SILENZIO PARLANTE
A sorpresa il vangelo oggi parla più degli apostoli, che di Gesù;
più di me e di ogni credente, che non del Signore.
Non ci sono monti nel racconto di Marco, ma una mensa: apparve agli undici mentre erano a tavola. E disse loro: andate.
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Lui se ne va e dice ai suoi ‘andate’. Uguale. Messaggio e messaggero coincidono, Gesù dice ciò che fa, e fa ciò che dice.
E proclamate il vangelo ad ogni creatura.
Ascolta “p. Ermes Ronchi – Commento al Vangelo di domenica 12 Maggio 2024” su Spreaker.A tutti, nessuno escluso. Buoni e cattivi, schiavi o padroni.
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Anzi: annunciatelo ad ogni creatura, e quindi non solo agli esseri umani.
Tutta la creazione riceve il bene del vangelo: il cielo, la terra, l’acqua, la pietra, l’umile santità del bosco. “Il Risorto avvolge con il suo affetto e penetra con la sua luce ogni creatura” (Laudato si’ 100) e la riconnette al Dio che “fa vivere e santifica l’universo intero”.
Il vangelo è infinito, compatibile con ogni creatura, perché ogni essere, anche il più piccolo e insignificante all’occhio umano, vive bene dove non c’è violenza e inganno. Dov’è amore, ogni creatura trova la sua collocazione, riesce a fiorire, portando il suo misterioso contributo alla crescita del cosmo.
“Chi crederà sarà salvato, chi non crederà sarà condannato”.
Noi possiamo dire sì oppure no; possiamo fallire la vita o farla fiorire, perché Dio accetta anche di essere rifiutabile, come l’amore e l’amicizia.
L’invio di Gesù si chiude con cinque piccole parabole, che sono dono e impegno per tutti i discepoli di ogni tempo.
Scacceranno i demoni. Il nostro mandato è sdemonizzare la terra, e farlo insieme a Lui, come chiediamo nel Padre Nostro: liberaci dal male, da ciò che fa morire, da ciò che fa soffrire, liberaci dal grande nemico.
Parleranno lingue nuove. Con lui sapremo dire parole di rinascita, con frasi fresche di bambino e di scoperte nostre, che sanno di mattino. Parleranno il linguaggio della tenerezza, la lingua antica e sempre nuova che tutti capiscono, che anche i sordi odono e i ciechi vedono.
Prenderanno in mano i serpenti. I credenti prendono in mano le cose difficili, non scappano; affrontano i problemi e si sporcano le mani, impastate di terra e fango, ma anche di luce.
Imporranno le mani ai malati e questi guariranno.
Letteralmente Gesù non dice ‘guariranno’, ma ‘ne avranno bene’ (in greco: kalòs exousin): questo sarà bello per loro. Se ti avvicini a chi soffre e tocchi la sua solitudine, forse non guarirà ma certamente sarà bello per lui, come un balsamo, come una carezza sul cuore.
E il mandato termina in modo bellissimo: “il Signore operava con loro”.
Gesù non è asceso al di là dei cieli, ma è disceso nell’intimo delle cose: è qui, più vicino di prima; è dentro, stretto a me: sarò con voi tutti i giorni fino alla fine del tempo.
Sarà con me, come silenzio parlante, fonte che non smette, vento che non tace, fuoco che non si spegne.
Non si è mai soli quando si è fatto casa vicino a lui.
Casa è là dove c’è il cuore.