IL TEPORE DI UN ABBRACCIO
Il vangelo introduce tre nomi di Gesรน totalmente sbagliati e impossibili: ultimo, servo, bambino.
E i dodici non capiscono, proprio come noi.
Gesรน sta dicendo loro che tra poco sarร assassinato e quelli parlano dโaltro, parlano di carriere: chi รจ piรน grande tra noi?
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Il rabbi li stravolge con quel limpidissimo pensiero: chi vuol essere il primo sia lโultimo e il servo di tutti.
Di cosa stavate parlando?
Di chi รจ il piรน grande.
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Questione infinita, che inseguiamo da millenni. Questa fame di potere, questa furia di comandare รจ da sempre annuncio di distruzione.
Gesรน si colloca a una distanza abissale da tutto questo: se uno vuol essere il primo sia il servo.
Ma non basta: Servo di tutti, senza limiti. E non basta ancora: prese un bambino, lo pose in mezzo e lo abbracciรฒ.
Un bambino!
Eโ il modo magistrale di Gesรน, che sโinventa qualcosa di inedito come un abbraccio allโultimo della fila, grande schiaffo in faccia ad ogni potere.
Tutto il vangelo in un abbraccio รจ rivelazione, รจ altissima teologia sulla veritร di Dio.
In quella casa di Cafarnao cโรจ una parabola in azione: รจ Dio che si scioglie in un abbraccio al piรน piccolo perchรฉ nessuno sia perduto, non una briciola di pane, non un agnellino in fondo al gregge, non due spiccioli di un tesoro.
Proporre il bambino come modello del credente รจ lโimpensato.
Cosa ne sa lui? Solo la tenerezza degli abbracci, lโemozione delle corse, il vento sul viso. Non sa niente di filosofia, di teologia, di morale, ma conosce come nessuno il senso della fiducia, da cui imparare.
Chi accoglie un bambino accoglie me! Gesรน compie un enorme passo avanti, lo indica come sua immagine. Vertigine del pensiero. Il Re dei re, il Creatore, lโEterno, lโinfinito, lโassoluto, lโimmenso, sta in un cucciolo dโuomo.
E questo vuol dire che come ogni bambino anche Dio va protetto, accudito, custodito, aiutato, accolto, perchรฉ โchi accoglie un bambino accoglie me, accoglie il Padreโ.
Accogliere, verbo che plasma il mondo come Dio lo sogna.
Avremo un futuro buono solo quando lโaccoglienza sarร il nome nuovo della civiltร ; quando accogliere o respingere i disperati, i piccoli, sarร considerato accogliere o respingere Dio stesso. Se vogliamo un mondo che stia in piedi davvero non cโรจ altra strada che ripartire dal piรน bisognoso.
Questa รจ la fede, che poggia sulla giustizia.
Il bambino conosce la speranza perchรฉ sa aprire la bocca in un sorriso quando ancora non ha smesso di asciugarsi le lacrime.
I bambini danno ordini al futuro.
Loro sรฌ, sanno vivere come i gigli del campo e gli uccelli del cielo.
Proviamoci anche noi: quando ci sentiamo senza appoggio e speranza, ricordiamo quel bambino abbracciato, e anche noi come lui sentiremo lo stupore tiepido delle braccia di Dio..
Per gentile concessione di p. Ermes, fonte.