Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di merdoledรฌ 1 novembre 2023.
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La festa della nostra famiglia
In passato i santi hanno goduto di una enorme popolaritร : le chiese erano piene delle loro statue e a loro si ricorreva forse piรน che a Dio. Cโera il santo dei camionisti, quello degli studenti, quello che faceva ritrovare gli oggetti smarriti, quello per le malattie degli occhi, quello per il mal di golaโฆ Erano considerati una specie di intermediari che avevano la funzione di โammorbidireโ lโimpatto con un Dio considerato troppo grande e lontano, un poโ inavvicinabile e piuttosto estraneo ai nostri problemi.
Oggi la tendenza di ricorrere al santo per chiedergli che presenti a Dio una raccomandazione si va affievolendo. Ci si rivolge sempre di piรน al Signore, direttamente, con la fiducia dei figli. I santi โ anche Maria โ vengono giustamente considerati sorelle e fratelli che, con la loro vita, indicano un cammino per seguire Cristo e invitano a pregare in ogni momento, insieme con loro, lโunico Padre.
Il termine santo indica la presenza nelle persone di una forza divina e benefica che permette di distinguersi, di distanziarsi da ciรฒ che รจ imperfetto, debole, effimero.
Fra gli uomini apparsi in questo mondo, solo Cristo ha posseduto in pienezza questa forza di bene e solo lui puรฒ essere proclamato santo, come cantiamo nel Gloria: โTu solo sei santoโ.
Anche noi perรฒ possiamo elevarci verso di lui e divenire partecipi della sua santitร .
Egli รจ venuto nel mondo per accompagnarci verso la santitร di Dio, verso quella meta irraggiungibile che ci ha indicato: โSiate perfetti come il Padre vostro che sta nei cieliโ (Mt 5,48).
I primi suoi discepoli sono stati identificati con vari nomi. Sono stati chiamati โgalileiโ, โnazareniโ e, ad Antiochia, โcristianiโ. Si trattava di designazioni spregiative: โgalileiโ era sinonimo di โrivoltosiโ; โnazareniโ si riferiva al villaggio disprezzato da cui proveniva il loro Maestro; โcristianiโ significa โuntiโ, cioรจ seguaci di un sedicente โunto del Signoreโ finito sul patibolo.
Non erano questi i titoli che impiegavano fra di loro. Essi si qualificavano come โi fratelliโ, โi credentiโ, โi discepoli del Signoreโ, โi perfettiโ, โgli uomini della viaโ eโฆ โi santiโ.
Paolo indirizzava le sue lettere โa tutti i santi che vivono nella cittร di Filippiโฆโ (Fil 1,1); โai santi che sono in Efesoโฆโ (Ef 1,1); โai santi e fedeli fratelli in Cristo che abitano in Colossiโฆโ (Col 1,2); โa tutti i santi dellโintera Acaiaโ (2 Cor 1,1); โa tutti voi prediletti di Dio che siete in Roma e che siete chiamati santiโฆโ (Rm 1,7). Non scriveva ai santi del cielo, ma a persone concrete che abitavano a Filippi, Efeso, Corinto, Colossi, Roma. Erano loro i santi.
Santo รจ ogni discepolo: sia che si trovi giร in cielo con Cristo o che viva ancora pellegrino su questa terra.
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Nei templi ortodossi i santi che sono in cielo sono dipinti lungo le pareti, ad altezza dโuomo, in piedi, come i risorti di cui parla il veggente dellโApocalisse (Ap 7,9). ร il modo con cui si vuole rammentare a tutti i partecipanti alla celebrazione che i santi del cielo, benchรฉ possano essere contemplati solo con lo sguardo della fede, continuano a vivere accanto ai santi della terra. Sono parte della comunitร convocata per rendere grazie al Signore.
Per interiorizzare il messaggio, oggi ripeteremo:
Santa รจ la tua famiglia, Signore, nei cieli e sulla terra.
Prima Lettura (Ap 7,2-4.9-14)
2 Vidi poi un altro angelo che saliva dallโoriente e aveva il sigillo del Dio vivente. E gridรฒ a gran voce ai quattro angeli ai quali era stato concesso il potere di devastare la terra e il mare: 3โNon devastate nรฉ la terra, nรฉ il mare, nรฉ le piante, finchรฉ non abbiamo impresso il sigillo del nostro Dio sulla fronte dei suoi serviโ.
4 Poi udii il numero di coloro che furon segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila, segnati da ogni tribรน dei figli dโIsraele.
9 Dopo ciรฒ, apparve una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, razza, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti allโAgnello, avvolti in vesti candide, e portavano palme nelle mani. 10 E gridavano a gran voce:
โLa salvezza appartiene al nostro Dio seduto sul trono e allโAgnelloโ.
11 Allora tutti gli angeli che stavano intorno al trono e i vegliardi e i quattro esseri viventi, si inchinarono profondamente con la faccia davanti al trono e adorarono Dio dicendo:
12 โAmen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amenโ.
