Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di domenica 10 Aprile 2022.
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Perchรฉ ha dovuto morire per salvarci?
Per chi ha interiorizzato unโimmagine pietistica di Gesรน รจ difficile capire la ragione per cui egli รจ stato ucciso. Come si puรฒ divenire nemici di colui che cura i malati, abbraccia e accarezza i bambini, ama i poveri, difende i deboli? In questโottica la sua morte รจ un fatto inspiegabile, da attribuire ad una misteriosa volontร del Padre che, per perdonare il peccato dellโuomo, aveva bisogno di vedere scorrere il sangue di un giusto. Difficile davvero accettare questโinterpretazione!
Con profondo dolore ricordiamo poi lโassurda attribuzione di questa morte al popolo ebraico e le percosse inflitte con la croce agli Ebrei durante le processioni del venerdรฌ santo.
Perchรฉ allora Gesรน รจ morto? In quale senso ha immolato la sua vita per noi? Da quali schiavitรน ci ha liberato consegnandosi a chi lo ha inchiodato in croce?
La ragione dellโostilitร che si รจ scatenata contro di lui sta nel fatto che egli รจ apparso come luce del mondo (Gv 9,5). โLa luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non lโhanno accoltaโ (Gv 1,4-5). โEgli era la luce vera, quella che illumina ogni uomoโ (Gv 1,9), โma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perchรฉ le loro opere erano malvagieโ (Gv 3,19).
Alcuni raggi di questa luce che ha squarciato le tenebre del mondo sono stati particolarmente intensi. Sono raggi penetrati nel cuore delle persone semplici colmandole di gioia e di speranza, ma hanno abbagliato, hanno infastidito, sono divenuti insopportabili per gli occhi torbidi di altri (e questa drammatica storia puรฒ ripetersi oggi). In particolare:
โ ha proposto un nuovo volto di Dio. Non piรน un Dio giustiziere, ma un Dio che salva ogni uomo;
โ ha proposto un nuovo volto dโuomo. Ha capovolto i valori di questo mondo: grande per lui non รจ chi vince e chi domina, ma chi serve i fratelli;
โ ha proposto una nuova religione. Non piรน quella dei riti, ma quella โin spirito e veritร โ;
โ ha proposto una nuova societร in cui il โprimoโ รจ il povero, il debole, lโemarginato.
Gesรน non ha ricercato la morte in croce, ma per evitarla avrebbe dovuto rinnegare tutte queste sue proposte, avrebbe dovuto rientrare nei ranghi, stare zitto, adeguarsi alla mentalitร corrente, rassegnarsi al trionfo del male, abbandonare per sempre lโuomo nelle mani del โprincipe di questo mondoโ. Avrebbe dovuto tornare a Nazareth a costruire tavoli ed aratri. Lo avrebbero lasciato tranquillo. Non solo non sarebbe stato messo in croce, ma sarebbe stato colmato dโonori. Avrebbe fatto carriera nellโistituzione religiosa ufficialeโฆ ottenendo quei โregni di questo mondoโ che satana gli aveva promesso fin da principio. Ma questo sarebbe stato il fallimento della sua missione.
Durante questa settimana non siamo invitati a rattristarci e a piangere la morte di Gesรน, ma a gioire per la liberazione che egli ha realizzato donando la sua vita.
Proviamo anche ad interrogarci: davvero siamo entrati nella nuova realtร nata dal suo sacrificio? Chiediamoci se abbiamo accolto il suo Regno, assimilando il nuovo volto di Dio, la nuova religione, il nuovo volto dโuomo e la nuova societร da lui proposti.
Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
Come ogni apostolo ha fatto durante lโultima cena, durante questa settimana anchโio mi chiederรฒ: โSono forse io Signore colui che si oppone al tuo Regno?โ.
Prima Lettura (Is 50,4-7)
4 Il Signore Dio mi ha dato una lingua da iniziati,
perchรฉ io sappia indirizzare allo sfiduciato una parola.
Ogni mattina fa attento il mio orecchio
perchรฉ io ascolti come gli iniziati.
5 Il Signore Dio mi ha aperto lโorecchio
e io non ho opposto resistenza,
non mi sono tirato indietro.
6 Ho presentato il dorso ai flagellatori,
la guancia a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi.
7 Il Signore Dio mi assiste, per questo non resto confuso,
per questo rendo la mia faccia dura come pietra,
sapendo di non restare deluso.
Spiegando la prima lettura della festa del battesimo del Signore, abbiamo parlato di un personaggio misterioso che entra in scena nella seconda parte del libro dโIsaia. Si tratta del โServo del Signoreโ. Nella lettura di oggi questo โServoโ ricompare ed รจ egli stesso che parla.
Descrive anzitutto la missione che gli รจ stata affidata: รจ inviato ad annunciare un messaggio di consolazione a chi รจ abbattuto e senza speranza (v.4). Dalle sue labbra escono sempre e solo parole di conforto per chi si รจ smarrito su vie non buone e non riesce a ritrovare il retto cammino, per chi รจ avvolto dalle tenebre e brancola nel buio.
