Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 10 Novembre 2024.
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Quanto vale il regno dei cieli?
Sono frequenti nella Bibbia le esortazioni allโelemosina: โIl giusto dona senza risparmiareโ (Pr 21,26); โDaโ il tuo pane a chi ha fame e faโ parte dei tuoi vestiti agli ignudi. Daโ in elemosina quanto ti sopravanza e, quando fai lโelemosina, non essere tirchioโ (Tb 4,16).
Se cโรจ un prezzo da pagare per entrare nel regno dei cieli, a quanto ammonta? Sarร sufficiente dare qualcosa in elemosina?
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In una sua celebre omelia (Hom. in Ev., 5,1-3), papa Gregorio Magno (590-614) affronta il tema e risponde: โIl regno di Dio non ha prezzo; vale tutto ciรฒ che si possiedeโ; poi illustra la sua affermazione con alcuni esempi tratti dal vangelo.
Nel caso di Zaccheo, lโingresso nel regno dei cieli fu pagato con la metร dei beni che possedeva, perchรฉ lโaltra metร gli era servita per restituire il quadruplo a coloro che aveva defraudato (Lc 19,8).
Nel caso di Pietro e Andrea, il regno dei cieli valse le reti e la barca, perchรฉ i due fratelli non avevano altro (Mt 4,20).
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La vedova lo comperรฒ per molto meno: due spiccioli soltanto (Lc 21,2).
Qualcuno vi entra addirittura offrendo solo un bicchiere dโacqua fresca (Mt 10,42).
Il prezzo da pagare รจ facile da stabilire: il regno di Dio vale tutto quello che si possiede, poco o molto che sia.
Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โIl regno di Dio รจ un tesoro che non ha prezzo, per ottenerlo bisogna dare tuttoโ.
Prima Letturaย (1 Re 17,10-16)
10ย Elia si alzรฒ e andรฒ a Zarepta. Entrato nella porta della cittร , ecco una vedova raccoglieva la legna. La chiamรฒ e le disse: โPrendimi un poโ dโacqua in un vaso perchรฉ io possa bereโ.11ย Mentre quella andava a prenderla, le gridรฒ: โPrendimi anche un pezzo di paneโ.ย 12ย Quella rispose: โPer la vita del Signore tuo Dio, non ho nulla di cotto, ma solo un pugno di farina nella giara e un poโ di olio nellโorcio; ora raccolgo due pezzi di legna, dopo andrรฒ a cuocerla per me e per mio figlio: la mangeremo e poi moriremoโ.13ย Elia le disse: โNon temere; su, faโ come hai detto, ma prepara prima una piccola focaccia per me e portamela; quindi ne preparerai per te e per tuo figlio,ย 14ย poichรฉ dice il Signore: La farina della giara non si esaurirร e lโorcio dellโolio non si svuoterร finchรฉ il Signore non farร piovere sulla terraโ.15ย Quella andรฒ e fece come aveva detto Elia. Mangiarono essa, lui e il figlio di lei per diversi giorni.16ย La farina della giara non venne meno e lโorcio dellโolio non diminuรฌ, secondo la parola che il Signore aveva pronunziata per mezzo di Elia.
I cananei, nella cui terra gli israeliti si erano installati, adoravano Baal, il signore della pioggia, della fertilitร e della feconditร . Sua mitica sede era il monte Safon che, con la sua cima sempre avvolta in nembi grigiastri, si staglia nel cielo di Ugarit; sue armi erano le folgori e i venti che scatenano gli uragani che schiantano i cedri del Libano, scuotono le foreste e fanno tremare lโErmon (Sl 29,5).
Il filo conduttore di tutti i libri dellโAntico Testamento รจ rappresentato dalla lotta del Signore, il Dio geloso degli israeliti, contro Baal, il campione dellโordine cosmico adorato da tutti i popoli dellโantico Medio Oriente.
Al tempo del profeta Elia, Israele, sedotto dalla regina Gezabele, era venuto meno alla fede dei suoi padri e aveva piegato le ginocchia a Baal, convinto che da lui avrebbe ottenuto piogge abbondanti e copiosi raccolti. Ecco invece, secondo la promessa fatta dal profeta Elia, tre anni di siccitร , carestie e pestilenze. Come sempre accade, lโidolo aveva sedotto e puntualmente deluso.
