Vogliamo vedere Gesù
Cari fratelli e sorelle, se leggiamo il brano del Vangelo di Giovanni di domenica 17 marzo, noi, uomini e donne dell’inizio del III millennio anche se nati in un paese di lunga tradizione cattolica, difficilmente potremmo capire il desiderio di quei Greci di vedere questo Gesù che noi sentiamo così lontano e irrilevante. Cosa, invece, non faremmo, cosa non saremmo disposti a pagare per vedere, incontrare, anche semplicemente per stringere la mano, a un idolo di questo nostro tempo.
Una popstar della musica internazionale, un divo o una diva del cinema, un “D10S” del calcio, come si dice oggi, un influencer dello spettacolo, della cultura, della politica… Perché siamo sicuri che un tale incontro produrrebbe in noi un tale “overdose emotiva” che ci aiuterebbe almeno per qualche momento a dimenticare le inevitabili frustrazioni dovute ai nostri limiti, errori, deficienze, sogni inappagati, paure, giustificate o no, che ci attanagliano rendendo, a volte, la nostra vita quotidiana simile a una prigione.
La chiesa da parte sua, con sconcertante testardaggine, nonostante le inadeguatezze, la fragilità, lo scandaloso, a volte, comportamento di alcuni suoi membri, anche altolocati, continua a proporci di fare nostro il desiderio dei Greci di vedere Gesù, perché crede fermamente che il nostro incontro con Lui potrebbe, come lo fu per gli Apostoli e per milioni di cristiani nel corso di duemila anni, trasformare la nostra vita quotidiana, con le sue luci e ombre, in una continua, incredibile, straordinaria… sorpresa