Poi chiarisce il modo con cui porterร a compimento la sua missione (vv.4-5). Il Signore โ dice โ gli ha dato un orecchio capace di ascoltare e una bocca in grado di comunicare. Tuttavia, siccome ciรฒ che questo Servo ha udito non era piacevole, la sua prima reazione รจ stata di tirarsi indietro, di rinunciare, di trovare una giustificazione per eclissarsi (v.5). Non lo ha fatto, ha saputo resistere.
Infine racconta ciรฒ che gli รจ successo, quali sono state le conseguenze della sua coerenza. Ha trasmesso fedelmente il messaggio udito ed รจ stato percosso, insultato, schiaffeggiato, gli hanno sputato in faccia, ma non ha reagito, ha continuato a confidare nel Signore (v.7).
Ascoltando soprattutto lโultima parte della lettura, si รจ spontaneamente indotti ad accostare questo Servo a Gesรน (subito dopo la Pasqua, i cristiani hanno fatto questo collegamento). Come il โServo del Signoreโ, Gesรน si รจ mantenuto in ascolto del Padre, ha pronunciato solo parole di consolazione e speranza, ha dato conforto agli sfiduciati, agli emarginati ed ha fatto la fine del Servo di cui si parla nel libro di Isaia (Cf. Mt 27,27-31).
A questo punto il rischio รจ quello di soffermarsi a contemplare e ad ammirare la fedeltร di Gesรน, di commuoversi di fronte a ciรฒ che egli ha sofferto, di provare sdegno per le ingiustizie che ha subito e di concludere che, anche oggi, per qualche eroe fedele a Dio si puรฒ ripetere la medesima, drammatica esperienza del Servo del Signore.
Non qualche eroe, ma ogni uomo รจ chiamato a svolgere la missione del โServoโ e di Cristo.
Quale? Questa: mantenersi in ascolto della parola di Dio, tradurre in atto ciรฒ che ha udito ed essere disposto a subirne le conseguenze.
Seconda Lettura (Fil 2,6-11)
6 Cristo Gesรน, pur essendo di natura divina,
non considerรฒ un tesoro geloso
la sua uguaglianza con Dio;
7 ma spogliรฒ se stesso,
assumendo la condizione di servo
e divenendo simile agli uomini;
apparso in forma umana,
8 umiliรฒ se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e alla morte di croce.
9 Per questo Dio lโha esaltato
e gli ha dato il nome
che รจ al di sopra di ogni altro nome;
10 perchรฉ nel nome di Gesรน
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra;
11 e ogni lingua proclami
che Gesรน Cristo รจ il Signore, a gloria di Dio Padre.
La comunitร di Filippi era molto buona. Paolo ne era orgoglioso. Tuttavia, come succede anche nelle migliori comunitร , a Filippi cโera un poโ dโinvidia fra i cristiani. Qualcuno cercava di attirare su di sรฉ lโattenzione, voleva farla un poโ da padrone imponendo la propria volontร .
ร a causa di questa situazione che Paolo, nella prima parte della lettera raccomanda in modo accorato: โFate che la mia gioia sia piena, andate dโaccordo, abbiate lo stesso amore, unโanima sola, un medesimo modo di sentire; non fate nulla per rivalitร , nulla per vanagloria. Non badate al vostro bene, ma a quello degli altriโ (Fil 2,2-4).
Per imprimere meglio nella mente e nel cuore dei filippesi questo insegnamento, presenta lโesempio di Cristo e lo fa citando un inno stupendo, conosciuto in molte delle comunitร cristiane del I secolo.
In due strofe lโinno racconta la storia di Gesรน.
Egli esisteva giร prima di farsi uomo; incarnandosi โsi รจ svuotatoโ della sua grandezza divina ed ha accettato di entrare in unโesistenza schiava della morte. Non si รจ rivestito della nostra umanitร come di un abito esterno del quale alla fine si รจ poi sbarazzato. Si รจ fatto per sempre simile a noi: ha assunto la nostra debolezza, la nostra ignoranza, la nostra fragilitร , le nostre passioni, i nostri sentimenti e la nostra condizione mortale. ร apparso ai nostri occhi nellโumiltร del piรน disprezzato degli uomini, lo schiavo, colui al quale i romani riservavano il supplizio ignominioso della croce (vv.6-8).
Il cammino che egli ha percorso non si รจ perรฒ concluso con lโumiliazione e la morte in croce.
La seconda parte dellโinno (vv.9-11) canta la gloria alla quale egli รจ stato elevato: il Padre lo ha risuscitato, lo ha additato a modello per ogni uomo e gli ha dato il potere ed il dominio su ogni creatura. Lโumanitร intera finirร per essere assimilata a lui e allora il progetto di Dio sarร compiuto.
Vangelo (Lc 22,14-23,56)
14 Quando fu lโora, Gesรน prese posto a tavola e gli apostoli con lui, 15 e disse: โHo desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, 16 poichรฉ vi dico: non la mangerรฒ piรน, finchรฉ essa non si compia nel regno di Dioโ. 17 E preso un calice, rese grazie e disse: โPrendetelo e distribuitelo tra voi, 18 poichรฉ vi dico: da questo momento non berrรฒ piรน del frutto della vite, finchรฉ non venga il regno di Dioโ.
