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p. Alessandro Cortesi op – Commento al Vangelo di domenica 8 Settembre 2024

Domenica 8 Settembre 2024
Commento al brano del Vangelo di: Mc 7, 31-37

“Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto…”

Un cieco che comincia a vedere, un sordo che si apre ad udire, uno zoppo che salta di gioia… scene di un capovolgimento totale: una situazione nuova, umanamente impensabile. Ma sono immagini usate ad indicare un modo nuovo di vivere, il superamento del male e della sofferenza per chi è piegato e oppresso. Non è esito di costruzione umana, ma frutto, secondo il profeta, di un’azione potente di Dio che irrompe e fa sorgere l’inatteso, la novità. Anche la natura è trasformata, il deserto si trasformerà in giardino, il suolo riarso si muterà in sorgenti d’acqua, fuggiranno tristezza e pianto e regneranno gioia e felicità.

Il profeta richiama nel quadro desolato del presente un orizzonte di speranza, la certezza di un venire, il dono di una presenza: il Signore viene a salvarvi. La vita umana non è destinata alla solitudine e all’abbandono, ma alla gioia di un incontro. Salvezza in tale orizzonte è il senso profondo della vita, è scoperta di un ascendere ad un livello più alto di comunione. La visita di Dio si rende presente nella storia e sarà visita definitiva. Questa parola spinge a guardare in modo diverso al presente sin dal presente, nonostante ogni contraddizione. In questa storia è già possibile scorgere i germogli di questa novità, è possibile vivere in modo nuovo. È un invito rivolto agli smarriti di cuore. Come allora, nel tempo di desolazione dell’esilio di Israele, così oggi, in un tempo di smarrimento, queste parole rinviano a ricordare i segni della visita di Dio, a coltivare lo sguardo ai germogli, ed insieme l’impegno per dare spessore nuovo ai gesti di ogni giorno.

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Marco presenta l’incontro di Gesù con un sordomuto e la sua guarigione come compimento delle promesse dei profeti. L’incontro tra Gesù avviene a Nord della Galilea, territorio di confine e pagano: i gesti di bene di Gesù sono non solo per le pecore perdute della casa d’Israele, ma si aprono a tutti. Nella guarigione del sordomuto Marco individua il gesto che riunisce insieme lo stile di agire di Gesù, che si prende cura, restituisce possibilità di relazione, apre vie di liberazione. Alcuni particolari sono da notare: Gesù non opera una magia, ma compie alcuni gesti semplici, tocca le sue orecchie con le dita, con la saliva gli tocca la lingua, guarda al cielo. Poi un sospiro, segno della sua compassione alla sofferenza. Infine gli dice ‘Effata’, ‘apriti’. E questa parola genera una apertura nuova ad ascoltare e parlare.

L’incontro con Gesù attua un’apertura e rende capace di comunicare. Nel contatto con Gesù passa un dono di relazione. La più profonda sete dell’animo umano è amare ed essere amati, essere accolti in una relazione. Marco evidenzia che questa azione è compiuta da Gesù in disparte, lontano dalla folla: proprio la folla è spesso ostacolo ad un incontro autentico e personale. Gesù è così presentato come il messia atteso dai profeti, che apre un mondo nuovo, in cui i sordi possono ascoltare e i muti parlare. Ma questa pagina parla anche del cammino umano e del profilo del discepolo di Gesù. Ascoltare è dimensione essenziale della vita: ascoltare gli altri, ascoltare Dio, ascoltare la natura. Comunicare è la grande avventura del cammino umano: passare dalla chiusura all’apertura di rapporti in cui passa una parola, un soffio di vita eterna già dal presente. Un modo nuovo di vivere è allora possibile.

La seconda lettura ricorda in modo concreto cosa questo possa significare: mettere al primo posto i poveri, i meno appariscenti, coloro che non ce la fanno, tutti coloro che vivono in qualche modo chiusura e sordità. Il mondo nuovo iniziato dai gesti di Gesù continua e cresce nei piccoli gesti e nelle scelte del nostro quotidiano.

Per gentile concessione di p. Alessandro – dal suo blog.


p. Alessandro Cortesi op

Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘santa Caterina da Siena’ a Firenze. Direttore del Centro Espaces ‘Giorgio La Pira’ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira – Firenze.

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