Era un po’ che non ci si sente con il risorto… ebbè, sono passati 50 giorni dalla resurrezione di Gesù. Per l’evangelista Luca, la chiesa di Gesù ebbe bisogno di tutto questo tempo per comprendere come realmente muoversi, Giovanni invece, a differenza dei sinottici, ci ricorda che il giorno della morte e risurrezione del signore è stato anche l’ora in cui i discepoli e le discepole hanno ,di fatto, ricevuto il dono definitivo dello spirito di Gesù. Che differenza però!!!! Eppure, i racconti della venuta dello spirito sebbene molto diversi hanno dei punti in comune che oggi Giovanni ci presenta.
Ma prima di arrivare là devo fare una introduzione breve: Vi ricordo che i Vangeli sono stati adattati all’udito degli ascoltatori. Le lingue, i 50 giorni, ecc… sono dettagli che avrebbero lasciato le comunità di Giovanni confuse perché loro non erano familiari con la rivelazione sul monte Sinai, con la consegna della torah e con il significato che aveva la festa di Pentecoste nella tradizione giudaica. Per chi non lo sapesse, infatti, la festa di Pentecoste, non nacque come una festa religiosa ma come festa del raccolto. Solo più tardi, nello sforzo di creare una forte identità giudaica, fu sostituita con la memoria della consegna della legge a Mosè, vi ricordate le famose tavolette della Legge, vero???. Proprio per ricordare che ora i Cristiani avevano ricevuto non più la legge, ma lo Spirito, la comunità cristiane identificarono questo festa con il dono definitivo dello Spirito del Risorto.
Cosa implica la venuta dello Spirito del risorto? Questo ce lo dice Giovanni con il vangelo di oggi. La prima conseguenza è che al centro delle comunità cristiane deve stare Gesù, l’uomo morto sulla croce, che ha camminato con il suo popolo e a consegnato la sua vita certo che Dio lo avrebbe risorto. Lui è il punto di riferimento, il fattore di unità di tutto il gruppo…) Ma questo lui, non è astratto. Giovanni sottolinea come al mostrarsi, nonostante la chiusura, la paura e l’incertezza, Gesù mostri le sue ferite. Non si può infatti credere in un Gesù separato da ciò che disse e fece. Forse per alcuni di noi questa sembra una cosa ovvia, ma pensiamoci bene a quante persone, forse anche noi, spesso si sono fatte un’idea di Gesù che non corrisponde affatto alle sue parole e ai suoi esempi.
La seconda conseguenza è l’effetto della fede: la pace e la gioia. Pace intesa non come assenza di conflitti, ma in un senso più ampio di uno stato di equilibrio e di pienezza di vita. Augurare la pace significava desiderare agli altri salute, serenità, sicurezza economica… Gesù nel Vangelo di oggi la augura per ben due volte, quasi a voler ricordare a chi ascolta il Vangelo che non esiste una fede separata dalla vita, non è fatta di astinenze, sofferenze oppure di fughe in visioni e mondi che in verità non esistono.
Gioia come stato permanente di chi riconosce nelle scelte del Cristo crocifisso, gli orizzonti e il senso di una vita donata e vissuta in comunione e per amore anche degli altri, soprattutto coloro che non ci devono nulla, che appartengono a categorie di persone disprezzate, che portano nella loro pelle e nelle loro storie le stigmate di una vita che dovrebbe essere benedetta da Dio ma che è maledetta dall’uomo. (applauso)
Vi chiederete: ma saremo mai capaci di vivere questo tipo di amore? Il Vangelo ci dice di sì. Gesù ha creato in noi una nuova capacità di amare, come Dio col suo alito creò l’essere umano così Gesù ,ripetendo l’azione di Dio creatore, con il suo spirito ha creato in noi un nuovo cuore capace di superare i suoi limiti, le sue paure e il suo odio.
La festa di Pentecoste ci vuole ricordare che in noi c’è questo spirito, e che non lo dobbiamo continuamente chiedere e che la sua presenza sarà viva e concreta nella misura in cui Gesù, il Nazareno morto crocifisso e risorto, sarà al centro delle nostre vite comunitarie. Come sapremo che Gesù è al centro delle nostre vite? La pace e la gioia saranno segnali della nostra accoglienza del risorto, in comunità dove l’amore si leggerà nei gesti di perdono e di solidarietà. Buona festa a tutti/e.
p. Arturo MCCJ
Fonte: Telegram
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