p. Alessandro Cortesi op – Commento al Vangelo di domenica 23 Gennaio 2022

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p. Alessandro Cortesi op

Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘santa Caterina da Siena’ a Firenze. Direttore del Centro Espaces ‘Giorgio La Pira’ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira – Firenze.

Due libri aperti sono al cuore della liturgia: il rotolo della Bibbia che il sacerdote Esdra apre nello spazio del Tempio con sullo sfondo Gerusalemme ricostruita dopo il ritorno dall’esilio (forse attorno al 444 a.C.) letto davanti a tutto il popolo e il rotolo aperto da Gesù nella sinagoga di Nazaret.

Questa domenica, dedicata alla Parola di Dio, si situa nella settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Ritornare alla Parola di Dio è l’orizzonte di un cammino che richiede conversione insieme per scoprirsi non dominatori ma a servizio della Parola.

“Esdra aprì il libro in presenza di tutto il popolo”. Esdra lo scriba pone la lettura del libro al centro della convocazione di tutto il popolo. Si può cogliere in questa descrizione una divisione molto clericale (sacerdoti e leviti davanti al popolo che deve solo ascoltare) ma si può anche cogliere il messaggio che proviene da questa lettura in cui al centro è il libro che rinvia alla presenza del Signore quel guida del popolo: «Questo giorno è consacrato al Signore, vostro Dio; non fate lutto e non piangete!». L’ascolto del libro della Legge, segno della Parola di benedizione di Dio costituisce l’orizzonte di speranza per tutto il popolo. Il pentimento del popolo tornato dall’esilio è solo una tappa di un cammino nell’ascolto della parola di Dio che trasforma i cuori e li rende capaci di gioia

A Nazaret tra i suoi, Gesù, il figlio di Giuseppe e di Maria, legge parole che indicano una missione di liberazione e di pace “Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me;
per questo mi ha consacrato con l’unzione
e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio…”

Anche Gesù nella sinagoga legge il libro delle Scritture. La parola di Isaia è accolta come indicazione del dono dello Spirito per portare una bella notizia ai poveri. Si tratta di un brano del terzo Isaia (61,1-2), ma rispetto al testo originale vi sono piccole ma rilevanti modifiche: è infatti tralasciato ogni riferimento al ‘giorno di vendetta del Signore’, e sono riprese invece tutte le espressioni indicanti vita nuova, libertà, salvezza, gioia, sconfitta di ogni male. Al termine di questa lettura Gesù non commenta questo testo ma dice solamente ‘Oggi si è adempiuta questa Scrittura che voi avete udita con i vostri orecchi’. Gesù intende tutta la sua vita in questa direzione e si lascia guidare dal dono dello Spirito scorgendo nei poveri il riferimento fondamentale della sua vita, ad essi orientata, “a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi e proclamare l’anno di grazia del Signore”. La Scrittura si compie nella sua vita. E Gesù indica anche che la Scrittura accolta suscita percorsi nello Spirito di novità e di speranza.

“Ora voi siete corpo di Cristo e, ognuno secondo la propria parte, sue membra”. La riflessione di Paolo sulla vita della comunità lo conduce a scorgere un legame particolare tra Gesù Cristo e tutti coloro che vivono in lui. C’è una dimensione comunitaria fondamentale della vita al seguito di Gesù. Essere membra di Gesù significa da un lato vivere nello Spirito che lo ha spinto ad annunciare ai poveri l’annuncio di salvezza. E’ anche apertura a scorgere come essere membra gli uni degli altri comporta un modo di intendere la vita mai senza l’altro.

In questa giornata della Parola di Dio e del pensiero all’unità dei cristiani, è motivo di forza accogliere l’invito a leggere il libro delle Scritture in rapporto con la vita, per lasciarsi spingere a prendere il largo dallo Spirito e scoprire in modo nuovo l’essere comunità con tutti coloro che seguono Gesù, come membra che si appartengono reciprocamente.

Il 25 marzo 2017 papa Francesco rispondendo ad una domanda in un incontro con i presbiteri di Milano ha detto: “Ho ascoltato la tua domanda, … mi sono venute in mente due cose. Una, “prendere i pesci”. Tu sai che l’evangelizzazione non sempre è sinonimo di “prendere i pesci”: è andare, prendere il largo, dare testimonianza… e poi il Signore, Lui “prende i pesci”. Quando, come e dove, noi non lo sappiamo. E questo è molto importante. E anche partire da quella realtà, che noi siamo strumenti, strumenti inutili. Un’altra cosa che tu hai detto, quella preoccupazione che hai espresso che è la preoccupazione di tutti voi: non perdere la gioia di evangelizzare. Perché evangelizzare è una gioia”.

A partire da questa sollecitazione penso che vivere la provocazione del cammino ecumenico oggi come dono Spirito sia sfida a cambiare orizzonte: dall’idea di prendere pesci alla disponibilità a prendere il largo… vivendo la gioia della testimonianza della Parola.