p. Ermes Ronchi – Commento al Vangelo di martedì 15 aprile 2025

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Martedì Santo: Tradimento e Fedeltà di Gesù

In questa riflessione sul martedì santo, p. Ermes Ronchi analizza il Vangelo di Giovanni, concentrandosi sul tradimento di Giuda durante l’Ultima Cena.

Amici della vita fragile

Nonostante l’annuncio del tradimento, della fuga dei discepoli e del rinnegamento di Pietro, Gesù dimostra un amore incondizionato. Invece di reagire con giudizio, Gesù lava i piedi ai suoi discepoli, offrendo un gesto di servizio e umiltà di fronte alla crisi.

Questo atto rivela la strategia di Gesù: elevare i suoi discepoli, persino nel momento del tradimento, attraverso la fiducia e l’offerta di sé. Padre Ermes sottolinea come la Pasqua consista nell’essere amici della vita fragile, specialmente nei momenti di difficoltà. L’amore di Gesù si manifesta nella sua volontà di consegnarsi nelle mani di coloro che lo tradiranno, fidandosi ancora di loro.

Ecco la trascrizione del video.

Cari amici, buongiorno. Benvenuti al martedì santo. Ci accompagna il Vangelo di Giovanni, capitolo 13. Gesù dice: “Uno di voi mi tradirà“. E Giuda domanda: “Sono forse io?“.

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Lui è la più amata spina, la spina più dolorosa della passione di Gesù. All’inizio di questi giorni supremi troviamo il Vangelo del tradimento. È importante non c’è da scandalizzarsi perché fin dalle origini il tradimento accompagna la comunità cristiana, anzi accompagna me. “Sono forse io? Sì, sono io“.

Ma ancora più importante è capire che la fedeltà di Gesù è più forte di qualsiasi tradimento. E infatti il piano di Giuda rimane dentro i gesti d’amicizia di Gesù. Gli ha appena lavato i piedi, intinge un boccone e glielo offre. Nel giardino lo chiamerà amico. “Con un bacio tradisci“.

È difficile immaginare una celebrazione più realistica dell’amore, più faticosa dell’ultima cena. Chi volesse farne un banchetto sereno, carico di buoni sentimenti, me ne toglie tutta la portata scandalosa e realistica. È il momento in cui tutto sembra finire, il momento della crisi. Gesù passa per il fuoco, tutto sembra esplodere. Annuncia ai suoi che è arrivata la fine, che Giuda lo tradirà, che tutti fuggiranno abbandonandolo, che Pietro lo rinnegherà.

Eppure lava loro i piedi. Di fronte alla crisi Gesù non scappa, la affronta e non si illude sul tradimento di Giuda, sull’incoerenza dei suoi, su quei tre anni che sembrano falliti. Ma invece di giudicare, rimproverare e accusare, invece di rimandarli alla casa, alle barche, al lago perché non ce la fanno, inventa qualcosa di inedito. Si fa loro maestro ancora per aiutarli a salire su, più in alto verso il suo sogno. Prende i loro piedi fra le sue mani nel gesto dello schiavo della donna, si fa pane in cui vivere: “Prendete e mangiate, questo è il mio corpo“.

Avrebbe potuto lasciarli lì, ricominciare altrove con altri. E invece Gesù, il maestro del cuore, ha una strategia: portarli più su, più in alto, fargli respirare aria più pura, guardare orizzonti più larghi. Dice: “Voi mi consegnate nelle loro mani e io mi consegno nelle vostre mani. Voi mi tradite perché mi uccidano e io mi fido ancora di voi“.

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Eccola la Pasqua: essere amici della vita, della vita fragile nel momento della crisi più grande. Una buona giornata a tutti.

Altro commento

LA SPINA CHE FA PIÙ MALE

In quel tempo, [mentre era a mensa con i suoi discepoli,] Gesù fu profondamente turbato e dichiarò: «In verità, in verità io vi dico: uno di voi mi tradirà»(…)

Uno di voi mi tradirà.
Sono forse io?
chiede Giuda.

È lui la più amata,
la più dolorosa spina della passione.

All’inizio dei racconti della passione, il Vangelo del tradimento.
Non c’è da scandalizzarsi: il tradimento accompagna la comunità fin dalle origini.

Anzi accompagna me:
sono forse io? sì sono io…
ma poi ciò che conta è
scoprire che la fedeltà di Dio è più grande del tradimento.

E infatti Giuda resta all’interno dei gesti d’amicizia di Gesù,
che lava i piedi anche a lui,
intinge il boccone e glielo offre,
nell’orto lo chiama “amico”,
con un bacio mi tradisci?

È difficile immaginare una celebrazione più realistica e faticosa dell’ultima cena. Chi vuole farne un sereno e felice banchetto, lo svuota del suo realismo scandaloso.

È il momento della crisi, e Gesù passa per il fuoco.
Il momento in cui tutto è esploso, tutto sembra finire.

Dice che è arrivata la fine,
che sarà tradito e Pietro lo rinnegherà;
che tutti gli altri lo abbandoneranno,
ingoiati dalla paura.
Eppure lava loro i piedi.

Davanti alla crisi Gesù non fugge, la affronta. Affronta l’incoerenza dei suoi, il fallimento di quei tre anni insieme, e invece di giudicare, accusare,
invece di rimandarli a casa, al lago, al banco, alle barche perché non ce la fanno, inventa qualcosa per aiutarli ancora a capire, per farli salire, su verso il suo sogno (M. Marcolini):

prende i loro piedi fra le mani, nel gesto dello schiavo o della donna;
si fa pane da masticare, neppure il suo corpo ha tenuto per sé.

Avrebbe potuto lasciarli lì, e lasciare anche me, ricominciare altrove con altri.
Invece Gesù ha una strategia vitale:
portare più in alto,
allargare orizzonti,
far respirare aria più pura:

«Voi mi abbandonate, mi tradite perché mi uccidano e io mi fido ancora di voi».

Eccola la Pasqua:
essere amici della vita fragile,
fidandoci di essa comunque,
anche nei giorni in cui sembra averci tradito.

Per gentile concessione di p. Ermes.

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