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p. Fernando Armellini – Commento al Vangelo del 1 Gennaio 2025

Mercoledรฌ 1 Gennaio 2025 - MARIA SANTISSIMA MADRE DI DIO
Commento al brano del Vangelo di: Lc 2,16-21

Padre Fernando Armellini, biblista Dehoniano, commenta il Vangelo di mercoledรฌ 1 Gennaio 2025.
Se sei interessato a tutti i sui commenti al Vangelo, puoi leggerli qui.

Benedite, non maledite

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I cristiani hanno sempre legato la tradizionale festa di capodanno a qualche motivo della loro fede. Prima del Concilio si celebrava la circoncisione di Gesรน, avvenuta, secondo quanto ci riferisce Luca, otto giorni dopo la nascita (Lc 2,21). Poi questo giorno รจ stato dedicato a Maria madre di Dio e, a partire dal 1968, il primo gennaio รจ divenuto, per volontร  di papa Paolo VI, la โ€œgiornata mondiale della paceโ€. Le letture riflettono questa varietร  di temi: la benedizione per iniziare bene il nuovo anno (prima lettura); Maria, modello di ogni madre e di ogni discepolo (vangelo); la pace (prima lettura e vangelo); la figliolanza divina (seconda lettura); lo stupore di fronte allโ€™amore di Dio (vangelo), il nome con cui Dio vuole essere identificato e invocato (prima lettura e vangelo).

Benedire e benedizione sono termini che ricorrono frequentemente nella Bibbia, si ritrovano quasi ad ogni pagina (552 volte nellโ€™AT, 65 nel NT). Fin dallโ€™inizio Dio benedice le sue creature: gli esseri viventi perchรฉ siano fecondi e si moltiplichino (Gen 1,22), lโ€™uomo e la donna perchรฉ dominino su tutto il creato (Gen 1,28) e il sabato, segno del riposo e della gioia senza fine (Gen 2,3).

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Abbiamo bisogno di sentirci benedetti da Dio e dai fratelli. La maledizione allontana, separa, indica il rifiuto, la benedizione invece avvicina, rafforza la solidarietร , infonde fiducia e speranza.

โ€œIl Signore ti benedica e ti proteggaโ€: sono le prime parole che la liturgia ci fa udire in questo giorno perchรฉ ci rimangano impresse nel cuore e le ripetiamo ad amici e nemici lungo tutto lโ€™anno.

Per interiorizzare il messaggio, ripeteremo:
โ€œInsegnaci, Signore, a benedire chi ci insulta, a sopportare chi ci perseguita, a confortare chi ci calunniaโ€.

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Prima Letturaย (Nm 6, 22-27)

22ย Il Signore aggiunse a Mosรฉ:ย 23ย โ€œParla ad Aronne e ai suoi figli e riferisci loro: Voi benedirete cosรฌ gli israeliti; direte loro:
24ย Ti benedica il Signore e ti protegga.
25ย Il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio.
26ย Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace.
27ย Cosรฌ porranno il mio nome sugli israeliti e io li benedirรฒโ€.

รˆ molto fiorente anche oggi il mercato delle benedizioni e delle maledizioni, delle magie e dei sortilegi, delle fatture e del malocchio. Lo era molto di piรน nei tempi antichi quando si pensava che la parola โ€“ soprattutto se accompagnata da gesti e pronunciata da chi era dotato di poteri sovrumani e misteriosi โ€“ realizzasse quello che esprimeva.

Sempre efficace era ritenuta, naturalmente, la parola di Dio che, โ€œcon la sua parola ha creato i cieliโ€ฆ parla e tutto รจ fatto, comanda e tutto esisteโ€ (Sal 33,6.9). Si temevano le sue maledizioni e si invocavano le sue benedizioni. Egli benediceva il suo popolo quando lo colmava di beni, quando elargiva prosperitร  e salute, successi e vittorie, piogge e feconditร  ai campi e agli animali (Dt 28,1-8). Sventure, malattie, carestie, sconfitte erano i segni della sua maledizione (Dt 28,15-19).