13 Uno dei vegliardi allora si rivolse a me e disse: โQuelli che sono vestiti di bianco, chi sono e donde vengono?โ.
14 Gli risposi: โSignore mio, tu lo saiโ.
E lui: โEssi sono coloro che sono passati attraverso la grande tribolazione e hanno lavato le loro vesti rendendole candide col sangue dellโAgnello.
Quanti dolori, quante lacrime, quante amarezze nella vita dellโuomo! Perchรฉ tanti soprusi, violenze e ingiustizie nel mondo?
Quattro capitoli dellโApocalisse sono dedicati a questo angosciante problema (Ap 5-8). ร la sezione dei sette sigilli.
In mano al Signore assiso in trono โ racconta il veggente โ si trova il libro in cui รจ registrata la storia dellโumanitร , con tutti i drammi che da sempre la affliggono. Vi รจ contenuta anche la risposta agli inquietanti enigmi del male e del dolore; ma purtroppo il libro รจ โsigillato con sette sigilliโ che nessuno รจ in grado di spezzare.
Rimarranno dunque sempre velati i misteriosi disegni di Dio?
Al veggente dellโApocalisse che piange inconsolabile, un vegliardo si accosta e gli dice: โSmetti di piangere; ha vinto il leone della tribรน di Giuda, il Germoglio di Davide. Egli aprirร il libro e i suoi sette sigilliโ.
Ecco infatti lโAgnello immolato spezzare, uno ad uno, i sigilli e svelare gli enigmi.
Il nostro brano narra ciรฒ che accade dopo la rottura del sesto sigillo.
Quattro spiriti celesti, posti ai quattro angoli del mondo, stanno per liberare i venti che devasteranno la terra e il mare, quando un angelo, con in mano il sigillo del Dio vivente, sale dallโoriente e ordina di fermarsi. Non tutti devono perire. Coloro sui quali egli avrร impresso il marchio dei servi del Signore saranno risparmiati. (Ap 7,1-4).
Gli eletti, i salvati sono centoquarantaquattromila.
Si tratta di un numero simbolico. Risulta da 12x12x1000 e non indica โ come qualcuno erroneamente ritiene โ i santi del paradiso, ma tutto il popolo di Dio che vive su questa terra, i cristiani che, per il sigillo del Battesimo, sono annoverati nella schiera degli eletti.
Essi non sono dei privilegiati; non sono loro risparmiate le prove e le tribolazioni che affliggono gli altri uomini. Sono perรฒ sottratti al potere dellโabisso, appartengono al Signore e si trovano in una condizione nuova, quella di chi รจ partecipe della santitร di Dio.
Avendo compreso i disegni del Signore sul mondo, contemplano da una prospettiva diversa ciรฒ che accade sulla terra; osservano dallโalto, dal cielo tutti gli eventi e li leggono con gli occhi di Dio.
Sono turbati, sรฌ, come tutti, dalle dure prove attraverso le quali devono passare, ma non sono sconvolti. La malattia, il dolore, i tradimenti per loro non sono sconfitte e assurditร , ma momenti di maturazione e di crescita e la morte non รจ una beffa, ma una nascita che segna lโinizio della seconda parte della vita, la migliore.
ร lโAgnello immolato che, con la sua vita stroncata dallโodio, ma donata per amore, ha rivelato loro che Dio fa rientrare nel suo progetto di salvezza anche gli eventi piรน assurdi.
Dopo questa prima visione in cui รจ presentata la comunitร dei santi che, su questa terra, รจ segno della cittร celeste, ecco apparire una moltitudine immensa che nessuno puรฒ contare, gente di ogni razza, lingua, popolo e nazione. Stanno in piedi di fronte al trono dellโAgnello, indossano vesti bianche e hanno palme nelle mani (v. 9).
Il vestito bianco รจ il simbolo della gioia e della vita nuova che in loro si rivela in pienezza, senza piรน macchia di peccato; le palme sono il segno della vittoria che hanno conseguito con la loro fedeltร a Cristo. Chi sono?
Questa รจ la comunitร dei santi del cielo, costituita da coloro che hanno concluso il pellegrinaggio sulla terra e sono entrati nella condizione dei beati.
Hanno sopportato tribolazioni e persecuzioni e, come lโAgnello, hanno donato la vita per amore. Dagli uomini sono stati ritenuti degli sconfitti, ma Dio li ha proclamati vincitori e ha consegnato loro la palma (v. 14).
I versetti che seguono e che non sono riportati nella nostra lettura descrivono la sorte che li attende: non avranno piรน fame, nรฉ sete, non li colpirร il sole nรฉ arsura di sorta, perchรฉ lโAgnelloโฆ sarร il loro pastoreโฆ e Dio tergerร ogni lacrima dai loro occhi (vv. 16-17).
Cristo โ lโAgnello immolato โ li riconoscerร come agnelli del suo gregge perchรฉ si sono fidati di lui, lo hanno seguito nel dono della vita.