19 Poi, preso un pane, rese grazie, lo spezzรฒ e lo diede loro dicendo: โQuesto รจ il mio corpo che รจ dato per voi; fate questo in memoria di meโ. 20 Allo stesso modo dopo aver cenato, prese il calice dicendo: โQuesto calice รจ la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voiโ
21 โMa ecco, la mano di chi mi tradisce รจ con me, sulla tavola. 22 Il Figlio dellโuomo se ne va, secondo quanto รจ stabilito; ma guai a quellโuomo dal quale รจ tradito!โ. 23 Allora essi cominciarono a domandarsi a vicenda chi di essi avrebbe fatto ciรฒ.
24 Sorse anche una discussione, chi di loro poteva esser considerato il piรน grande. 25 Egli disse: โI re delle nazioni le governano, e coloro che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori. 26 Per voi perรฒ non sia cosรฌ; ma chi รจ il piรน grande tra voi diventi come il piรน piccolo e chi governa come colui che serve. 27 Infatti chi รจ piรน grande, chi sta a tavola o chi serve? Non รจ forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve.
28 Voi siete quelli che avete perseverato con me nelle mie prove; 29 e io preparo per voi un regno, come il Padre lโha preparato per me, 30 perchรฉ possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno e siederete in trono a giudicare le dodici tribรน di Israele.
31 Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano; 32 ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelliโ. 33 E Pietro gli disse: โSignore, con te sono pronto ad andare in prigione e alla morteโ. 34 Gli rispose: โPietro, io ti dico: non canterร oggi il gallo prima che tu per tre volte avrai negato di conoscermiโ.
35 Poi disse: โQuando vi ho mandato senza borsa, nรฉ bisaccia, nรฉ sandali, vi รจ forse mancato qualcosa?โ. Risposero: โNullaโ. 36 Ed egli soggiunse: โMa ora, chi ha una borsa la prenda, e cosรฌ una bisaccia; chi non ha spada, venda il mantello e ne compri una. 37 Perchรฉ vi dico: deve compiersi in me questa parola della Scrittura: E fu annoverato tra i malfattori. Infatti tutto quello che mi riguarda volge al suo termineโ. 38 Ed essi dissero: โSignore, ecco qui due spadeโ. Ma egli rispose โBasta!โ.
39 Uscito se ne andรฒ, come al solito, al monte degli Ulivi; anche i discepoli lo seguirono. 40 Giunto sul luogo, disse loro: โPregate, per non entrare in tentazioneโ. 41 Poi si allontanรฒ da loro quasi un tiro di sasso e, inginocchiatosi, pregava: 42 โPadre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontร โ. 43 Gli apparve allora un angelo dal cielo a confortarlo. 44 In preda allโangoscia, pregava piรน intensamente; e il suo sudore diventรฒ come gocce di sangue che cadevano a terra. 45 Poi, rialzatosi dalla preghiera, andรฒ dai discepoli e li trovรฒ che dormivano per la tristezza. 46 E disse loro: โPerchรฉ dormite? Alzatevi e pregate, per non entrare in tentazioneโ.
47 Mentre egli ancora parlava, ecco una turba di gente; li precedeva colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, e si accostรฒ a Gesรน per baciarlo. 48 Gesรน gli disse: โGiuda, con un bacio tradisci il Figlio dellโuomo?โ. 49 Allora quelli che eran con lui, vedendo ciรฒ che stava per accadere, dissero: โSignore, dobbiamo colpire con la spada?โ. 50 E uno di loro colpรฌ il servo del sommo sacerdote e gli staccรฒ lโorecchio destro. 51 Ma Gesรน intervenne dicendo: โLasciate, basta cosรฌ!โ. E toccandogli lโorecchio, lo guarรฌ. 52 Poi Gesรน disse a coloro che gli eran venuti contro, sommi sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: โSiete usciti con spade e bastoni come contro un brigante? 53 Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete steso le mani contro di me; ma questa รจ la vostra ora, รจ lโimpero delle tenebreโ.
54 Dopo averlo preso, lo condussero via e lo fecero entrare nella casa del sommo sacerdote. Pietro lo seguiva da lontano. 55 Siccome avevano acceso un fuoco in mezzo al cortile e si erano seduti attorno, anche Pietro si sedette in mezzo a loro. 56 Vedutolo seduto presso la fiamma, una serva fissandolo disse: โAnche questi era con luiโ. 57 Ma egli negรฒ dicendo: โDonna, non lo conosco!โ. 58 Poco dopo un altro lo vide e disse: โAnche tu sei di loro!โ. Ma Pietro rispose: โNo, non lo sono!โ. 59 Passata circa unโora, un altro insisteva: โIn veritร , anche questo era con lui; รจ anche lui un galileoโ. 60 Ma Pietro disse: โO uomo, non so quello che diciโ. E in quellโistante, mentre ancora parlava, un gallo cantรฒ. 61 Allora il Signore, voltatosi, guardรฒ Pietro, e Pietro si ricordรฒ delle parole che il Signore gli aveva detto: โPrima che il gallo canti, oggi mi rinnegherai tre volteโ. 62 E, uscito, pianse amaramente.