Cโ€™erano anche dei mediatori delle benedizioni divine: il padre di famiglia (โ€œLa benedizione del padre consolida le case dei figliโ€ โ€“ Sir 3,9), il re (Gn 14,18ss.) e i sacerdoti.

La nostra lettura riporta il testo della piรน famosa delle benedizioni, quella insegnata dal Signore stesso a Mosรจ. Doveva essere usata dai โ€œfigli di Aronneโ€ per โ€œporre il nome del Signore sugli israelitiโ€ (vv.  23.27). Era impiegata al termine della liturgia quotidiana nel tempio. Il sacerdote usciva sulla porta del santuario e, stendendo le mani sulla folla che lo attendeva, proferiva questa formula sacra.

In essa, per tre volte, viene invocato il nome del Signore โ€“ YHWH โ€“ nome ineffabile che solo ai sacerdoti era permesso pronunciare e solo per benedire, mai per maledire.

A ognuna delle tre invocazioni del nome santo sono aggiunte due richieste:

โ€“ il Signore ti benedica e ti protegga;

โ€“ il Signore faccia splendere il suo volto su di te e ti sia propizio;

โ€“ il Signore diriga il suo sguardo verso di te e ti conceda la pace.

Sono sei immagini che esprimono la richiesta di grazie e favori.

Il volto raggiante รจ segno di amicizia e di benevolenza, ispira fiducia, apre il cuore a lieta speranza. Con linguaggio molto umano, il pio israelita chiede spesso al Signore di โ€œrasserenare il suo voltoโ€, di โ€œnon nascondergli il suo voltoโ€ (Sal 27,9), di non mostrarsi adirato. โ€œFa risplendere il tuo volto โ€“ supplica il salmista โ€“ e saremo salviโ€ (Sal 80,4); โ€œrisplenda su di noi la luce del tuo volto, Signoreโ€ (Sal 4,7).

Non soltanto Dio benedice lโ€™uomo, ma anche lโ€™uomo รจ chiamato a benedire Dio. Nei Salmi torna insistente lโ€™invito: โ€œBenedite il Signore, voi tutti, servi del Signore. Alzate le mani verso il santuario e benedite il Signoreโ€ (Sal 134,1-2); โ€œBenedite il suo nome, raccontate la sua gloria, a tutte le nazioni dite i suoi prodigiโ€ (Sal 96,2-3). Il pio israelita comincia tutte le sue preghiere con la formula: โ€œBenedetto sei tu Signoreโ€ฆโ€.

La benedizione che lโ€™uomo rivolge al Signore รจ la risposta ai benefici ricevuti. รˆ il segno che ha preso coscienza che tutto il bene viene da lui, che รจ dono suo.

La Bibbia parla continuamente di benedizioni di Dio e anche โ€“ molto raramente โ€“ delle sue maledizioni. Si tratta di un linguaggio umano per descrivere le conseguenze disastrose provocate non da Dio, ma dal peccato. Chi si allontana dal cammino della vita attira su di sรฉ le peggiori sventure. Lo aveva giร  compreso il saggio Ben Sira: โ€œIl male si riversa su chi lo faโ€ (Sir 27,27). Da Dio viene solo la benedizione.

Quale risposta ha dato il Signore alle suppliche del suo popolo?

Israele si attendeva dal Signore una benedizione, una pace, uno shalom molto โ€œmaterialeโ€. Nella pienezza dei tempi Dio ha inviato la sua pace, suo Figlio, โ€œegli รจ la nostra paceโ€ (Ef 2,14). La sorpresa รจ stata cosรฌ grande che ha fatto esclamare a Paolo: โ€œBenedetto sia Dio, Padre del Signore nostro Gesรน Cristo, che ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli, in Cristoโ€ (Ef 1,3) e a Zaccaria: โ€œBenedetto il Signore Dio dโ€™Israele che ha visitato e redento il suo popoloโ€ (Lc 1,68).

โ€œDio lโ€™ha mandato per portare la benedizioneโ€ (At 3,25-26). In lui tutte le maledizioni si sono trasformate in benedizione (Gal 3,8-14). Se in Cristo Dio ha rivelato il suo volto sempre benedicente, allโ€™uomo non rimane che benedire sempre, anche i nemici: โ€œBenedite e non malediteโ€ (Rm 12,14) , โ€œnon rendete male per male, nรฉ ingiuria per ingiuria, ma al contrario, rispondete benedicendo; poichรฉ a questo siete stati chiamati per avere in ereditร  la benedizioneโ€ (1 Pt 3,9).