Questa pagina รจ stata scritta per infondere coraggio nei cristiani delle comunitร dellโAsia Minore che, alla fine del I secolo, erano tentati di rinnegare il loro Maestro a causa delle persecuzioni.
La prospettiva di condividere con lui la beatitudine del cielo doveva incitarli a mantenere salda la loro fede e a continuare a seguire, con pazienza e perseveranza, lโAgnello immolato.
Seconda Lettura (1 Gv 3,1-3)
1 Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! La ragione per cui il mondo non ci conosce รจ perchรฉ non ha conosciuto lui.
2 Carissimi, noi fin dโora siamo figli di Dio, ma ciรฒ che saremo non รจ stato ancora rivelato. Sappiamo perรฒ che quando egli si sarร manifestato, noi saremo simili a lui, perchรฉ lo vedremo cosรฌ come egli รจ.
3 Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli รจ puro.
La vita di Dio che il cristiano riceve nel battesimo รจ una realtร spirituale, misteriosa.
Per descriverla, Gesรน, parlando con Nicodemo, impiega un paragone. ร come il vento โ dice โ non lo si vede, non si sa donde venga nรฉ dove vada; eppure sappiamo che esiste, lo si sente, ne notiamo gli effetti.
La vita divina nellโuomo non puรฒ essere verificata con i sensi, tuttavia i segni della sua presenza sono inequivocabili. Chi lโha accolta diviene un uomo nuovo, guidato da uno spirito che non รจ piรน quello di questo mondo.
Il brano della lettera di Giovanni inizia con unโesclamazione di gioia: Quale grande amore ci ha donato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! (v. 1).
Nella mentalitร semitica, i figli non solo davano continuitร alla vita biologica del padre, ma si riteneva che lo rendessero realmente presente. Per questo ci si attendeva che in loro fosse riconoscibile il genitore: per le sembianze esteriori e i tratti del viso, certo, ma soprattutto per lโintegritร morale, per la fedeltร a Dio, per gli aspetti piรน significativi del suo carattere.
Il cristiano autentico รจ, nel mondo, la presenza del divino e, come ogni figlio, riproduce le sembianze del Padre che sta nei cieli.
La conseguenza โ spiega Giovanni โ รจ che chi non conosce Dio, non puรฒ neppure riconoscere i figli che da lui sono stati generati (v. l). Questi fanno scelte in sintonia con i pensieri e i sentimenti del Padre, gli assomigliano, sono diversi dagli altri, sono โsantiโ. Non deve sorprendere quindi che non siano capiti da coloro che ripiegano i loro sguardi unicamente sulle realtร della terra.
Questa veritร รจ richiamata anche da Paolo ai cristiani di Corinto. I discepoli del Signore โ dichiara โ possiedono una sapienza, un modo di valutare questo mondo che รจ incompatibile con i criteri di giudizio degli uomini. Si tratta di โuna sapienza divina, misteriosa che nessuno dei dominatori di questo mondo ha potuto conoscereโฆ Lโuomo naturale non comprende le cose dello Spirito di Dio; esse sono follia per lui, e non รจ capace di intenderleโ (1 Cor 2,6-14).
Dopo aver richiamato ai cristiani la dignitร della loro figliolanza divina โ Giร fin dโora noi siamo figli di Dio โ lโautore della lettera li invita a contemplare il destino radioso che li attende: Ciรฒ che saremo non รจ ancora stato rivelato (v. 2).
La condizione attuale non รจ definitiva. Un velo, costituito dalla nostra realtร mortale legata alla terra, impedisce di renderci conto di ciรฒ che realmente siamo. Un giorno questo velo sarร tolto e allora contempleremo Dio cosรฌ come egli รจ e capiremo ciรฒ che giร oggi siamo.
Nel grembo materno, il figlio riceve alimento e vita dalla madre, eppure, pur dipendendo completamente da lei, non รจ in grado di vedere il suo volto. Solo dopo la nascita puรฒ guardare e abbracciare teneramente colei che lโha generato.
In questo mondo lโuomo vive la gestazione nellโattesa del momento del parto. Si trova nel grembo di Dio che รจ padre e madre. โIn lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamoโ โ ricorda Paolo agli ateniesi (At 17,28), ma non possiamo vedere il suo volto. Sappiamo perรฒ che quando egli si sarร manifestato, noi saremo simili a lui, perchรฉ lo vedremo cosรฌ come egli รจ (v. 2).
Vangelo โ (Mt 5,1-12)
1 Vedendo le folle, Gesรน salรฌ sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. 2 Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:
3 โBeati i poveri in spirito,
perchรฉ di essi รจ il regno dei cieli.
4 Beati gli afflitti,
perchรฉ saranno consolati.
5 Beati i miti,
perchรฉ erediteranno la terra.
6 Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perchรฉ saranno saziati.
7 Beati i misericordiosi,
perchรฉ troveranno misericordia.
8 Beati i puri di cuore,
perchรฉ vedranno Dio.
9 Beati gli operatori di pace,
perchรฉ saranno chiamati figli di Dio.
10 Beati i perseguitati per causa della giustizia,
perchรฉ di essi รจ il regno dei cieli.
