p. Alessandro Cortesi op – Commento al Vangelo di domenica 4 Dicembre 2022

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Inizia dal deserto, dalla voce di un profeta l’itinerario di Gesù nel suo lasciare Nazareth, il lavoro, la quotidianità per un passaggio decisivo della sua esistenza. Il panorama del deserto solcato da una voce inerme è lo sfondo in cui si colloca il momento in cui Gesù si reca presso Giovanni il battezzatore e ne diviene discepolo.

Il deserto della Giudea è pietroso e inospitale ma è attraversato dal fiume Giordano e là dove giunge anche solamente poca acqua il deserto immediatamente fiorisce offrendo la meraviglia della vita che vince l’aridità delle rocce. Il profilo del Battista si staglia su tale sfondo e in qualche modo lo riflette: Giovanni è profeta  che esprime durezza nel suo stile e nell’annuncio esigente e minaccioso, ma la sua vita è tesa ad annunciare Dio che arreca salvezza e vita.

Giovanni si reca proprio nel deserto e lì si fa ‘voce che grida’: richiama ad un cambiamento radicale perché il ‘regno dei cieli è vicino’. La sua voce è espressione dell’urgenza di un cambiamento che lasci spazio ad un’attesa: Dio sta intervenendo nella storia. Giovanni così richiama alla centralità della presenza di Dio.

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Il Battista assume lo stile dei profeti, rivolto a Dio e in ascolto della sua Parola. Per questo attira su di sé sospetti e obiezioni e su di lui si concentra la preoccupazione del potere politico, del re Erode Antipa, che lo individua quale minaccia al suo dominio. Giovanni è uomo coerente, nelle sue scelte di vita traduce l’intima tensione di fede che ne ispirava l’impegno: esigente con sè stesso presenta una testimonianza che dà a pensare ed attrae per la sua dirittura e rigore. Ma il suo messaggio non è per attrarre a sé. Tutto è rivolto ad indicare qualcun altro, ‘colui che viene dopo’: Giovanni intende la sua missione quale annunciatore di un intervento di Dio secondo le linee di attesa di un messia ‘più forte’, che donerà lo Spirito e per questo chiede conversione. L’intera vita di Giovanni è decentrata: tutto in lui è aperto verso un altro.

Nel deserto Giovanni invita tutti coloro che lo raggiungono ad un gesto di immersione nelle acque del Giordano: il deserto richiama all’esodo, al cammino di Israele verso la libertà, luogo di incontro con Dio. Lì il popolo aveva vissuto attraverso la prova e il cammino una lenta maturazione. Aveva imparato a fidarsi della promessa di Dio passando dalla schiavitù alla libertà.

In contrasto a coloro che dicono ‘abbiamo Abramo per padre’ e pensa che il rapporto con Dio si esaurisca in una appartenenza culturale Giovanni richiama a non basarsi su sicurezze vane. Figli di Abramo, per il Battista sono tutti coloro che lasciano spazio al ‘regnare di Dio’ cioè attuano rapporti di giustizia e di pace.

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Giovanni Battista esprime nelle sue scelte la radicalità di una fede che coinvolge l’esistenza, la sua voce richiama alla fede in Dio e spinge ad un nuovo orientamento, di ricerca, di ascolto e disponibilità. Provoca così ad un cambiamento che tocchi aspetti fondamentali dell’esistenza. La sua scelta del deserto è richiamo a scegliere una condizione di precarietà per lasciare spazio all’attesa del Dio che viene.

Fonte: il sito di don Alessandro Cortesi


p. Alessandro Cortesi op

Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘santa Caterina da Siena’ a Firenze. Direttore del Centro Espaces ‘Giorgio La Pira’ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira – Firenze.