Seconda Lettura (Gal 4, 4-7)

4ย Ma quando venne la pienezza del tempo, Dio mandรฒ il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge,ย 5ย per riscattare coloro che erano sotto la legge, perchรฉ ricevessimo lโ€™adozione a figli.ย 6ย E che voi siete figli ne รจ prova il fatto che Dio ha mandato nei nostri cuori lo Spirito del suo Figlio che grida: Abbร , Padre!ย 7ย Quindi non sei piรน schiavo, ma figlio; e se figlio, sei anche erede per volontร  di Dio.

In questo brano della Lettera ai galati Paolo ricorda la veritร  centrale del vangelo: dopo che Dio ha inviato il suo figlio, โ€œnato da donnaโ€, cioรจ, in tutto simile a noi, eccetto che nel peccato, noi possiamo chiamare Dio: โ€œAbbร , padre!โ€ (v.  6). Questa รจ la bella notizia!

Anche i pagani chiamavano Dio โ€œpadre di tutti gli uominiโ€. Cosโ€™hanno di specifico i cristiani? Perchรฉ Paolo afferma commosso che ora il cristiano non รจ piรน schiavo, ma figlio e che puรฒ gridare: โ€œAbbร โ€? Il Padre nostro รจ una preghiera che tutti gli uomini possono recitare?

A questโ€™ultima domanda tutti probabilmente risponderemmo โ€œsรฌโ€ e cโ€™รจ un testo evangelico che giustifica questa risposta: โ€œAmate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perchรฉ siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiustiโ€ (Mt 5,44-45). La benevolenza di Dio non fa alcuna distinzione fra gli uomini, tutti sono suoi figli.

 รˆ vero: Dio รจ padre di tutti gli uomini.

Ma quando un pagano e un cristiano invocano Dio padre non intendono la stessa cosa. Il pagano lo chiama padre perchรฉ รจ cosciente di aver ricevuto da lui il dono dellโ€™esistenza. Il cristiano si sente figlio di Dio ad un altro livello: sa che oltre allโ€™esistenza ha ricevuto da lui lo Spirito, la sua stessa vita divina. Per questo nei primi secoli la preghiera del Padre nostro era consegnata solo qualche giorno prima del battesimo, cioรจ, solo quando i catecumeni erano in grado di comprenderne pienamente il significato.

Anche questa lettura รจ legata al tema della festa della pace. Chi ha ricevuto lo Spirito e chiama Dio โ€œAbbร โ€ non puรฒ che sentirsi fratello di tutti gli uomini e divenire costruttore di pace.

Vangelo (Lc 2,16-21)

16ย Andarono dunque senzโ€™indugio e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino, che giaceva nella mangiatoia.ย 17ย E dopo averlo visto, riferirono ciรฒ che del bambino era stato detto loro.ย 18ย Tutti quelli che udirono, si stupirono delle cose che i pastori dicevano.ย 19ย Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore.
20ย I pastori poi se ne tornarono, glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto, comโ€™era stato detto loro.
21ย Quando furon passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesรน, come era stato chiamato dallโ€™angelo prima di essere concepito nel grembo della madre.

Il vangelo di oggi รจ la continuazione del brano letto nella notte di Natale. Accanto alla culla di Gesรน compaiono nuovamente i pastori (vv. 16-17).

Seguendo lโ€™annuncio ricevuto dal cielo, essi vanno a Betlemme e trovano Giuseppe, Maria e il bambino che giace nella mangiatoia.

Si noti: non trovano nulla di straordinario. Vedono solo un bambino con suo padre e sua madre. Eppure, in quellโ€™essere debole, bisognoso di aiuto e di protezione, essi riconoscono il Salvatore. Non hanno bisogno di segni straordinari, non verificano miracoli e prodigi. I pastori rappresentano tutti i poveri, gli esclusi che, quasi per istinto, riconoscono nel bambino di Betlemme il Messia del Cielo.