11 Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12 Rallegratevi ed esultate, perchรฉ grande รจ la vostra ricompensa nei cieli. Cosรฌ infatti hanno perseguitato i profeti prima di voi.
Lโuomo ha sempre coltivato il desiderio di incontrare Dio, di interrogarlo, di conoscere i suoi pensieri, di scoprire i suoi disegni.
Come trovarlo? Dove fissare un appuntamento con lui?
Nei tempi antichi si riteneva che il luogo ideale fossero le vette dei monti. Tutti i popoli avevano la loro montagna sacra โ luogo dโincontro fra cielo e terra, dimora degli dรจi e meta dellโascesa umana โ i greci lโOlimpo, gli abitanti dellโalta Mesopotamia lโArarat, a Ugarit lo Tzaphรฒn.
Anche Israele condivideva questa convinzione. Abramo, Mosรจ ed Elia hanno fatto le loro esperienze spirituali piรน forti sui monti, sul Moria, sullโOreb, sul Carmelo.
Matteo colloca il primo discorso di Gesรน sul monte.
La devozione cristiana ha identificato questo luogo con la collina che domina Cafarnao. Le suore che la custodiscono lโhanno trasformata in unโoasi di pace, di raccoglimento e di preghiera. Passeggiando sotto gli alberi maestosi, accolti dal fruscio delle foglie mosse dalla brezza che scende dalle vette innevate del Libano, contemplando dallโalto il lago che tante volte รจ stato solcato dalla barca di Gesรน e dei discepoli, ci si sente quasi naturalmente indotti ad elevare lo sguardo al cielo e il pensiero a Dio.
Per quanto possa essere suggestiva questa esperienza, il monte cui fa riferimento Matteo non va inteso in senso geografico, ma nel suo significato teologico.
Piรน che un luogo reale, โil monteโ nella Bibbia indica qualunque luogo o momento in cui ci si dispone ad incontrare il Signore e ad accogliere sua parola.
Possiamo visualizzare la scena. Gesรน si stacca dalla pianura, simbolo della societร dove โ per dirla con il Qoelet โ โogni fatica e tutta lโabilitร messe in atto non sono altro che invidia e competizione dellโuno con lโaltroโ (Qo 4,4). Sale sul monte dove i criteri di giudizio e i modelli di vita proposti sono radicalmente diversi: sono quelli di Dio.
La scala di valori stabilita in pianura รจ, a grandi linee, la seguente: al primo posto la salute, poi la famiglia, il successo professionale, il conto in banca, gli amici. Anche Dio e i santi โ certo โ sono collocati in graduatoria, ma piuttosto in basso, come utili supporti dei valori precedenti che sono quelli che stanno realmente a cuore.
Sarร un uomo riuscito colui che imposta la propria vita secondo questi ideali? Cosa ne pensa Dio?
Per non correre il rischio di puntare su obbiettivi deludenti e sprecare la propria esistenza รจ necessario confrontarsi con il suo giudizio.
Quale scala di valori รจ proposta sul monte?
Oggi la liturgia ci fa riflettere sulle proposte di beatitudine formulate da Gesรน. Sono quelle che i santi del cielo hanno messo in pratica e che i santi della terra, stimolati dal loro esempio, sono incoraggiati a seguire.
Beati i poveri in spirito
Difficile dire in quanti modi รจ stata interpretata questa beatitudine.
Qualcuno lโha riferita ai miserabili, ai mendicanti, agli sfruttati, quasi fossero loro le persone di cui Dio si compiace e che quindi andrebbero lasciate nella loro condizione, anzi, bisognerebbe far sรฌ che tutti diventassero come loro.
Si tratta, evidentemente, di unโinterpretazione assurda, deviante. Lโumanitร sognata da Dio non รจ quella in cui i suoi figli sono indigenti, ma quella in cui โnessuno รจ poveroโ (At 4,34).
Altri ritengono che i โpoveri in spiritoโ siano coloro che, pur mantenendo il possesso dei loro beni, non vi legano il cuore e sono generosi nellโelargire offerte a chi รจ meno fortunato.
Ma lโelemosina โ pur raccomandata in alcuni (rari) testi biblici โ non introduce nel mondo la โnuova giustiziaโ, non risolve alla radice il problema dellโequa spartizione dei beni perchรฉ ritiene legittimo che sulla terra esistano ricchi e poveri.
Il principio โa ciascuno il suoโ che fonda la nostra giustizia sembra saggio e sensato, invece nasce da una premessa falsa, deriva dal presupposto che qualcosa appartenga allโuomo, mentre tutto รจ di Dio: โDel Signore รจ la terra e quanto contiene, lโuniverso e i suoi abitantiโ (Sl 24,1). Lโuomo รจ solo un amministratore di beni non suoi e di questa amministrazione sarร chiamato un giorno rendere conto.
