p. Alessandro Cortesi op – Commento al Vangelo di domenica 5 Febbraio 2023

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“Non consiste forse [il digiuno che voglio], nel dividere il pane con l’affamato, nell’introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza trascurare i tuoi parenti?” La voce dei profeti è richiamo ad un orientamento di fondo, ad una fede in cui l’incontro con Dio non si attua se non nell’incontro con l’umanità ferita, nel prendersi cura della sofferenza e dei pesi che segnano la vita. E’ la medesima protesta rivolta ad un culto inteso come azione sacrale che non tiene conto della vita e della storia, che diviene anche pretesto per non farsi carico della fatica degli altri e dare loro ascolto e attenzione.

Questo tipo di interrogativi dovrebbero essere presenti nel nostro modo di concepire la liturgia e di intendere come ogni opera di liberazione e impegno per la giustizia è culto a Dio che vede la sua gloria riflessa nei volti dei poveri e degli oppressi: la gloria di Dio è l’uomo vivente diceva Ireneo di Lione e, Helder Camara, vescovo di Recife, precisava: la gloria di Dio è il povero che vive…

“quando venni tra voi, non mi presentai ad annunciarvi il mistero di Dio con l’eccellenza della parola o della sapienza. Io ritenni infatti di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo, e Cristo crocifisso”. E’ questa la consapevolezza di Paolo nel suo rivolgersi alla comunità di Corinto: al di là di ogni sapere umano richiama la centralità dell’esperienza del profeta di Nazareth, Gesù. Nella sua debolezza, nel suo aver affrontato la croce si può scorgere il senso stesso della vita umana e il luogo in cui incontrare Dio. Nel far propria la debolezza di Gesù e le scelte che lo hanno condotto alla croce, lì sta lo spazio per incontrare il mistero di Dio che ci raggiunge nei gesti e nella testimonianza di Gesù. C’è un grande lavoro da fare nello spogliarsi di idee di Dio dipendenti da costruzioni di tipo filosofico, per ricominciare a scoprire il volto di Dio a partire da Gesù e da Gesù crocifisso.

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“Voi siete il sale della terra; ma se il sale perde il sapore, con che cosa lo si renderà salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dalla gente. Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte…”. Sale, luce… due metafore che rinviano alla testimonianza di chi accoglie l’annuncio di Gesù, il discorso delle beatitudini.  Sale è elemento fondamentale di vita è ciò che fa vivere: si pensi al ‘salario’ che trae riferimento dalla razione di sale elemento prezioso dato per vivere ed anche per conservare il cibo, ed è segno di sapienza. Il sale fa sì che si possano gustare i cibi: è realtà nascosta che si perde ma valorizza il cibo in cui è sciolto.

Luce è elemento impalpabile, che consente di vedere i colori, è realtà che nel suo modularsi determina le sfumature delle cose, disegna i profili delle creature e delle costruzioni umane, tratteggia lo svolgersi dei giorni, dall’alba sino al tramonto. La luce dell’aurora, la luce che passa tra gli alberi spogli tra manti di neve nell’inverno o tra foglie tremule appena sbocciate a primavera, la luce soffusa rifratta dalle gocce nella nebbia, la luce del mare all’imbrunire o la luce fioca di una candela durante una veglia notturna. La luce accompagna il nostro vivere ed è compagnia silenziosa che dà il tono sereno e splendente a giorni invasi dal chiarore del sole oppure vela l’atmosfera di mestizia e di torpore nelle fredde giornate solcate da nubi pesanti di pioggia.

Voi siete sale, voi siete luce… Gesù parla ai suoi dicendo che devono essere sale e luce nella realtà del loro vivere. Sale e luce sono attribuiti a volti, a presenze, che nella pasta del mondo, in quella pasta di relazioni, di lavoro, di vita possono essere dono gratuito che si scioglie e dà sapore, o raggio silenzioso e disinteressato che riflette il calore e la gioia dell’amore.

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Fonte: il sito di don Alessandro Cortesi


p. Alessandro Cortesi op

Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘santa Caterina da Siena’ a Firenze. Direttore del Centro Espaces ‘Giorgio La Pira’ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira – Firenze.