p. Arturo MCCJ – Commento al Vangelo del 5 Luglio 2020

Finalmente Gesù dice delle cose che a molti risuoneranno positive: per comprendere Dio non c’è bisogno di titoli, di leggere, di fare i compiti, di studiare. Anzi, al contrario, qualcuno arriverà pensare che queste parole sono un vero e proprio inno all’ignoranza. Se anche voi siete arrivati a questa conclusione, allora vi chiedo di rileggere ciò che precede il Vangelo di oggi e forse capiremo meglio cosa Gesù stia dicendo.  L’Avete letto?

Chiariamo subito che Gesù non prende posizione contro il sapere, contro la cultura, tutt’altro. I sapienti e i dotti sono i dottori della legge, il magistero ufficiale di Israele, quelli che già hanno condannato Gesù come bestemmiatore. Dopo il suo viaggio tra le città di Galilea, Gesù si rende conto che l’esperienza che lui aveva di Dio non corrispondeva con gli insegnamenti di coloro che erano stati posti a trasmettere e testimoniare ,attraverso le scritture i ruoli,  l’amore di Dio padre. Sapete di chi sto parlando? Gesù denuncia l’abuso, l’ignoranza e l’ipocrisia degli scribi e dei farisei  e lo fa dichiarando che Dio trova altri cammini per rivelarsi, spesso con quelle persone, i piccoli, che agli occhi della società hanno ruoli infimi. Ma che cosa denuncia veramente Gesù?

Gesù denuncia il fatto che coloro che erano stati posti a trasmettere  la memoria e la presenza vivificante di Dio avessero trasformato tutto questo in  regole sterili, macigni e pesi che non servivano il popolo di Dio ma gli interessi e i privilegi della loro stessa classe dominante. Per citare un biblista interessante, P. Alberto Maggi, il criterio di interpretazione della parola di Dio per loro non era più il bene dell’essere umano, ma gli interessi del proprio gruppo, in questo caso degli scribi e dei farisei. Infatti, per Gesù, il criterio per comprendere l’agire di Dio è la compassione e l’amore per coloro che ci sono prossimi ossia vicini geograficamente o legati esistenzialmente al nostro destino. Ma non è finita qui… 

La denuncia di Gesù va ben oltre quando afferma di avere lui stesso un cuore mite ed umile. A mio parere, queste parole per secoli sono state erroneamente usate per dipingere Gesù  come uomo pacato e fatalista  (per avere una idea pensiamo a tutta la produzione artistica degli ultimi secoli dove il volte di Gesù non esprime sentimento alcuno, sembra un ebete) e. spesso, per educarci  ad essere cristiani compiacenti, silenziosi, omertosi. In verità Gesù  qui si contrappone ai Dotti e dottori della Legge che si impongono con la violenza verbale e legalista  e cercano di primeggiare in tutti luoghi dalle piazze al tempio, dalle cene alle feste. Gesù da delle indicazioni molto chiare su come riconoscere un vero maestro delle legge e lo fa dando come esempio il suo stesso stile: il suo parlare di Dio non si base sulla paura, sulla violenza psicologica, su eventi straordinari, Gesù si comunica con amore, con passione e misericordia e non annunciando il fuoco dell’inferno e la presenza del maligno. IL suo crescere di fama non si da con titoli, con porpore e con spazi mediatici, ma nel servizio sincero ed autentico al suo popolo. 

 Questo è il cammino di Dio, ci dice Gesù. Non che sia una passeggiata!!! Educarsi al giusto, non cadere nelle tentazioni di pavoneggiare o padroneggiare richiede sforzo, ma il risultato verrà e riempirà la nostra fame e sete di  verità e di vita. Così Gesù invita tutti coloro che sono schiacciati, oppressi dal giogo dell’interpretazione e della pratica della  Legge falsificato, pauroso e violento ad abbracciare la pratica e la sua interpretazione di Dio. 

Fosse facile, spesso per molti è più conveniente credere nel male piuttosto che nel bene, sentirsi vittime, colpevoli piuttosto che impegnarsi alla costruzione del Regno nei passi del Signore. Oggi però Gesù ci invita a uscire da questo circolo vizioso di auto compiacimento e di vittimismo. Che ne dite: accettate la sfida di imparare dal cuore di Gesù??? 

Buona domenica, P. Arturo. 

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Fonte: Telegram

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