p. Ermes Ronchi โ€“ Commento al Vangelo di domenica 26 Marzo 2023

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Lazzaro siamo noi. Risorgiamo perchรฉ amati

La bellezza struggente dellโ€™umanitร  di Gesรน: lo vediamo fremere, piangere, commuoversi, gridare. Un Dio umanissimo, quello che ogni uomo cerca: non un Dio da adorare e venerare nellโ€™alto dei cieli, ma un Dio coinvolto e coinvolgente, che ride e piange, gioca con i suoi figli nei caldi giochi del sole e del mare.

Di Lazzaro sappiamo poche cose, quelle che contano: la sua casa รจ aperta, รจ amato da molti, รจ amico speciale di Gesรน: ospite, amico e fratello. Tre nomi per restare umani.

Se Tu fossi stato qui, nostro fratello non sarebbe morto. Le sorelle hanno visto le loro preghiere volare via come colombe, e nessuna che tornasse indietro a portare una risposta, una fogliolina di ulivo di risposta, come allora nellโ€™arca. Ma Dio esaudisce le nostre preghiere? Sรฌ, esaudisce sempre; ma non le nostre richieste, bensรฌ le sue promesse.

โ€œTuo fratello risorgerร โ€. Lei la sente come una frase fatta, parole formali che tutti sanno dire: โ€œso bene che risorgerร . Ma quel giorno รจ cosรฌ lontano da questo doloreโ€. Lei parla al futuro, Gesรน al presente. E usa parole impressionanti: โ€œIo sono la risurrezione e la vitaโ€. Adesso. Prima la risurrezione e poi la vita. Prima la liberazione e poi la vita viva. [โ€ฆ] Continua a leggere tutto il testo di questo commento su Avvenire


UNA GOCCIA PER VEDERE

Nel giorno delle lacrime, Dio sembra essere lontano. Il suo ritardo pesa. Eppure siamo noi il cielo di Dio. Lui รจ qui non come esenzione, ma come riscatto dentro la morte. 

Quel giorno, a Betania, Gesรน si rivela piรน umano che mai. Lo vediamo fremere, piangere, gridare. Piange lโ€™amico Lazzaro, piange un vuoto, duro come la pietra che chiude il sepolcro.

Lacrime riยญbelli le sue, stupenยญda arroganza di chi non accetta la morte. Amore arrogante fino al grido: vieยญni fuori!

Quando ama, lโ€™uomo compie gesti divini; quando ama, Dio lo fa con gesti molto umani. Le lacrime dโ€™amore sono una potente lente dโ€™ingrandimento sulla vita: ci guardi dentro e leggi ciรฒ che sui libri non troverai mai.

Ciascuno di noi รจ Lazzaro, e il pianto di Dio รจ la nostra salvezza.

Lรฌ attorno, i suoi amori. Maria รจ la donna dei piedi e degli abbracci. Marta, delle manie delle parole che, con la confidenza propria dellโ€™amicizia, vanno dritte al cuore di Gesรน: se tu fossi stato qui egli non sarebยญbe morto.

E Gesรน va diritto al cuore delle cose: tuo fratello riยญsorgerร . Marta ribatte: lo so! Ma quel giorno รจ cosรฌ lonยญtano dal mio desiderio e dal mio dolore.

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Marta parla al futuro, Gesรน, al presente. E incide parole che per il vangelo saranno di fuoco: io soยญno la risurrezione e la vita.

La ribellione di Gesรน scardina la morte scendendo i suoi tre gradini:

  1. Togliete la pietra. Via i macigni dal cuore, le macerie sotto cui vi seppellite da soli; via i sensi di colpa, il non saper perdonare noi e gli altri; via il male ricevuto, che vi inchioda ai vostri ergastoli interiori.
  2. Lazzaro, vieni: fuori cโ€™รจ il sole! Esci dalla grotta nera dei rimpianti e delle delusioni, dal sentirti il centro delle cose. Vieni fuori, ripete alla farfalla che รจ in me, chiusa dentro il bruco che temo di essere.
  3. Lasciatelo andare! Scioglietevi tutti dallโ€™idea che la morte sia la fine di tutto. E poi dategli una strada e amici con cui camminare, qualche lacrima, e una stella polare.

Una pietra si รจ mossa, รจ penetrata una fessura di primavera. Un grido dโ€™amico ha scosso il silenzio, e lacrime hanno bagnato le bende. Tutto ciรฒ รจ accaduto per palesi e pubbliche ragioni dโ€™amore.

Invidio Lazzaro, e non perchรฉ esce vivo dalยญla grotta, ma perchรฉ circondato da una folla che gli vuole bene, segno di una vita riuscita. La sua fortuna รจ lโ€™amicizia, la sua sanยญtitร  รจ lโ€™affetto che lo assedia.

E Lazzaro esce avvolto della suprema speranza: qualcosa, qualcuno รจ piรน forte della morte.

Ma nel giorno delle lacrime, Dio sembra essere lontano. Il suo ritardo pesa.

Quattro giorni pesรฒ su Marta e Maria. Eppure siamo noi il cielo di Dio. Lui รจ qui non come esenzione, ma come riscatto dentro la morte. Io lo credo, con la fede dellโ€™anonimo che scriveva: credo nel sole, anche se non splende; e nellโ€™amico anche se non lo sento; e in Dio, anche quando tace.

A risorgere siamo chiamati noi vivi, piรน che i morยญti: a svegliarci da tutte le vite imยญmobili, spente e iยญnutili. A fare viva la vita, sulla scia dellโ€™amore dato e ricevuto.

AUTORE: p. Ermes Ronchi FONTE: Avvenire e PAGINA FACEBOOK