p. Alessandro Cortesi op – Commento al Vangelo di domenica 9 Ottobre 2022

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Naaman, un alto ufficiale di provenienza siriaca, straniero è guarito dal profeta Eliseo. Non gli è chiesto nulla di particolare, solo gli è detto di affidarsi alla parola del profeta, di scendere a lavarsi al fiume Giordano. E’ un segno di purificazione che si accompagna ad un cambiamento di quest’uomo che si umilia e scende.

Dopo esser guarito, Naaman chiede di portare con sé un po’ di quella terra perché ha scoperto la presenza di Dio che dona la vita: ‘Ora so che non c’è Dio su tutta la terra se non in Israele’. La sua guarigione è un segno: c’erano molti lebbrosi in Israele a quel tempo ma questa sua guarigione apre a scorgere un dono di vita anche per gli stranieri, per tutti i popoli (cfr Lc 4,27).

Naaman nel gesto di lavarsi al Giordano trova guarigione e si apre alla fede nel Dio di Israele. Anche Gesù lo ricorderà: nel vangelo di Luca è riportato il suo discorso nella sinagoga di Nazaret. Gesù ricorda quella guarigione di uno straniero per annunciare che il vangelo è per tutti e il regno di Dio è dono per tutti i popoli.

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La malattia della lebbra assimilata a molte malattie della pelle era considerata in Israele particolarmente  pericolosa e infettiva ed una sorta di castigo di Dio (cfr. Lev 13-14): i lebbrosi non potevano avvicinarsi ai centri abitati e dovevano far avvertire la loro presenza da lontano: nel testo del vangelo si precisa “fermatisi a distanza, alzarono la voce”.

Il lebbroso non era solo un malato, ma era considerato presenza da evitare segnato dalla condanna divina, da tenere lontano. Gesù manifesta una particolare libertà: oltrepassa le barriere di esclusione dettate dalle norme e accoglie e si fa avvicinare: in altre occasioni fino a toccare con la sua mano (Lc 5,12-16).

Invita i dieci che gridano a lui ad affidarsi alla sua parola. Ascolta la loro richiesta e il suo invito diviene forza di guarigione. I dieci ascoltano la sua parola e si recano verso i sacerdoti e lì si compie la guarigione. Ma solamente uno tra di essi “tornò lodando Dio a gran voce”: Luca indica così in quest’unico che torna a ringraziare il profilo del credente. E’ l’unico che si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo.

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Loda Dio perché ha sperimentato una liberazione profonda nella sua vita. E si precisa che era un samaritano, quindi uno straniero: è l’unico che ripercorre il cammino e torna indietro per ringraziare. Vive gli atteggiamenti propri dell’autentico credente, il dire il bene – lodare – e il saper dire grazie – il ringraziare. Riconosce in Gesù l’agire di Dio e per questo dà gloria a Dio. E Gesù non fa altro che riconoscere la fede: ‘Alzati e và, la tua fede ti ha salvato’. Tutti gli altri furono guariti nel senso di ‘purificati’ dalla lebbra, ma solo lui, lo straniero fece l’esperienza di essere ‘salvato’ per la sua fede.

Fonte: il sito di don Alessandro Cortesi


p. Alessandro Cortesi op

Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘santa Caterina da Siena’ a Firenze. Direttore del Centro Espaces ‘Giorgio La Pira’ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira – Firenze.