Il filo dell’accoglienza tiene legate le letture di questa domenica: accoglienza è l’esperienza del profeta Eliseo invitato dalla donna di Sunem, una straniera, a fermarsi nella sua casa. In questo gesto del fare spazio e della fiducia si svela il volto del Dio d’Israele che traspare dove i cuori si aprono all’ospitalità. Da quel gesto di apertura sorgerà vita nuova, il dono di un figlio atteso.
L’accoglienza del forestiero è per Israele memoria vivente della propria storia: nella condizione di schiavitù e di straniero in Egitto ha sperimentato la sofferenza degli stranieri. Ed è anche ricordo della condizione di ogni essere umano. Per questo Israele dovrà attuare il comandamento: “Tu amerai il forestiero come te stesso perché anche voi siete stati forestieri in Egitto” (Lev 19,34). L’essere pellegrini, in viaggio, bisognosi di sostegno e ospitalità, è la realtà della vita di ogni uomo e donna.
Anche Gesù chiede accoglienza ai suoi: “Chi accoglie voi accoglie me e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato. (…) E chi avrà dato anche un solo bicchiere di acqua fresca a uno di questi piccoli, perché è mio discepolo, non perderà la sua ricompensa”.
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L’accoglienza offerta e ricevuta rinvia alla questione radicale del rapporto con Dio. Nella relazione tra uomini e donne si apre la possibilità di scoprire l’Altro che ci offre la sua ospitalità, ci rivolge la sua parola e ci chiama ad intendere la vita nei termini di comunione.
La presenza dell’altro è appello decisivo nella vita. Il suo volto è luogo in cui passa l’incontro con il Dio-altro: ‘Ero forestiero e mi avete ospitato’ (Mt 25,44-45): ‘ogni volta che avete fatto queste cose ad uno dei miei fratelli più piccoli l’avete fatta a me’.
Per questo oggi la questione dell’accoglienza di chi è considerato straniero, estraneo e al di fuori di una ristretta cerchia, così come l’accoglienza per chi è tenuto ai margini e considerato diverso e da escludere è questione così decisiva per la fede stessa. Richiama ad un incontro con Dio che passa nelle vicende umane ed è appello a corrispondere ad uno sogno di fraternità e sorellanza nella storia umana che costituisce il ‘regno di Dio’ già presente come seme e radice.
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“Perseverate nell’amore fraterno. Non dimenticate l’ospitalità: alcuni, praticandola, hanno accolto degli angeli senza saperlo” (Eb 13,2)
Fonte: il sito di don Alessandro Cortesi
p. Alessandro Cortesi op
Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘santa Caterina da Siena’ a Firenze. Direttore del Centro Espaces ‘Giorgio La Pira’ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira – Firenze.