p. Ermes Ronchi – Commento al Vangelo di domenica 4 Dicembre 2022

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L’annuncio del Battista: il regno dei cieli è vicino

Nel deserto della Giudea e sulle rive attorno al lago di Galilea, per Giovanni e per Gesù le parole generative sono le stesse : “convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino” (Mt 3,2). Tre annunci in uno:

a) esiste un regno, cieli nuovi e terra nuova, un mondo nuovo che preme per venire alla luce…

b) Un regno incamminato. I due profeti non dicono cos’è il Regno, ma dove è. Lo fanno con una parola calda di speranza “vicino”. Dio è vicino, è qui. Seconda buona notizia: il Pellegrino eterno ha camminato molto, il suo esodo approda qui, alla radice del vivere, non ai margini della vita, si fa intimo come un pane nella bocca, una parola detta sul cuore portata dal respiro: infatti “vi battezzerà nello Spirito Santo”, vi immergerà dentro il soffio e il mare di Dio, sarete avvolti, intrisi, impregnati della vita stessa di Dio, in ogni vostra fibra.

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c) Convertitevi, ossia mettetela in cammino la vostra vita, non per una imposizione da fuori ma per una seduzione. La vita non cambia per decreto-legge, ma per una bellezza almeno intravista: sulla strada che io percorro, il cielo è più vicino e più azzurro, la terra più dolce di frutti, ci sono più sorrisi e occhi con luce. […] Continua a leggere tutto il testo di questo commento su Avvenire

Altro commento

NELLA CASA DEL FUOCO

Solo là dove sono le mie radici, dov’è il mio fuoco, là dove io decido, dove la vita è più vita, viene il Signore.

Due voci nel deserto di Giuda: Giovanni e la fede a caro prezzo, I­saia e la poesia di un mon­do incantato; Giovanni e l’impegno necessario, Isaia e il dono immeritato. Come i due profeti, ogni cristiano vi­ve di grazia e di impegno, di realtà e di poesia.

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Con le sue immagini irruen­ti Giovanni non vuole lan­ciare minacce sulla nostra fatica di credere, né semina­re paure. Il profeta sa bene che la paura non libera dal male, lo capirà bene, rinchiuso a Macheronte; sa che non sarà la paura a fare del leone un mangia­tore di erba, a edificare la ca­sa comune per il lupo e per l’agnello. È altra la forza che cambia il cuore, mai la pau­ra.

Il vangelo tratta di tre annunci in uno e, tra tutte, la parola più calda di speranza è l’aggettivo «vicino». Dio è vicino, è qui; la prima buona notizia è che il Pellegrino eterno ha camminato, ha consumato il suo Esodo e ora è vicinissimo a te. 

Dio è accanto, si stringe a tutto ciò che vive, rete che raccoglie insieme il lupo e l’agnello, il leone e il bue, il bambino e il serpente (parola di Isaia); ucraino e russo, arabo ed ebreo, musulmano e cristiano, per una nuova architettura dei rapporti umani. Il regno dei cieli è la terra come Dio la sogna. Non si è ancora realizzata? Non importa, il sogno di Dio è più vero della realtà, la contesta e la attraversa, forza che fa partire.

Convertitevi, ossia osate la vita, mettetela in cammino, e non per eseguire un comando, ma per una bellezza, per una seduzione. Ciò che converte il freddo in calore non è un ordine, ma la vicinanza del fuoco: stare vicino a me è stare vicino al fuoco (Vangelo a­pocrifo di Tommaso). Ciò che toglie le ombre dal cuore non è un divieto, ma una lampada che si accende, un raggio, una stella, uno sguardo. Convertitevi: giratevi verso la luce, perché la luce è già qui.

E noi, noi che proclamia­mo la pace, in realtà la cer­chiamo per amore della pa­ce o per paura della guerra?

Solo là dove sono le mie radici, dov’è il mio fuoco, là dove io decido, dove la vita è più vita, viene il Signore. E­gli non è solo l’ultima risor­sa quando non ho più risor­se. Viene nella bellezza, nella passione d’amore, nel­la fedeltà al dovere, nel co­raggio di sperare, quando accetto la sproporzione tra ciò che mi è promesso (il lu­po e l’agnello che dimorano insieme) e ciò che tengo tra le mani.

Convertitevi, dice l’ultimo profeta, Giovanni. E fa appello non al­la forza di volontà, ma alla nostra capacità di ascoltare l’altro profeta, il semi­natore di sogni, Isaia. Ma soprattutto fa appello al venire di Cristo. Non si tor­na indenni dall’incontro con il Signore, che è vento, luce, falce nei prati, radice, spi­rito, fuoco, grazia a caro prezzo, conversione. Davvero im­possibile amarlo impune­mente (Turoldo), senza pagarne il prezzo in moneta di vita. Non si torna indenni dall’incontro col fuoco.


AUTORE: p. Ermes Ronchi FONTE: Avvenire e PAGINA FACEBOOK