La Parola nel tempo della distanza
LACRIME RACCOLTE
Giovanni 20, 11-18
Maria di Magdala esce di casa quando è buio nel cielo e buio nel cuore, in quell’ora, tra la notte e il giorno, quando le cose non si vedono ma supplisce il cuore.
Filo Rosso
Maria va, sola,“non ha paura lei che è donna, mentre hanno paura gli uomini, perché lei gli apparteneva e il suo cuore era presso di lui, dove era lui era anche il cuore di lei, perciò non aveva paura” (Meister Eckart).
Quell’uomo che sapeva di cielo, che aveva spalancato per lei orizzonti infiniti, è ora chiuso in un buco nella roccia. Tutto finito. E invece no: vide che la pietra era stata tolta… Il sepolcro è spalancato, vuoto e risplendente, nel fresco dell’alba. E fuori è primavera. Il sepolcro è aperto come il guscio di un seme. Come un grembo che ha partorito.
Gesù le parla: Donna, perché piangi? E’ lo stile inconfondibile di Gesù. Riprende a fare ciò che ha sempre fatto. L’ha fatto nell’ultima ora del venerdì, occupandosi della paura di un ladro giustiziato con lui, lo fa nella prima ora di Pasqua, quando si dimentica dentro le lacrime e il dolore di Maria. Non dice: guarda me; non si impone, non abbaglia. Trema insieme al tremante cuore della sua amica. È lui, non ti puoi sbagliare.
Nella prima luce vede per primo un volto solcato di lacrime: il mondo è un immenso pianto; il nostro, un pianeta di tombe. Come nei Vangeli, così anche nel giardino il primo sguardo di Gesù si posa sempre sul dolore, sempre sulla povertà dell’uomo, e mai sul peccato.
Non può impedire le lacrime, ma “le raccoglie ad una ad una nel suo otre, le scrive nel suo libro” (Salmo 54,9). Chino su di me, perché neppure una vada perduta.
E infine asciugherà le lacrime di ogni volto. Lavoro eterno di Dio.
Raccoglitore di lacrime è anche il cristiano, a Sua immagine.
Per continuare a scrivere, insieme, una delle verità più grandi dell’umanesimo, biblico e universale:
Il bene è più profondo del male.
Ecco il cuore della pasqua.