ร dal rapporto falso con i beni di questo mondo, dallโistinto maligno di impossessarsene, accumularli, impiegarli per sรฉ che derivano tutti i mali: le guerre, le violenze, i dissidi, le gelosie (1 Tm 6,10) e il mondo disumano che geme nel dolore e implora di essere rinnovato e redento (Rm 8,19-25).
Tutti gli aggettivi possessivi che usiamo esprimono una concezione erronea della realtร : se tutto รจ di Dio, non ha senso parlare di mio, di tuo e neppure di nostro perchรฉ tutto รจ del Creatore.
Lโimmagine biblica del mondo รจ quella della sala del banchetto cui il Signore invita ogni suo figlio dal momento in cui lo chiama alla vita.
Lโuomo รจ un commensale che gioisce con i fratelli dei doni che gratuitamente il Padre mette a disposizione di tutti; chi li gestisce come sua proprietร commette un furto. La stessa vita non appartiene allโuomo, รจ di Dio, รจ un dono che deve essere offerto per amore.
Nei confronti dei beni Gesรน non ha mai assunto lโatteggiamento di disprezzo che ha caratterizzato i filosofi cinici. Per lui anche la โricchezza disonestaโ diviene buona quando รจ distribuita ai poveri (Lc 16,19). Tuttavia, benchรฉ non lโabbia mai condannata, lโha considerata un pericolo, un ostacolo โ insormontabile per molti โ ad entrare nel regno dei cieli (Mt 19,23). Piรน una persona รจ favorita, piรน beni ha a disposizione, piรน รจ tentata di legarvi il cuore, trattenerli per sรฉ e impiegarli egoisticamente.
A chi lo vuole seguire โ a chi vuole essere santo โ Gesรน chiede il distacco totale: โChiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non puรฒ essere mio discepoloโ (Lc 14,33).
ร nel contesto di questa esigenza irrinunciabile alla condivisione di tutto ciรฒ che ci รจ messo a disposizione da Dio che va letta la beatitudine.
Gesรน non esalta la povertร in quanto tale. Aggiungendo la specificazione in spirito, chiarisce che non tutti i poveri sono beati. Devono considerarsi tali solo coloro che, per libera scelta, si spogliano di tutto, gestiscono i beni secondo il disegno di Dio.
Poveri in spirito sono coloro che decidono di non possedere nulla per sรฉ e mettono a disposizione degli altri tutto ciรฒ che hanno ricevuto.
Si badi bene: povero secondo il vangelo non รจ colui che non possiede nulla, ma colui che non trattiene nulla per sรฉ.
Chi ha avuto di piรน, chi รจ stato favorito รจ ricco se diviene altezzoso, umilia i meno dotati, impiega le proprie capacitร per primeggiare. Se invece si spende per gli altri, si mette a servizio di chi ha bisogno di lui รจ povero in spirito.
Anche chi รจ miserabile puรฒ non essere โpovero in spiritoโ. Non lo รจ se maledice se stesso e gli altri, se tenta di migliorare la propria condizione con la violenza e con lโinganno, se pensa di liberarsi da solo disinteressandosi degli altri, se coltiva il sogno di conquistare un giorno la posizione prestigiosa dei ricchi.
La povertร volontaria, la rinuncia allโuso egoistico di tutti i beni che si possiedono non รจ qualcosa di facoltativo, non รจ un consiglio riservato ad alcuni che vogliono essere eroici o piรน perfetti degli altri. ร ciรฒ che contraddistingue il santo, cioรจ il cristiano.
La promessa che accompagna la beatitudine non rimanda a un futuro lontano, non assicura lโentrata in paradiso dopo la morte, ma annuncia una gioia immediata: di essi รจ il regno dei cieli. Dal momento in cui si fa la scelta di essere e di rimanere poveri, si entra nel โregno dei cieliโ, si appartiene alla famiglia dei santi.
Questa beatitudine non รจ un messaggio di rassegnazione, ma di speranza: nessuno piรน sarร bisognoso quando tutti diverranno โpoveri in spiritoโ, quando metteranno i doni che hanno ricevuto da Dio a servizio dei fratelli, come fa Dio, il Santo che, pur possedendo tutto, รจ infinitamente povero: non trattiene nulla, dona tutto, anche suo Figlio.
Beati coloro che soffrono
Per secoli nella chiesa รจ stato predicato unโascesi che esaltato il dolore come mezzo per unirsi piรน strettamente ai patimenti di Cristo. Ha suscitato schiere di santi e risvegliato preziose energie spirituali, ma ha anche diffuso lโerronea convinzione che la sofferenza sia gradita a Dio.
Non รจ cosรฌ. Il dolore disumanizza e il Signore non puรฒ compiacersi di unโofferta che sfigura il volto dei suoi figli. Gesรน โ citando il profeta Osea โ ha ricordato che Dio desidera lโamore, non il sacrificio (Mt 9,13).
Che intende dire allora quando proclama beati gli โafflittiโ?
Il termine che impiega รจ ben noto a chi conosce la Bibbia.
