p. Bruno Moriconi, ocd โ€“ Commento al Vangelo di domenica 30 Luglio 2023

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Seguono oggi, nello stesso capitolo 13 di Matteo che stiamo leggendo nelle eucaristie di queste ultime domeniche, altre tre immagini del Regno di Dio. Dopo quelle della zizzania in mezzo al grano, del granello di senape e del lievito mescolato a tre misure di farina, queste altre tre: quella di un tesoro nascosto in un campo, quella della perla preziosa e, infine, quella della rete che raccoglie ogni sorta di pesci.

Come si puรฒ vedere subito e chiaramente, si tratta del Regno di Dio guardato da diversi punti di vista o nei suoi differenti aspetti. Nellโ€™immagine del tesoro nascosto, appare la preziositร  del Regno, in quella del commerciante di perle preziose in cerca della migliore, la necessitร  di continuare a cercarlo e, infine, in quella della rete piena di pesci buoni e cattivi, la necessitร  di vivere secondo la dignitร  di quella comunitร  del Regno instaurato da Gesรน.

Per questo, dopo aver ripetuto la necessitร  di ascoltare con molta attenzione per capire bene (Avete compreso tutte queste cose?), anche se i discepoli hanno risposto di sรฌ, Gesรน aggiunge che โ€œogni scriba, divenuto discepolo del regno dei cieli, รจ simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose anticheโ€.

Cosa vorrร  dire Gesรน, parlando per la prima e lโ€™ultima volta, di uno Scriba che si รจ fatto discepolo del regno dei cieli? Originariamente, uno Scriba รจ un copista o un amanuense molto importante, soprattutto nellโ€™antico Egitto, dove corrispondeva a un esperto nella speciale scrittura geroglifica, conoscitore dei segreti del calcolo, capace di calcolare le imposte, ecc. Tra gli ebrei era principalmente il copista degli Scritti sacri e, posteriormente, soprattutto al tempo di Gesรน, si annoverava tra i maestri della Legge (Lc 5,17 e 11,45).

Se, allora, Gesรน utilizza questo termine (Scriba) non familiare nel cristianesimo, vuol dire che le sue ultime parole (รจ simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche) non si riferiscono a qualsiasi cristiano ma, in particolare, ai responsabili delle sue istruzioni. Il nuovo e lโ€™antico puรฒ forse riferirsi allโ€™insegnamento di Gesรน (il nuovo) e a ciรฒ che i profeti hanno detto prima (lโ€™antico), compreso, ovviamente, alla luce della buona notizia (lโ€™euangรฉlion) portata dal Figlio di Dio.

Nelle parole di Gesรน, infatti, il nuovo viene prima dellโ€™antico, mentre spontaneamente uno penserebbe che lโ€™antico dovesse venir menzionato prima del nuovo. Sembra, allora, che Gesรน voglia dire che molte cose buone sono state dette prima della sua venuta (nella Bibbia e nelle diverse culture, lโ€™egizia, la greca, la romana, la cinese, ecc.) ma che la novitร  di un Dio che si fa fratello di tutti, รจ la luce nuova che viene ad illuminare tutte le altre sapienze. Che, tra tutte le piรน sublimi parole di ogni filosofia o religione il Figlio di Dio incarnato [vedi lโ€™inizio della Lettera agli Ebrei], รจ la definitiva.

Detto questo sullo Scriba cristiano, torniamo brevemente alle tre immagini (il tesoro nascosto, il cercatore di perle preziose, e la rete che pesca di tutto). Nelle due prime (del tesoro e della perla) si sottolinea, come giร  anticipato, la preziositร  del Regno (la grazia di far parte dei discepoli di Gesรน) e la necessitร  di continuare a cercare il modo migliore di farne parte. Infatti, a differenza di chi trova il tesoro in un campo senza averlo cercato, nella seconda cโ€™รจ un cercatore di perle. Questo particolare indica lโ€™importanza della ricerca della veritร  o del bene, perchรฉ โ€œchiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarร  apertoโ€ (Mt 7,8). La parabola conclusiva  della   rete,   come   quella  della  zizzania  dellโ€™altra   domenica, sottolinea lโ€™esclusione dei malvagi.

La distinzione tra pesci cattivi e buoni da parte dei pescatori giudei, dipende forse, da una prescrizione del Levitico, in cui si dice che โ€œfra tutti gli animali acquatici ecco quelli che potrete mangiare: potrete mangiare tutti quelli, di mare o di fiume, che hanno pinne e squame. Ma di tutti gli animali che si muovono o vivono nelle acque, nei mari e nei fiumi, quanti non hanno nรฉ pinne nรฉ squame saranno per voi obbrobriosiโ€ (11,19-10). Siccome, perรฒ, qui i pesci ci rappresentano, la questione non รจ avere o non avere squame e pinne, ma possedere o cercare gli stessi sentimenti di Cristo Gesรน, โ€œil quale, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio lโ€™essere come Dio, ma svuotรฒ se stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uominiโ€ (Fil 2,5-7)

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Mt 13, 44-52 | p. Bruno Moriconi, ocd 333 kb 3 downloads

Commento al Vangelo della Domenica di Bruno Moriconi, ocd XVII Domenica TO (A) -โ€ฆ

Fonte: il canale Telegram dei Carmelitani Scalzi dellโ€™Italia Centrale.

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