Convertirsi, cioè volgersi verso la luce che è Cristo
Marco ci conduce al momento sorgivo e fresco del Vangelo, quando una notizia bella inizia a correre per la Galilea: l’attesa è finita, il regno di Dio è qui. Gesù non dimostra il Regno, lo mostra, lo fa fiorire dalle sue mani: libera, guarisce, perdona, toglie barriere, ridona pienezza a tutti, a cominciare dagli ultimi della fila. Viene come guaritore del disamore del mondo.
La seconda parola di Gesù: convertitevi, giratevi verso il Regno. C’è un’idea di movimento nella conversione, come nel moto del girasole che ogni mattino rialza la sua corolla e la mette in cammino sui sentieri del sole. Allora: “convertitevi” dice: “giratevi verso la luce perché la luce è già qui”.
Ogni mattino, ad ogni risveglio, posso anch’io “convertirmi”, muovere pensieri e sentimenti e scelte verso una stella polare, verso la buona notizia che Dio è più vicino, è entrato di più nel cuore del mondo, nel mio, ed è all’opera con mite e possente energia. Gesù ha camminato per tre anni, ha percorso tutte le strade di Galilea, innamorato non di recinti ma di orizzonti.
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E se ti eri fermato, proprio da là ti fa ripartire, vivrai ancora inizi, perché non sei al mondo per essere immacolato ma incamminato. Camminando lungo il lago, Gesù vide… L’ambiente di lavoro è il luogo privilegiato della vocazione, lo è stato per Mosè, per Saul, Davide, Eliseo, Amos, per i pescatori Andrea e Pietro. «Dio si trova in qualche modo sulla punta della mia penna, del mio piccone, del mio pennello, del mio ago, del mio cuore, del mio pensiero» (Teilhard de Chardin).
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Altro commento di fra Ermes
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E PER CASA, LA STRADA
Due coppie di fratelli silenziosi, che sapevano solo le rotte del lago, scoprono che Gesù traccia dentro di loro la mappa del cielo, del mondo, di tutte le genti. Conversione non come esigenza morale, ma l’accorgersi che si è sbagliato strada, che la felicità è altrove e va cercata meglio.
In poche righe, un incalzare di avvenimenti: Giovanni arrestato, Gesù che ne prende il testimone, la Parola che non si lascia imprigionare, ancora Gesù che cammina e poi strade, lago, barche; le prime parole e i primi discepoli.
Siamo al momento sorgivo del Vangelo. Gesù andò lungo il mare di Galilea, proclamando il Vangelo di Dio. La prima caratteristica che Marco riferisce è quella di un uomo raggiunto da una forza che lo obbliga a partire, a lasciare casa, famiglia, clan, paese, tutto. E per casa, la strada.
Su questo andare e ancora andare, si innesta la seconda caratteristica: camminava e proclamava il Vangelo, Dio come una buona notizia.
Non era ovvio per niente! Non tutta la Bibbia è Vangelo, non tutta è bella e gioiosa notizia, alle volte è minaccia e giudizio, spesso è precetto e ingiunzione, ma ora la caratteristica nuova del rabbi itinerante è una parola che conforta la vita, è Dio che libera e fa fiorire.
«Passando vide Simone e Andrea che gettavano le reti in mare». Pescatori che svolgono la loro attività quotidiana, ed è lì che il Maestro li incontra. Dio si incarna nella vita: Mosè e Davide sono incontrati mentre seguono le greggi al pascolo; Saul sta cercando le asine del padre; Eliseo ara la terra con sei paia di buoi, Levi è seduto allo sportello delle imposte…
Nulla vi è di profano nella fatica. E Gesù, il figlio del falegname, che si sporcava le mani con suo padre, che riconosceva ogni albero dalle venature e dal profumo del legno, lì ha incontrato l’esodo di Dio in cerca delle sue creature: «Dio si trova in qualche modo sulla punta della mia penna, del mio piccone, del mio pennello, del mio ago, del mio cuore, del mio pensiero» (Teilhard de Chardin).
Poi, la grande provocazione: “Venite dietro a me”. Perché? La ragione è nel pronome personale, dietro a “me”; Gesù è il motivo oltre il quale non c’è nulla.
Vi farò pescatori di uomini.
I quattro sapevano pescare. Ma «pescare uomini» suona strano, illogico, non c’è nulla di simile nelle Scritture. Significa: vi farò cercatori di uomini, come se foste cercatori di tesori. Gesù non si dilunga in motivazioni, perché il motivo è lui, che ti mette il Regno appena nato fra le mani. E per accoglierlo, ci suggerisce di convertirci e credere al Vangelo. Conversione non come esigenza morale, ma un accorgersi che si è sbagliato strada, che la felicità è altrove e va cercata meglio.
Due coppie di fratelli silenziosi, che sapevano solo le rotte del lago, scoprono che Gesù traccia dentro di loro la mappa del cielo, del mondo, di tutte le genti. Primo nucleo della fraternità universale, che parlerà di Dio con il linguaggio di casa (abbà, fratelli, figli).
Come loro ti seguirò, Signore, perché tu cammini seminando luce ad ogni tuo passo.