HomeVangelo del Giornop. Enzo Fortunato - Commento al Vangelo del 20 Novembre 2024

p. Enzo Fortunato – Commento al Vangelo del 20 Novembre 2024

Commento al brano del Vangelo di: Lc 19,11-28

Il commento al Vangelo del giorno a cura di padre Enzo Fortunato.

Trascrizione del video, non rivista.

Buonasera, buonasera, buonasera brava gente. Buonasera brava gente!

- Pubblicitร  -

Vedete, qui siamo sul sagrato della Piazza San Pietro, dove Papa Francesco, la domenica, a volte celebra la Santa Messa e dove ogni mercoledรฌ c’รจ l’udienza. L’udienza รจ la catechesi ed รจ sempre un bel momento, perchรฉ tanta gente, tanti pellegrini, si radunano attorno a lui per ascoltare le catechesi di Papa Francesco.

Domani vi invito ad ascoltare la catechesi. Ci saremo anche noi, con tanti bambini. E da qui, da questa Piazza, partirร  la nuova rivista Piazza San Pietro. Eh, Piazza San Pietro, che significa momento di incontro, momento di ritrovo. Significa che ognuno puรฒ ritrovarsi, che ognuno puรฒ esprimere la sua opinione, il suo parere. Ed รจ sempre un momento bello quando si sta insieme, quando si sta insieme.

Di fronte a me vedete, qui in alto, la Loggia delle Benedizioni, da dove il Papa si affaccia quando viene eletto oppure quando ci sono i momenti solenni della Chiesa. Pensate: la domenica di Pasqua, la domenica di Natale, dove c’รจ la benedizione alla cittร  e al mondo. E allora vogliamo ascoltare questa parola che il Signore ci rivolge. Ed รจ la parola di un Gesรน che ci invita a prendere sul serio la nostra vita, a impegnarci nella nostra vita. E a dirci soprattutto una cosa importante, che ora ascolteremo.

- Pubblicitร  -

Ecco, qui voglio chiudere bene, brava gente. Ecco qua, abbiamo chiuso. E in Basilica ci sono i momenti di fraternitร  della Fratelli Tutti, presieduti da Cardinal Ravasi. Sono sempre dei momenti di catechesi. Ma ci ritorneremo poi, perchรฉ avvengono una volta al mese. Poi c’รจ un calendario che possiamo ritrovare. Bene, ma ascoltiamo questa parola che Gesรน ci invita a vivere. Lo facciamo entrando nel suo tempio.

In quel tempo, Gesรน disse una parabola perchรฉ era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro. Disse: โ€œUn uomo nobile di nobile famiglia partรฌ per un paese lontano per ricevere il titolo di re e poi ritornare. Chiamati dieci dei suoi servi, consegnรฒ loro dieci monete d’oro, dicendo: โ€˜Fatele fruttare fino al mio ritornoโ€™. Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: โ€˜Non vogliamo che costui venga a regnare su di noiโ€™. Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornรฒ e fece chiamare quei servi a cui aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato.

Si presentรฒ il primo e disse: โ€˜Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate dieciโ€™. Gli disse: โ€˜Bene, servo buono. Poichรฉ ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci cittร โ€™. Poi si presentรฒ il secondo e disse: โ€˜Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate cinqueโ€™. Anche a questo disse: โ€˜Tu pure sarai a capo di cinque cittร โ€™. Venne poi anche un altro e disse: โ€˜Signore, ecco la tua moneta d’oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto.

Avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminatoโ€™. Gli rispose: โ€˜Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che io sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato. Perchรฉ allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l’avrei riscosso con gli interessiโ€™. Disse poi ai presenti: โ€˜Toglietegli la moneta d’oro e datela a colui che ne ha dieciโ€™. Gli risposero: โ€˜Signore, ne ha giร  dieci!โ€™. Io vi dico: a chi ha, sarร  dato; invece a chi non ha, sarร  tolto anche quello che ha. E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a meโ€. Dette queste cose, Gesรน camminava davanti a tutti, salendo verso Gerusalemme.