63 Frattanto gli uomini che avevano in custodia Gesรน lo schernivano e lo percuotevano, 64 lo bendavano e gli dicevano: โIndovina: chi ti ha colpito?โ. 65 E molti altri insulti dicevano contro di lui.
66 Appena fu giorno, si riunรฌ il consiglio degli anziani del popolo, con i sommi sacerdoti e gli scribi; lo condussero davanti al sinedrio e gli dissero: 67 โSe tu sei il Cristo, dicceloโ. Gesรน rispose: โAnche se ve lo dico, non mi crederete; 68 se vi interrogo, non mi risponderete. 69 Ma da questo momento starร il Figlio dellโuomo seduto alla destra della potenza di Dioโ. 70 Allora tutti esclamarono: โTu dunque sei il Figlio di Dio?โ. Ed egli disse loro: โLo dite voi stessi: io lo sonoโ. 71 Risposero: โChe bisogno abbiamo ancora di testimonianza? Lโabbiamo udito noi stessi dalla sua boccaโ.
23,1 Tutta lโassemblea si alzรฒ, lo condussero da Pilato 2 e cominciarono ad accusarlo: โAbbiamo trovato costui che sobillava il nostro popolo, impediva di dare tributi a Cesare e affermava di essere il Cristo reโ. 3 Pilato lo interrogรฒ: โSei tu il re dei giudei?โ. Ed egli rispose: โTu lo diciโ. 4 Pilato disse ai sommi sacerdoti e alla folla: โNon trovo nessuna colpa in questโuomoโ. 5 Ma essi insistevano: โCostui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea fino a quiโ.
6 Udito ciรฒ, Pilato domandรฒ se era galileo 7 e, saputo che apparteneva alla giurisdizione di Erode, lo mandรฒ da Erode che in quei giorni si trovava anchโegli a Gerusalemme.
8 Vedendo Gesรน, Erode si rallegrรฒ molto, perchรฉ da molto tempo desiderava vederlo per averne sentito parlare e sperava di vedere qualche miracolo fatto da lui. 9 Lo interrogรฒ con molte domande, ma Gesรน non gli rispose nulla. 10 Cโerano lร anche i sommi sacerdoti e gli scribi, e lo accusavano con insistenza. 11 Allora Erode, con i suoi soldati, lo insultรฒ e lo schernรฌ, poi lo rivestรฌ di una splendida veste e lo rimandรฒ a Pilato. 12 In quel giorno Erode e Pilato diventarono amici; prima infatti cโera stata inimicizia tra loro.
13 Pilato, riuniti i sommi sacerdoti, le autoritร e il popolo, 14 disse: โMi avete portato questโuomo come sobillatore del popolo; ecco, lโho esaminato davanti a voi, ma non ho trovato in lui nessuna colpa di quelle di cui lo accusate; 15 e neanche Erode, infatti ce lโha rimandato. Ecco, egli non ha fatto nulla che meriti la morte. 16 Perciรฒ, dopo averlo severamente castigato, lo rilascerรฒโ. 17 . 18 Ma essi si misero a gridare tutti insieme: โA morte costui! Dacci libero Barabba!โ. 19 Questi era stato messo in carcere per una sommossa scoppiata in cittร e per omicidio.
20 Pilato parlรฒ loro di nuovo, volendo rilasciare Gesรน. 21 Ma essi urlavano: โCrocifiggilo, crocifiggilo!โ. 22 Ed egli, per la terza volta, disse loro: โMa che male ha fatto costui? Non ho trovato nulla in lui che meriti la morte. Lo castigherรฒ severamente e poi lo rilascerรฒโ. 23 Essi perรฒ insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso; e le loro grida crescevano. 24 Pilato allora decise che la loro richiesta fosse eseguita. 25 Rilasciรฒ colui che era stato messo in carcere per sommossa e omicidio e che essi richiedevano, e abbandonรฒ Gesรน alla loro volontร .
26 Mentre lo conducevano via, presero un certo Simone di Cirรจne che veniva dalla campagna e gli misero addosso la croce da portare dietro a Gesรน. 27 Lo seguiva una gran folla di popolo e di donne che si battevano il petto e facevano lamenti su di lui. 28 Ma Gesรน, voltandosi verso le donne, disse: โFiglie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli. 29 Ecco, verranno giorni nei quali si dirร : Beate le sterili e i grembi che non hanno generato e le mammelle che non hanno allattato.
30 Allora cominceranno a dire ai monti: Cadete su di noi! e ai colli: Copriteci! 31 Perchรฉ se trattano cosรฌ il legno verde, che avverrร del legno secco?โ.
32 Venivano condotti insieme con lui anche due malfattori per essere giustiziati.
33 Quando giunsero al luogo detto Cranio, lร crocifissero lui e i due malfattori, uno a destra e lโaltro a sinistra. 34 Gesรน diceva: โPadre, perdonali, perchรฉ non sanno quello che fannoโ.
