“In passato il Signore umiliò la terra di Zàbulon e la terra di Nèftali, ma in futuro renderà gloriosa la via del mare, oltre il Giordano, Galilea delle genti. Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce…” Così Isaia evoca la vicenda di due tribù del Nord della Palestina. Qui giunse la devastazione degli Assiri e la deportazione nel 732 a.C.
Isaia racchiude tale riferimento sotto il segno delle tenebre. Queste tribù ai margini d’Israele nel ‘territorio dei pagani’ subiscono distruzione e assoggettamento ad un dominio straniero. Ma le tenebre lasciano il posto al sorgere di una luce nuova: “su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse. Hai moltiplicato la gioia, hai aumentato la letizia. Gioiscono davanti a te come si gioisce quando si miete”. Isaia annuncia una liberazione dagli assiri e vede in questo l’agire di Dio che libera e salva: “Perché tu hai spezzato il giogo che l’opprimeva”. Il profeta annuncia che i deportati saranno liberati e insieme il venire di un regno di pace guidato da un re ancora bambino: “grande sarà il suo potere e la pace non avrà fine” (Is 9,6).
Questo testo di Isaia è ripreso e citato da Matteo nel suo vangelo, dopo i capitoli dell’infanzia e dopo il racconto del battesimo al Giordano. E’ un testo che introduce l’inizio dell’attività di Gesù che si reca nel territorio del Nord d’Israele, la Galilea. Gesù torna in Galilea, non a Nazareth bensì a Cafarnao. Una luce grande entra nella storia proprio nelle zone di confine, nella terra dei pagani. Matteo scorge nel cammino di Gesù un compimento dell’annuncio di Isaia, come il sorgere di una luce. E’ questo un tema a lui caro: aveva presentato i magi, pagani, come ricercatori e inseguitori della luce della stella giunti sino ad incontrare Gesù, bambino in braccio a sua madre (Mt 2,1-12).
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Questo ritorno alla Galilea è ricco di richiami: Gesù si reca nella provincia dei pagani mentre già si delinea l’esito della sua vita. Ha saputo che il Battista è stato arrestato, ‘consegnato’: nella sua vicenda già s’intravede il destino di Gesù nella sua passione e Gesù si reca allora in Galilea. Matteo presenta Gesù come Messia non solo per Israele ma per tutti i popoli. L’intero vangelo è racchiuso in questa grande prospettiva: Gesù è venuto per annunciare il ‘vangelo del regno’ a tutti i popoli della terra: “Questo vangelo del Regno sarà annunciato in tutto il mondo, perché ne sia data testimonianza a tutti i popoli; e allora verrà la fine” (Mt 24,14).
‘Convertitevi’ è l’appello di Gesù in rapporto alla ‘signoria dei cieli’ vicina. Gesù richiama al cuore della sua missione e chiede un cambiamento di orientamento dell’esistenza. La signoria di Dio è un modo nuovo di vivere, alternativo a quello dei regni del mondo, accogliendo il dono di presenza di Dio. Il regno è dono di una vita diversa, liberazione da ogni dominio, nell’affidamento a Dio che si prende cura dei suoi figli così come vede i gigli del campo, e nella condivisione. Nel suo agire Gesù rende presente un nuovo rapporto possibile con Dio e con gli altri, nella fiducia al Padre e nella fraternità che coinvolge l’intera esistenza.
‘Venite dietro a me’. Il primo gesto di Gesù è un incontro e la chiamata a seguirlo. Vide due fratelli, Simone e Andrea. Il suo ‘vedere’ raggiunge il loro cuore e li chiama nella loro attività quotidiana, nella normalità del loro lavoro mentre gettavano le reti in mare. Li chiama ad essere ancora pescatori, ma in modo nuovo: non per portare morte ma per portare vita. In un rapporto personale e di vicinanza a lui stesso nel seguire i suoi passi. Li chiama ad essere ‘pescatori di uomini’ per portare vita e condividere nel loro cammino la novità del regno cuore del suo annuncio.
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Fonte: il sito di don Alessandro Cortesi
p. Alessandro Cortesi op
Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘santa Caterina da Siena’ a Firenze. Direttore del Centro Espaces ‘Giorgio La Pira’ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira – Firenze.