La pienezza del Regno e la gioia del raccolto
Padre Ermes Ronchi commenta il brano del Vangelo di domenica 13 Giugno 2021.
Due piccole parabole (il grano che spunta da solo, il seme di senape): storie di terra che Gesù fa diventare storie di Dio. Con parole che sanno di casa, di orto, di campo, ci porta alla scuola dei semi e di madre terra, cancella la distanza tra Dio e la vita. Siamo convocati davanti al mistero del germoglio e delle cose che nascono, chiamati «a decifrare la nostra sacralità, esplorando quella del mondo» (P. Ricoeur).
Nel Vangelo, la puntina verde di un germoglio di grano e un minuscolo semino diventano personaggi di un annuncio, una rivelazione del divino (Laudato si’), una sillaba del messaggio di Dio. Chi ha occhi puri e meravigliabili, come quelli di un bambino, può vedere il divino che traspare dal fondo di ogni essere (T. De Chardin).
La terra e il Regno sono un appello allo stupore, a un sentimento lungo che diventa atteggiamento di vita. È commovente e affascinante leggere il mondo con lo sguardo di Gesù, a partire non da un cedro gigante sulla cima del monte (come Ezechiele nella prima lettura) ma dall’orto di casa. Leggero e liberatorio leggere il Regno dei cieli dal basso, da dove il germoglio che spunta guarda il mondo, raso terra, anzi: «raso le margherite» come mi correggeva un bambino, o i gigli del campo. Il terreno produce da sé, che tu dorma o vegli: le cose più importanti non vanno cercate, vanno attese (S. Weil), non dipendono da noi, non le devi forzare.
Perché Dio è all’opera, e tutto il mondo è un grembo, un fiume di vita che scorre verso la pienezza. Il granellino di senape è incamminato verso la grande pianta futura che non ha altro scopo che quello di essere utile ad altri viventi, fosse anche solo agli uccelli del cielo. È nella natura della natura di essere dono: accogliere, offrire riparo, frescura, cibo, ristoro.
È nella natura di Dio e anche dell’uomo. […] Continua a leggere tutto il testo del commento su Avvenire
ALL’OMBRA DEL TUO SEME
Com’è pacificante il nostro Dio!
La parabola del granello di senape racconta la sua costante preferenza per i mezzi poveri; sottolinea un miracolo di cui non ci stupiamo più: che tu dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce.
Dice che il Regno cresce per la misteriosa forza del buono; che le cose di Dio fioriscono per la straordinaria energia segreta che hanno le azioni buone, vere e belle.
E nessuno può sapere di quanta esposizione al sole della vita, abbia bisogno il buon grano di Dio per maturare: nelle persone, nei figli, in coloro che mi appaiono distratti, che a volte giudico vuoti o senza germogli.
La seconda parabola mostra la sproporzione tra il granello di senape, il più piccolo tra tutti i semi, e il grande albero che ne nascerà.
Senza voli retorici: il granello non salverà il mondo, proprio come noi.
Un altro è il nostro compito: gli uccelli verranno come in un sogno e vi faranno il nido.
Ma prima, l’albero è solo un piccolo seme accolto nel cavo della mano, che diresti un grumo di materia inerte. Invece, quel granello è un piccolo vulcano di vita, pronto a esplodere nonostante le nostre resistenze e distrazioni. E alla tua ombra le persone troveranno riposo e conforto; nel mondo e nel cuore il seme di Dio germoglia e si arrampicherà verso la luce.
Un seme deposto dal vento nelle fenditure di una muraglia è capace di viverci e aprirsi una strada nel duro dell’asfalto.
Gesù sa di aver immesso nel mondo un germe di bontà divina che, con il suo assedio dolce e implacabile, spezzerà la crosta arida di tutte le epoche, per donarsi quando sarà pronto.
Consegnarsi, verbo stesso con cui Gesù si consegna alla sua passione, e anche l’uomo, per star bene, deve dare un po’ di sè.
È la legge della vita, a ricordare all’uomo che è maturo solo quando è pronto a donarsi, a diventare anche lui pezzo di pane buono per la fame di qualcuno.
Nelle parabole, il Regno di Dio è presentato come un contrasto, energia che viene come lotta vitale, come dinamica che si insedia al centro; un salire, un evolvere verso sempre più vita.
Quando Dio entra in gioco, tutto entra in una dinamica di crescita, anche se parte da semi microscopici.
Accade nel Regno ciò che accade nell‘intimo di ogni essere.Una sconosciuta e divina potenza che è all’opera, instancabile, che non dipende da noi e che non si deve forzare, ma attendere con la fiducia in Gesù, che ha una bellissima visione del mondo: tutto è in cammino, tutto un fiume di vita che scorre, in movimento perenne.E’ il paradigma della pienezza, a reggere la nostra fede.Mietiture fiduciose, abbondanti. Gioia del raccolto. Sogni di pane e di pace. Positività.Tutta la nostra fiducia è in questo: occhi profondi per vedere Dio all’opera, in seno alla storia e in me, in alto silenzio e con piccole cose.
AUTORE: p. Ermes Ronchi FONTE: Avvenire PAGINA FACEBOOK