p. Ermes Ronchi – Commento al Vangelo di domenica 9 Aprile 2023

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Dio regala vita infinita a chi produce amore

All’alba, alle prime luci, quasi clandestinamente, due donne si recano alla tomba nel giardino. Vuote le mani, vengono solo per
visitare la tomba: guardare, osservare, sostare, ricordare. Sono le stesse donne che venerdì hanno abitato, senza arretrare di un centimetro, il perimetro attorno alla croce.

Un angelo scese dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Non apre il sepolcro perché Gesù esca, è già uscito, ma per mostrarlo alle donne: il sepolcro è vuoto, il Nazareno è già altrove. Come, non è detto. Il mistero di Dio resta intatto. Donne, angelo, guardie, il brivido della terra, cielo, pietra, alba: tutti sono convocati perché Gesù Cristo cattura dentro il suo risorgere tutto l’universo; è energia che si dirama per tutte le vene del mondo, una forza che ha imbevuto di sé tutta la trama del creato.

«E non riposerà più, fino a che non avrà raggiunto l’ultimo ramo della creazione e rovesciata la pietra dell’ultima tomba» (M.Luzi). Le donne hanno il cuore grande abbastanza per parlare con gli angeli: “So che cercate Gesù, non è qui!”. Voi cercatrici, mendicanti dell’amato, continuate, ma con occhi nuovi. Che bello questo: non è qui! […] Continua a leggere tutto il testo di questo commento su Avvenire

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Ulteriore commento di p. Ermes

NON QUI

Nella tomba fuori le mura di storicamente certo c’è solo il vuoto. E da quel buio vuoto parte la corsa di Maddalena, di Pietro, di Giovanni, di noi tutti.

Un corpo assente. Nella tomba fuori le mura di storicamente certo c’è solo il vuoto. E da quel buio vuoto parte la corsa di Maddalena, di Pietro e di Giovanni, la paura delle donne, lo sconcerto di tutti.

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Il primo segno è la pietra divelta. Silenzio e freddo. Un corpo assente non può sfamare la bramosia della morte; morte attonita, a mani vuote, dai conti in perdita.

Davanti a tanta assenza, ecco angeli vestiti di lampi: “perché cercate tra i morti colui che vive? Non è qui”. Una cascata di speranza. Il “Vivente” non è qui! Lui c’è, ma non più fra le cose morte. Non più.

Qualcosa si muove in Maria: un’an­sia, un’improvvisa folata di vento scuote di colpo lei e la vita attorno.

Corse allora… cos’altro avrebbe potuto fare? Corre per­ché sta nascendo il giorno, deve cor­rere perché è il parto del mondo nuovo, perché incombono le doglie della vita, del futuro, della speranza, di nuovi orizzonti.

Corre da Pietro e dal discepolo ama­to e anche loro «correvano tutti e due…». Perché tutti corrono nel mattino di Pasqua? Perché il cuo­re è in tumulto, perché l’amore ha fretta, perché la vi­ta non indugia e spinge, per aprirsi un varco e uscire.

Chi ama è sempre in ritardo sull’amore. E il discepolo che Gesù amava cor­re più in fretta, arriva per primo alla fede, perché, «i giusti camminano, i sa­pienti corrono, ma solo gli inna­morati volano» (Camilla Battista Varano).

Non mi toccare, dice Gesù. Si tocca per capire, per stringere, come non ci fosse altro. Non mi trattenere perché la lotta non finisce qui, perché questo mattino è solo l’avvio. La festa sarà dopo, quando Dio asciugherà ogni lacrima e non ci sarà più né morte, né lutto, né lamento, perché le cose di prima sono passate.

Alle volte ho un sogno: che al Santo Sepolcro un annunciatore ripeta le parole dell’angelo: non è qui. È fuori, è davanti. Cercate meglio, cercate ancora. Vi precede in Galilea, là dove tutto può ripartire. E incalza: Lui si fida ancora, vi aspetta per vivere solo di inizi. Vi precede perché la risurrezione di Gesù è assoluta novità, ma catturerà anche voi, sarete presi dentro, contagiati di vita indistruttibile!

Molto più facile sarebbe stato fondare il cristianesimo sulle opere di Gesù, sul suo coraggio di opporsi ad ogni potere, di morire perdonando. La risurrezione, bastione su cui si regge o cade la Chiesa, non è un’invenzione o una scelta degli apostoli, è un qualcosa che si è imposto da sé. Ed è così bello pensare che Pasqua, l’inaudito, è raccontata con i verbi semplici dei  nostri mattini (svegliarsi, alzarsi), quando fuori è primavera e magari non ce ne accorgiamo.

Pasqua è qui, adesso. Ogni giorno, quel giorno. La forza della Risurrezione e delle ripartenze “non riposa finché non abbia raggiunto l’ultimo ramo della creazione e rovesciato la pietra dell’ultima tomba” (M. Luzi).

AUTORE: p. Ermes Ronchi FONTE: Avvenire e PAGINA FACEBOOK