HomeVangelo del Giornop. Enzo Fortunato - Commento al Vangelo del 20 Ottobre 2024

p. Enzo Fortunato – Commento al Vangelo del 20 Ottobre 2024

Domenica 20 Ottobre 2024
Commento al brano del Vangelo di: Mc 10, 35-45

Il commento al Vangelo del giorno a cura di padre Enzo Fortunato.

Trascrizione, non rivista, del video di YouTube.

Buonasera, buonasera brava gente! Eccoci qui, come state? Eh, come va? Tutto a posto? Andiamo avanti allora.

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Dopo Roma siamo in quel di Scala. Io sono giunto stasera. Oggi c’รจ stata la presentazione del corto. Si chiama cosรฌ perchรฉ รจ un breve film dedicato alla giornata mondiale dei bambini, al festival del cinema, ed รจ stato davvero un bel momento. Devo dire la veritร , ero un po’ all’inizio titubante, perรฒ poi portare in questa Piazza, la Piazza del Festival del Cinema di Roma, un corto รจ stato un motivo per riflettere.

Voi sapete, questo corto l’aveva visto anche Papa Francesco. L’abbiamo trasmesso durante la giornata mondiale dei bambini, se vi ricordate, allo Stadio Olimpico. E ora รจ stato presentato, potremmo dire ufficialmente, al festival del cinema di Roma.

Il motivo per cui sono a Scala รจ che c’รจ una festa a cui sono particolarmente legato: la festa delle castagne. E io c’ho un debole per le castagne! Ed รจ un bel momento di festa popolare, con la gente, con le persone. Quindi un motivo per ritrovarsi. Stasera cโ€™รจ gente che ritorna proprio per partecipare a questi momenti, e domani รจ l’ultima sera. Quindi sto qui domani e poi subito riparto per Roma.

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Domani, poi, a Roma c’รจ un grande momento: la beatificazione dei Martiri francescani, un gruppo di frati minori che รจ stato martirizzato. Domani sera accenneremo qualcosa in piรน.

Ma andiamo al motivo del nostro stare insieme. Molti, dopo l’annuncio stamattina al Tg1, stanno chiedendo l’email per dove inviare la richiesta per la rivista di Piazza San Pietro. Continuate ad usare quella che state adoperando, mentre si sburocratizza. Intanto raccogliamo gli abbonamenti per chi vuole abbonarsi. Per chi non ha la possibilitร , puรฒ chiederlo dicendo: “Padre, tu sai”. Non vi preoccupate, vi arriva gratuitamente Piazza San Francesco. Chi vuole scrivere, lo puรฒ fare tranquillamente a Padre Renzo Fortunato, redazione Piazza San Pietro, Basilica papale di San Pietro, Cittร  del Vaticano, e arriva tranquillamente. Questo รจ anche l’indirizzo ufficiale dove mandare le vostre richieste e lettere.

E andiamo avanti. Andiamo avanti, andiamo al motivo del nostro stare insieme.

Grazie Abbondanza, Milva, Silvana. Andiamo avanti, andiamo avanti! Rosalia, Rita, Luciana, tutte donne! Ecco qui, Enzo, Leonardi, Angela, Angelo, Giovanni. Ci siamo tutti. Eccoci qua, siamo davvero in tanti. Io vedo la partecipazione straordinaria e le condivisioni di questo momento serale che, devo dire la veritร , ricevo un riscontro molto forte.

Vi racconto un episodio e poi andiamo al motivo. Sono andato da alcuni amministratori delegati di grandi realtร  romane, che poi dovranno sostenere anche l’impegno della rivista della Giornata Mondiale dei Bambini. Arrivo e faccio una confidenza. Uno di loro mi dice: “Padre Enzo, possiamo chiamare mia mamma e mio papร ?”. Dico: “Sรฌ”. Dice: “Perchรฉ ti seguono tutte le sere e sarei contento se gli facessi una sorpresa, una telefonata”. E l’abbiamo fatta. Abbiamo fatto due o tre chiamate, ed รจ stato un buon segno. Perchรฉ vedete, i genitori sono la spinta anche per i loro figli, che sono diventati grandi manager, grandi presidenti di aziende importanti. Questo mi ha riempito il cuore di gioia, vi dico la veritร .

Insomma, รจ buon segno. รˆ il segno che da chi meno te l’aspetti c’รจ gente che segue questo momento. E questo ci chiede maggiore responsabilitร . Mi fermo qui per non farla lunga, andiamo ad ascoltare il Vangelo di questa nuova domenica che ci accingiamo a vivere.

