dellaย riconciliazione.
Ne richiama anzitutto il dovere e lโimportanza (vv. 23-24).
Lo spunto รจ preso da una pratica religiosa di Israele. Prima di entrare nel tempio ad offrire sacrifici, era necessario sottoporsi a meticolose purificazioni. Gesรน dichiara che non รจ il corpo che ha bisogno di essere puro, ma il cuore: la riconciliazione con il fratello sostituisce tutti i riti purificatori.
Insegnavano i rabbini che la piรน importante delle preghiere giudaiche โ lo Shemร Israel โ una volta iniziata, non poteva piรน essere interrotta, per nessuna ragione, nemmeno se un serpente si fosse attorciliato attorno alla gamba dellโorante. Gesรน afferma che, per riconciliarsi con il fratello, si deve addirittura piantare a metร non solo lo Shemร Israel, ma perfino lโofferta del sacrificio nel tempio.
Difficile trovare nella cultura ebraica unโimmagine piรน efficace per sottolineare lโimportanza della riconciliazione. Chi la rifiuta, chi non la ricerca ad ogni costo si autoesclude dal โregno dei Cieliโ.
Avevano assimilato bene questa lezione i primi cristiani. Lโautore della Lettera agli efesini raccomandava: โNon tramonti il sole sulla vostra iraโ (Ef 4,26) e qualche anno prima, nella giovane comunitร di Antiochia di Siria, era stata emanata questa disposizione: โNel giorno del Signore, chi รจ in discordia con il suo prossimo non si unisca a voi prima di essersi riconciliato, affinchรฉ il vostro sacrificio non sia contaminatoโ (Didakรจ 14,1-2). Due secoli dopo, un vescovo delle stesse regioni esortava i suoi fratelli nellโepiscopato con queste parole: โPronunciate le vostre sentenze il lunedรฌ affinchรฉ, avendo tempo sino al sabato, possiate risolvere il dissenso (fra i membri delle vostre comunitร ) e per la domenica rappacificare quanti sono tra loro in discordiaโ (Didascalia 2,59,2).
Dopo aver richiamato il dovere della riconciliazione, Gesรน ne sottolinea lโurgenza (vv. 25-26). Non puรฒ essere dilazionata.
Un cristiano non dovrebbe mai aver bisogno di ricorrere ai tribunali per ottenere giustizia, dovrebbe sempre riuscire a mettersi dโaccordo prima con il suo fratello. Comunque, nel caso preferisca intentare processi piuttosto che sopportare lโingiustizia, tenga presente che se si presenta davanti a Dio in disaccordo con il fratello, non verrร da lui riconosciuto come figlio. Le immagini severe della prigione, delle guardie, dellโobbligo di pagare fino allโultimo spicciolo non vanno materializzate. Sono tipiche della cultura semitica e del linguaggio rabbinico; sono introdotte solo per richiamare, in modo energico, la necessitร inderogabile della riconciliazione. Per ottenerla il discepolo deve essere disposto a qualunque rinuncia.
Dopo aver parlato del comandamento di non uccidere, Gesรน passa al problema dellโadulterio (vv. 27-30).
La lettera della Torร h sembrava vietare solo le azioni cattive. Gesรน, comโรจ solito fare, va invece al cuore e coglie le esigenze piรน profonde di questo comandamento. Ci sono amicizie, sentimenti, relazioni che sono giร adulteri.
Siamo in un campo in cui, con molta facilitร , si viene travolti dagli istinti e dalle passioni che possono provocare guai seri a sรฉ, alla propria famiglia e a quella degli altri. Gesรน insiste: di fronte a certe situazioni, รจ necessario avere il coraggio di procedere a tagli, anche se dolorosi, prima che i cattivi desideri si trasformino in adulteri di fatto.
Due sono i membri del corpo che bisogna essere disposti ad amputare: lโocchio destro e la mano destra. In questo contesto sono il simbolo di ciรฒ che risveglia la libidine (sguardi) e dei contatti pericolosi (mano). ร necessario essere pronti a rinunciare a tutto ciรฒ che lโopinione comune ritiene magari esperienze arricchenti, conquiste gratificanti, occasioni da non perdere (la parte destra era ritenuta la piรน nobile, la preferita; Sal 137,5), pur di non rovinarsi la vita. Non si tratta di mutilazioni materiali, ma del faticoso autocontrollo di cui parla anche Paolo: โTratto duramente il mio corpo e lo tengo soggiogato perchรฉ non succeda che dopo avere predicato agli altri, venga io stesso squalificatoโ (1 Cor 9,27).
La Geenna รจ la valle che delimita a sud-ovest la cittร di Gerusalemme; era lโimmondezzaio della cittร , il luogo maledetto dove erano stati sacrificati e bruciati al dio Moloc i bambini; si riteneva che lรฌ ci fosse la porta che introduceva nel mondo dei demoni.
