Il vivere la bellezza è liberare la luce in noi
Padre Ermes Ronchi commenta il brano del Vangelo di domenica 13 marzo 2022
Molte chiese orientali custodiscono sulle pareti un percorso di fede per immagini, alla fine del quale campeggia, o dipinta sulla cupola centrale nel punto più alto, o raffigurata come mosaico dorato a riempire di luce l’abside dietro l’altare, vertice e traguardo dell’itinerario, l’immagine della Trasfigurazione di Gesù sul Tabor, con i tre discepoli a terra, vittime di stupore e di bellezza.
Un episodio dove in Gesù, volto alto e puro dell’uomo, è riassunto il cammino del credente: la nostra meta è custodita in una parola che in Occidente non osiamo neppure più pronunciare, e che i mistici e i Padri d’Oriente non temono di chiamare “theosis”, letteralmente “essere come Dio”, la divinizzazione.
Qualche poeta osa: Dante inventa un verbo bellissimo “l’indiarsi” dell’uomo, in parallelo all’incarnarsi di Dio; oppure: “io non sono/ancora e mai/ il Cristo/ ma io sono questa/infinita possibilità”. (D.M.Turoldo). Ci è data la possibilità di essere Cristo. Infatti la creazione intera attende la rivelazione dei figli di Dio, attende che la creatura impari a scollinare oltre il proprio io, fino a che Cristo sia tutto in tutti.
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Salì con loro sopra un monte a pregare. La montagna è il luogo dove arriva il primo raggio di sole e vi indugia l’ultimo. Gesù vi sale per pregare come un mendicante di luce, mendicante di vita. Così noi: il nostro nascere è un “venire alla luce”; il partorire delle donne è un “dare alla luce”, vivere è un albeggiare continuo. […]
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VOLTI DOVE S’E’ IMPIGLIATO IL SOLE
Dal deserto al monte Tabor, dalla domenica dell’ombra, alla domenica della luce.
Ma questo non è l’ordine della creazione: in principio non c’è ombra, ma un seme di luce, una goccia di luce sepolta nel cuore vivo di tutte le cose.
Il racconto della trasfigurazione è collocato in un contesto duro e difficile. Gesù ha intuito chiaramente la passione davanti a sé, e l’ha annunciata ai suoi: il figlio dell’uomo deve soffrire molto, essere rifiutato, venire ucciso.
E subito, dentro quell’oscurità, il vangelo ci regala un Gesù avvolto di luce, su cui tenere gli occhi fissi quando la vita gronda sangue, come sarà per lui nell’orto degli ulivi.
Gesù sale per pregare.
La preghiera è mettersi in viaggio verso un battesimo di luce e di silenzio; destinazione futuro, un futuro più buono; approdo, il cuore luminoso di Dio.
La trasfigurazione di Gesù nella luce avverrà anche per noi, che siamo icona di Dio dipinta, come le antiche icone greche, su un fondo d’oro, che traspare dalle ferite e dai graffi della vita, come da misteriose feritoie.
“Mentre pregava il suo volto cambiò”, perché pregare trasforma; e tu diventi ciò che contempli, ciò che ascolti, ciò che ami.
Sarai Colui che preghi.
La Trasfigurazione è all’opera nel mondo, conosciamo tutti delle persone luminose, volti di anziani bellissimi, nelle cui rughe si è impigliato un sole; e il Vangelo sa che è l’immergersi in Dio a rendere limpido il volto, a regalarti a te stesso, a far mergere quella parte di divino che compone l’umano.
Ti dona lo sguardo creativo di Gesù, che in Simone vede la roccia, nella donna dei sette demoni, la discepola che parla con gli angeli; in Zaccheo, il generoso.
La preghiera allena gli occhi a vedere la bellezza delle cose e delle persone.
Nessuna esistenza è senza un grammo di luce, nessuna storia senza un pertugio attraverso il quale essa filtra. Se confermo l’altro nella porzione di luce che ha in sé, allora lui si rialzerà e camminerà avanti.
Il vangelo della trasfigurazione ci assicura che Dio benedice la nostra vita ponendoci accanto persone dal volto luminoso, coraggiosi dallo sguardo limpido, puri dal sorriso buono. Dio ci benedice con persone cui poter dire, come Pietro sul monte: è bello essere con te!
Il vertice conclusivo del racconto è “ascoltatelo”. Sali sul monte per vedere e sei rimandato all’ascolto.
La nostra è una religione dell’ascolto e non della visione. Tuttavia nel Vangelo di Gesù ci è offerta una visione di parole, un sogno di parole, capaci di essere lampada ai nostri passi.
Davvero il cristianesimo è la religione della penitenza, della mortificazione, del sacrificio, come molti pensano?
No, ma della luce e della bellezza, della libertà e della tenerezza.
Il salmo 66 augura: Il Signore ti benedica con la luce del suo volto.
La benedizione di Dio non è ricchezza, salute o fortuna, ma luce interiore per camminare e scegliere, luce da gustare.
Allora è bello stare con Te, sul monte, Signore; e bello è stare qui, su questa terra, con questa umanità, barbara e magnifica, che si va trasfigurando poco a poco.
AUTORE: p. Ermes Ronchi FONTE: Avvenire e PAGINA FACEBOOK