Il Signore ci dona una pagina di Vangelo molto intensa, molto interessante, dall’evangelista Marco. In quel tempo si avvicinarono a Gesรน Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedeo, dicendogli: “Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo”. Egli disse loro: “Che cosa volete che io faccia per voi?”. Gli risposero: “Concedici di sedere nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra”. Gesรน disse loro: “Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?”. Gli risposero: “Lo possiamo”. E Gesรน disse loro: “Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato, anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo, ma รจ per coloro per i quali รจ stato preparato”. Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesรน li chiamรฒ a sรฉ e disse loro: “Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi perรฒ non รจ cosรฌ. Chi vuol diventare grande tra voi sarร  vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi sarร  schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non รจ venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti”.

Condivido con voi, brava gente, tre suggestioni. La prima รจ il cammino, questa parola cosรฌ bella, questa realtร  cosรฌ significativa della nostra esistenza. Gesรน vive, si avvicinarono a lui Giacomo e Giovanni mentre sono in cammino. Gesรน รจ in cammino verso Gerusalemme e sono giร  passati tre anni. Tre anni di cammino che hanno fatto. Questo ci dice che la vita รจ davvero sempre un cammino, un cammino che a volte ci fa sbattere la testa, altre volte ci dona tante gioie, altre volte si ferma, altre ci chiede di allungare il passo. Comunque, รจ un cammino. La vita รจ un cammino. Vivere la vita come cammino significa non sentirsi mai arrivati, non sentirsi mai al di sopra degli altri o al di sotto degli altri, ma insieme agli altri. Quando si cammina insieme ci si guarda come fratelli. Se invece ci si sente superiori o inferiori agli altri, c’รจ qualcosa che non va. Il nostro sguardo lo dobbiamo sempre mantenere alla luce di questo cammino, che cambia il modo di vedere le cose. Cambia completamente il modo di vedere le cose.

Questo direi che รจ il primo aspetto. Il secondo รจ che questo cammino fa sorgere sempre delle domande. Io direi che la vita รจ domanda. Domanda che prima di tutto รจ ricerca di Dio, o di qualcosa che somiglia a Dio. รˆ la domanda della felicitร . Diceva San Giovanni Paolo II ai giovani, durante il Giubileo del 2000, in quella grande spianata dove c’erano milioni di giovani: “Quando ricercate la felicitร , quando volete la felicitร , ricordatevi che รจ Gesรน che voi cercate, perchรฉ la vera grande felicitร  della vita รจ Gesรน”. Risuonano ancora quelle parole, diventate un eco che accompagna questo secolo, dove tutti cercano la felicitร  ma non sanno dare un nome a questa felicitร .

Giacomo e Giovanni si fanno interpreti, diremmo, di una richiesta: “Donaci un posto in prima linea, donaci un posto in carriera”. Per loro, questa era la felicitร . รˆ interessante come dopo tre anni di cammino, anche delle persone che erano state continuamente gomito a gomito con Gesรน sbagliano, sbattono la testa. E Gesรน risponde.

รˆ interessante perchรฉ la risposta alla domanda di Gesรน รจ molto bella: “Cosa vuoi che io faccia per te?”. Ricordiamoci anche qui, รจ interessantissimo che all’inizio del cammino o a metร  del cammino, c’era stato un cieco che aveva chiesto a Gesรน la luce della vista. “Che io veda”, aveva detto. Gesรน gli dice: “Cosa vuoi che io faccia per te?”. Il cieco lo chiamava Rabboni, maestro. Ed รจ interessante che Gesรน chiede anche ai discepoli: “Cosa volete che io faccia per voi?”. Al cieco risponde subito: “Che tu riabbia la vista”. E il cieco vede, vede la luce. Interessante anche qui: in fondo la richiesta vera รจ la luce, la luce nella propria vita, la chiarezza nella propria vita.

Gesรน risponde ai discepoli: “Voi non sapete che cosa mi state chiedendo. Io non sono l’uomo che fa carriera alle persone o che va incontro alle paure, alle fragilitร ”. Gesรน cerca di fare emergere la domanda vera, la domanda che il cuore porta, e dice loro: “Ragazzi, vi devo dire che non posso farlo. Non รจ mio compito, non รจ di mia competenza. Siete sicuri che potete bere il calice? Siete sicuri che potete immergervi nel battesimo che vivrรฒ io?”.

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