p. Ermes Ronchi – Commento al Vangelo di domenica 15 Gennaio 2023

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Gesù, Agnello che toglie il peccato del mondo

Il mondo ci prova, ha tentato, ma non ce la fa a fiorire secondo il sogno di Dio: gli uomini non ce la fanno a raggiungere la felicità. Dio ha guardato l’umanità, l’ha trovata smarrita, malata, sperduta e se n’è preso cura. È venuto, e invece del ripudio o del castigo, ha portato liberazione e guarigione.Lo afferma il profeta roccioso e selvatico, Giovanni delle acque, quando dichiara: ecco l’agnello che toglie il peccato del mondo.

Sono parole di guarigione, eco della profezia di Isaia, rilanciata dalla prima Lettura: ecco il mio servo, per restaurare le tribù di Giacobbe. Anzi, è troppo poco: per portare la mia salvezza fino all’estremità della terra.Giovanni parlava in lingua aramaica, come Gesù, come la gente del popolo, e per dire “ecco l’agnello” ha certamente usato il termine “taljah”, che indica al tempo stesso “agnello” e “servo”.

E la gente capiva che quel giovane uomo Gesù, più che un predestinato a finire sgozzato come un agnello nell’ora dei sacrifici nel cortile del tempio, tra l’ora sesta e l’ora nona, era invece colui che avrebbe messo tutte le sue energie al servizio del sogno di Dio per l’umanità, con la sua vita buona, bella e felice.Servo-agnello, che toglie il peccato del mondo. Al singolare.

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Non i peccati, ma piuttosto la loro matrice e radice, la linfa vitale, il grembo che partorisce azioni che sono il contrario della vita, quel pensiero strisciante che si insinua dovunque, per cui mi importa solo di me, e non mi toccano le lacrime o la gioia contagiosa degli altri, non mi importano, non esistono, non ci sono, non li vedo.

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IL COMANDO FONTALE

Il peccato del mondo è sce­gliere la morte. È questo il comando originario, fon­tale, sorgente di tutti i co­mandi. Leg­ge di Dio è che l’uomo vi­va. 

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«Viene uno che era prima di me». Vedo, con gli occhi di Giovanni, il venire infaticato di Dio, incamminato lun­go il fiume dei giorni, carico di ogni lonta­nanza; viene negli occhi di tutti gli uccisi co­me agnelli, viene nei luoghi dove ancora si gioca il mio de­stino e quello del mondo.

Giovanni vedendo Gesù venire… Avere, come lui, occhi di profeta è possibile, perché «vi è un pizzico di profeta nei recessi di ogni esistenza umana» (A.J. Heschel).

Ecco l’agnello di Dio che toglie il peccato del mondo. Ecco il piccolo animale sacri­ficato, il sangue sparso, la vit­tima. Ma di co­sa è vittima Gesù?

Dell’ira di Dio da placare con il sangue? Ma Dio aveva già detto per bocca di Isaia: sono stanco dei tuoi sacrifici senza numero. Io non bevo il sangue dei tuoi a­gnelli, io non mangio la loro carne (cf. Isaia 1, 11).

Ecco apparire invece il capovolgi­mento di Ge­sù: in ogni religione l’uomo sacrifica qualcosa per Dio, o­ra è Dio che sacrifica se stes­so per l’uomo, e non chiede in cambio la vita del peccatore, ma dà la sua anche a chi gliela toglie. Di cosa è vittima allora l’Agnello di Dio?

Gesù è vittima d’amore. Scri­ve Origene: «Dio prima ha sofferto, poi si è incarnato. Ha sofferto perché ‘caritas est pas­sio’». Gesù è vittima della violenza, padrona e signora della terra, che lui ha smascherato con l’amore. E la violenza non ha sop­portato l’unico che ne era totalmente libero, e, convocati i suoi adepti, ha ucciso l’agnello, il mite, voce e sogno di Dio.

Il peccato del mondo è sce­gliere la morte: «io ti ho po­sto davanti la vita e la mor­te: scegli. Ma scegli la vi­ta!» (Deut 30,19). È questo il comando originario, fon­tale, sorgente di tutti i co­mandi. Legge di Dio è che l’uomo scelga. Dio è un imperativo di libertà.  Leg­ge di Dio è che l’uomo vi­va. Dio è addizione di vita, supplemento d’umano.

Nel Vangelo il peccato è presente e insieme as­sente; Gesù ne parla solo per dirci: è perdonato, è tolto, è perdona­bile sempre. E il cristiano testimonia il Dio capace di di­menticarsi dietro una pe­cora smarrita, un bambi­no, un’adultera, capace d’amare fino a morire, fi­no a risorgere. Testimonia il Dio che per vincere la notte soffia sulla luce del giorno, per vincere il gelo accende il suo sole, per demolire la menzogna passa libero e disarmato fra le creature.

Ecco Colui che toglie. Il verbo è al declinato al presente: instancabilmente, giorno per giorno, continua a togliere, a raschiare via, il male dell’uomo, il disamore che ci minaccia tutti, che è incapacità di amare bene, chiusure, fratture, vite spente. Gesù, che sapeva amare come nessuno, guarisce il disamore del mondo.

Ecco vi mando come agnelli… a togliere, con mitezza, il male: braccia aperte donate al mondo. Agnelli in mezzo a lupi, inermi e più forti di ogni Erode.

AUTORE: p. Ermes Ronchi FONTE: Avvenire e PAGINA FACEBOOK