La Parola nel tempo della distanza
LE TRE SORELLE
p. Ermes con Marina Marcolini
Gv 8, 51-59
“Abramo esultò nella speranza di vedere il mio giorno. Lo vide e fu pieno di gioia”.
Abramo, pronto all’impossibile, a camminare per tutta la vita dietro alla promessa di figli come stelle, più della sabbia del mare.
Vecchio d’anni ma non vecchio di cuore.
Si fida di Dio. Ciò che Dio promette è perfino illogico, ma Dio è affidabile.
E quando gli chiede di legare il piccolo Isacco e alzare il coltello, è tutto incredibile, in quel momento Dio nega le promesse di Dio, Dio nega Dio, c’è da impazzire: ma Dio è affidabile. E troverà il modo: un angelo che ferma il coltello.
Nella vita di ciascuno Dio è affidabile. Risponde non alle nostre richieste, ma alle sue promesse: sarò con voi, tutti i giorni, con una vita eterna, di una qualità indistruttibile.
Quando Abramo muore della terra di latte e miele ha acquistato solo una grotta, grande appena quanto basta per due tombe; dei figli come stelle, ne ha uno solo, che ha rischiato di uccidere. Quasi niente, eppure conserva la speranza.
Che è come una corda di gioia tesa verso il futuro, un ponte tibetano sopra l’abisso.
Abramo esultò nella speranza: guarda il piccolo seme presente e vede la spiga futura. Nel suo Isacco imperfetto, vede Gesù, il figlio perfetto. Ed esulta.
Possiamo anche noi, oggi, coltivare una aiuola di speranze, che danno gioia (ricordate il piccolo principe: se tu arriverai alle 5 io alle 4 comincerò già ad essere felice). Abbracci che sono mancati, pace per me e per i miei, e che non si lasci indietro nessuno.
Non è: io speriamo che me la cavo. La speranza è ciò che sogno per me e per il mondo, a cui mi protendo, come a un gancio in mezzo al cielo, alto e affidabile.
Ci sono tre sorelle, fede speranza e carità. La speranza è la virtù bambina, cammina in mezzo alle due sorelle più grandi che la tengono per mano. Diresti che sono loro a tirarla, invece no, è la bambina che tira fede e carità, è la speranza che trascina avanti la vita.