Pregare i salmi: il Convegno liturgico diocesano
Sabato 4 novembre, nel Salone diocesano del Santo Volto in Torino, l’annuale Giornata dedicata a quanti svolgono un servizio nella liturgia (lettori, ministranti, ministri della comunione, cantori e musicisti, animatori e catechisti, oltre che sacerdoti e diaconi), è stata dedicata alla Liturgia delle Ore.
Proposta improponibile per il laico di oggi, affaticato da mille corse e affascinato da modelli di preghiera più mistici o carismatici? Lo abbiamo domandato a padre Ermes Ronchi, frate religioso dell’ordine dei Servi di Maria, lo stesso ordine di padre David Maria Turoldo, con il quale padre Ermes condivide – oltre la medesima origine friulana – l’amore verso la dimensione poetica della parola di Dio. Nel dialogo fraterno, qualche piccola anticipazione della relazione che proporrà al Convegno liturgico, dal titolo: “Il gemito e il canto: pregare i salmi” (il video qui sopra ndr).
Padre Ermes, cosa risponderesti a quanti ritengono la preghiera dei salmi una preghiera improponibile e superata?
Risponderei che nei salmi c’è il grido dell’uomo e quello non è mai superato. Il linguaggio dei salmi può effettivamente sembrare improponibile e lontano, ed è giusto impegnarsi in un continuo lavoro di traduzione, per dire i salmi in un altro modo, nella forma cioè di una lingua non morta e non banale. E tuttavia le domande di vita e la verità sull’uomo che essi portano rimangono intatti, così da rendere questa preghiera insuperata e per certi aspetti insuperabile.
Eppure la preghiera dei salmi qualche difficoltà la presenta: un’altra geografia, un linguaggio a volte estraneo, qualche volta scandaloso. Come superare l’ostacolo, come avvicinarsi?
Il consiglio che darei a tutti è duplice. Il primo suona così: vale più un minuto nell’intimità che mille salmi nella lontananza e nella distrazione. Pregare i salmi non è questione di quantità. Basta un frammento incandescente per accendere la preghiera. Certo, questo principio potrebbe essere visto in contrasto con la pratica liturgica di pregare insieme un salmo dopo l’altro, con piccole pause. In realtà, la preghiera comune può essere una propedeutica al bruciore del cuore, di cui parla il vangelo di Luca a proposito dei discepoli di Emmaus. La preghiera comune è la via che conduce all’incontro con il Signore. Essa non è l’incontro, ma la via dell’incontro: recitando il salmo, mi metto in ascolto e questo cuore che ascolta è la porta aperta per l’incontro.
E il secondo consiglio?
Il secondo consiglio è questo: bisogna riappropriarsi personalmente della preghiera dei salmi, aprendone un po’ la buccia e il guscio, per trovare quello che è il loro semplice e iniziale messaggio. A questo scopo, ognuno dovrebbe ritradurre i salmi con parole proprie, con i propri sentimenti, con la propria storia. Ognuno dovrebbe mettersi davanti ai salmi come se non fossero una preghiera finita, ma iniziale, che attenda di essere riscritta.
Quando hai imparato a pregare i salmi, e chi ti aiutatoavere scoprirne la forza?
Tra tutti, padre Turoldo, che ho avuto la fortuna di come maestro. Passando qualche tempo con lui, vedendo come uscivano i salmi dalla sua officina liturgica e biblica, come li metteva in poesia, li faceva cantare, ho imparato che i salmi sono una preghiera da ridire e riscrivere continuamente. È quello che lui ha fatto, fino alla fine della sua esostenza: l’ultima sera prima di morire, ancora traduceva il salmo 13. Fino alla fine la preghiera dei salmi è stata come una lampada per la sua vita.
Il gemito e il canto: così sintetizzi la preghiera dei salmi. Ma nel libro dei salmi, c’è più gemito o più canto?
Non saprei di preciso, non ho mai fatto il calcolo. Ma in realtà, la nostra vita è un intreccio inscindibile di gemito e canto. Sono le due dimensioni della vita: la festa e il dramma, le lacrime e l’abbraccio, come dicevano gli antichi: l’eros e il thanatos, questi antagonisti mortali che non possono essere separati, che avvolgono e sollevano il cuore, facendolo dolere e fiorire. Là dove metti il tuo amore, troverai le tue ferite. Là dove metti il canto, troverai anche il gemito.
Alla riflessione di padre Ermes Ronchi seguirà una relazione di taglio più liturgico della nostra liturgista Morena Baldacci, che ci aiuterà a comprendere cosa cambia quando pensiamo alla preghiera dei salmi non più nella prospettiva della preghiera personale ma nell’orizzonte della preghiera liturgica della Chiesa. Nella rubrica liturgica di questo numero e sul sito diocesano http://www.diocesi.torino.it/liturgia maggiori informazioni sugli orari e i laboratori della Giornata.
Intervista a cura di Don Paolo Tomatis per l’ufficio Liturgico della Diocesi di Torino
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