Dopo essersi poi divise le sue vesti, le tirarono a sorte.
35 Il popolo stava a vedere, i capi invece lo schernivano dicendo: โHa salvato gli altri, salvi se stesso, se รจ il Cristo di Dio, il suo elettoโ. 36 Anche i soldati lo schernivano, e gli si accostavano per porgergli dellโaceto, e dicevano: 37 โSe tu sei il re dei giudei, salva te stessoโ. 38 Cโera anche una scritta, sopra il suo capo: Questi รจ il re dei giudei.
39 Uno dei malfattori appesi alla croce lo insultava: โNon sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!โ. 40 Ma lโaltro lo rimproverava: โNeanche tu hai timore di Dio e sei dannato alla stessa pena? 41 Noi giustamente, perchรฉ riceviamo il giusto per le nostre azioni, egli invece non ha fatto nulla di maleโ. 42 E aggiunse: โGesรน, ricordati di me quando entrerai nel tuo regnoโ. 43 Gli rispose: โIn veritร ti dico, oggi sarai con me nel paradisoโ.
44 Era verso mezzogiorno, quando il sole si eclissรฒ e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio. 45 Il velo del tempio si squarciรฒ nel mezzo. 46 Gesรน, gridando a gran voce, disse: โPadre, nelle tue mani consegno il mio spiritoโ. Detto questo spirรฒ.
47 Visto ciรฒ che era accaduto, il centurione glorificava Dio: โVeramente questโuomo era giustoโ. 48 Anche tutte le folle che erano accorse a questo spettacolo, ripensando a quanto era accaduto, se ne tornavano percuotendosi il petto. 49 Tutti i suoi conoscenti assistevano da lontano e cosรฌ le donne che lo avevano seguito fin dalla Galilea, osservando questi avvenimenti.
50 Cโera un uomo di nome Giuseppe, membro del sinedrio, persona buona e giusta. 51 Non aveva aderito alla decisione e allโoperato degli altri. Egli era di Arimatรจa, una cittร dei giudei, e aspettava il regno di Dio. 52 Si presentรฒ a Pilato e chiese il corpo di Gesรน. 53 Lo calรฒ dalla croce, lo avvolse in un lenzuolo e lo depose in una tomba scavata nella roccia, nella quale nessuno era stato ancora deposto. 54 Era il giorno della parascรจve e giร splendevano le luci del sabato. 55 Le donne che erano venute con Gesรน dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono la tomba e come era stato deposto il corpo di Gesรน, 56 poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo secondo il comandamento.
Tutti gli evangelisti dedicano uno spazio considerevole al racconto della passione e morte di Gesรน. La traccia che seguono e i fatti sono fondamentalmente gli stessi, anche se vengono narrati in modo e secondo prospettive diverse. Ogni evangelista presenta perรฒ anche episodi, dettagli, sottolineature che gli sono propri. Questi rivelano lโattenzione e lโinteresse per alcuni temi di catechesi ritenuti significativi e urgenti per le sue comunitร . La versione del racconto della passione che oggi ci viene proposta รจ quella secondo Luca. Nel nostro commento ci limiteremo a sottolinearne gli aspetti caratteristici.
Nel suo Vangelo Luca non si lascia mai sfuggire lโoccasione per mettere in risalto la bontร e la misericordia di Gesรน. Lo fa anche durante la passione.
La reazione istintiva di fronte a un aggressore che vuole uccidere รจ lโautodifesa. Quando viene data la notizia che, durante una colluttazione, un mafioso ha avuto la peggio ed รจ rimasto ferito, molti gioiscono e cโรจ anche chi si rattrista se qualcuno lo ha soccorso.
La reazione contro lโaggressore รจ spontanea, comprensibile e, dal punto di vista umano, anche giustificabile: nellโorto degli Ulivi, gli apostoli non esitano a porla in atto. Per impedire il sopruso, la violenza, lโingiustizia, la prima cosa che pensano di fare รจ mettere mano alla spada. La frase: Signore, dobbiamo colpire con la spada?, nel testo originale non si presenta come una domanda, ma come una decisione: โSignore, noi adesso ricorriamo alla spada!โ. E difatti, prima di attendere il parere del Maestro, uno di loro passa alle vie di fatto e stacca lโorecchio destro al servo del sommo sacerdote (Lc 22,49-51).
Gesรน interviene e rimprovera severamente Pietro per il gesto inconsulto che ha compiuto. Poi โ ed รจ questo il particolare che solo Luca riferisce โ si prende cura del ferito e lo guarisce (Lc 22,51).
Il messaggio che lโevangelista vuole dare รจ chiaro: il discepolo non solo non puรฒ aggredire nessuno, ma รจ sempre pronto a rimediare ai guai provocati da altri. Si prende cura anche di chi gli ha fatto e magari continua a volergli fare del male.
