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p. Ermes Ronchi – Commento al Vangelo di sabato 16 Novembre 2024

Commento al brano del Vangelo di: Lc 18,1-8

LA PREGHIERA CAMBIA IL MONDO CAMBIANDOCI IL CUORE

Disse poi una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai

Questi sempre e mai, parole infinite e definitive, sembrano una missione impossibile. 

Eppure qualcuno c’è riuscito: «Alla fine della sua vita frate Francesco non pregava più, era diventato preghiera» (Tommaso da Celano). 

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Ma come è possibile lavorare, incontrare, studiare, mangiare, dormire e nello stesso tempo pregare? 

Dobbiamo capire: pregare non significa dire preghiere

Pregare sempre non vuol dire ripetere formule senza smettere mai. 

Gesù stesso ci ha messo in guardia: «Quando pregate non moltiplicate parole, il Padre sa…» (Mt 6,7)

Un maestro spirituale dei monaci antichi, Evagrio il Pontico, ci assicura: «Non compiacerti nel numero dei salmi che hai recitato: esso getta un velo sul tuo cuore. Vale di più una sola parola nell’intimità, che mille stando lontano».

Intimità: pregare alle volte è solo sentire una voce misteriosa che ci sussurra all’orecchio: io ti amo, io ti amo, io ti amo

E tentare di rispondere

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Pregare è come voler bene, c’è sempre tempo per voler bene: se ami qualcuno, lo ami giorno e notte, senza smettere mai

Basta solo che ne evochi il nome e il volto, e da te qualcosa si mette in viaggio verso quella persona

Così è con Dio

pensi a lui, 

lo chiami, 

e da te qualcosa si mette in viaggio all’indirizzo dell’eterno: 

“Il desiderio prega sempre, anche se la lingua tace. 

Se tu desideri sempre, 

tu preghi sempre”(sant’Agostino)

Il tuo desiderio di preghiera è già preghiera, non occorre star sempre a pensarci. 

La donna incinta, anche se non pensa in continuazione alla creatura che vive in lei, diventa sempre più madre a ogni battito del cuore.

Il Vangelo ci porta poi 

a scuola di preghiera 

da una vedova, 

una bella figura di donna, forte e dignitosa, 

anonima e indimenticabile, 

indomita davanti al sopruso

C’era un giudice corrotto. 

E una vedova si recava ogni giorno da lui e gli chiedeva: fammi giustizia contro il mio avversario! 

Una donna che non si arrende ci rivela che la preghiera è un no gridato al «così vanno le cose»

è il primo vagito di una storia neonata: la preghiera cambia il mondo cambiandoci il cuore.

Qui Dio non è rappresentato dal giudice della parabola, lo incontriamo invece nella povera vedova, che è carne di Dio in cui grida la fame di giustizia

Perché pregare? 

È come chiedere: perché respirare? Per vivere! 

Alla fine pregare è facile come respirare

«Respirate sempre Cristo», ultima perla dell’abate Antonio ai suoi monaci, perché è attorno a noi. «In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo» (At 17,28)

Allora la preghiera è facile come il respiro, semplice e vitale come respirare l’aria stessa di Dio

Per gentile concessione di p. Ermes, fonte.

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