p. Alessandro Cortesi op – Commento al Vangelo di domenica 20 Marzo 2022

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p. Alessandro Cortesi op

Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘santa Caterina da Siena’ a Firenze. Direttore del Centro Espaces ‘Giorgio La Pira’ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira – Firenze.

“Se non vi convertite perirete tutti allo stesso modo”. Gesù si riferisce a due episodi della cronaca del suo tempo presenti alla memoria dei suoi interlocutori: il primo fatto è l’uccisione di un gruppo di galilei – mentre stavano compiendo sacrifici – da parte delle milizie romane di Pilato. Il secondo è il ricordo di un crollo improvviso di una torre a Gerusalemme che aveva causato molte vittime. Turbati da questi eventi, alcuni li leggevano come segni di un giudizio di Dio: dicevano infatti che le vittime nel tempio erano peccatori e Dio per questo li aveva puniti, così pure le vittime del crollo. Gesù manifesta un duro contrasto a questa lettura. Polemizza con l’idea di un Dio che castiga e colpisce l’uomo con il male e la morte.

Quei fatti in sé non manifestano un giudizio di Dio ma richiedono una presa di coscienza da parte dell’uomo: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subito tale sorte? No, io vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo”. Chi ha trovato morte in quei tragici eventi, dice Gesù, non è più peccatore di chi è rimasto in vita. Gesù invita così a trarre da tali eventi la sfida ad un cambiamento per tutti: è quindi innanzitutto un forte richiamo alla conversione. La chiamata di Dio ad ascoltare i suoi profeti e il suo ‘eletto’ è chiamata a cui rispondere senza rinvii e con urgenza.

Luca a questo punto aggiunge una parola di Gesù sulla misericordia di Dio. La parabola si riferisce ad un albero di fichi nella vigna che non porta frutto. I suoi ascoltatori avevano ben presente che nella Bibbia la vigna è immagine usata ad indicare il popolo di Israele. Il vignaiolo chiede al padrone di attendere ancora, di non abbattere quell’albero sterile: ‘lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai”.

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Accanto alla parola esigente sulla conversione è qui posto un altro insegnamento di Gesù di segno diverso: c’è un richiamo alla sterilità della vigna del Signore, ma insieme una parola sul pazientare di Dio, sulla sua capacità di attesa, oltre ogni previsione, che lascia tempo perché anche il fico possa portare frutto. C’è un pazientare di Dio che lascia spazio ad una conversione possibile. Il prolungamento del tempo apre occasione per una decisione e per una fecondità nuova, non certo per l’indifferenza. E’ una parola sulla cura di Dio perché l’invito alla conversione possa essere accolto.

Conversione nella Bibbia implica un cambio di direzione, esige un tornare al Signore: è cambiare mente e operare scelte di orientamento nuovo della vita. Un movimento interiore ed esteriore contemporaneamente. Consiste innanzitutto nel lasciarsi cambiare da Dio stesso, il Dio che agisce e si comunica nel suo agire nella storia. Convertirsi è movimento che investe la questione del rapporto con Dio stesso come Dio liberatore e vicino.

Fonte: il sito di don Alessandro Cortesi

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