Nelle raffigurazioni i pastori compaiono in genere in ginocchio davanti a Gesรน. Ma il vangelo non dice che essi si sono prostrati in adorazione, come hanno fatto i magi (Mt 2,11). Sono rimasti semplicemente ad osservare โ€“ stupiti, estasiati โ€“ lโ€™opera meravigliosa che Dio aveva operato in loro favore, poi hanno annunciato ad altri la loro gioia e quanti li ascoltavano rimanevano essi pure meravigliati (v. 18).

Nei primi capitoli del suo vangelo, Luca rileva spesso lo stupore e la gioia incontenibile delle persone che si sentono coinvolte nel progetto di Dio. Elisabetta, scoprendo di essere incinta, ripete a tutti: โ€œEcco cosโ€™ha fatto per me il Signore!โ€ (Lc 1,25); Simeone e la profetessa Anna benedicono Dio che ha concesso loro di vedere la salvezza preparata per tutte le genti (Lc 2,30.38); anche Maria e Giuseppe rimangono meravigliati, stupefatti (Lc 2,33.48).

Tutti costoro hanno gli occhi e il cuore del bambino che accompagna con lo sguardo ogni gesto del padre, rimane rapito di fronte ad ogni suo gesto e sorride, sorride perchรฉ in tutto ciรฒ che il padre fa coglie un segno del suo amore. โ€œIl regno di Dio appartiene a chi รจ come loro โ€“ dirร  un giorno Gesรน โ€“ e chi non accoglie il regno di Dio come un bambino non entrerร  in essoโ€ (Mc 10,14-15).

La prima preoccupazione dei pastori non รจ di tipo etico: non si chiedono che cosa dovranno fare, quali correzioni dovranno apportare alla loro vita morale non sempre esemplare, quali peccati dovranno impegnarsi ad evitareโ€ฆ Si fermano a gioire per ciรฒ che Dio ha fatto. Dopo, solo dopo essersi sentiti amati sono in grado di ascoltare i consigli, le proposte di vita nuova rivolti loro dal Padre. Solo cosรฌ si verranno a trovare nella condizione giusta per accordargli fiducia.

Nella seconda parte del vangelo (v. 19) viene sottolineata la reazione di Maria al racconto dei pastori: โ€œConservava tutte queste cose nel suo cuore e le meditavaโ€ (letteralmente: le metteva insieme).

Luca non intende dire che Maria โ€œteneva a menteโ€ tutto ciรฒ che accadeva, senza dimenticare alcun particolare. E nemmeno vuole โ€“ come qualcuno ha sostenuto โ€“ indicare in Maria la sua fonte di informazioni sullโ€™infanzia di Gesรน. La portata teologica della sua affermazione รจ ben maggiore. Egli dice che Maria metteva insieme i fatti, li collegava tra loro e ne sapeva cogliere il senso, ne scopriva il filo conduttore, contemplava il realizzarsi del progetto di Dio. Maria (ragazzina di dodici-tredici anni) non era superficiale, non si esaltava quando le cose andavano bene e non si abbatteva di fronte alle difficoltร . Meditava, osservava con occhio attento ogni avvenimento, per non lasciarsi condizionare dalle idee, dalle convinzioni, dalle tradizioni del suo popolo, per essere recettiva e preparata alle sorprese di Dio.

Una certa devozione mariana lโ€™ha allontanata dal nostro mondo e dalla nostra condizione umana, dalle nostre angosce, dai nostri dubbi e incertezze, dalle nostre difficoltร  a credere. Lโ€™ha avvolta in un nimbo di privilegi che โ€“ secondo i casi โ€“ lโ€™hanno fatta ammirare o invidiare, ma non amare.

Luca la presenta nellโ€™ottica giusta, come la sorella che ha compiuto un cammino di fede non diverso dal nostro.

