ยซNon avvicinarti oltre! Togliti i sandali dai piediโฆโ. Lโesperienza di Mosรจ รจ segnata da un incontro. Eโ incontro con Dio che ha ascoltato il grido di sofferenza del suo popolo. ยซHo osservato la miseria del mio popolo in Egittoโ.
Allโinizio del cammino della fede sta lโincontro con un Dio vicino che ascolta e apre percorsi di liberazione, verso una terra di libertร bella e spaziosa. Eโ incontro che apre a scoprire un nome da custodire come nome sempre da inseguire e da scorgere negli eventi, in una storia di chiamate: il Dio diโฆ, Dio dei volti e delle storieโฆ un Dio che ascoltaโฆ un Dio che agisce per liberareโฆ ย ย ยซDirai agli Israeliti: โIl Signore, Dio dei vostri padri, Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe mi ha mandato a voiโ. Questo รจ il mio nome per sempre; questo รจ il titolo con cui sarรฒ ricordato di generazione in generazioneยป.
Nelle parole di Gesรน riportate nel vangelo di Luca Gesรน si fa riferimento a due episodi della cronaca che potevano avere impressionato i contemporanei: la repressione attuate da milizie romane che intervennero con violenza allโinterno del tempio uccidendo molte persone. Il secondo evento รจ un crollo improvviso della torre di Siloe, una torre di difesa, che aveva provocato diciotto vittime. Sono le esperienze del male della violenza della domanda che rimane sospesa di fronte a innocenti vittime rimaste vittime.
Gesรน non si schiera dalla parte di coloro che turbati da questi eventi li leggono quali segni di un giudizio di Dio. Si sottrae a letture fondamentaliste e soprattutto ad un modo di pensare il nome di Dio come nome di paura e di oppressione, secondo gli schemi di un Dio grande burattinaio che decide la disgrazia per gli uni e il benessere per altri, e sottostร alla logica del miracolo. Cโera infatti chi affermava che quei giudei morti nel tempio erano peccatori e Dio per questo li aveva puniti. Eโ il modo che intende la presenza di Dio proiettando su di lui il desiderio di potere e sottostando ad un regime di paura. ย ย
ยซCredete che quei Galilei fossero piรน peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte?โ รจ la domanda provocazione di Gesรน. Smaschera una mentalitร che intende il rapporto con Dio in modo radicalmente lontano dal suo annuncio e dalla sua testimonianza. E richiama a cambiare mentalitร , modo di pensare: โse non vi convertite, perirete tutti allo stesso modoโ. Nella lingua greca di Luca il verbo convertirsi esprime lโatto di โcambiare menteโ ossia il modo di pensare la vita, di vedere le cose.
Chi ha trovato la morte in quei tragici eventi, dice Gesรน, non รจ piรน peccatore degli altri cosรฌ come chi vive lโesperienza del male della malattia non รจ per qualche colpa o per essere punito. Gesรน evoca situazioni quotidiane che lasciano smarriti non per offrire facili risposte ma per richiamare allโurgenza di pensare in modo diverso la relazione con Dio stesso e la responsabilitร di agire nella vita. Eโ provocazione ad uscire da un condizione di minoritร , di miracolismo e di paura per aprirsi ad una relazione adulta che non risolve i problemi ma apre a cammini di ascolto e presa in carico del proprio cammino.
Gesรน richiama a vivere la consapevolezza esistenziale che il tempo รจ spazio prezioso per incontrare Dio e per far sรฌ che il regno di fraternitร cresca. Eโ questo, il tempo, un tema questo caro a Luca: nellโoggi, tempo della visita di Dio siamo sollecitati a stare in ascolto, svegli, nelle fatiche del presente. La parabola che segue indica il fico che non porta frutto. Nella Bibbia il fico รจ immagine con tratti collettivi ad indicare una realtร di popolo intero (Os 9,10; Mi 7,1; Ger 8,13). Il contadino chiede al padrone di attendere anche se non ci sono frutti, di non abbatterlo e di lasciarlo ancora โVedremo se porterร frutti per lโavvenireโ. Eโ una parola per la comunitร e dice la speranza e lโattesa di Dio per tutti, nonostante i ritardi, le fatiche, lโassenza di frutti.
Accanto alla parola esigente sulla conversione รจ posta unโaltra parola, richiamo alla pazienza di Dio, alla sua capacitร di attesa, oltre ogni limite. Eโ Dio che lascia il tempo. La chiamata fondamentale della vita รจ quella a cambiare modo di pensare, ad orientarsi ad un incontro con Dio che conduce a vivere nel suo stile, secondo il suo nome: un Dio che ascolta il grido dellโoppresso e scende a liberare.
Per gentile concessione di p. Alessandro – dal suo blog.
p. Alessandro Cortesi op
Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso lโIstituto Superiore di Scienze Religiose โsanta Caterina da Sienaโ a Firenze. Direttore del Centro Espaces โGiorgio La Piraโ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira โ Firenze.