Gli โafflittiโ di cui si parla nel libro del profeta Isaia sono coloro che non hanno una casa in cui abitare, non hanno campi da coltivare perchรฉ lโereditร dei loro padri รจ stata usurpata da estranei, si devono mettere a servizio di proprietari terrieri senza scrupoli, subiscono ingiustizie, soprusi, malversazioni, umiliazioni (Is 61,7).
A queste persone che hanno il cuore affranto, che siedono nella cenere e che vestono lโabito da lutto (Is 61,3) il profeta rivolge un messaggio di speranza. Dio โ assicura โ sta per intervenire, capovolgerร la situazione ed eliminare le cause del lutto: โAllieterร gli afflitti di Sion, darร loro una corona invece della cenere, lโolio di letizia invece dellโabito di lutto, il canto di lode invece di un cuore mestoโ (Is 61,3).
Nella sinagoga di Nazareth Gesรน ha applicato a sรฉ questo oracolo. Ha proclamato di essere venuto per dare compimento a questa promessa di Dio (Lc 4,21).
Gli โafflittiโ che il Cielo considera beati sono coloro che sono attenti e sensibili allโimmenso grido di dolore che sale dal mondo. โPiangono con coloro che piangonoโ (Rm 12,15), ma non si rassegnano di fronte al male e alle sofferenze e si attendono da Dio e dalla sua parola la salvezza.
Saranno consolati: nel regno di Dio โ di cui Gesรน, il Santo, ha posto le fondamenta e che i santi collaborano a costruire โ tutte le situazioni che sono causa di dolore e di lacrime saranno eliminate.
Beati i miti
Lโaggettivo โmiteโ richiama lโidea della persona rassegnata che non reagisce alle provocazioni, che accetta passivamente e senza lamentarsi le ingiustizie.
ร questโuomo che rifugge da ogni conflitto (ma che forse rivela anche una personalitร debole) che viene proclamato beato?
Il termine โmiteโ usato da Gesรน รจ ripreso dallโAntico Testamento e, piรน precisamente, dal Salmo 37 dove sono chiamati โmitiโ coloro che sono stati privati dei loro diritti, della loro libertร , dei loro beni. Sono poveri perchรฉ i potenti hanno sottratto loro il campo, la casa e prefino i figli e le figlie. Sono costretti a subire ingiustizie senza nemmeno poter protestare.
Non si rassegnano, ma si rifiutano di ricorrere alla violenza per ristabilire la giustizia. Non si lasciano guidare dallโira, non alimentano il rancore e il desiderio di vendetta. Confidano in Dio e attendono la venuta del suo regno.
La loro non รจ perรฒ unโattesa passiva come quella di chi aspetta lโautobus; รจ operosa, si traduce in impegno concreto.
Modello dellโautentica mitezza รจ Gesรน (Mt 11,29; 21,5) che non รจ stato certo un debole, un timido, un pusillanime. Ha vissuto conflitti drammatici, ma li ha affrontati con le disposizioni di cuore che caratterizzano i โmitiโ. Ha ripudiato la violenza, ha amato chi lo avversava; paziente e tollerante si รจ fatto servo di tutti.
Santi sono coloro che coltivano i sogni di Dio sul mondo e, con Gesรน โ il Santo โ si impegnano a realizzarli, dando prova, nei confronti di chi si oppone loro, della stessa โmitezzaโ del Maestro.
La promessa: erediteranno la terra. Riceveranno da Dio una terra nuova, costruiranno con lui un mondo nuovo, realmente umano.
Un sogno?
Sรฌ, ma di Dio e i santi non si lasciano persuadere dal maligno che tenta di convincere che le promesse del Signore non si avvereranno mai. Non si rassegnano di fronte alla realtร spesso desolante in cui sono chiamati a operare e mantengono ferma quella speranza che Paolo qualifica con il termine greco hupomonรฉ, la caratteristica delle pietre dure che resistono a qualunque pressione (1 Ts 1,3).
Beati coloro che hanno fame e sete della giustizia
La fame e la sete sono i bisogni biologici piรน impellenti. ร con la stessa passione โ raccomanda Gesรน โ che i suoi discepoli devono bramare โla giustiziaโ.
Di che giustizia si tratta?
Quella degli uomini stabilisce che tutti siano trattati secondo ciรฒ che meritano: i buoni vanno premiati, i colpevoli puniti, gli innocenti rilasciati. โGiustiziareโ รจ addirittura sinonimo di mandare al patibolo.
ร forse questa la giustizia di cui si deve aver fame e sete?
Lโaggettivo โgiustoโ puรฒ essere applicato a Dio, ma con molta cautela, perchรฉ si corre il rischio di trasformare il Signore in un esecutore di sentenze e nel garante della moralitร con promesse di premi e minacce di castighi.
La Bibbia parla spesso della giustizia di Dio, ma sempre e solo come sinonimo di benevolenza, mai nel senso della nostra giustizia distributiva.
Dio รจ giusto, non perchรฉ retribuisce secondo i meriti, ma perchรฉ, con il suo amore, rende giusti coloro che sono malvagi. ร giusto perchรฉ โvuole che tutti gli uomini siano salvati e giungano alla conoscenza della veritร โ (1 Tm 2,4).