Il cristiano ha avversari, non puรฒ non averne perchรฉ, come il Maestro, deve confrontarsi โ anche in modo duro โ con chi fa scelte di morte, con chi deforma il volto di Dio, con chi porta avanti un progetto di uomo e di societร inaccettabili. Ma il cristiano non ha nemici. Il nemico รจ colui che deve essere annientato, schiacciato, umiliato, eliminato. Lโavversario non viene distrutto, ma affrontato per aiutarlo a crescere, a liberarsi dalle sue schiavitรน. Le armi vengono usate da chi ha nemici da sconfiggere, non da chi ha, come unica missione, quella di trasformare gli avversari in fratelli.
Poco piรน avanti troviamo un altro particolare toccante.
Come Marco e Matteo, anche Luca dice che, dopo aver rinnegato il Maestro nella casa del sommo sacerdote, Pietro uscรฌ e scoppiรฒ a piangere. Solo lui perรฒ nota che il Signore, voltatosi, guardรฒ Pietro (Lc 22,61-62) e il verbo greco che usa non รจ blepo (vedere), ma emblepo (guardare dentro).
Lo sguardo di Gesรน รจ commovente: non รจ un rimprovero, ma un gesto di comprensione per la debolezza del suo discepolo. Noi consideriamo lโazione esteriore, il gesto codardo, le parole vili di Pietro. Gesรน, comโรจ solito fare, guarda dentro, vede il cuore del suo discepolo e scopre che egli compie, sรฌ, un gesto pusillanime, ma in fondo gli vuole bene e gli rimane fedele.
Sottolineando questo sguardo, Luca indica ai cristiani di ogni tempo come devono essere considerate le fragilitร proprie e dei fratelli: vanno guardate con gli occhi di Gesรน, occhi che infondono fiducia e ridonano speranza, occhi che scoprono, anche nel piรน grande peccatore, una scintilla di amore e lo aiutano a ripartire.
Durante la passione i discepoli non fanno una bella figura: Giuda tradisce, Pietro rinnega, tutti fuggono (Mc 14,50). Gli evangelisti sottolineano questo comportamento vile. Solo Luca cerca di attenuare la responsabilitร degli apostoli: non accenna alla loro fuga, anzi, dice che, sul Calvario, โtutti i suoi conoscenti assistevano da lontanoโ (Lc 23,49); non riferisce il rimprovero di Gesรน a Pietro: โSimone dormi? Non sei riuscito a vegliare unโora sola?โ (Mc 14,37); trova una scusa per spiegare anche il loro sonno: โDormivano per la tristezzaโ (Lc 22,45).
Luca รจ lโesempio del pastore dโanime che, pur non giustificando il peccato, lo sa capire, lo attribuisce allโignoranza, alla miseria umana che tutti ci accomuna. Non sottolinea lโerrore commesso, non lo rinfaccia perchรฉ sa che chi viene umiliato e svergognato, chi non si sente accolto e stimato malgrado le sue debolezze, finisce per ripiegarsi pericolosamente su se stesso e precludersi ogni via di recupero.
Ci sono stati martiri che sono morti disprezzando chi li uccideva e minacciando su di loro la vendetta del cielo. โNon credere di andare impunito!โ โ dice uno dei fratelli Maccabei al suo carnefice (2 Mac 7,19).
Il discepolo di Cristo non conosce questo linguaggio, non impreca, non maledice, non invoca castighi contro chi gli fa del male (Lc 6,27-36). Anche nei momenti piรน drammatici pronuncia solo parole di amore.
Questo atteggiamento รจ lโunico compatibile con quello del Maestro. Egli โ dice Pietro nella sua lettera ai cristiani perseguitati delle sue comunitร โ โoltraggiato non rispondeva con oltraggi e soffrendo non minacciava vendettaโ (1 Pt 2,23).
Nel racconto della passione, Luca riferisce una frase che ogni discepolo deve tenere presente quando รจ chiamato a sopportare ingiustizie, soprusi, vessazioni.
Solo Luca ricorda che, pochi istanti prima di spirare sulla croce, Gesรน ha ancora la forza di dire: Padre, perdona loro perchรฉ non sanno quello che fanno (Lc 23,34). Non si riferiva ai soldati, intenti a dividersi le sue vesti, ma ai veri responsabili della sua morte: le autoritร religiose del suo popolo. Gesรน non si รจ limitato a ordinare ai suoi di perdonare sempre e senza condizioni, ma ha dato lโesempio. Sarร imitato da Stefano, il primo martire che, piegate le ginocchia sotto i colpi delle pietre scagliate contro di lui, griderร forte: โSignore, non imputare loro questo peccato!โ (At 7,60).
Tutti conosciamo a memoria il racconto dellโistituzione dellโeucaristia: lo sentiamo ripetere durante ogni messa.
Forse non tutti sappiamo che soltanto Luca riferisce lโingiunzione del Signore: Fate questo in memoria di me (Lc 22,19).
Indubbiamente Gesรน ha voluto che il rito dello spezzar del pane e della condivisione del calice venisse ripetuto lungo i secoli dalle comunitร cristiane, ma le sue parole non sono solo un invito a ripetere liturgicamente il suo gesto. Lo โspezzar del paneโ per Gesรน ha un valore simbolico straordinario: in esso ha voluto che fosse riassunta e rappresentata tutta la sua vita, spezzata e donata agli uomini.
