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p. Ermes Ronchi – Commento al Vangelo di domenica 18 Agosto 2024

Domenica 18 Agosto 2024
Commento al brano del Vangelo di: Gv 6, 51-58

IL SILENZIO UMILE DEL PANE

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Il vangelo continua il racconto del durissimo conflitto di Cafarnao, quando, di fronte alla crisi, il Rabbi alza la posta e scopre le carte, con una pretesa che gli fa dire: solo io so chi รจ Dio.

Non lo sanno i profeti, non lo sanno i rabbini.

โ€œIo solo, perchรฉ io e Dio siamo una cosa solaโ€.

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E ce ne rovescia lโ€™immagine:

Ti avvicini a lui diventando umano, toccando piaghe e dolori e non riempendo la vita di riti, preghiere e pensieri devoti.

Ma facendoti a tua volta pane, un pezzo di pane buono spezzato per la fame e la pace del mondo.

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Poi, in otto versetti, ripete altrettante volte: chi mangia la mia carne vivrร  in eterno.

Lโ€™eternitร  รจ qualcosa che interessa sempre meno i credenti di oggi, forse perchรฉ vista come durata e non come intensitร .

La vita eterna non รจ quella misurata su una lunghezza indefinita e che puรฒ apparire un poโ€™ noiosa, la vita eterna รจ la vita stessa โ€œdellโ€™Eternoโ€.

E allora tu capisci che nella vita dellโ€™Eterno ritrovi il pulsare delle stelle, gli abissi dei mari, lโ€™esultanza degli amanti, il grido vittorioso del bambino che nasce, i tamburelli di Miriam mentre il popolo attraversa il mar Rosso.

E cโ€™รจ il volto stupefatto di tua madre quando ti ha preso in braccio la prima volta, e il sorriso del povero che tu hai soccorso.

Gesรน ha scelto il pane come suo simbolo perchรฉ se cโ€™รจ una cosa che sa di vita, รจ proprio il pane.

E perchรฉ allora ci deve supplicare per otto volte: prendete e mangiate?

Perchรฉ abbiamo mangiato male prima!

Perchรฉ la vita ci ha regalato traumi da togliere il fiato, e sotto sotto pensiamo che nessuno dia niente per niente, che lโ€™amore vada meritato.

Cosa dovrรฒ dare in cambio a Dio?

Che prezzo devo pagare, in fatiche, sacrifici, impegni?

Non cโ€™รจ nessun prezzo da pagare, niente da dargli in cambio, niente!

Dio non si compra e non si merita, si accoglie.

Eโ€™ vederlo mentre sorridente mi viene incontro, felice che io sia lรฌ!

Non mi chiede in cambio nulla, se non un cuore largo e il mio fiorire in pienezza, e magari un piccolo grazie per la danza fatta insieme.

E poi di nutrirmi di lui, di carne e sangue, due termini che racchiudono la sua umanitร  e le sue mani di carpentiere profumate di legno, le sue lacrime, le sue passioni, gli abbracci dati e ricevuti.

E mi dice: prendete il mio modo di abitare la terra, di entrare nelle case, di chiedere acqua alla samaritana e di far scendere Zaccheo dallโ€™albero, di toccare gli intoccabili, di non mandare mai via nessuno.

Mi ha cercato, mi ha atteso. Si dona. โ€‹

Io posso solo accoglierlo, stupito e confuso, perchรฉ prima che io gli dica โ€œho fameโ€, sento lui dirmi: prendi! Mangia! Nutriti di me, come un bimbo che nel grembo della madre si nutre del suo sangue.

Egli entra in me come pane, si trasforma in me e mi trasforma in lui, e diventiamo una cosa sola.

Noi ci attendiamo segni grandiosi e Gesรน ce ne rovescia lโ€™idea: Dio viene e non si impone, scompare nel silenzio, si dissolve nellโ€™umiltร  del pane.

Quel suo pane che sa di vita, perchรฉ la nostra vita sappia di pane.

Il nostro compito รจ non andarcene da questo mondo senza essere prima diventati un pezzo di pane buono, spezzato per la fame di qualcuno, per la pace di tutti.

Per gentile concessione di p. Ermes, fonte.

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