Di fronte allโassenza di piogge e alle conseguenti calamitร , il re Acab convocรฒ i suoi veggenti e li incaricรฒ di individuare i responsabili. Non ci fu bisogno di pratiche divinatorie, il colpevole fu subito identificato: โร stato Elia, il profeta del Signore โ assicurarono gli indovini di corte โ a provocare lo sdegno di Baalโ.
Acab ordinรฒ di rintracciarlo e di metterlo a morte.
ร in questo punto della storia di Elia che va inserito lโepisodio narrato nella lettura di oggi.
Per sottrarsi allโira del re, il profeta si diede alla fuga. Si diresse verso la costa della Fenicia e giunse a Sarepta, una cittร situata una dozzina di chilometri a sud di Sidone, rinomata per la produzione della porpora. Alla porta della cittร incontrรฒ una povera vedova che raccoglieva legna con cui cucinare, per il figlio e per sรฉ, lโultimo pugno di farina che le era rimasto.
Intuendo la sua condizione disperata, Elia non ebbe il coraggio di chiederle altro che un poโ dโacqua, tuttavia, mentre la donna si allontanava, la supplicรฒ: โPrendimi anche un pezzo di pane!โ. Sapeva che quello era tutto ciรฒ che aveva, ma osรฒ chiederglielo e soggiunse: โCosรฌ dice il Signore: la farina della giara non si esaurirร e lโorcio dellโolio non si svuoterร finchรฉ il Signore non farร piovere sulla terraโ (v. 14).
La vedova si fidรฒ del profeta, gli offrรฌ quanto le era stato chiesto e Dio benedisse la sua generositร ; le concesse lโalimento per lei e per il figlio durante tutto il tempo della siccitร .
Da questo commovente racconto traspare la simpatia del Signore e dellโautore sacro per questa donna povera e senza protezione.
Presso tutti i popoli antichi, la ricchezza, il successo e il benessere erano ritenuti benedizioni degli dรจi, in Israele invece si comprese presto che il Signore volgeva il suo sguardo di amore sui piรน deboli, sugli stranieri, sugli orfani e sulle vedove. Costoro, non avendo nulla e nessuno su cui contare, si affidavano a Dio e, nella loro indigenza, erano capaci di offrire non solo parte di quanto possedevano, non solo il superfluo, ma tutto, anche ciรฒ che era indispensabile per la loro vita.
La vedova di Sarepta, una pagana che ancora non adorava il Signore, ma lo conosceva solo come โil Dio di Eliaโ, si รจ comportata da autentica israelita. Apparteneva, senza che se ne fosse resa conto, al โpopolo umile e povero che confida nel nome del Signoreโ (Sof 3,12); realizzava lโideale del pio israelita che i salmisti proclamano beato: โBeato lโuomo che si rifugia nel Signore, nulla manca a coloro che lo temono. I ricchi impoveriscono e hanno fame, ma chi cerca il Signore non manca di nullaโ (Sl 34,9-11).
Seconda Lettura (Eb 9,24-28)
24ย Cristo non รจ entrato in un santuario fatto da mani dโuomo, figura di quello vero, ma nel cielo stesso, per comparire ora al cospetto di Dio in nostro favore,ย 25ย e non per offrire se stesso piรน volte, come il sommo sacerdote che entra nel santuario ogni anno con sangue altrui.ย 26ย In questo caso, infatti, avrebbe dovuto soffrire piรน volte dalla fondazione del mondo.Ora invece una volta sola, alla pienezza dei tempi, รจ apparso per annullare il peccato mediante il sacrificio di se stesso.ย 27ย E come รจ stabilito per gli uomini che muoiano una sola volta, dopo di che viene il giudizio,ย 28ย cosรฌ Cristo, dopo essersi offerto una volta per tutte allo scopo di togliere i peccati di molti, apparirร una seconda volta, senza alcuna relazione col peccato, a coloro che lโaspettano per la loro salvezza.