โFate questo in memoria di meโ รจ un invito a fare propria questa sua scelta. Solo chi รจ entrato in questa logica del Maestro, solo chi, come lui, spezza la propria vita per gli altri puรฒ โspezzare il pane eucaristicoโ con purezza di cuore. Altrimenti la ripetizione del gesto liturgico si riduce a un rito vuoto e, a volte, addirittura ipocrita.
Qual รจ la malattia, il cancro che distrugge le nostre comunitร ? ร la frenesia per occupare i primi posti, per essere superiori, per dominare, per imporsi agli altri, per ottenere privilegi e titoli onorifici. ร questa passione che provoca invidie, critiche, pettegolezzi meschini, divisioni, discordie fra cristiani.
Questa malattia non รจ di oggi. I Vangeli riferiscono vari episodi spiacevoli, frequenti e meschine discussioni fra gli apostoli desiderosi di definire le precedenze, di stabilire chi fra loro fosse il maggiore. Essi non volevano in alcun modo accettare la proposta del Maestro di farsi piccoli, di scendere allโultimo posto, di porsi a servizio dei piรน poveri, di divenire schiavi degli altri.
Come far comprendere ai cristiani che questo insegnamento di Gesรน รจ la legge fondamentale su cui si basa la comunitร ? Luca ha unโidea: presentare questo tema durante lโultima cena (Lc 22,24-27). Collocate in questo contesto le parole del Maestro acquistano un valore massimo: diventano il suo testamento, la sua ultima richiesta, dunque devono essere considerate come sacre e inviolabili. Chi di noi avrebbe il coraggio di non compiere ciรฒ che il padre chiede prima di morire?
Dopo lโistituzione dellโeucaristia โ dice Luca โ gli apostoli cominciarono ad accapigliarsi perchรฉ ognuno di loro voleva essere il primo. Gesรน allora prese la parola e spiegรฒ che, nella nuova comunitร , lโautoritร non doveva essere intesa secondo i criteri di questo mondo. Cosa fanno i capi delle nazioni? Hanno il potere, comandano sugli altri, accumulano denaro, esigono maggiore rispetto, pretendono privilegi, aerei personali. Nella chiesa non puรฒ essere cosรฌ! In essa lโautoritร รจ solo servizio. Si badi bene: servire non vuol dire decidere in nome degli altri, imporre il proprio modo di pensare, obbligare a fare quello che si ritiene sia giusto. Questo รจ ancora dominare.
Servire vuol dire occupare davvero lโultimo posto, rispettare, dialogare, capire, trovare per ognuno un ministero da svolgere con gioia in favore dei fratelli.
Il termine agonia per noi indica gli ultimi momenti che precedono la morte. Il suo significato etimologico รจ perรฒ diverso, indica la lotta, la competizione degli atleti ed รจ in questo senso che viene usato nel racconto evangelico.
Fin dagli inizi della vita pubblica, Gesรน si รจ confrontato in combattimento con le forze del male โ con satana โ e ha vinto. Ma lโagone non si รจ concluso dopo il primo scontro. Luca nota che โdopo aver esaurito ogni specie di tentazione, il diavolo si allontanรฒ da lui per ritornare al tempo fissatoโ (Lc 4,13).
Ecco, infatti, che allโinizio del racconto della passione ritorna il nemico per lโultimo assalto: โSi avvicinava la festa degli Azzimiโฆ Allora satana entrรฒ in Giudaโ. Le forze del male si incarnano in uno dei dodici apostoli e scatenano lโoffensiva.
Gesรน, come ogni atleta prima della gara, si deve preparare e Luca โ piรน degli altri evangelisti โ sottolinea come egli si prepara: con la preghiera. Il racconto dellโagonia inizia con la raccomandazione di Gesรน ai discepoli: โPregate per non entrare in tentazioneโ, poi continua: โsi allontanรฒ e, inginocchiatosi, pregavaโฆ Entrato in agonia, pregava piรน intensamenteโฆ Poi rialzatosi dalla preghieraโฆ E disse ai discepoli: Alzatevi e pregateโ (Lc 22,39-46). Unโinsistenza sulla preghiera che ha lโobiettivo di indicare a tutti i cristiani come si ottiene la vittoria.
In questo contesto Luca introduce alcuni particolari significativi. Dice anzitutto che a Gesรน โapparve un angelo dal cielo per rafforzarloโ (v.43). ร lโeffetto della preghiera. Quando nella Bibbia si parla di angeli non si deve immediatamente pensare a esseri spirituali che assumono sembianze umane. Essi indicano spesso una rivelazione di Dio avvenuta nellโintimo dellโuomo. Nel Getsemani Gesรน รจ stato tentato di fuggire e di scegliere cammini diversi da quelli tracciati dal Padre. La preghiera, il dialogo con il Padre, gli ha fatto comprendere il senso, il valore della sua morte. Egli ha chiesto al Padre di allontanare da lui il calice e la sua preghiera รจ stata esaudita: non gli รจ stata risparmiata la sofferenza, non รจ stato sottratto alla morte, ma รจ stato illuminato e, sostenuto dallo Spirito, ha dato la sua adesione incondizionata al Padre.
