p. Ermes Ronchi – Commento al Vangelo di domenica 5 Giugno 2022

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Il vento dello Spirito che porta la libertà

Padre Ermes Ronchi commenta il brano del Vangelo di domenica 5 giugno 2022

Lo Spirito Santo, il misterioso cuore del mondo, il vento sugli abissi, l’Amore in ogni amore, è Dio in libertà, un vento che porta pollini dove vuole primavere, che non lascia dormire la polvere, che si abbatte su ogni vecchia Gerusalemme. Dio in libertà, che non sopporta statistiche, che nella vita e nella Bibbia non segue mai degli schemi.

Libero e liberante come lo è il vento, la cosa più libera che ci sia, che alle volte è una brezza leggera, alle volte un uragano che scuote la casa; che è voce di silenzio sottile, ma anche fuoco ardente chiuso dentro le ossa del profeta (Ger 20,9). Pentecoste è una festa rivoluzionaria di cui non abbiamo ancora colto appieno la portata. Lo Spirito «vi insegnerà ogni cosa»: lui ama insegnare, accompagnare oltre, far scoprire paesaggi inesplorati, portare i credenti a vivere in «modalità esplorativa», non come esecutori di ordini, ma come inventori si strade.

Lo Spirito è creatore e vuole discepoli geniali e creatori, a sua immagine. Vento che non tace mai, per cui ogni credente ne è avvolto e intriso, così che ognuno ha tanto Spirito Santo quanto ne hanno i pastori. Infatti «il popolo di Dio, per costante azione dello Spirito, evangelizza continuamente se stesso» (Evangelii Gaudium 139). Parole come un vento che apre varchi, porta sentori di nuove primavere.
Il popolo di Dio evangelizza se stesso, continuamente. Una visione di potente fiducia, in cui ogni uomo e ogni donna hanno dignità di profeti e di pastori, ognuno un proprio momento di Dio, ognuno una sillaba del Verbo, tutti evangelisti di un proprio «quinto evangelio», sotto l’ispirazione dello Spirito. Verrà lo Spirito, vi riporterà al cuore tutto di Gesù, di quando passava e guariva la vita, e diceva parole di cui non si vedeva il fondo. […]

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NOSTRA LINGUA NATIVA, L’AMORE

Nei Balcani si racconta che la Bora, vento limpido e freddo, ha il potere di pulire il cervello.
Il vento infuocato che quel giorno si abbatté sugli apostoli e su Maria, ripulì allo stesso modo il cuore dalle paure svegliando il coraggio di ciascuno.
Potenza dello spirito di Dio che si abbatte gagliardo sul nostro bisogno di scosse, oppure fruscio di brezza leggera che si ode solo con “ le orecchie del cuore” (papa Francesco).

Secondo il vangelo di Giovanni, lo Spirito viene leggero e quieto come un respiro: «Alitò su di loro e disse: ricevete lo Spirito» (Gv 20,22). Nel racconto di Luca, esso irrompe come coraggio che spalanca le porte e, come energia dalle parole di fuoco (Atti 2,2). Nell’esperienza di Paolo, è dono, bellezza, genio diverso per ciascuno (Gal 5,22).
Tre modi per dire che lo Spirito feconda le strade della vita, rompendo gli schemi come forza imprudente, e che il discepolo non dipende dalla storia, ma dal suo vento libero e liberante.

Per la liturgia ambrosiana lo Spirito è “effusione ardente della vita divina”, il debordare di un amore che preme, dilaga, si apre la strada verso il cuore dell’uomo. E’ Dio che effonde vita, che non ha creato l’uomo per reclamarla, ma per risvegliarne la sorgente sommersa.
Effusione ardente: lo Spirito porta in dono il bruciore del cuore ai discepoli di Emmaus, l’alta temperatura dell’anima che si oppone all’apatia del cuore.
E, meraviglia del primo giorno: «com’è che li sentiamo parlare la nostra lingua nativa?» E’ l’amore divino che si rivolge alla parte profonda, nativa, originaria che è in ciascuno, che viene prima di tutte le divisioni di razza, ricchezza, cultura, età.

La lingua nativa di ogni uomo è l’amore. Lo Spirito non solo ricompone la frattura di Babele, ma parla la lingua comune, di festa e di dolore, di stanchezza e di forza, di pace e sogno. La Parola di Dio allora diventa mia lingua, mia passione, mia vita, mio fuoco.
Ci fa tutti vento nel Vento.

Nella Messa di Pentecoste, ripeteremo parole tra le più belle e rivoluzionarie della Bibbia: “del tuo Spirito Signore è piena la terra” (sal 103). È piena. Tutta la terra è gravida. Ogni creatura è come incinta. Anche se non è evidente, anche se la terra ci appare ubriaca di ingiustizia, di sangue, di follia.
Eppure Egli è qui.

Sentilo entrare dalle porte chiuse; coglilo, attraverso fessure quasi invisibili, suscitare energie. Guardati attorno, ascolta gli abissi del cosmo e il respiro del cuore: la terra è piena di Dio. Cerca la sua bellezza, scova l’amore in ogni amore.
Piena ne è la terra!
Assapora quel Vento che scompiglia le vite, sollevandole in alto con polvere di cielo, per farci cambiare prospettiva sul mondo e il modo di abitare la vita.

AUTORE: p. Ermes Ronchi FONTE: Avvenire e PAGINA FACEBOOK