p. Arturo MCCJ – Commento al Vangelo del 24 Aprile 2020

Oggi inizia la lettura del VI Capitolo di Giovanni che mette dinanzi a noi due segni o miracoli: la condivisone ( e non moltiplicazione, Gesù non era un mago) dei pani (Gv 6,1-15) ed il camminare sulle acque (Gv 6,16- 21). Giovanni mette il fatto vicino alla festa di Pasqua (Gv 6,4). Vedendo la moltitudine, Gesù confronta i discepoli con la fame della gente e chiede a Filippo: “Dove possiamo comprare pane perché costoro abbiano da mangiare?”

Nel primo esodo, Mosè aveva ottenuto cibo per la gente affamata. Gesù, il nuovo Mosè, farà la stessa cosa. Però Filippo, invece di guardare la situazione alla luce della Scrittura, guardava con gli occhi del sistema e rispose: “Non bastano duecento denari!” Un denaro era il salario minimo di un giorno. Filippo constata il problema e riconosce la sua totale incapacità per risolverlo. Si lamenta, però non presenta nessuna soluzione. Andrea, invece di lamentarsi, cerca una soluzione. Trova un ragazzo con cinque pani e due pesci: che erano la razione giornaliera di un povero. Il ragazzo consegna la sua razione giornaliera!

Lui avrebbe potuto dire: “Cinque pani e due pesci, ma cos’è questo per tutta questa gente? Non servirà a nulla! Dividiamo tutto questo fra di noi, tra due o tre persone!” ma invece, ha il coraggio di dare i cinque pani ed i due pesci per alimentare 5000 persone (Gv 6,10)! Chi fa così, o è pazzo o ha molta fede, credendo che per amore di Gesù, tutti si dispongono a dividere il loro cibo come fece il ragazzo! Gesù chiede alla gente di sedersi per terra. Poi condivide il cibo, la razione del povero. Dice il testo: “Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero”.

Con questa frase, scritta nell’anno 100 dopo Cristo, Giovanni evoca il gesto dell’Ultima Cena (1Cor 11,23-24). L’Eucaristia, quando è celebrata come si deve, porterà le persone a condividere come spinse il ragazzo a dare tutta la sua razione per essere condivisa. Se questa non è la conseguenza dell’Eucarestia, allora forse stiamo celebrando qualcuno altro!!!

P. Arturo MCCJ

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