Per noi giustizia รจ fatta significa che il colpevole รจ stato punito. Per Dio giustizia รจ fatta quando รจ riuscito a rendere giusto chi era empio, quando ha ricuperato un peccatore dallโabisso della colpa.
Nessuno come Gesรน ha bramato tanto che nel mondo si instaurasse questa giustizia.
Ai discepoli che lo invitavano a mangiare ha risposto: โMio cibo รจ portare a compimento lโopera di colui che mi ha mandatoโ (Gv 4,34). Solo la giustizia di Dio poteva saziare la sua fame.
Annunciava la parola che rendeva giusti ed erano tante le persone bisognose di udirla che non gli rimaneva piรน il tempo neanche per mangiare (Mc 6,31).
Santi sono coloro che condividono con Gesรน la sua stessa fame e sete per la salvezza dei fratelli.
La promessa: saranno saziati. Sperimenteranno โ giร su questa terra โ la gioia di Dio e degli angeli del cielo che fanno piรน festa per un peccatore che รจ reso giusto che per novantanove che non hanno bisogno di conversione (Lc 15,7).
Beati coloro che compiono opere di misericordia
Questa beatitudine sembra inserirsi nella contrapposizione fra magnanimitร e desiderio di punire i colpevoli. Pare un invito a far prevalere sempre la compassione e il perdono.
Questo รจ certamente uno degli aspetti della โmisericordiaโ e si accorda bene con la raccomandazione di Gesรน: โSiate misericordiosi, come รจ misericordioso il Padre vostro. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarร perdonatoโ (Lc 6,36-37). Ma non esaurisce la ricchezza di questo termine biblico.
Nella Bibbia la โmisericordiaโ, piรน che un sentimento di pietร , รจ unโazione in favore di chi ha bisogno di aiuto. Lโesempio piรน chiaro รจ quello del samaritano che โ dice il testo greco โ ha compiuto la misericordia nei confronti dellโuomo aggredito dai banditi (Lc 10,37).
I rabbini del tempo di Gesรน insegnavano che Dio รจ misericordioso perchรฉ compie opere di misericordia e specificavano: โDio vestรฌ gli ignudi โ quando ricoprรฌ con foglie Adamo ed Eva; Gn 3,21 โ cosรฌ voi dovete vestire gli ignudi. Egli visitรฒ i malati โ difatti andรฒ a trovare Abramo quando soffriva per la circoncisione e visitรฒ la sterile Sara; Gn 18,1 โ cosรฌ voi dovete visitare i malati. Egli confortรฒ coloro che erano in lutto โ quando consolรฒ Isacco dopo la morte del padre; Gn 25,11 โ cosรฌ voi dovete confortare coloro che sono in lutto. Egli seppellรฌ i morti โ fu lui che seppellรฌ Mosรจ; Dt 34,6 โ cosรฌ voi dovete seppellire i mortiโ.
Misericordiosi sono i santi che, di fronte ai bisogni dellโuomo, provano lโemozione del cuore di Dio e intervengono compiendo opere di misericordia, come ha fatto Dio.
La promessa: troveranno misericordia. Nel mondo nuovo, nel regno di Dio, anchโessi, quando avranno bisogno di aiuto, incontreranno sempre fratelli disposti a tendere loro la mano, anzi, a consegnare la loro vita per soccorrerli.
Beati i puri di cuore
La puritร era una delle caratteristiche piรน marcate della religiositร giudaica. Qualunque contatto con i culti pagani, con ciรฒ che in qualche modo richiamava la morte, con ciรฒ che era immondo doveva essere evitato.
Da questa esigenza di puritร nascevano i divieti, le minuziose disposizioni dei rabbini che obbligavano a tenersi lontani da ciรฒ che era percepito come contrario alla santitร di Dio. Siccome perรฒ le trasgressioni erano inevitabili, era necessario ricorrere ossessivamente a riti purificatori, abluzioni, sacrifici (Mc 7,3-4).
Non sono queste pratiche che interessano a Gesรน. ร la puritร di cuore quella che egli esige. Non cโรจ nulla di esterno allโuomo che lo contamini. ร solo ciรฒ che esce dal cuore che puรฒ rendere immondi (Mt 15,17-20).
I puri di cuore sono coloro che hanno il cuore indiviso, coloro che non amano contemporaneamente Dio e gli idoli.
Non ha il cuore puro colui che serve due padroni, colui che ha una condotta che non si accorda con la fede che professa, colui che ama Dio, ma mantiene nel cuore il rancore verso il fratello, colui che non commette lโazione cattiva, ma รจ adultero nel proprio cuore (Mt 5,28).
La promessa: vedranno Dio. Solo a loro รจ dato di fare lโesperienza beata dellโabbandono fiducioso fra le braccia di Dio.
