Sei giorni dopoโฆ cosรฌ inizia Matteo il suo racconto della trasfigurazione. Eโ una notazione marginale, quasi trascurabile, ma racchiude un essenziale riferimento per comprendere lโintera pagina e la sua narrazione di unโesperienza decisiva di incontro con Gesรน.
Il rinvio a sei giorni prima รจ da collegare infatti al momento in cui Gesรน aveva posto ai suoi una domanda che li coinvolgeva direttamente: Voi chi dite che io sia?
E quella domanda aveva ricevuto la risposta di Pietro โTu sei il Cristo, il Figlio del Dio viventeโ. Ma a queste parole Gesรน aveva reagito notando che dire questo non รจ affermazione proveniente da capacitร umane ma da una rivelazione del Padre. Non solo ma Gesรน aveva indicato che il suo essere messia (Figlio del Dio vivente) si poteva cogliere solo nel suo cammino โdoveva andare a Gerusalemme e soffrire moltoโฆe venire ucciso e resuscitare il terzo giornoโ.
E tutto ciรฒ era per Pietro motivo di scandalo e di incomprensione. E Gesรน chiamava chi lo seguiva a concepire il proprio cammino sui suoi passi, condividendo la sua via, nella linea del dono, del servizio. Erano chiamati a seguire non una promessa di affermazione e di potenza, non di guadagni e di comoditร indifferente, ma il volto del messia povero che condivideva la vicenda delle vittime e dei poveri della storia.
E sul monte sei giorni dopo, ricorda Matteo, Gesรน si fece incontrare avvolto di luce: il volto brillava in quel momento in cui vicino a Gesรน cโerano i tre Pietro Giacomo e Giovanni: i medesimi tre che saranno accanto a lui nel momento piรน buio, delle tenebre e del disorientamento di fronte alla morte, nellโorto degli ulivi quando Gesรน venne arrestato per essere condotto al processo e alla condanna.
Quel momento di luce si fissรฒ nel ricordo dei discepoli a divenire momento di rivelazione: il volto del messia che stava andando verso Gerusalemme รจ volto di luce. Essi sono accompagnati a scorgere sul volto del servo sofferente che percorre la via della croce i tratti del Figlio amatissimo, di colui che rivela le profonditร dellโamore del Padre. Ed anche i discepoli sono partecipi di quella luce, desiderosi di fermarsi lร , di trattenerla: โฆfacciamo tre tende.
Ma quel momento non puรฒ essere trattenuto: il cammino continua e ai discepoli, a conclusione della narrazione รจ data unโindicazione essenziale per sostenere il cammino anche nei giorni bui, anche nel momento in cui la luce sembra sparita: โAscoltateloโ. โEd ecco una voce dalla nube che diceva: ยซQuesti รจ il Figlio mio, lโamato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltateloยปโ. Lโascolto รจ lโorizzonte in cui rimanere per accogliere la via di Gesรน e per percorrerla, anche quando prevale il buio e non cโรจ la luminositร del monte ad aprire lo sguardo.
E nella lettera di Pietro compare quasi unโeco di quellโesperienza, e lโindicazione di cammino per una comunitร che cerca ogni giorno di seguire il suo Signore:
ยซQuesti รจ il Figlio mio, lโamato, nel quale ho posto il mio compiacimentoยป.
Questa voce noi lโabbiamo udita discendere dal cielo mentre eravamo con lui sul santo monte. E abbiamo anche, solidissima, la parola dei profeti, alla quale fate bene a volgere lโattenzione come a lampada che brilla in un luogo oscuro, finchรฉ non spunti il giorno e non sorga nei vostri cuori la stella del mattinoโ
Cโรจ una attesa da coltivare, una attesa di luce ma quello squarcio di luce che รจ stata esperienza dei discepoli รจ forza nel cammino e ci chiede di rimanere nellโascolto e nellโaccoglienza del suo amore.
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Fonte: il sito di don Alessandro Cortesi
p. Alessandro Cortesi op
Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso lโIstituto Superiore di Scienze Religiose โsanta Caterina da Sienaโ a Firenze. Direttore del Centro Espaces โGiorgio La Piraโ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira โ Firenze.