Brava gente, entrando in questa Basilica ci sono due angeli a destra e due angeli a sinistra, due angeli grandissimi che sorreggono le acquasantiere. Nel tempio, potremmo dire, per eccellenza. Perรฒ vorrei prendere spunto proprio da questa acquasantiera, che รจ il segno del rispetto verso il tempio di Dio. Ci invita a farci la croce, ci invita a capire che stiamo entrando in un luogo santo. Gli angeli sono questa presenza costante. Gli angeli sono quelle creature di Dio che ci sono. Sono affidate a ciascuno di noi. La preghiera ce lo ricorda: โ€œAngelo di Dio, che sei mio custode, illumina, custodisci, reggi e governa me, che ti fui affidato dalla pietร  celeste. Amenโ€. Ed รจ bellissimo: โ€œAngelo di Dio, che sei mio custode. Allora custodiscimi, custodisci il mio impegnoโ€.

Perchรฉ stasera Gesรน che cosa ci vuole dire? Gesรน ci vuole dire che molti, vedete, il versetto del Vangeloโ€ฆ Pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro, quindi vivono la loro vita pensando a quello che accadrร , pensando al futuro. E io credo che Gesรน, nel dirci: โ€œGuardate, il regno di Dio รจ quel regno che siete chiamati a vivereโ€, fa il paragone. Un uomo nobile, che poi รจ lui, viene da un paese lontano, cioรจ viene da Dio, viene da quel paese a cui tutti vogliamo andare, e consegna un impegno a ciascuno di noi. Dice: โ€œVivi la vita, falla fruttificareโ€. A uno dร  cinque, a uno dร  tre, a uno dร  una moneta.

Anche questo: il Signore sa che non siamo tutti uguali, sa che non siamo degli stampini, sa che non siamo fatti a fotocopie. Siamo tutti davvero diversi. Ecco perchรฉ non ci dobbiamo criticare, non ci dobbiamo giudicare. Siamo tutti diversi: chi col neo, chi con gli occhi a mandorlaโ€ฆ Insomma, siamo tutti davvero diversi. E non abbiate paura. Vi ricordate Giovanni Paolo II, che sta di fronte a noi? San Giovanni Paolo II: โ€œNon abbiate paura, l’un dell’altro, del vostro impegnoโ€.

Non abbiateโ€ฆ Qua c’รจ una mano, no, stai coprendo la telecamera, devi girare cosรฌ. Ecco, cosรฌ. Qua c’รจ un angelo custode che arriva e ha visto tre monete, una monetaโ€ฆ Il Signore tiene presente che ognuno di noi puรฒ dare un tot. E quando ritorna, desidera che se, anche se abbiamo uno, o abbiamo tre, o abbiamo sei, dieci, dodiciโ€ฆ Ognuno di noi รจ chiamato a dare quello che ha, senza giudicarci.

Il Signore che cosa vuole? Io lo dico sempre: il Signore vuole vedere quante battaglie abbiamo vinto. Arriviamo lร  e conta: tu hai vinto tre battaglie, tu hai vinto cinque battaglie, tu hai superato questo peccato, tu hai superato questo limite. Il Signore non รจ un contabile. Il Signore vede l’impegno che tu metti e, infatti, ringrazia e loda le persone, i servi che si sono impegnati. Ce n’รจ uno che dice: โ€œMa io non ho fatto niente perchรฉ avevo pauraโ€. E questo non รจ bello, non ci puรฒ fermare. Il Signore dice: โ€œGuarda, io tolgo poi tutto e do a chi si รจ impegnatoโ€. Ed รจ bellissimo poi, perchรฉ chi si รจ impegnato e porta frutto, riceve una valanga di grazie. Prende anche quel poco che aveva tolto a quell’uomo che non si era impegnato per niente, perchรฉ aveva paura. Il demonio, la paura, l’avevano bloccato, e lo dร  a chi aveva fatto tanto.

E allora impegniamoci. Tanto o poco, ma impegniamoci. Il Signore vuole vedere questo filo rosso della nostra vita, che si chiama impegno. Io mi impegno, non penso ai risultati. Vanno bene le cose? Mi sono impegnato. Vanno male? Mi sono impegnato. E la coscienza non ci rimprovererร  niente. Mi fermo qui. Coraggio allora, forti, forti, forti! Eh, forti, lo diciamo accanto a San Giovanni Paolo II. Forti, forti, forti.

Bene, vado ai saluti. Stasera ho anticipato un po’, perchรฉ quando la Basilica rimane chiusa, bisogna chiudere anche noi.

Articoli Correlati