Chi non sa imporsi le necessarie rinunce nel campo della sessualitร corre il rischio di gettare tutto il proprio corpo (la propria persona) nella Geenna (nella spazzatura). Questo non รจ un castigo di Dio, ma la conseguenza del peccato.
Il terzo caso riguarda il divorzio (vv. 31-32).
Dio ha voluto il matrimonio monogamico e indissolubile. La Bibbia lo afferma con chiarezza, fin dalle prime pagine: โI due formano una carne solaโ (Gn 2,24). Per la durezza del cuore dellโuomo si รจ introdotto perรฒ, anche in Israele, il divorzio.
Andando contro la consuetudine, le tradizioni e le interpretazioni dei rabbini, Gesรน riporta il matrimonio alla purezza delle origini ed esclude la possibilitร di separare ciรฒ che Dio ha stabilito che rimanga unito. La clausola โeccetto in caso di concubinatoโ, che sembra lasciare aperta una possibilitร al divorzio, in realtร riguarda le unioni illegittime e irregolari.
Nรฉ lโinfedeltร , nรฉ le incomprensioni, nรฉ alcunโaltra difficoltร di coppia possono legittimare un nuovo matrimonio. Qualunque unione di questo tipo รจ definita da Gesรน adulterio, non una macchia che puรฒ essere lavata da una buona confessione, ma una scelta di morte.
Il discepolo deve fare attenzione perchรฉ la mentalitร corrente, il permissivismo, la banalizzazione della sessualitร , la dissolutezza dei costumi possono facilmente far dimenticare le parole del Maestro, far vacillare anche le convinzioni piรน solide e persuadere che รจ normale, umanizzante, apprezzabile ciรฒ che invece รจ solo un palliativo, un ripiego, un espediente dettato dalla โsapienza di questo mondoโ.
Non รจ leale, non rende un buon servizio a chi รจ in difficoltร chi occulta le esigenze della morale cristiana, chi si mostra compiacente e propone convivenze che finiscono per essere inevitabilmente accompagnate da dolorosi conflitti interiori. Va sempre tenuto presente che fanno parte della morale evangelica la rinuncia, il sacrificio, la croce e anche lโeroismo della forzata verginitร di chi รจ sposato: โVi sono eunuchi che hanno scelto di rimanere tali per il regno dei Cieliโ (Mt 19,12).
Le parole chiare di Gesรน perรฒ non conferiscono a nessun discepolo la licenza di giudicare, di condannare, di umiliare, di emarginare coloro che hanno fallito nella loro vita coniugale. Si tratta, in genere, di persone che sono passate attraverso grandi sofferenze e che hanno vissuto situazioni drammatiche. Per loro si rivela a volte impossibile realizzare il progetto cristiano di matrimonio. La comunitร รจ chiamata a manifestare nei loro confronti la tenerezza e la comprensione del Maestro che non ha spento il lucignolo fumigante nรฉ spezzato la canna incrinata (Is 42,3).
Il quarto caso รจ quello del giuramento (vv. 33-37).
Durante lโesilio a Babilonia gli israeliti avevano assimilato, fra le altre cattive abitudini, anche quella di giurare a sproposito. Arrivavano al punto di non fare piรน unโaffermazione senza accompagnarla con qualche imprecazione. Per evitare di pronunciare il nome di Dio ricorrevano a formule meno impegnative: giuravano per il cielo, per il tempio, per la terra, per i loro genitori, per la loro testa. Un saggio del II sec. a.C. raccomandava: โAbitua la tua bocca a non giurare, abituati a non nominare il nome del Santoโ (Sir 23,9).
Gesรน prende posizione contro questโabitudine sconsiderata e lo fa con la sua solita radicalitร : โNon giurate affattoโฆ Sia invece il vostro parlare sรฌ quando รจ sรฌ, no quando รจ no; il resto viene dal malignoโ (vv. 33-37).
Non era tanto la profanazione del nome del Signore che lo preoccupava. Ci sono altri elementi che rendono inaccettabile un giuramento. Anzitutto esso presuppone una concezione pagana di Dio che รจ immaginato come un vendicatore, pronto a scagliare i suoi fulmini contro bugiardi e spergiuri; poi รจ il sintomo di una societร in cui regnano la diffidenza, la sfiducia, la slealtร , il sospetto reciproci.
Nella comunitร dei discepoli di Gesรน il giuramento รจ inconcepibile perchรฉ essa รจ costituita da persone dal โcuore puroโ (Mt 5,8), guidate dallo spirito di veritร (Gv 14,17; 16,13), che bandiscono dalla loro vita ogni menzogna โ come raccomanda Paolo โ โDeposta la menzogna, parlate ognuno al vostro prossimo secondo veritร , poichรฉ siamo membri gli uni degli altriโ (Ef 4,25; 1 Pt 2,1).
FONTE: per gentile concessione di Settimana News