p. Ermes Ronchi – Commento al Vangelo di domenica 30 Aprile 2023

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Gesù chiama per nome donandoci la vita

Per me, una delle frasi più solari del Vangelo, dove appoggio la mia fede, che mi rigenera ogni volta che l’ascolto: sono venuto perché abbiano la vita; è venuto per la mia vita piena, abbondante, gioiosa. Non per quel minimo senza il quale la vita non è vita, ma quella esuberante, eccessiva, che rompe gli argini e tracima, scialo di libertà e coraggio.

La parola “vita” lega insieme tutta la Scrittura; è supplica nei Salmi: fa’ che io viva! Fammi camminare sui campi della vita! Giona si adira con Dio perché, invece di distruggere Ninive, è pastore per i centoventimila della città che non distinguono la destra dalla sinistra. Il primo di tutti i comandamenti, quello che introduce l’intera sezione della legge è: « Hai davanti a te la vita e la morte. Scegli! ». E intende: scegli la vita! Vita è tutto ciò che possiamo pensare per riempire questo nome. È proprio la piccola parola “vita” a rendere inconciliabili il pastore e il ladro.

Il pastore chiama le sue pecore, ciascuna per nome.

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L’eccedenza di Dio. Quale pastore ha dato un nome a tutte le pecore? Ad alcune sì, magari a molte, ma le centinaia di pecore del suo gregge, chi può distinguerle e ricordarle? […] Continua a leggere tutto il testo di questo commento su Avvenire


Altro commento di p. Ermes

IO SONO LA TUA PORTA

Sono venuto perché abbiano la vita, vita in abbondanza.

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La chiave di volta della mia fede. Fonte a cui ritorno, parole piene di sole. Venuto a portare vita, non un sistema di pensiero, una vita piena, abbondante, potente, viva; vita ‘cento volte tanto’ dirà a Pietro, cento volte più forte. Vita in HD, in alta definizione.

La prova ultima della bontà della fede cristiana sta nella sua capacità di comunicare vita, umanità piena, futuro; di creare in noi il desiderio di ulteriore vita, eterna, indistruttibile, fatta di cose che meritano di non morire mai.

Al tempo di Gesù i pastori erano soliti condurre il loro gregge in un recinto per la notte, un solo recinto e un solo guardiano servivano per molte greggi. Al mattino, ciascun pastore tornava al recinto, gridava il suo richiamo e le sue pecore, solo le sue, riconoscendone la voce, lo seguivano ( B. Maggioni).

E le conduce fuori. Anzi: “le spinge fuori”. Non un Dio dei recinti ma uno che apre spazi, pastore di libertà e non di paure. Che mi spinge fuori dal mio piccolo buco di abitudini, a tentare passi nuovi, pascoli nuovi. Le pecore non tornano sui pascoli di ieri, pena la fame e l’inedia, l’erba è finita, sono “gregge in uscita”, incamminato, che ha fiducia nel pastore e anche nella storia, nera di ladri e di deserti, ma bianca di sentieri, e verde di pascoli nuovi.

Il pastore cammina davanti alle pecore. Non abbiamo un pastore di retroguardie, ma una guida che apre cammini. Non un pastore alle spalle, che grida o agita il bastone, ma uno che precede e convince, con il suo andare tranquillo, che la strada è sicura.

Le pecore ascoltano la sua voceE lo seguono. Basta la voce, non servono grida, perché si fidano e si affidano. Perché lo seguono? Semplice, per non morire. Quello che cammina davanti, che sa il mio nome, non è un ladro di felicità o di libertà. Io sono la porta: non un muro, o un vecchio recinto, dove tutto gira e rigira e torna sui suoi giri. Cristo è porta aperta, buco nella rete, passaggio, transito, per cui va e viene la vita di Dio. Non si sta fermi sulla porta, si passa oltre. Infatti: Ognuno entrerà, uscirà e troverà pascolo. Troverà futuro.

Amo le porte aperte che fanno entrare notti e tempeste, polline e spighe. Libere porte che rischiano l’errore e l’amore. Amo le porte aperte di chi invita a varcare la soglia. Amo le porte aperte: buchi nella rete, brecce nei muri, di chi ha fatto voto di libertà, strade per tutti noi. Amo le porte aperte di Dio” (Francesco Fiorillo).

Lui, pieno di futuro, mi rassicura: provvede manna per quarant’anni di deserto, pane per cinquemila, anfore colme fino all’orlo, pelle di primavera per il lebbroso, pietra rotolata via per Lazzaro, profumo che riempie la casa.

L’asse attorno alla quale danza il Vangelo è vita piena da parte di Dio, che un verso di Giuseppe Centore canta così: “Tu sei per me/ segretamente/ ciò ch’è la primavera per i fiori!”. Fioritura dell’essere.

AUTORE: p. Ermes Ronchi FONTE: Avvenire e PAGINA FACEBOOK