La Parola nel tempo della distanza
PAROLE DI MIELE
Giovanni 3,16 -21
Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto ma abbia la vita eterna.
Siamo al versetto centrale del vangelo di Giovanni, a uno stupore che rinasce ogni volta davanti a parole buone come il miele, tonificanti come una camminata in riva al mare, fra spruzzi d’onde e aria buona respirata a pieni polmoni: Dio ha tanto amato il mondo…
Gesù sta dicendo a Nicodemo, e a noi: Dio ha considerato il mondo, anzi ogni uomo, più importante di se stesso. Per acquistare me, ha perduto se stesso. Follia della croce. Follia d’amore. QUI possiamo RINASCERE.
Ogni amato nasce dal cuore di chi lo ama. Nasce alla fiducia, alla speranza, alla voglia di amare, di vivere, di custodire e coltivare persone e cose, e ogni più piccolo giardino di Dio.
Rinascere dall’alto, guardando le cose in modo nuovo, da un pertugio apertosi in alto, da una prospettiva alta: il cuore di Dio.
Vi invito a gustare la bellezza di questi verbi al passato:
Dio ha amato, il Figlio è dato. Mi dicono non una speranza (Dio ti amerà), ma un fatto sicuro: Dio è già qui, ha intriso di sé il mondo, e il mondo è imbevuto di lui. A prescindere da me, indipendentemente da me, senza condizioni, senza clausole. Che io sia amato dipende da Lui, non dipende da me.
La salvezza è che Dio mi ama, non che io lo amo.
Noi non siamo cristiani perché amiamo Dio. Siamo cristiani perché crediamo che Dio ci ama. Prima di ogni nostra risposta.
Ciò che devo fare è non mettere dighe, barriere fra me e il torrente impetuoso dell’amore di Dio.
Ha tanto amato da dare suo Figlio. Nel vangelo il verbo AMARE si traduce sempre con un altro verbo, semplice, asciutto, concreto, fattivo: il verbo DARE.
Amare nel vangelo non è un fatto di emozioni, come l’intenerirsi per la primavera, i fiori o i cuccioli, ma è un fatto di mani, un “dare”: mani che offrono aiuto, che spezzano il pane, che porgono un bicchiere d’acqua fresca.
Buona giornata, allora.
E SAPPIATEVI AMATI!