p. Ermes Ronchi – Commento al Vangelo di domenica 7 Maggio 2023

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Camminiamo sulle orme di Gesù verso il Padre

✝️ Commento al brano del Vangelo di: ✝ Gv 14, 1-12

Signore, non sappiamo dove vai, come possiamo conoscere la via? Gesù non risponde: «io “conosco bene” la strada e adesso ve la descrivo e poi vi passo le coordinate»; dice invece: «Guardami Tommaso, sono io la via».

La strada verso Dio, verso il cuore caldo della vita, è la vita di Cristo. Guardi Gesù, come vive, come si commuove e tocca, come va incontro, come muore, e capisci Dio e la vita. E se voglio entrare in quel mistero metterò i miei passi sui suoi passi, preferirò coloro che lui preferiva, rinnoverò con le mie le sue scelte, mi muoverò solo dietro alla sua stella polare. J, Maritain mette in bocca a Gesù questo invito: «Non cercatemi in un luogo, ma là dove amo e sono amato».

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“Io sono la verità”. Come io vivo è il vivere vero, come mi comporto con i piccoli e con le donne, con i poveri cristi e con i Pilato di turno, con gli uccelli e con i fiori del campo, con il Padre e l’ultima pecora… La verità è fatta di carne, ieri baciata, tra poco straziata.
Verità disarmante è il suo muoversi libero, regale e amorevole tra le creature. Mai arrogante e sempre senza compromessi. Diritto e sicuro.

La verità è coraggiosa e amabile. Quando invece è arrogante e senza tenerezza, è una malattia che ci fa tutti malati di violenza. La verità dura, dispotica, gridata da parole di pietra «è così e basta», non è la voce di Dio. Dio è verità amabile, di occhi e mani accesi!
Io sono la vita. Parole che nessuna spiegazione può esaurire. Che hai a che fare con me, Gesù di Nazareth? La risposta è una pretesa eccessiva e sconcertante: io faccio vivere. […] Continua a leggere tutto il testo di questo commento su Avvenire


La strada di casa

Verità sei tu quando ti prendi cura e custodisci, ti fermi accanto all’uomo bastonato dai briganti, quando sai mettere sentori di primavera dentro un’esistenza.

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Via. Verità. Vita. Parole immense, che scappano da tutte le parti, ma che sempre fanno centro nel nostro cuore.

Io sono la via, la strada, che è molto più di una stella polare che indica, pallida e lontana, la direzione. È qualcosa di vicino, solido e affidabile dove posare i piedi; il terreno, battuto dalle orme di chi è già andato oltre, e che ti assicura che non sei solo. La strada è libertà nata dal coraggio di uscire e partire, come Abramo.

La Bibbia è piena di strade, di vie, di sentieri e di futuro che chiama. Da­vanti all’uomo non c’è una non-­strada, ma un ventaglio di stra­de. Ma Gesù specifica: la strada so­no io. Non c’è allora un sentie­ro, ma una persona da percor­rere: sulle sue orme, i suoi gesti, i suoi ideali controcorrente; sulle sue scomode scelte.

Alla base della civiltà occidentale la storia e il mito hanno posto due viaggi ispiratori: quello di Ulisse e del suo avventuroso ritorno a Itaca, il cui simbolo è un cerchio; il viaggio di Abramo, che parte per non più ritornare, il cui simbolo è una freccia. Gesù è via che si pone dalla parte della freccia, a significare non il semplice ritorno a casa, ma un viaggio mai finito, verso cieli nuovi e terra nuova, verso un futuro tutto da creare.

Io sono la verità: non in u­na dottrina, in un libro, in una legge migliori delle al­tre, ma in quel ”io” sta la ve­rità; nella vita di Gesù, venuto a mostrarci il vero volto dell’uomo e di Dio. Verità è un termine che ha la stessa radice latina di primavera (ver-veris), verità che risorge coraggiosa e amabile. Se invece è arrogante, senza tenerezza, aggressiva e dispotica; se è gridata con le parole di pietra dei fondamentalisti, allora non è voce di Dio. E la verità sei tu quando ti prendi cura e custodisci, asciughi una lacrima, ti fermi accanto all’uomo bastonato dai briganti, quando sai mettere sentori di primavera dentro un’esistenza.

La verità è la sorella della tenerez­za, insieme cercano la comunione. Il cristianesimo non è un sistema di pensiero, ma una storia e una vi­ta (F. Mauriac).

Io sono la vita. Che hai a che fare con me, Gesù di Nazareth?

La risposta è u­na pretesa perfino eccessi­va: io faccio vivere. E’ questa la richiesta più diffusa dei Salmi (Dio, fammi vivere!), è la supplica più gridata da Israele, che è andato a cercare lontano il grido di tutti i disperati della terra, e l’ha raccolto e lo custodisce nei salmi. Vita è tutto ciò che mettiamo sotto questo nome: futuro, amore, casa, festa, riposo, desiderio, pasqua, generazione, abbracci.

E ciò vuol dire che il mistero di Dio non è lontano, è strada sottesa ai tuoi passi. “Io sono vita” significa che non cercheremo altrove, perché siamo finalmente a casa.

Guardi Gesù, osservi come vive, come ama, come accoglie e come muore, e capisci quel Dio che aggiunge vita alla vita.

AUTORE: p. Ermes Ronchi FONTE: Avvenire e PAGINA FACEBOOK