L’enorme potenza di una fede minuscola
Accresci in noi la fede. Invocazione eterna di ogni discepolo: aumenta, aggiungi, rinsalda la fede, è così poca, così fragile. Non c’è preghiera più limpida, ma Gesù non la esaudisce. La fede non è un “pacco-dono” che arriva da fuori, è la mia risposta ai doni di Dio, la mia risposta al suo corteggiamento amoroso.
«Se aveste fede quanto un granello di senape, potreste dire a questo gelso: “sradicati e vai a piantarti nel mare” e vi obbedirebbe”. Gusto la bellezza e la forza del linguaggio di Gesù e della sua carica immaginifica: il più piccolo tra tutti i semi intrecciato a grandi alberi che danzano sul mare!
Un granello di fede possiede la potenza di sradicare gelsi e la leggerezza del seme che si schiude nel silenzio; un niente che è tutto, leggero e forte. Ne basta poca di fede, anzi pochissima, meno di un granello di senape, una formichina, come dice il poeta J. Twardowski: «anche il più gran santo/ è trasportato come un fuscello/ dalla formica della fede». […] Continua a leggere tutto il testo di questo commento su Avvenire
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Un corteggiamento mite e disarmato
Fede vera non è piantare alberi nel mare, neanche Gesù l’ha mai fatto, è vivere il miracolo quotidiano dell’amore che non si arrende. Tutti abbiamo visto il mare riempirsi di alberi, erano intere piantagioni di testimoni, e non era un sogno.
Sràdicati e piàntati nel mare! Anch’io ho visto il mare riempirsi di alberi. Molte volte. Erano intere piantagioni di testimoni, di uomini liberi radicati in luoghi impossibili, in mari infuriati, a dissodare il presente e il futuro con fede da granellino di senapa.
Per capire il desiderio degli apostoli: “accresci in noi la fede”, dobbiamo fare un passo indietro, riandare alla proposta di Gesù un versetto prima: se tuo fratello peccherà sette volte contro di te e sette volte tornerà dicendosi pentito, tu gli perdonerai.
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Sembra una missione impossibile, ma tu gli darai fiducia, gli darai credito, come fa Dio con te; e crederai nel suo futuro. Questo è il perdono, che non guarda a ieri ma al domani; che non libera il passato, libera il futuro di tutti.
Gli apostoli tentennano, temono di non farcela, e allora: “Signore, aumenta la nostra fede”. È così poca! Come sarebbe possibile vivere senza fidarsi di qualcuno?
Ma Gesù non li esaudisce, perché la fede non è un dono consegnato da fuori, è la mia risposta al corteggiamento mite e disarmato di Dio. Fede vera non è piantare alberi nel mare, neanche Gesù l’ha mai fatto, è vivere il miracolo quotidiano dell’amore che non si arrende.
Per questo, “se aveste un granellino microscopico di fede”… un quasi niente! E’ questione di qualità, non di quantità. Qui appare un tratto tipico di Gesù: l’infinito rivelato dal piccolo. E sceglie di parlare della fede con il registro delle briciole, del pizzico di lievito, della fogliolina di fico, del bambino in mezzo ai grandi.
Ma come posso sapere se ho fede? Gesù ci indica la sua misura suprema: sii servo. «Quando avete fatto tutto, dite: siamo servi inutili». Inutili noi, ma mai è inutile il servizio.
Inutile significa non servire a niente, non produrre. Ma per Gesù non è questo il senso: non sono incapaci né improduttivi quei servi che arano, pascolano, preparano da mangiare. Sono semplicemente servi senza pretese e senza secondi fini. E ci chiama ad osare la vita, all’audacia di scegliere, in un mondo che percorre la strada della guerra, il sentiero ripido della pace. Farsi costruttori di pace è un servizio più vero ancora dei suoi risultati: è questo il nostro modo di sradicare alberi e farli volare.
È il servizio che è vero, non il premio. Vera fede è amare Dio più delle Sue consolazioni. Abbiamo visto missionari radicarsi come alberi in luoghi impossibili, gente dalla fede tenace abbracciare problemi senza soluzione, mura di odio dissolversi, come loro anch’io ho bisogno solo di essere me stesso, per me e per il mio prossimo, con la gioia e la fatica del credere, con i miei granelli di fede e la mia porzione di fuoco, con un cuore che si accenda per Dio. Non ho bisogno di nient’altro.
Noi siamo i flauti, ma il soffio è tuo, Signore (Rumi). Ho visto il mare riempirsi di alberi, e non era un sogno.
AUTORE: p. Ermes Ronchi FONTE: Avvenire e PAGINA FACEBOOK