Luca vuol dire ad ogni discepolo che, per non essere sopraffatti dalla tentazione, per superare la debolezza e la fragilitร umane, bisogna pregare โintensamenteโ, come il Maestro.
Sempre in questo contesto della preparazione di Gesรน allโimminente prova, Luca, il medico, nota un altro particolare: โEntrato in agonia, pregava piรน intensamente; e il suo sudore diventรฒ come gocce di sangue che cadevano a terraโ (v.44). Lโinterpretazione tradizionale spiegava questo fatto come un effetto dello sconforto di Gesรน. Ma questo non ha senso dopo la consolazione datagli dallโangelo. Il fenomeno (ematoidrosi) โ conosciuto nellโantichitร โ assume per lโevangelista un significato legato allโagonismo sportivo: indica la tensione dellโatleta in prossimitร della gara. Vuole dirci che Gesรน รจ concentratissimo, suda, รจ colto da tremiti, sa che sta per affrontare โun uomo forte e ben armatoโ, ma sa anche di essere infinitamente piรน forte (Lc 11,21-22).
Cโรจ un altro episodio che solo Luca riferisce: lโincontro di Gesรน con Erode. Costui era il figlio del famoso Erode che, per timore di perdere il potere, aveva fatto uccidere i bambini di Betlemme (Mt 2,16). Non era nรฉ un abile politico nรฉ un maniaco come suo padre, era solo un debole, un corrotto, un uomo senza personalitร . Piรน volte aveva sentito parlare di Gesรน e dei prodigi da lui compiuti. Immaginava che fosse uno stregone, un indovino, un esperto in arti occulte. Quando, durante la passione, Pilato glielo invia per sentire il suo parere riguardo alle accuse che gli sono mosse, si rallegra immensamente. Spera di assistere a qualche miracolo. A lui perรฒ Gesรน non risponde nemmeno una parola. Come mai?
Sono significative le sottolineature degli stati dโanimo di Erode: dapprima prova una โgrande gioiaโ (v.8), poi, dopo la delusione per non avere ottenuto ciรฒ che si attendeva (v.9), passa allโinsulto e infine allo scherno (v.11). Il verbo greco tradotto con insultare in realtร vuol dire lo annientรฒ. Per Erode al quale interessavano solo i miracoli (Lc 9,9), Gesรน non conta piรน niente.
Luca vuole mettere in guardia coloro che cercano Gesรน solo come facitore di prodigi: non riceveranno alcuna risposta. Non troveranno ciรฒ che cercano perchรฉ egli non si presta a questo gioco. Il cristianesimo รจ il luogo dellโascolto della Parola, รจ la religione dellโamore e del dono della vita per il fratello, non il mercato dove si comprano i prodigi. Gesรน chiama chi pensa in questo modo: โgente perversa e senza fedeโ (Mt 16,4).
Luca รจ lโevangelista che, piรน di ogni altro, parla delle donne che, durante la vita pubblica, accompagnavano il Maestro (Lc 8,1-3). Egli รจ anche lโunico che dice che, lungo la via verso il Calvario, Gesรน incontra un gruppo di donne che piangono e si battono il petto (Lc 23,27-31). Esse non sono responsabili di quanto sta accadendo, piangono per colpe di altri.
Sottolineando questo particolare, Luca vuole, ancora una volta, prendere le difese dei deboli, di coloro che pagano le conseguenze dei peccati di altri. Sono gli uomini che, tante volte, combinano disastri, scatenano guerre, provocano violenze e chi ne porta le conseguenze, chi piange sono le donne.
Tutti gli evangelisti dicono che Gesรน fu crocifisso assieme a due banditi. Non si trattava di ladruncoli, ma di criminali che avevano ucciso persone.
Matteo e Marco riferiscono che ambedue insultavano Gesรน. Luca invece narra il fatto in modo diverso. Dice che uno lo oltraggiava, ma lโaltro no, anzi, rimproverava il suo compagno e, chiamando Gesรน per nome, gli chiese: โGesรน ricordati di me quando entrerai nel tuo regnoโ. Il Signore morente gli rispose: โOggi sarai con me in paradisoโ.
Allโinizio del Vangelo di Luca Gesรน compare fra pastori: gli ultimi, le persone disprezzate, gli impuri di Israele.
Poi trascorre la sua vita pubblica in mezzo ai pubblicani, ai peccatori, alle prostitute.
Alla fine con chi muore: non con i santi. Anche alla fine โ cโera da aspettarselo โ si trova fra coloro che piรน ha amato: i peccatori. Sulla croce ha al fianco due poveri infelici che hanno sbagliato tutto nella vita. ร venuto da Dio, ha compiuto il suo pellegrinaggio su questa terra e ora torna al Padre. Torna con uno che rappresenta tutti gli uomini: un peccatore recuperato dal suo amore.