Oggi si continua tranquillamente a parlare di sacerdoti per indicare i presbiteri, per riferirsi ai ministri dellโeucaristia e della riconciliazione; ma il Concilio ha avuto il pudore di non farlo: ha riservato il termine sacerdote, come fa tutto il Nuovo Testamento, a Cristo e al popolo di Dio, unito a Cristo nellโofferta di sacrifici spirituali graditi al Padre.
Il brano di oggi indica due ragioni per cui Gesรน รจ lโunico vero sacerdote.
I sacerdoti antichi offrivano i loro olocausti in un tempio materiale, fatto di pietre, mentre Gesรน svolge il suo ministero in cielo, in un santuario non costruito da mani dโuomo (v. 24).
Poi, il sacerdozio dellโantica Alleanza aveva come obiettivo la purificazione del popolo dalle sue colpe. Per cancellare i peccati, il sommo sacerdote entrava ogni anno nella parte piรน sacra del tempio e ivi versava sangue di animali. Ripeteva ogni anno lo stesso rito, che non era mai efficace, non otteneva la remissione del peccato. Gli uomini continuavano a essere malvagi e ad avere bisogno di espiazione.
Gesรน invece ha offerto un solo e perfetto sacrificio, non ha versato il sangue di animali, ma ha donato il proprio sangue e, con il suo gesto dโamore, ha vinto per sempre il peccato (vv. 25-27).
Quando egli apparirร di nuovo non verrร per ripetere un sacrificio, ma per prendere con sรฉ gli uomini che il suo unico sacrificio ha liberato da ogni colpa.
Vangeloย (Mc 12,38-44)
38ย Gesรน diceva alla folla mentre insegnava: โGuardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze,ย 39ย avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti.ย 40ย Divorano le case delle vedove e ostentano di fare lunghe preghiere; essi riceveranno una condanna piรน graveโ.41ย E sedutosi di fronte al tesoro, osservava come la folla gettava monete nel tesoro. E tanti ricchi ne gettavano molte.ย 42ย Ma venuta una povera vedova vi gettรฒ due spiccioli, cioรจ un quattrino.43ย Allora, chiamati a sรฉ i discepoli, disse loro: โIn veritร vi dico: questa vedova ha gettato nel tesoro piรน di tutti gli altri.ย 44ย Poichรฉ tutti hanno dato del loro superfluo, essa invece, nella sua povertร , vi ha messo tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivereโ.
I pericoli piรน gravi sono quelli ben nascosti e meglio camuffati, quelli che colgono di sorpresa e impreparati. Se Gesรน raccomanda ai discepoli, in modo accorato, di fare attenzione, di stare in guardia da una certa genia di persone, significa che le insidie che tendono sono estremamente serie.
Dopo una serie di controversie con farisei, sadducei ed erodiani nel tempio di Gerusalemme, Gesรน rivolge un attacco diretto, coraggioso e preciso contro gli scribi e per renderlo piรน incisivo ricorre alla satira, allโironia, a un linguaggio che appare fin troppo provocatorio. Questo rivela quanto fosse preoccupato che un certo nefasto comportamento si potesse infiltrare anche nella comunitร dei suoi discepoli.
Gli scribi erano originariamente gli incaricati di stendere documenti di ogni genere, ma, dopo lโesilio a Babilonia, erano divenuti gli interpreti ufficiali della legge del Signore (Esd 7,11), costituivano lโautoritร in campo legislativo, erano i giudici incaricati di pronunciare le sentenze nei tribunali.
La loro professione era legittima, eppure Gesรน aveva di che recriminare sul loro comportamento.
La prima accusa che muoveva loro riguardava la vanitร , lโostentazione (vv. 38-39). Erano persone che amavano esibire il loro sapere e i loro titoli e per richiamare lโattenzione, per non essere confusi con il popolo, con la gente ignorante, ci tenevano a non vestire come gli altri. Indossavano una divisa, โamavano passeggiare in lunghe vestiโ (v. 38).
Era per rispetto al loro abito che la gente li trattava con mille riguardi, cedeva loro il passo nelle strade, riservava i primi posti nelle piazze e nelle sinagoghe e al mercato li serviva meglio e prima degli altri. Non potevano essere salutati con un semplice shalom; esigevano inchini, baciamani e un religioso silenzio ogni volta che aprivano la bocca, anche solo per respirare. Quando non ricevevano queste attenzioni di deferenza si indignavano.