Maria non capisce tutto fin dallโ€™inizio: si stupisce di ciรฒ che Simeone dice del bambino, รจ quasi colta di sorpresa (Lc 2,33). Si stupisce come rimarranno stupiti gli apostoli e tutto il popolo di fronte alle opere di Dio (Lc 9,43-45). Non comprende le parole di suo figlio che ha scelto di occuparsi delle cose del Padre suo (Lc 2,50), come i Dodici avranno difficoltร  a capire le parole del Maestro: โ€œNon compresero nulla di tutto questo, quel parlare restava oscuro per loro e non capivano ciรฒ che egli aveva dettoโ€ (Lc 18,34).

Maria non capisce, ma osserva, ascolta, medita, riflette e, dopo la Pasqua (non prima!) capirร  tutto, vedrร  chiaramente il senso di ciรฒ che รจ accaduto.

Luca la ripresenterร , per lโ€™ultima volta, allโ€™inizio del libro degli Atti degli apostoli. La collocherร  al suo posto, nella comunitร  dei credenti: โ€œTutti erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesรน e con i fratelli di luiโ€ (At 1,14). Lei, la beata perchรฉ ha creduto (Lc 1,45).

Il vangelo di oggi si conclude con il ricordo della circoncisione. Con questo rito Gesรน entra ufficialmente a far parte del popolo dโ€™Israele. Ma non รจ questa la ragione principale per cui Luca ricorda il fatto. รˆ un altro il particolare che gli interessa, รจ il nome che viene dato al bambino, nome che non era stato scelto dai genitori, ma che era stato indicato direttamente dal Cielo.

Per i popoli dellโ€™antico Oriente il nome non era solo un mezzo per indicare le persone, per distinguere gli animali, per identificare gli oggetti. Era molto di piรน, esprimeva la natura stessa delle cose, formava un tuttโ€™uno con chi lo portava. Abigail dice di suo marito: โ€œEgli รจ esattamente ciรฒ che indica il suo nome. Si chiama Nabal (lett.: โ€œfolleโ€) ed in lui non cโ€™รจ che folliaโ€ (1Sam 25,25). Essere chiamati con il nome di un altro voleva dire impersonarlo, renderlo presente, avere la sua stessa autoritร , richiamarne la protezione (Dt 28,10).

Tenendo presente questo contesto culturale, siamo in grado di capire lโ€™importanza che Luca attribuisce al nome dato al bambino. Si chiama Gesรน che significa: Il Signore salva. Matteo spiega: fu chiamato cosรฌ perchรฉ salverร  il suo popolo dai suoi peccati (Mt 1,21).

Nel commento alla prima lettura dicevamo che il nome di Dio โ€“ YHWH โ€“ non poteva essere pronunciato. Ma senza nome si rimane nellโ€™anonimato. Chi non conosce il nostro nome non puรฒ che instaurare un rapporto superficiale con noi.

Se Dio voleva entrare in dialogo con lโ€™uomo doveva dirgli come voleva essere chiamato, doveva indicare il suo nome, rivelare la sua identitร .

Lo ha fatto. Scegliendo il nome di suo Figlio, Dio ha detto chi egli รจ.

Ecco la sua identitร : colui che salva, colui che non fa altro che salvare. Nei vangeli questo nome รจ ripetuto per ben 566 volte, quasi a ricordarci che le immagini di Dio incompatibili con questo nome devono essere cancellate.

Ora comprendiamo la ragione per cui nellโ€™AT Dio non permetteva che fosse pronunciato il suo nome: perchรฉ solo in Gesรน ci avrebbe detto chi era.

 รˆ interessante notare chi sono, nel vangelo di Luca, coloro che chiamano Gesรน per nome. Non sono i santi, i giusti, i perfetti, ma solo gli emarginati, coloro che sono in balia delle forze del male. Sono gli indemoniati (Lc 4,34); i lebbrosi: โ€œGesรน, maestro, abbi pietร  di noi!โ€ (Lc 17,13); il cieco: โ€œGesรน, figlio di Davide, abbi pietร  di me!โ€ (Lc 18,38) e il criminale che muore in croce accanto a lui: โ€œGesรน, ricordati di me quando entrerai nel tuo regnoโ€ (Lc 23,42).

Lo ricorderร  Pietro ai capi religiosi del suo popolo: โ€œNessun altro nome infatti sotto il cielo รจ stato concesso agli uomini, per il quale possano essere salvatiโ€.

Fonte

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