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p. Alessandro Cortesi op – Commento al Vangelo di domenica 23 Marzo 2025

Domenica 23 Marzo 2025 - III DOMENICA DI QUARESIMA - ANNO C
Commento al brano del Vangelo di: Lc 13,1-9

ยซNon avvicinarti oltre! Togliti i sandali dai piediโ€ฆโ€. Lโ€™esperienza di Mosรจ รจ segnata da un incontro. Eโ€™ incontro con Dio che ha ascoltato il grido di sofferenza del suo popolo. ยซHo osservato la miseria del mio popolo in Egittoโ€.

Allโ€™inizio del cammino della fede sta lโ€™incontro con un Dio vicino che ascolta e apre percorsi di liberazione, verso una terra di libertร  bella e spaziosa. Eโ€™ incontro che apre a scoprire un nome da custodire come nome sempre da inseguire e da scorgere negli eventi, in una storia di chiamate: il Dio diโ€ฆ, Dio dei volti e delle storieโ€ฆ un Dio che ascoltaโ€ฆ un Dio che agisce per liberareโ€ฆ ย ย ยซDirai agli Israeliti: โ€œIl Signore, Dio dei vostri padri, Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe mi ha mandato a voiโ€. Questo รจ il mio nome per sempre; questo รจ il titolo con cui sarรฒ ricordato di generazione in generazioneยป.

Nelle parole di Gesรน riportate nel vangelo di Luca Gesรน si fa riferimento a due episodi della cronaca che potevano avere impressionato i contemporanei: la repressione attuate da milizie romane che intervennero con violenza allโ€™interno del tempio uccidendo molte persone. Il secondo evento รจ un crollo improvviso della torre di Siloe, una torre di difesa, che aveva provocato diciotto vittime. Sono le esperienze del male della violenza della domanda che rimane sospesa di fronte a innocenti vittime rimaste vittime.

Gesรน non si schiera dalla parte di coloro che turbati da questi eventi li leggono quali segni di un giudizio di Dio. Si sottrae a letture fondamentaliste e soprattutto ad un modo di pensare il nome di Dio come nome di paura e di oppressione, secondo gli schemi di un Dio grande burattinaio che decide la disgrazia per gli uni e il benessere per altri, e sottostร  alla logica del miracolo. Cโ€™era infatti chi affermava che quei giudei morti nel tempio erano peccatori e Dio per questo li aveva puniti. Eโ€™ il modo che intende la presenza di Dio proiettando su di lui il desiderio di potere e sottostando ad un regime di paura. ย ย 

ยซCredete che quei Galilei fossero piรน peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte?โ€ รจ la domanda provocazione di Gesรน. Smaschera una mentalitร  che intende il rapporto con Dio in modo radicalmente lontano dal suo annuncio e dalla sua testimonianza. E richiama a cambiare mentalitร , modo di pensare: โ€œse non vi convertite, perirete tutti allo stesso modoโ€. Nella lingua greca di Luca il verbo convertirsi esprime lโ€™atto di โ€˜cambiare menteโ€™ ossia il modo di pensare la vita, di vedere le cose.

Chi ha trovato la morte in quei tragici eventi, dice Gesรน, non รจ piรน peccatore degli altri cosรฌ come chi vive lโ€™esperienza del male della malattia non รจ per qualche colpa o per essere punito. Gesรน evoca situazioni quotidiane che lasciano smarriti non per offrire facili risposte ma per richiamare allโ€™urgenza di pensare in modo diverso la relazione con Dio stesso e la responsabilitร  di agire nella vita. Eโ€™ provocazione ad uscire da un condizione di minoritร , di miracolismo e di paura per aprirsi ad una relazione adulta che non risolve i problemi ma apre a cammini di ascolto e presa in carico del proprio cammino.

Gesรน richiama a vivere la consapevolezza esistenziale che il tempo รจ spazio prezioso per incontrare Dio e per far sรฌ che il regno di fraternitร  cresca. Eโ€™ questo, il tempo, un tema questo caro a Luca: nellโ€™oggi, tempo della visita di Dio siamo sollecitati a stare in ascolto, svegli, nelle fatiche del presente. La parabola che segue indica il fico che non porta frutto. Nella Bibbia il fico รจ immagine con tratti collettivi ad indicare una realtร  di popolo intero (Os 9,10; Mi 7,1; Ger 8,13). Il contadino chiede al padrone di attendere anche se non ci sono frutti, di non abbatterlo e di lasciarlo ancora โ€˜Vedremo se porterร  frutti per lโ€™avvenireโ€. Eโ€™ una parola per la comunitร  e dice la speranza e lโ€™attesa di Dio per tutti, nonostante i ritardi, le fatiche, lโ€™assenza di frutti.

Accanto alla parola esigente sulla conversione รจ posta unโ€™altra parola, richiamo alla pazienza di Dio, alla sua capacitร  di attesa, oltre ogni limite. Eโ€™ Dio che lascia il tempo. La chiamata fondamentale della vita รจ quella a cambiare modo di pensare,  ad orientarsi ad un incontro con Dio che conduce a vivere nel suo stile, secondo il suo nome: un Dio che ascolta il grido dellโ€™oppresso e scende a liberare.

Per gentile concessione di p. Alessandro – dal suo blog.

p. Alessandro Cortesi op

Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso lโ€™Istituto Superiore di Scienze Religiose โ€˜santa Caterina da Sienaโ€™ a Firenze. Direttore del Centro Espaces โ€˜Giorgio La Piraโ€™ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira โ€“ Firenze.