Dio per noi è un tesoro o soltanto una fatica?
Il regno dei cieli è simile a un tesoro. Tesoro: parola magica, parola da innamorati, da avventure, da favole, ma anche da Vangelo. Accade con Dio ciò che accade a chi trova un tesoro o una perla: un capovolgimento totale e gioioso che travolge l’esistenza, qualcosa che fa la differenza tra prima e dopo.
Ebbene, anche nei nostri giorni disillusi e scontenti, in questa epoca di “passioni tristi” il vangelo osa proporre, come una manciata di luce, la storia di una passione felice, che crede nell’esito buono della storia, comunque buono. Perché nel mondo sono in gioco forze più grandi di noi, che lavorano per seppellire tesori, far emergere perle; sorgenti alle quali possiamo sempre attingere, che non vengono mai meno e che “sono per noi”.
Un uomo trova un tesoro e pieno di gioia va. La gioia è il primo tesoro che il tesoro regala. Entrare nel Vangelo «è come entrare in un fiume di gioia» (papa Francesco), respirare un’aria fresca e carica di pollini. Dio instaura con noi la pedagogia della gioia! Nel libro del Siracide è riportato un testo sorprendente: Figlio, per quanto ti è possibile, trattati bene…
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Non privarti di un solo giorno felice (Sir 14.11.14). […] Continua a leggere qui.
Altro commento di fra Ermes
IL BUON AFFARE
Il mercante investe tutto quello che ha perché quella perla gli ha rubato il cuore. Vendono tutto, ma per guadagnare tutto. È l’affare della vita.
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Con due parabole brevi e lampeggianti, Gesù dipinge su un fondo d’oro il dittico gioioso della fede. Evoca tesori e perle, termini bellissimi e inusuali nel nostro rapporto con Dio. Lo diresti un linguaggio da romanzi, da pirati e da avventure; da favole e da innamorati e non da teologi o da liturgie, che però racconta la fede come una forza che trasforma la vita, che la fa incamminare, correre e perfino volare.
Il contadino va e vende tutto quello che ha per comprare il campo. Si tratta di una rinuncia? No, di una moltiplicazione! Il mercante investe tutto quello che ha, perché quella perla gli ha rubato il cuore. Lasciano tutto, ma per avere tutto. Vendono tutto, ma per guadagnare tutto. È l’affare della vita.
Il cristianesimo non è sacrificio o rinuncia, non è la religione dei perdenti. È la storia di cercatori d’oro, ai quali il presente non basta; la storia di gente che ha scoperto giacimenti di benessere, la perla del “ben vivere”, da cui non torna indietro.
I credenti sono così: scelgono, e scegliendo bene guadagnano. Non sono più buoni degli altri, sono però più ricchi: hanno un tesoro di risorse cui attingere, perle di coraggio, di libertà, di cuore, di Dio. Hanno lo sbalordimento per la bellezza di Dio.
La sorpresa è che il protagonista vero della parabola non è il contadino, ma il tesoro. Protagonista vera della vita spirituale è la perla preziosa, capace di convocare mercanti dagli angoli della terra, forza che da sempre, da subito ha fatto partire discepoli del Nazareno verso i luoghi più sperduti del mondo.
E tutto nasce da una sorpresa, da un “che bello!” a pieno cuore, da un contagio di riflessi d’oro, che precedono la vendita dei beni. Senza questa meraviglia iniziale, il sacrificio non genera che tristezza, freddo, disamore, consumazione del cuore.
E vale per il bracciante chino sulla zolla non sua, come per l’esperto mercante, intenditore appassionato e ostinato, che gira il mondo inseguendo il suo sogno, perché nessun viaggio è lungo per chi ama.
Contadini o cercatori, tutti noi discepoli avanziamo nella vita non per decreti o divieti, ma per scoperta di tesori. Non per atti di volontà, ma per trasalimenti di occhi e di cuore. Noi avanziamo per una passione (dov’è il tuo tesoro, là corre felice il tuo cuore, cfr Mt 6,21), per innamoramenti e per la gioia che accendono. Mi sento contadino fortunato, mi sento mercante ricco perché ho fatto l’affare della mia vita: ho conosciuto il piacere di credere, buttandoci tutto; so il piacere di amare Dio, più che per altri amare un tesoro.
E dico grazie a Colui mi ha fatto inciampare in un tesoro, in molte perle, lungo molte strade, in molti giorni della mia vita, assieme a molti altri cercatori di Dio, contadini o mercanti, che non hanno la mappa del tesoro in tasca, ma la tracciano lungo la strada, a quattro mani con Dio, esplorando frontiere, coltivando la terra.