Beati coloro che si impegnano per la pace
Fra le opere di misericordia raccomandate dai rabbini del tempo di Gesรน, la piรน meritoria era mettere pace, ricostruire lโarmonia fra le persone. Ogni azione tesa a riportare la pace โ si diceva โ attira le benedizioni di Dio.
Beato รจ certamente colui che, senza ricorrere alla violenza, impegna tutte le sue energie a porre fine alle guerre e ai conflitti; beato รจ chi si frappone fra i contendenti e tenta di convincerli al dialogo, alla concordia, alla pace.
Ma nella Bibbia la parola โpaceโ (shalom) non significa solo assenza di guerre. Indica il benessere totale, implica lโarmonia con Dio, con gli altri e con se stessi, la prosperitร , la giustizia, la salute, la gioia.
โOperatori di paceโ sono tutti coloro che si impegnano affinchรฉ questa vita colma di ogni bene sia possibile per ogni uomo.
A questi santi viene riservata la piรน bella delle promesse: Dio li considera suoi figli.
Beati i perseguitati per la giustizia
Ci sono sciagure che colpiscono in modo imprevisto: fatalitร , malattie e disgrazie possono capitare a chiunque. Altre sofferenze sono invece la conseguenza di comportamenti dissennati o immorali e queste ce le andiamo a cercare.
Cโรจ un terzo tipo di tribolazioni: quelle che non vorremmo, ma che dobbiamo mettere in conto โ perchรฉ sono un prezzo inevitabile da pagare โ se scegliamo di seguire Cristo.
Gesรน non ha illuso i suoi discepoli; non ha promesso onori e successi, non ha assicurato lโapprovazione e il consenso degli uomini, ha ripetuto con insistenza e con chiarezza che lโadesione a lui comporta persecuzioni: โSe hanno chiamato Beelzebul il padrone di casa, quanto piรน i suoi familiari!โ (Mt 10,25). E ancora: โMetteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno, consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni, trascinandovi davanti a re e a governatori, a causa del mio nomeโ (Lc 21,12); โQuando vi perseguiteranno in una cittร fuggite in unโaltraโ (Mt 10,23); โLa sapienza di Dio ha detto: Manderรฒ a loro profeti ed apostoli ed essi li uccideranno e perseguiteranno; perchรฉ sia chiesto conto a questa generazione del sangue di tutti i profeti, versato fin dallโinizio del mondoโ (Lc 11,49-50).
La persecuzione รจ la divisa che contraddistingue il discepolo. Paolo รจ molto esplicito: โTutti coloro che vogliono vivere piamente in Cristo Gesรน saranno perseguitatiโ (2 Tm 3,12).
Come mai? Ci aspetteremmo che il cristiano โ messaggero di pace e di speranza โ debba essere accolto a braccia aperte, con gioia e gratitudine.
Invece lโannuncio del vangelo crea conflitti. La ragione รจ che mondo antico รจ incompatibile con il regno di Dio e non si arrende in modo pacifico, reagisce aggredendo coloro che lo vogliono far scomparire.
Cristo ha pagato con la vita la fedeltร alla sua missione e i suoi discepoli non devono attendersi un trattamento diverso: โUn servo non รจ piรน grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voiโ (Gv 15,20).
Della persecuzione dei giusti si parla spesso anche nellโAntico Testamento. Nei Salmi il giusto chiede a Dio: โLiberami dalla stretta dei miei persecutoriโ (Sl 7,2); โQuando farai giustizia dei miei persecutori? A torto mi perseguitano: vieni in mio aiutoโ (Sl 119,84.86). Geremia รจ osteggiato, calunniato, rinchiuso in una cisterna.
NellโAntico Testamento perรฒ la persecuzione รจ considerata un male e lโuomo che la subisce non puรฒ essere felice finchรฉ Dio non interviene per porvi fine.
Nel Nuovo Testamento la prospettiva cambia. Colui che soffre per la sua fedeltร al Signore รจ proclamato beato nel momento e per il fatto stesso di essere perseguitato.
La persecuzione non รจ il segno del fallimento, ma del successo. ร un motivo di gioia perchรฉ costituisce la prova che si sta portando avanti la scelta giusta, quella secondo la โsapienza di Dioโ.
ร inevitabile che coloro che propongono una societร fondata sui principi insegnati โsul monteโ siano perseguitati. Essi introducono nel mondo gli anticorpi del servizio che attaccano i virus del potere. A questi virus, anche se mimetizzati o nascosti sotto sacri paludamenti, non danno scampo.
Chi sente la propria posizione e il proprio prestigio minacciati dalla venuta del regno di Dio reagisce, con violenza se รจ necessario.
I santi non hanno mai avuto vita facile: il loro destino รจ stato segnato dal momento in cui hanno accettato di comportarsi da agnelli.
Sottoposti a persecuzione, non hanno ceduto alla tentazione di comportarsi da lupi e non si sono allontanati dal comportamento suggerito dal Maestro: โAmate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutoriโ (Mt 5,44) e da Paolo: โBenedite coloro che vi perseguitanoโ (Rm 12,14).
Per gentile concessione di Settimana News.