p. Ermes Ronchi – Commento al Vangelo di domenica 6 Agosto 2023

940

Volto di Gesù trasfigurato «Fiore di luce nel deserto»

La Trasfigurazione è una pagina di teologia per immagini: si tratta di vedere Gesù come il sole della nostra vita, e la vita sotto il sole di Dio. Gesù chiama di nuovo Pietro, Giovanni e Giacomo, i primi chiamati, e li porta con sé su un alto monte, là dove la terra s’innalza nella luce e dove lui stesso si veste di luce. Il suo volto brillò come il sole (17,2).

Nel volto è detto il cuore. Ogni figlio di Dio ha nel suo intimo una manciata di luce; è un’icona di Cristo dipinta su un fondo-oro (la somiglianza con Dio), un’icona che cammina, sempre in progress. Vivere è la fatica paziente e gioiosa di liberare tutta la luce e la bellezza sepolte in noi, la pazienza della nostra incompiuta trasfigurazione nella luce. E

le sue vesti divennero bianche come la luce: lo splendore è così eccedente che non si ferma al volto, supera il corpo, tracima oltre e cattura perfino la materia degli abiti e la trasfigura.

- Pubblicità -

Se la veste è così luminosa, quale non sarà la bellezza del corpo? Ed ecco apparvero Mosè ed Elia. Mosè sceso dal Sinai con il volto imbevuto di luce, Elia rapito dentro un carro di fuoco e di luce. Sono la legge e i profeti, tutta la storia santa, lucente e incompiuta. Allora, Pietro, stordito e sedotto da ciò che vede, balbetta: È bello per noi essere qui.

[…] Continua a leggere qui.


Altro commento di fra Ermes

- Pubblicità -

La freccia di un attimo

I tre sono saliti per vedere e sono rimandati all’ascolto. La voce del Padre si spegne e si trasforma nel volto di Gesù, bello come il sole.

Se di questa domenica potessimo portare con noi una parola, sia questa: Il Signore ha fatto risplendere la vita. Ecco un’eco di speranza e di bontà: la trasfigurazione è già iniziata, poiché nelle vene del mondo corrono frantumi di stelle.

Gesù prese con sé tre discepoli e salì su un alto monte. I monti sono dita puntate verso il mistero e le profondità del cosmo, raccontano una fame di verticalità, una vita incalzata da una forza di gravità celeste: e là si trasfigurò davanti a loro, il suo volto brillò come il sole e le vesti si tinsero di luce.

Il volto è come la grafia del cuore, è la sua espressione più diretta. Ma il volto alto dell’uomo è comprensibile solo a partire da Gesù. Ogni uomo abita la terra come un’icona di Cristo incompiuta, che è la somiglianza con Dio. Ogni figlio d’Adamo è una goccia di luce custodita in un guscio di fango. Allora vivere altro non è che la fatica aspra e gioiosa di liberare tutta la luminosità e la bellezza sepolte in noi.

Per un attimo tutto si illumina, lassù: le vesti di Gesù, le sue mani e il suo volto. I tre guardano, stupefatti: davanti a loro si apre la rivelazione stupenda di un Dio luminoso, bello, solare. Un Dio da godere, un Dio da stupirsene.

Allora, Pietro, stordito e sedotto da ciò che vede, balbetta:

È bello per noi stare qui, davanti a te; è l’unico luogo dove possiamo vivere e sostare. Qui siamo a casa, altrove siamo sempre fuori posto. Altrove non è bello, e possiamo solo pellegrinare, non stare. Qui è la nostra identità, abitare anche noi una luce che è dentro la nostra creta e che è nostro futuro.

Non c’è fede viva e vera che non discenda da uno stupore, da un innamoramento, da un: che bello! gridato a pieno cuore, come Pietro sul Tabor.

Ma come tutte le cose belle, la visione non fu che la freccia di un attimo: una nube luminosa li coprì con la sua ombra, e per i tre amici la vita non fu più quella di prima.

Venne una voce: quel Dio che non ha volto, ha invece una voce. Il Padre prende la parola, ma per scomparire dietro quella di suo Figlio: ascoltate Lui. 

I tre sono saliti per vedere e sono rimandati all’ascolto. La voce del Padre si spegne e si trasforma nel volto di Gesù, bello come il sole.

Un fiore di luce nel nostro deserto (Turoldo), così appare il volto di Cristo sul Tabor. Ed è il volto ultimo e alto dell’uomo. In principio, in ogni uomo è stato posto non un cuore d’ombra, ma un seme di luce, sepolto in noi come nostro segreto.

Quella luce, «la luce della trasfigurazione che è l’e­nergia stessa di Dio» (G. Palamas) è ancora dispo­nibile: nella Parola, nei sa­cramenti, nella bontà del­le persone, nella bellezza delle cose, talvolta scintil­la breve, talvolta fiume di fuoco.

Il mondo trabocca luce, ne è immerso. Lo sanno tutte le religioni, lo sanno gli innamorati e gli artisti. Lo sanno i puri. 

Fonte