Il Maestro riteneva questa una commedia ridicola e non la sopportava; era allergico alle loro divise perchรฉ, come suggerisce lโetimologia, derivano dal verbo dividere, dividono, separano, creano la casta.
Piรน che un peccato, la loro era una malattia, una patologia che avrebbe potuto essere facilmente curata. Ciรฒ che alimentava la vanitร degli scribi era il servilismo ingenuo della gente che, tributando loro onori e ossequi, era convinta di rendere gloria a Dio. Per farli rientrare nei ranghi e far loro gustare la gioia di sentirsi fratelli, sarebbe bastato che tutti si fossero comportati come Gesรน, che non riservava loro alcun riguardo particolare; alla loro amicizia preferiva quella dei peccatori e degli emarginati, non ricorreva alle loro raccomandazioni, non richiedeva i loro appoggi.
Di fronte al comportamento e alle parole tanto chiare del Maestro, ci si chiede come possa accadere che nella chiesa a volte non ci si renda ancora conto di quanto siano antiโevangeliche la corsa ai primi posti, ai titoli onorifici e la ricerca di applausi e privilegi. Il mondo strutturato in una gerarchia piramidale รจ stato definitivamente condannato da Cristo e volerlo ripristinare non รจ un peccato veniale, ma un attentato frontale contro la logica evangelica.
Cโรจ una colpa piรน grave che Gesรน imputa ai rabbini: โDivorano le case delle vedoveโ (v. 40).
Le vedove, assieme agli orfani ed agli stranieri, erano le persone che Dio aveva posto sotto la sua protezione (Sl 146,9). Guai maltrattarle, guai commettere ingiustizie contro di loro. Il Signore aveva stabilito: โNon molesterai il forestiero. Non maltratterai la vedova o lโorfano. Se tu lo maltratti, quando invocherร da me lโaiuto, io ascolterรฒ il suo grido, perchรฉ io sono pietosoโ (Es 22,20-26).
Gli scribi sono accusati da Gesรน di โdivorare le case delle vedoveโ. Probabilmente sโapprofittavano dellโingenuitร di queste donne semplici e indifese per carpirne le elemosine, oppure esigevano parcelle esorbitanti per perorare le loro cause nei tribunali.
Lo sfruttamento delle persone piรน deboli รจ il principio su cui si regge il nostro mondo competitivo e rissoso ed รจ da questo principio che nasce la societร dei furbi, che รจ lโopposto di quella evangelica. Anche i poveri perรฒ, quando bramano occupare il posto di chi li opprime, non sognano un mondo nuovo, aspirano solo a perpetuare lโantico. Non vogliono porre fine alla mentalitร degli โscribiโ, ma sostituirsi agli โscribiโ, desiderano lo scambio delle parti, mentre Gesรน vuole che sia buttata nella pattumiera lโopera teatrale che da sempre รจ stata recitata nel mondo.
La terza accusa รจ ancora piรน grave: โOstentano di fare lunghe preghiereโ (v. 40). Non sono solo sfruttatori dei deboli, ma recitano una commedia: si esibiscono in pratiche religiose impeccabili, danno prova di grande pietร , in modo da convincere tutti che anche il Signore sta dalla loro parte. Giudicarli, contraddirli, non sottomettersi al loro volere, non rendere loro gli onori che pretendono, significa schierarsi contro Dio.
Le persone semplici e sincere non sopportano questa religione ipocrita e a un certo punto si stancano e possono anche abbandonare la fede. Di chi รจ la colpa di queste defezioni?
In contrapposizione agli scribi, alle persone che dominano nella societร , nella seconda parte del brano (vv. 41-44) viene introdotto un modello di religiositร autentica: una povera vedova.
