Dopo l’alleanza con Noè e la pagina della promessa ad Abramo la terza domenica di quaresima accompagna a sostare sul dono della legge di Mosè. Le dieci parole della legge acquisiscono il loro significato dalla prima parola, loro inizio e fondamento: “Io sono il Signore, tuo Dio che ti ha fatto uscire dal paese d’Egitto”.
La parola di Dio che dice appartenenza e legame sorge dal dono di una relazione vivente, da una promessa di vicinanza e fedeltà. Il Dio dell’alleanza avrà per sempre il tratto del liberatore, colui che è sceso ascoltando il grido della sofferenza per trarre fuori Israele dalla schiavitù. La legge si fa declinazione di una parola di alleanza e cura. Diviene indicazione di una via su cui Israele è chiamato a camminare per essere tra i popoli testimone del Dio liberatore e per trasmettere ad altri il dono della liberazione.
“Si avvicinava intanto la pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme” (Gv 2,13). Il gesto di Gesù della cacciata dei venditori dal tempio è posto dal IV vangelo nel quadro della Pasqua agli inizi della sua attività pubblica. A differenza dei vangeli sinottici che lo pongono poco prima degli ultimi giorni a Gerusalemme ancora in rapporto all’arresto alla condanna e alla passione e morte.
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Il gesto di Gesù non è solamente una critica ad un modo di vivere la religione che riduce il luogo del tempio segno della presenza di Dio, ad un mercato. Gesù critica come i profeti lo snaturamento del vero culto di cui il tempio era segno e che egli stesso riconosceva. Questo suo gesto – vicino alla Pasqua – assume anche una valenza di profezia.
Gesù viene ad indicare la fine della ricerca di un culto a Dio nel tempio. Il suo corpo, la sua vita è ‘tempio’. Il culto a cui egli richiama non è risolvibile in gesti di offerta e di devozione, ma è coinvolge la vita, implica un guardare al suo corpo di torturato del Golgota, che s’identifica con tutti i torturati della storia. Il tempio, luogo d’incontro con Dio, è da scorgere nella sua umanità che si lega ad ogni volto di vittima e oppresso.
E la grade questione che attraversa il IV vangelo è la provocazione ad un nuovo rapporto con Dio: è un nuovo culto che non si pone come sostituzione di un altro ma chiede una attitudine in spirito e verità (cfr. Gv 4,21-24). Non più su un tempio o un altro Dio cerca i suoi adoratori. “Distruggete questo tempio e in tre giorni lo farò risorgere… Ma egli parlava del tempio del suo corpo. Quando poi fu risuscitato dai morti, i suoi discepoli si ricordarono che aveva detto questo, e credettero alla Scrittura e alla parola detta da Gesù”.
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L’intero IV vangelo conduce il lettore in un cammino del ‘credere’: il segno del tempio rinvia alla persona di Gesù si fa invito ad incontrare il Padre in spirito e verità. Sul volto del crocifisso si può scorgere la gloria di Dio, la rivelazione dell’amore.
La quaresima è cammino che guida ad accogliere Gesù Cristo potenza e sapienza di Dio.
Per gentile concessione di p. Alessandro – dal suo blog.
p. Alessandro Cortesi op
Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘santa Caterina da Siena’ a Firenze. Direttore del Centro Espaces ‘Giorgio La Pira’ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira – Firenze.