Non รจ la prima volta che, nel vangelo di Marco, compaiono donne cui Gesรน guarda con simpatia e ammirazione. Ha giร incontrato colei che, soffrendo di emorragia, gli si era accostata per toccargli il lembo del mantello e ne aveva riconosciuto la fede: โFiglia, la tua fede ti ha salvataโ (Mc 5,34); era rimasto addirittura stupito della fede della siroโfenicia, che si era dichiarata soddisfatta delle briciole che cadono sotto la tavola imbandita per i figli. Commosso, Gesรน aveva esclamato: โDonna, davvero grande รจ la tua fedeโ (Mt 15,28; Mc 7,24-30).
Modelli di fede queste prime due donne; modelli di generositร totale la vedova del vangelo di oggi e colei che, pochi giorni dopo, gli avrebbe unto il capo โcon olio profumato di nardo genuino, di gran valoreโ (Mc 14,3).
Sono quattro figure esemplari, scelte da Marco per mostrare come le donne, ritenute da tutti le ultime, erano invece le prime (Mc 10,31).
Illustrano con la loro vita come deve essere il vero discepolo.
La prima caratteristica รจ oggi messa in risalto dal comportamento della vedova che, a differenza dei rabbini che ostentavano la loro religiositร , compie il suo gesto senza richiamare lโattenzione di nessuno, senza farsi notare.
Questa donna non ha conosciuto Gesรน, non ha ascoltato i suoi insegnamenti, non ha risposto a una sua chiamata e non รจ una sua discepola. Non lo ha seguito, come hanno fatto i Dodici e molte altre donne che lo hanno accompagnato durante i tre anni della vita pubblica (Lc 8,1-3), eppure si comporta in modo evangelico, come Gesรน ha raccomandato: โQuando dunque fai lโelemosina, non suonare la tromba davanti a te, come fanno gli ipocriti nelle sinagoghe e nelle strade per essere lodati dagli uomini. Quando invece tu fai lโelemosina, non sappia la tua sinistra ciรฒ che fa la tua destra, perchรฉ la tua elemosina resti segretaโ (Mt 6,1-4).
Questa vedova รจ lโimmagine di coloro che, anche oggi, pur non avendo mai letto una pagina del vangelo, docili agli impulsi dello Spirito, vivono in modo evangelico.
La seconda caratteristica del vero amore รจ di essere totale. Lโamore a Dio deve coinvolgere tutta la persona: โAmerai il Signore Dio tuo โ ha ingiunto Gesรน โ con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forzaโ (Mc 12,30) e senza riserve deve essere anche lโamore al prossimo.
La vedova รจ presentata come modello di questo amore. A differenza dei ricchi che โgettavano nel tesoro molte moneteโ, lei non mette molto, getta tutto ciรฒ che ha, anzi, come specifica il testo greco, โnella sua povertร vi ha gettato tutta la sua vitaโ (v. 44).
Il discepolo non รจ colui che mette in gioco una parte di sรฉ o di ciรฒ che ha, ma vende tutto ciรฒ che possiede per darlo ai poveri e offre tutta la sua vita come ha fatto il Maestro.
Anche chi รจ povero, come la vedova del vangelo di oggi, รจ chiamato a donare tutto. Non cโรจ nessuno tanto povero da non avere qualcosa da offrire e nessuno tanto ricco da non avere bisogno di ricevere dagli altri. Dio ha colmato di doni i suoi figli affinchรฉ, sullโesempio del Padre che sta nei cieli, essi non li trattengano per sรฉ, ma li mettano a disposizione degli altri.
Per la totalitร del suo amore, la vedova diviene cosรฌ non solo lโimmagine del vero discepolo, ma anche di Dio e di Gesรน Cristo che โ come rileva Paolo โ โda ricco che era, si รจ fatto poveroโ per arricchire noi per mezzo della sua povertร (2 Cor 8,9).
Il luogo della rivelazione massima del volto di Dio รจ il Calvario. ร lรฌ che Dio ha mostrato la sua identitร . Egli non pretende, offre, dona tutto se stesso allโuomo. Non vuole che gli uomini si prostrino davanti a lui, ma li vuole inginocchiati davanti ai fratelli. Non chiede che diano la vita a lui, ma che, con lui, la mettano a disposizione dei fratelli.
La vedova รจ immagine di Dio e di Cristo perchรฉ si รจ spogliata di tutto ciรฒ che possedeva e ne ha fatto dono agli altri.